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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
04-06-2007, 20.20.13 | #4 | |
Ospite pianeta Terra
Data registrazione: 17-03-2003
Messaggi: 3,020
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Riferimento: Animismo e religione
Citazione:
il mio era un discorso teso al senso generale.. rivolto più che altro a ciò che hai postato di Tylor e via dicendo.. non ho messo assolutamente l'attenzione sul tuo di "mentale".. non vederla come una cosa rivolta a te personalmente.. ciao, lascio la parola a chi vorrà disquisire, come suggerisci, sull'argomento iniziale proposto.. un saluto.. |
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04-06-2007, 23.58.46 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-08-2006
Messaggi: 127
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Riferimento: Animismo e religione
Ho capito che ti riferivi a Tylor,ma appunto perchè il tuo discorso è generale,è rivolto a tutti,me compreso,quindi non specificamente al mio mentale ma anche al mio.
E' per il mentale in sè che ho voluto spendere due parole,per cui,nel caso ti fossi sembrato scortese,o ingiustificatamente arrabbiato con te,mi scuso e ti rassicuro. Se vorrai discutere ancora sarai la benvenuta,è chiaro. Anche perchè ho come l'impressione che il post non riscuota grande successo A presto! |
14-06-2007, 22.37.23 | #6 | ||
Ogni tanto siate gentili.
Data registrazione: 14-03-2007
Messaggi: 665
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Riferimento: Animismo e religione
Fallen06
Citazione:
E.B. Taylor, in Primitive Culture, Londra 1871. Pag. 21/22. Vediamo cosa affermava. Citazione:
Caro Fallen06, per quanto riguarda il successo del tuo 3D, credo che le tue lamentele siano giustificate in parte, poiché hai aperto un discorso in base alla tua attuale lettura del Taylor, tenendo fuori dal discorso dell'animismo un premio Nobel come Levi Straus, con le sue publicazioni, come: Totem, le Origini delle buone abitudini a tavola e le Origini della parentela. Certamente il discorso non si semplificherà, ma se ce qualcuno che si vuole cimentare avrebbe del materiale in più e una visione più completa del profondissimo, difficilissimo e contestatissimo inizio delle religioni. In tal senso, anche se non parla direttamente dell'animismo, ma semplicemente per mettere in luce la complessa matassa della nascita delle religioni, sarebbe interessante leggere anche qualche libro di Paolo Xella (puoi trovarlo nel web), laddove parla della copiatura che hanno fatto gli estensori della Bibbia, attingendo abbondantemente materiale dalle tradizioni Canaanee, e risalenti a cinquecento anni prima dell'inizio della Bibbia ebraica, di cui sono state ritrovate nella città di Ugarit e di Ebla, le tradizioni religiose trascritte su tavolette cuneiformi, e di cui il Xella era stato il traduttore ufficiale della spedizione italiana, capitanata dal Prof. Matthie, che ha scoperto la città di Ebla. Di questo autore io ho letto: Gli antenati di Dio. Edizioni esse due. Ti assicuro che è una vera sorpresa. Giancarlo. Ultima modifica di katerpillar : 15-06-2007 alle ore 08.50.22. |
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15-06-2007, 16.40.33 | #7 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-08-2006
Messaggi: 127
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Riferimento: Animismo e religione
Senza due righe di commento,non capisco il senso della tua citazione.Perchè hai riportato quel brano?
Citazione:
Caro katerpillar,non pretendevo di esaurire l'analisi del fenomeno religioso,della cui complessità,forse,ne sò qualcosa,non essendo nuovo a questo tipo di studi. Se avessi dovuto delineare un quadro completo -semmai questo fosse possibile- non solo avrei dovuto citare Levi-Strauss,ma anche De Brosses,Frazer,Durkheim,Mauss, Mead,Benedict,Eliad,De Martino,Needham,Geertz,e chi più ne ha più ne metta. Dato che una trattazione di questo tipo,oltre a superare le mie attuali forze,sarebbe più consona per un lavoro di tesi che per un post,ho preferito affrontare il tema,come dichiarato,partendo dalla prospettiva di un autore in particolare. Già da Tylor,mi pare,si possono ricavare spunti a sufficienza per metter sù una bella discussione;se poi vogliamo parlare di altri grandi antropologi,benissimo,ne sarei felice,non speravo tanto,ma per ora si inizi da qui... Del resto non credo che,anche chi di antropologia delle religioni non conosce niente,non abbia niente da dire sul tema della genesi religiosa. Citazione:
Mi pare riguardi più la storia delle religioni,che l'antropologia,ma ti ringrazio comunque per il consiglio e terrò in conto l'acquisto. |
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16-06-2007, 04.31.26 | #8 | ||
Ogni tanto siate gentili.
