Sottotitolo.
Un altro modo di focalizzare la nostra posizione rispetto alla vita ed al pensiero.
Ci hanno insegnato, (almeno a mè è successo così), che la retorica era l’antica arte dei Sofisti. Costoro erano insegnanti e ciò che insegnavano non erano i principi ma le credenze degli uomini. Il loro scopo non era una singola verità assoluta, ma il miglioramento degli uomini. Dicevano che tutti i principi e tutte le verità sono relativi. “L’uomo è la misura di tutte le cose”.
A questo modo di insegnare e diffondere “le credenze degli uomini” si contrappose la dialettica di Socrate e Platone che era sempre un mezzo di comunicazione ma che variava rispetto alla retorica perché prevedeva l’interazione tra persone. Inoltre mentre la retorica parlava delle “credenze degli uomini”, la dialettica doveva essere il metodo per pervenire alla “verità ultima”.
Le “credenze degli uomini” e la “verità ultima”, rappresentavano rispettivamente la visione relativa e la visione assoluta del mondo.
L’odio di Platone per i sofisti, (che gli studiosi non si sono mai spiegati), non è da ricercarsi nel mercimonio della conoscenza del quale i Sofisti erano tacciati, bensì perché il loro relativismo minacciava il primo tentativo di definire l’assoluto. (tentativo che era iniziato con i presocratici e la ricerca del principio eterno). Il martirio di Socrate, la prosa inimitabile di Platone sono conseguenze di questa lotta estrema tra dialettici e retori.
Il fatto che Socrate stesso usò la dialettica non per pervenire alla “verità ultima” ma per distruggere la retorica, dovrebbe fare riflettere.
All’alba della conoscenza nascevano le prime mistificazioni che si legavano ad un assoluto indimostrabile perché inesistente, inesistente perché non relazionabile con la vita.
La storia poi è più lunga perché l’assoluto dei filosofi ionici si salderà con i concetti del divino provenienti dal medio oriente e produrrà l’attuale pensiero occidentale, ma per ora mi fermo qui.
Il principio eterno era il tentativo di strappare la permanenza agli dei del Mythos, ma per avere quella permanenza, i nostri avi, dovettero sacrificare la loro stessa realtà al Mythos ed oggi quel Mythos è Maya, quel Mythos è l’illusione da cui cerchiamo di evadere.
Sfortunatamente cerchiamo di evadere con lo stesso strumento, (dialettica) che ci ha imprigionato. Sfortunatamente non vediamo il Mythos perché ne siamo parte.
Sperando di non avere confuso ulteriormente le idee ai pochi pazienti lettori che hanno avuto la forza di leggere fino a qui, saluto tutti ed aspetto la solita lunga lista di commenti, implementazioni, critiche, censure...... etc.....etc......
Ciau