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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
01-04-2013, 10.18.00 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 11-10-2007
Messaggi: 663
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Non amo molto la parola "rassegnazione", che si porta sempre dietro un qualcosa di negativo. Ci sono cose che non possiamo prevedere e pianificare, soprattutto quelle dove sono coinvolte altre persone. Personalmente tendo a valutare le probabilità di successo di un certo obiettivo: se queste sono realmente molto basse allora mi tiro indietro prima.
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01-04-2013, 19.00.08 | #4 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Citazione:
Citazione:
Ma credo che la parola "rassegnazione" introduca un qui quo qua: la parola in sè è negativa: accade qualcosa di spiacevole e anche terribile, mi rassegno alla sofferenza e resto inerte!...Guai! Invece l'espressione giusta potrebbe essere "accettazione del già accaduto", o di ciò che di deleterio si teme “inevitabile”: lo si accetta e si passa oltre, ma rassegnarsi è deleterio! Che poi magari invitabile non è...e questa scintilla del non inevitabile, potrebbe avviarci su di una nuova strada...piu’ proficua: non tutto il male, infatti, viene per nuocere" Occorre sempre cercare di trarre insegnamento ed esperienza dall'accaduto arricchendo la propria forza d'animo in modo da resistere e non caderci più: questo si dice saper trarre il buono dagli errori/mali accadimenti ...o saper rivoltare il male in bene…l’evento sfavorevole in favorevole. Certo che, come tutto, non è una “capacità” che insorge dall'oggi al domani: occorre un formazione cosciente...infatti si resiste ai colpi di sventura per una propria posizione mentale già insorta ab antico!...non è che uno si ferma allo stoicismo...ad un certo punto occorre pensare che parto leggero e saprò cavarmela: è la posizione mentale dei manager migliori, dei leader, degli imprenditori...ma anche delle persone comuni di buon senso. Ad ogni esperienza imparano e sempre più si affidano alla propria buona sorte...che poi è la loro fiducia nelle capacità di cavarsela quasi sempre...anche dopo i primi insuccessi…anzi proprio per i primi insuccessi. Se ai primi insuccessi si fossero abbattuti e rassegnati non sarebbero diventati leader o imprenditori…o semplici imprenditori di se stessi. E', quindi, questione di posizione mentale e vision che, via via, si rinforza in un senso o nell'altro... man mano che accetto o meno l'esperienza come utile o come deleteria. In sostanza è proprio vero che non tutti i chiodi martellati nel legno scendono dritti, ma se mi alleno alla mano ferma e scelgo un buon chiodo ed un buon legno...i chiodi scenderanno dritti. Certo che se al primo chiodo storto mi rassegno e impreco alla male sorte...anche il secondo chiodo sarà storto: in definitiva il destino lo faccio io...in positivo...col mio cervello e forza d'animo in cui ho fiducia...con conseguente adeguata intraprendenza. Citazione:
Ho già detto sopra, ma c’è di più. Infatti la rassegnazione o l'intraprendenza sono impulsi che direi anche genetici o, comunque che vengono da esperienze lontane ...forse intervenute fin dalla culla! Forse esagero, ma un inizio potrebbe essere, ad esempio, che se un bambino appena accenna il pianto la mamma lo allatta...questo impara che basta un cenno ed avrà ciò che vuole: anche da grande avrà fiducia in se stesso...e intraprenderà grandi cose…nel bene o nel male. Se invece la mamma lavora ed il latte non arriva mai...il bambino dopo il pianto si rassegna..impara questo stato d’animo e da grande sarà vittima rassegnata di ogni malasorte e sopruso. In ogni caso pulsioni come accettazione, rassegnazione, intraprendenza e capacità di reagire non sono pulsioni immediatamente razionali e decidibili nel contingente...più spesso vengono da lontano: in parte sono genetiche , in parte sono un derivato della formazione e disciplina di vita: il generale che ha fatto West-Point non procederà nella vita, in rapporto all'accettazione della sventura, come il priore del convento dei cappuccini...per quanto ambedue una certa forza d'animo la devono pur avere. Se poi uno non è né l’una né l’ltra cosa, allora veramnte deve metterci del proprio…se non vuol soccombere…o, più sperabilmnte, deve averci pensato prima! Citazione:
Gli inconvenienti, anche in sè terrificanti e disastrosi, possono capitare sempre...occorre essere preparati, nella nostra mente, ad affrontarli con successo: il danno è in proporzione a come noi li sappiamo introitare e gestire. Se abbiamo perseguito, in coscienza, le esperienze e discipline che rafforzano l’animo...magari anche solo facendo fronte alle avversità scolastiche o intrufolandoci nei primi eventi sociali, ecc…. Se ci siamo sempre sforzati di perseguire la difficile arte di cambiare l'acqua in vino e di trarre dall’evento sfavorevole ogni possibile beneficio…allora le difficoltà ci rafforzeranno. Diversamente ogni frinir di fronda ci porterà sconforto e rassegnazione…nel migliore dei casi…o ci precipiterà nella più profonda depressione. Comunque è vero, la rassegnazione, alla fine, è anche una “emozione”: difficile trovarci un equilibrio razionale: il meglio sarebbe non rassegnarsi mai…anche nella perdita dei nostri cari: ci restano i ricordi...non disperanti...in positivo! Non rassegnarsi e reagire...fisicamente e spiritualmente...con giudizio però…evitando, possibilmente, nelle foga…di sparare ai tordi! |