Data registrazione: 14-03-2007
Messaggi: 665
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Riferimento: Animismo e religione
Citazione:
Citazione:
Ho riportato quel brano perché è uno dei passaggi che io contesto al Taylor, infatti, se i nostri avi operavano sotto il velo di una ignoranza inveterata, come hanno fatto a forare i millenni e influenzare pesantemente la vita d'intere generazioni in piena era moderna? E se noi non fossimo capaci di fare altrettanto: cosa dovremmo dedurre? Forse l'uomo è partito da un grande patrimonio, che mano a mano sta disperdendo strada facendo? Anche se il ragionamento rientra nel puro empirismo, sembra che la contestazione abbia un suo fondamento per una riflessione. |
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18-06-2007, 20.04.41 | #9 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-08-2006
Messaggi: 127
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Riferimento: Animismo e religione
Citazione:
Come fanno oggi i terroristi. Non c'è affatto bisogno di uscire dall'ignoranza per influenzare la vita di intere generazioni. Ad ogni modo,sai che Tylor riteneva,è vero,che i primitivi fossero ignoranti,e tuttavia li considerava il primo gradino di un processo evolutivo che porta fino a "noi" (ove noi significa,per come la pensa Tylor,materialisti e positivisti moderni);nè pensava che fra noi e un primitivo ci fossero differenze sostanziali a livello di ragionamento -era un sostenitore dell'uniformismo psichico- .Tylor era empirista ed associazionista,riteneva quindi che i primitivi,rispetto a noi,sbagliassero nell'associare causalmente i fenomeni,e che con la crescita dell'esperienza e della riflessione potessero arrivare a formulare le giuste associazioni. Citazione:
A questo proposito trovo interessante ricordare che in Tylor è diffuso il concetto di revival ;cioè,antiche credenze animistiche,dice l'antropologo inglese,sarebbero arrivate fino a noi,anche se cambiate nell'aspetto e talvolta,almeno in parte,anche nella sostanza. Concezioni animistiche sarebbero presenti anche nella moderna scienza e nella moderna filosofia,per non parlare del linguaggio e delle "ideologie spontanee",cioè del senso comune. Rispondendo alla tua domanda,penso che in quel caso non si debba concludere necessariamente quello che affermi,essendo possibile ipotizzare che l'influenza di forze di vario genere -sociali,economiche,politiche.. - impedisca all'uomo moderno di pensare in maniera corretta.O ancora,si potrebbe dire che il declino sarebbe causato dal sopravvento del revival sull'attualità,cioè dall'exploit delle concezioni animistiche;questo è un pericolo costante dal quale Tylor non cessa di metterci in guardia.La sua personale lotta contro lo spiritismo,all'epoca molto diffuso in Europa ed in America,è l'esempio della dedizione tyloriana alla causa tyloriana. |
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21-06-2007, 08.24.19 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Animismo e religione
A sentire ciò che pensano gli esperti del ramo, non c’è spazio per gli etnologi che maturano idee a tavolino; solo quelli che operano sul campo sono degni di tale nome e sono credibili. Eppure perfino gli studiosi di scienze esatte riconoscono che non ci sono osservazioni ed esperimenti se non all’ombra – esplicita o manifesta – di teorie…..Mi pare dunque che non si possa essere così “puristi” nei riguardi di qualsiasi scienza, tanto meno di una scienza dell’uomo, in particolare quando si studiano gli inizi, cioè tempi e luoghi che non consentono uno sguardo indagatore diretto o suffragato da testimoni affidabili, ma ai quali può risalire solo il pensiero, armato della sua libertà e della sua forza critica e creatrice.
