Riferimento: Difficile oggi l'amore
Certo, S.B., hai messo in evidenza le difficoltà dell’amore lasciando da parte la retorica e appellandoti alla realtà della storia. Oggi poi l’amore diventa ancora più arduo non solo per lo scatenarsi delle rivalità politiche ma per la facilità delle comunicazioni, per il fatto che tutto è sotto gli occhi di tutti. E se non bastano le divisioni fra gli individui, è come se quelle antiche rivalità fra tribù che si contendevano il diritto all’adorazione dell’unico dio vero, fossero divenute rivalità fra popoli interi, o (come si suol dire) fra civiltà.
Però vorrei capire anche le ragioni degli oppositori, di coloro che dicono che sono sante parole, quelle dei missionari d’amore, ma impossibili da mettere in pratica. E di coloro che addirittura ricordano che nella scienza entra la parola amore, fondamentalmente, a fini evoluzionistici. Ebbene, è certo che il considerare tutti uguali impedirebbe qualunque evoluzione ma anche qualunque progresso, che può attuarsi solo attraverso una diversificazione, al di là delle effusioni politicamente corrette ma non so quanto sincere di anticolonialisti e antirazzisti che sembrerebbero disposti a vivere nei deserti o nella foresta.
Forse c’è chi invece di guardare al fine preferisce guardare nel profondo. Ma ha valore un’unità non raggiunta con la coscienza ma con uno sprofondarsi nell’incoscienza se non nell’ebbrezza o nella danza selvaggia? Il coro dei satiri – scrive Nietzsche – non mantiene l’umanità nell’illusorio e nell’apparente, ma rivela ciò che è là, sotto il velo di Maia, a indicare la primigenia unità. Eppure no, la vera unità non è quella che sta alla base ma al culmine della torre, non al principio ma alla fine, non è quella proclamata dagli assertori dei diritti umani come diritti di natura. I diritti non sono dettati dalla natura, ma sono inventati, modificati, traditi o cancellati dagli uomini mirando a un’unità che giustamente è ideale perché va oltre le diversità: fra animali e uomini, fra donne e maschi, fra poveri e ricchi – cioè contro quella legge della diversità che sembra aver caratterizzato l‘evoluzione (si spera) solo fino all’apparire dell’uomo.
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