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01-04-2013, 22.26.50 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Koire, a mio modo di vedere, hai posto un quesito improponibile, poiché esso fa parte di tutta la complessa struttura dell'individuo, secondo la quale dovrebbero essere le peculiarità che ha a disposizione a far decidere il da farsi, perché le situazioni che gli si presenteranno nella vita saranno infinite. In pratica, davanti a queste infinite probabilità, come risposta, non si può presentare una sola versione, ma la valutazione deve essere fatta sul momento. Normalmente si valuta il grado di interesse che ha per noi, la questione che ci si presenta, ma tutto è soggettivo; perciò, in tal senso, non credo che potrai avere delle risposte che possano aiutarti. Se proprio dovessi dare un consiglio del psicologo domenicale, prova a conoscere meglio i tuoi limiti e i tuoi pregi, dal confronto di queste due prerogative, ogni volta dovresti essere tu a decidere quando rinunciare e rassegnarti e quando no.
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02-04-2013, 00.06.28 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 16-10-2003
Messaggi: 1,503
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Citazione:
Ci sono tuttavia, a mio parere, alcune eccezioni. Per esempio non arrendersi, non rassegnarsi a cose che riteniamo inaccettabili per la nostra coscienza. Anche se il prezzo è il più alto che possiamo pagare. |
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02-04-2013, 00.27.23 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Rassegnazione può voler dire diverse cose.
Probabilmente intendi senso di frustrazione. La vita ne è colma. Non riusciamo a compiere ciò che vogliamo: è una delle leggi della terra. E' uno "stato dell'anima" che si accompagna al luogo "dove non c'è più ragione". Ci rassegniamo quando vediamo che la ragione che noi pensiamo, non è condivisa, si scelgono altre strade più conformiste e confortanti. La rassegnazione nasce quindi da "un compromesso", un punto di equilibrio ,sociale, comunicativo, reale,ecc. che non soddisfa in realtà quasi mai nessuno, ma è il "punto" di non-scontro. Fa parte della vita e l'importante è non viverci continuamente nella rassegnazione, si rischia la chiusura i in se stessi amareggiati. Val la pena sempre di ritentare, riprovare, reiterare cioè le possibilità di sviluppi nel tempo. E chiedersi anche dove abbiamo ragione, dove abbiamo sbagliato. Riflettere significa anche verificare proprie mancanze....alla fine si migliora. Quindi alla rassegnazione deve seguire altra "vitalità".Ciò che a volte sembra essere negativo, potrebbe essere anche positivo in un secondo momento. Non cadere nello sconforto......si perde fiducia in sè e negli altri. Ultima modifica di paul11 : 02-04-2013 alle ore 09.35.30. |
02-04-2013, 10.58.54 | #8 |
Ospite
Data registrazione: 14-02-2013
Messaggi: 29
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Si dice (non sono sicuro che sia un proverbio) "senza rassegnazione non si può vivere". La rassegnazione ricorda il sentimento del lutto. E come per il lutto occorre una "elaborazione", così per la rassegnazione.
Non è un sentimento di sconfitta di sè, secondo me, semmai di sconfitta del mondo. Nel caso del lutto, però, tale senso di sconfitta si vive come sconfitta di sè. |
02-04-2013, 18.17.52 | #9 | ||||
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Posare le armi non è rassegnazione.
La comprensione che il nostro potere sia relativo a noi stessi non è filosofia di rassegnazione. A volte il non combattere è azione volta ad una rivoluzione più profonda. Lasciare che le cose si sviluppino secondo il tempo di maturazione intrinseco non è non azione o rassegnazione. Rassegnazione è quando coltiviamo in noi la credenza che ciò che è possibile mai sarà. Citazione:
anzi, la cristallizza alle fondamenta. Citazione:
Citazione:
dei nostri movimenti interiori.. Citazione:
Già.. |
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29-07-2013, 11.31.49 | #10 | |
Ospite
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Messaggi: 111
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Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.
Citazione:
....e.sì.....è molto molto più facile perseguire ossessivamente obbiettivi magari insani. Ma davanti a questi progetti....meglio una bella rassegnazione... |
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