Citazione:
Originalmente inviato da Eretiko
Ciao
non è che abbia tanto capito la differenza tra il dio del pensiero greco e il signore delle scritture come da te espressa. Se poi ti riferisci al fatto di quanto abbia influito la cultura greca in particolare sul cristianesimo allora ti seguo, tanto che è molto difficile, per me, trovare una continuità tra nuovo ed antico testamento, e tale problema se lo pose anche Marcione (che vedeva nel dio dell' at un dio negativo opposto a quello positivo del vangelo da lui propagandato).
Sulla saggezza popolare ho qualche dubbio: rischia di trasformarsi in superstizione.
|
Ciao
Facciamo un esempio, quello dell'impassibilità di Dio. Questa virtù mutuata sia dall'epicureismo che dallo stoicismo non si concilia proprio con l'atteggiamento di Cristo e neppure con quello del Padre.
Il Padre di Cristo agisce nella storia mentre il Dio della filosofia è indifferente a quanto succede nel mondo, è fuori dal tempo e dallo spazio... vive in un "iperuranio" concettuale.
La conciliazione del dio veterotestamentario con quello che si rivela nel NT si capisce bene alla luce della pedagogia progressiva di Dio. La rivelazione di Cristo avviene quando i tempi sono maturi. Dio cioè rimane sempre lo stesso ma è l'uomo che si fa di lui una opinione diversa relativamente alla propria maturità morale e intellettuale.
Questo progresso storico lo possiamo constatare in ogni attività dell'uomo.
(I diritti universali dell'uomo, per esempio, sarebbero stati improponibili, diciamo tremila anni fa).
Il problema del Dio veterotestamentario