Ospite abituale
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alienazioni
L'alienazione è l'estraneità dell'uomo alla sua più autentica essenza,con varie accezioni in ambito filosofico, letterario, sociologico, economico,ecc. Hegel ne è ancora un riferimento: “La coscienza che diventa estranea a sé si supera con un dispiegamento della vita dello spirito”.Il concetto interessò pure Rousseau, per cui l'uomo sociale tare il senso della propria vita dall'opinione altrui; Feuerbach, che privilegia un concordare in confronti di personalità soggettive; Marx che condanna il prevalere delle cose sull'uomo; Heidegger che individua l'alienazione “linguistico-esistenziale” del “si dice”, della chiacchiera e dei luoghi comuni, ecc. Tema attuale più che mai.
Vari romanzieri percepirono l'alienazione nelle apparenze,nella reificazione,nelle ideologie. La solitudine estraniante di Kafka riporta alla frattura tra individuo e realtà; si può essere se stessi solo nel proprio mondo interiore: “Incapace di vivere col prossimo, di parlare. Mi sprofondo tutto in me stesso, penso a me stesso. Torpido,svagato, ansioso. Nono ho niente da comunicare, mai a nessuno ... “ (Diari)
Bechett e Jonesco rappresentano la negatività dell'uomo contemporaneo. Oggi, in ogni ambito, non esiste più la parola come funzione di efficace strumento relazionale. Se non attraverso una sostanziale insignificanza o banalità
Il processo di alienazione che deriva dalla persuasività del potere economico e politico è riferito all'uomo massificato, così caratterizzato da Ortega Y Gasset, ancora negli anni'30:
“Banale, superficiale,vive in modo dozzinale e gregario,fugge problemi inquietanti,curioso che non approfondisce nulla,evade responsabilità,incapace di pensare in proprio,di riconoscere il carattere tragico della propria esistenza. Anonimo,conformista,acritico,p uerile,volgare, filisteo, generico che ragiona per luoghi comuni”
Per gli anni '50 accanto a Adorno-Hokeimer, autori di “Dialettica dell'illuminismo sulla mistificazione di massa, porrei C.W. Mills di “Colletti bianchi” e “La elite del potere”, uno dei più lucidi sociologi,che abbia letto, sull' alienazione del lavoro, dell'Io,delle ricreazioni stesse.
Contrappone un pubblico di pochi individui autocoscienti e capaci d'intervenire democraticamente nelle decisioni pubbliche, alla massa priva di spirito critico e manipolata dall'alto.
Marcuse (“Eros e civiltà”) reinterpreta l'”uomo freudiano” represso negli istinti ed ora inserito nella società industriale avanzata che “appaga”spersonalizzando.
Oggi si preannuncia il tramonto del mondo affettivo ed emozionale. Rischio già riconosciuto da Simmel, filosofo dell''800,che vide nel predominio dello spirito oggettivo su quello soggettivo, un'intellettualizzazione svalorizzante l' autocomprensione,le emozioni e i sentimenti.
Alienazione che ora sarebbe effetto riferibile al progresso tecnologico e alla rivoluzione informatica. Conseguente a simulazioni e artifici virtuali, al declino dello scritto riflessivo, alla negazione dell'essenza di se stessi a favore dell' esteriorità. Secondo il cognitivista Legrenzi,con il Pc/Internet si accrescono rapidamente le informazioni ma la sfera emotivo-sentimentale resta indietro scissa e sottovalutata. Il Pc rimanda la nostra immagine mentale scambiata per il nostro Io globale. Il luogo dell' universo sentimentale esiste solo off-line.
Inoltre,tra i condizionamenti maggiori, c'è il sottoporsi a immissioni intensive di idee altrui,con il rischio di non possedere più una mente ragionante personale.
“Alienazione” è un termine chiave per comprendere il '900 e oltre, nel nostro millennio. Alcuni saggi di cinquant' anni fa sono diventati classici citabili in una società tecnico-scientifica,che non oppone decise resistenze ad omologazione ed eterodirezione. Dove non si può dire prevalgano strategie per eludere manipolazioni più o meno occulte, nè per promuovere una selettività che orienti nello squallore di un degrado intellettivo,che soccorra nella noia,presente anche nello svago e inducente talora a comportamenti autodistruttivi. Come il tragico senso di vuoto giovanile.
Manca un transgenerazionale pensiero demistificatorio e si profila un analfabetismo sentimental-emozionale,un mondo virtuale che relativizza realtà e finzione – in nessun modo alternativo alla TV – in cui è parimenti incerta la qualità e veridicità delle informazioni.
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