Possiamo entrare in gara anche noi, che non partiamo per i tristi tropici e non interroghiamo tribù primitive? Affermo il diritto dell’intelligenza non solo a tentare comprensioni di largo raggio, ma a indagare le origini e i fini di un’evoluzione e una storia. Affermo il diritto dell’intelligenza a elaborare sintesi, quindi a servirsi dei risultati elaborati da altri. Affermo i diritti dell’intelligenza, cioè della filosofia, e la legittimità di una costruzione in cui l’approccio psicologico, sociologico, antropologico, strutturale, ecc – possa essere superato, e i dati scientifici siano ricreati per arrivare a una concezione tendenzialmente completa. Potrei intitolare un excursus di questo genere: “Il misterioso inizio”. Quando l’uomo è divenuto sapiens? Quando è uscito dalla foresta? Quando ha imparato a usare le mani? Quando ha costruito strumenti? Quando ha percepito la sua identità? Forse si può risalire più indietro, oltrepassare il cerchio magico della cultura, allorché (così mi figuro quel magico evento) ergendosi sul suolo e dimenticando il pungolo della fisica sopravvivenza egli intravide – forse in un attimo d’estasi – brillare l’assoluto fino a crederlo Dio. Di lì è nata la religione e il lampo dell’assoluto ha invaso il mondo sensibile animando e consacrando nuvole e pietre, villaggi e tribù e ispirando canti e mosse rituali mentre l’immaginazione dava origine ai miti del mondo e guerrieri e sciamani principiavano a spartirsi il potere intrecciando una danza che avrebbe dato impulso alla storia che noi conosciamo e avrebbe costellato i millenni di splendenti conquiste e di atroci massacri. Atto fondante della religiosità è uno slancio verso l’assoluto che ricade nel relativo, assumendo un valore magico ed inquietante in quell’ambiguità del termine “sacro” che sembra propria del primitivo e trova una giustificazione nel fatto che l’assoluto è e non è qualcosa, è certissimo ma inafferrabile. Atto fondante della storia dell’uomo è uno slancio verso l’assoluto che ricade nel relativo – in un’entità materiale od eterea, alla fine nell’anima e nella figura dell’uomo, che è creduta immagine dell’assoluto, possente e sublime fino ad abbracciare il cosmo e a trasformarlo in una fantastica epifania, una trama mitica che appare come l’unica storia….mentre si forma un sacerdozio, un codice di dottrine e comportamenti, una società orgogliosa che aspira a un’egemonia alleata al divino, cioè un ambiguo intreccio di assoluto e storia reale, apparentemente trasfigurandola mentre la soffoca, la tinge di uno splendore che si dice sacro ed ha il colore del sangue. Per questi santi crudeli la realtà non ha senso se non ha le stimmate dell’assoluto: ed è lì che si deve ad ogni costo guidarla, finché in un ultimo guizzo si accoglierà il ritorno al momento iniziale nel suggellarsi di un ciclo che è pari al nietzschiano ripetersi dell’identico…. Io voglio trascurare quest’ultimo rischio e riprendere con altre parole il mistero del fondamento, portando lo sguardo più avanti e più nel profondo. L’assoluto è l’intuizione (o devo chiamarla emozione?) che ha sottratto l’uomo alla creta terrestre, facendo balenare una luce che è là, sempre là, prima e sopra di noi e dell’intero universo, ed è qualcosa che è e che non è, e solo a tal patto è assoluto. Ho detto all’inizio – ma si può parlare di inizio? L’assoluto non era già sempre sull’universo, e l’uomo non è spinto da un impulso che affonda nella primordiale materia, in una sorta di panico visionario che si rovescia in lampi, pietre, ruggiti, infine in sentimenti, voci, pensieri, in una volontà morale e immorale, che in momenti di estasi attribuisce a un’elargizione dall’alto la grazia o la maledizione di un Dio…..Nel frattempo l’uomo è costretto a vivere sulla terra, a nutrirsi e accoppiarsi, una specie dopo quella che l’ha preceduto e prima di un’altra avvenire, a cercare l’assoluto qui, cioè al fondo della sua strada. E l’uomo vive in questa ambiguità torbida ed esilarante, che dalla scena terrestre lo spinge fra le ali di un primitivo delirio di cui non sa superare l’indimenticabile incanto. E’ come se l’origine fosse stata segnata da una gloria e una macchia – non solo perché sembra un errore quell’attribuire all’assoluto valori che sono alla fine terreni ed effimeri, come lo è qualsiasi visione divina, ma perché, quasi staccandosi dal suo sangue, l’uomo ha cercato di cogliere l’assoluto divinizzando sé stesso e nel contempo vivendo come se Dio non ci fosse, in una straziante duplicità della fede, un dramma che è stato mitologizzato nel racconto dell’eden, dove si sarebbe tentato di carpire il segreto e di mettersi al posto di Dio – mentre l’errore non è confinato là, ma accompagna la devozione, il patos del religioso, che proprio consegnando ogni valore a dio e facendo discendere tutto da lui, lo copre con la sua maschera e oscura la purezza dell’assoluto. E’ sacro o profano? Illuminazione o delirio? Il vizio d’origine starebbe dunque non nel votarsi alla terra ma nel votarsi a Dio, anzi nel credere in Dio, cioè in un assoluto a misura d’uomo – c’è chi direbbe che fu un atto di spirituale ardimento, ma forse fu una proterva abiezione di fronte all’evolversi della natura, un ghermire qualcosa che solo all’infinito può serbare la sua verità, perché allora tutto quello che sento, immagino, penso e alla fine compio non tocca più l’assoluto ma soltanto me, e può essere da me giudicato e corretto - che è l’unica maniera per aspirare alla verità. Non il principio ma il fine, non ciò che appare radioso ma oscuro e profano, perché solo questo può restituire il sacro al principio cioè all’assoluto. Non un Dio dunque ma l’uomo, e neppure l’uomo che è, ma sarà – poiché solo in tal modo la storia può divenire un’ascesa. Anche se forse non è giusto parlare solo dell’uomo, davanti a un turbine che muove l’intero universo. |