Relativismo teoria e pratica
Vorrei riprendere in questa sede il dibattito sul relativismo, in una prospettiva teorico - pratica.
Se per relativismo si intende il convincimento che in materia di metafisica, di etica e di politica nessuna verita' (eccetto la condanna di azioni evidentemente dannose) e' cosi' evidente e dimostrabile che qualcuno abbia il diritto di esigerne (tantomeno con la forza) il riconoscimento e l'applicazione universale, e neppure di disprezzare chi non la condivide, mi pare che nella cultura occidentale su questo siamo tutti d'accordo.
Su questo si basano le nostre costituzioni, le nostre leggi, le nostre prassi sociali e comunicative generalmente approvate, il pubblico insegnamento, le dottrine e le pratiche delle religioni piu' diffuse tra le nostre popolazioni.
Cio' premesso, tuttavia, ognuno, in concreto, deve necessariamente accettare un sistema di idee sul quale impostare la propria vita: non si puo' essere relativisti, per quanto ci riguarda. Si puo', ad esempio esserlo IN TEORIA riguardo l'uccisione di animali a scopo alimentare, ma IN PRATICA si dovra' decidere se nutrirsi o no di carne. E se mangio una bistecca, implicitamente dichiaro che, secondo me, NON E' VERO quanto affermano i vegetariani.
Ma c'e' dell'altro. Alcuni uomini sono presi liberamente a maestri di pensiero da un numero piu' o meno grande di altre persone. Costoro, nel proprio insegnamento, NON POSSONO essere relativisti, ma DEVONO insegnare quali convincimenti fanno si' che un individuo, assumendoli come propri, possa coerentemente dirsi adepto di quella specifica corrente di pensiero organizzata.
In ogni caso, poi, in una societa' determinata non possono non esserci dei valori morali riconosciuti da tutti (salvo eccezioni individuali o molto minoritarie), ed e' inevitabile che anche l'attivita' dello Stato cerchi di ispirarsi a quei valori. Nessuna societa' puo' far propria quella forma estrema di cosiddetto relativismo, per la quale - essendo indimostrabile ogni affermazione in materia morale - non esisterebbero norme etiche cogenti per nessuno. Di solito un relativismo cosi' inteso e' invocato da coloro che amano praticare (o sfruttare commercialmente) comportamenti riprovati dalla stragrande maggioranza dei loro concittadini, e che le leggi - di conseguenza - proibiscono (ad esempio la pedofilia) o tollerano soltanto perche' la repressione sarebbe difficilmente attuabile. Tale posizione costituisce un evidente sofisma. E' vero, infatti, che le norme etiche variano, nel tempo e nello spazio, secondo le diverse societa', ma e' anche vero che ogni societa' ha e ha sempre avuto le sue, e non si vede come la nostra potrebbe sopravvivere serenamente se ne fosse priva. Tuttavia e' naturale che questo tipo di mentalita', piuttosto che di ragionamento sistematico, catturi l'attenzione di chi ha responsabilita' educative piu' o meno ampie, perche' in concreto e' assai diffuso e devastante.
Saluti.
CESARE SANTUCCI.
|