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Vecchio 02-09-2006, 23.24.38   #1
Alessandro D'Angelo
dnamercurio
 
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Data registrazione: 14-11-2004
Messaggi: 563
Se l'impiegato dorme in ufficio di chi è la colpa?

Gentili amici,
A proposito dello scalpore dell'onorevole Pietro Ichino mi sono chiesto se è più facile sognare o essere pragmatici. Credo che le sue proposte di licenziare chi non lavora negli uffici del pubblico impiego sia una cosa impossibile d'attuare. Il 13 agosto 2000 mentre ero in ferie, mi capitò di sfogliare il giornale "Libero". Rimasi sconcertato da una foto a colori di un "Lavoratore di un ministero" che dormiva sereno con i piedi sulla scrivania. Quello stesso giorno mi richiamò dalla villegiatura presso l'ufficio la mia "Giovane Capa" (una giudice) per presentarmi per NON lavorare (!). Si può provvedere anche verso questi giudici? Creare una Commissione "Speciale"?
Ci sono mosche bianche, impiegati onesti che si prodigano e operano in silenzio o nascosti in questi Kafkiani Ministeri ignorati dai dirigenti. Se l'impiegato dormiva con i piedi sulla scrivania, la colpa o negligenza era solo sua?

Saluti a Tutti
Alessandro D'Angelo is offline  
Vecchio 03-09-2006, 09.35.00   #2
svirgola
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Data registrazione: 09-03-2006
Messaggi: 407
Riferimento: Se l'impiegato dorme in ufficio di chi è la colpa?

Citazione:
Originalmente inviato da Alessandro D'Angelo
Gentili amici,
A proposito dello scalpore dell'onorevole Pietro Ichino mi sono chiesto se è più facile sognare o essere pragmatici. Credo che le sue proposte di licenziare chi non lavora negli uffici del pubblico impiego sia una cosa impossibile d'attuare. Il 13 agosto 2000 mentre ero in ferie, mi capitò di sfogliare il giornale "Libero". Rimasi sconcertato da una foto a colori di un "Lavoratore di un ministero" che dormiva sereno con i piedi sulla scrivania. Quello stesso giorno mi richiamò dalla villegiatura presso l'ufficio la mia "Giovane Capa" (una giudice) per presentarmi per NON lavorare (!). Si può provvedere anche verso questi giudici? Creare una Commissione "Speciale"?
Ci sono mosche bianche, impiegati onesti che si prodigano e operano in silenzio o nascosti in questi Kafkiani Ministeri ignorati dai dirigenti. Se l'impiegato dormiva con i piedi sulla scrivania, la colpa o negligenza era solo sua?

Saluti a Tutti
La colpa è dell'amoralità che accompagna il dipendente , tanta di più quando il suo datore è l'ente pubblico , cioè lo Stato. Quando la coscienza prevarrà su questa "indisciplina" , allora avremo veramente un grande paese , e ne godremo di riflessi insperati. E. Gabardine , pizzicagnolo , ma filosofo a tempo perso o libero.
svirgola is offline  
Vecchio 09-09-2006, 17.31.49   #3
anam
Ospite
 
Data registrazione: 09-09-2006
Messaggi: 3
Riferimento: Se l'impiegato dorme in ufficio di chi è la colpa?



ciao a tutti!
beh..moralità.. non so quanto tutto questo possa dipendere dalla moralià dell'impiegato statale. in fondo un'insegnante elementare guadagna 1.350 euro al mese, circa. insomma, credo si tratti molto di retribuzione e di clima. per clima intendo il clima organizzativo che secondo Bandura, se positivo, è alla base di una soddisfazione lavorativa che può, di conseguenza, portare ad un rendimento maggiore e/o migliore. l'addormentarsi a lavoro può essere una conseguenza riscontrabile in un'azienda/organizzazione mal gestita. il lavoratore non motivato è uno svantaggio per se stesso e per l'azienda. se non si cambia dai vertici avremo sempre un povero lavoratore che si addormenta sulla scartoffie.
ciaooo!
anam is offline  
Vecchio 11-09-2006, 21.57.08   #4
Lucio Musto
Rudello
 
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Data registrazione: 08-01-2006
Messaggi: 943
Riferimento: Se l'impiegato dorme in ufficio di chi è la colpa?

Tema del sonno

“Se l’impiegato dorme in ufficio, di chi è la colpa?”.

L’argomento è multipuntuto e va preso con le molle.

Posso prendere come base la mia esperienza, perché mi è capitato, e per diversi anni, di gestire un ufficio alquanto anomalo, dove gli impiegati erano per definizione “personaggi strani” ed una grossa fetta dell’impegno (avevamo anche qualche compito “normale”) del tutto indefinibile.
Per i più curiosi dirò che era denominato “Ultima Thule” ed era il posto, in un grandissimo CED, dove arrivavano “le rogne”. Cioè qualunque problema, di qualunque natura purché irrisolvibile o misterioso ci veniva scaricato…. da qualunque parte dell’immensa struttura.
Lavoro affascinante… ed angoscioso. Ti arrivava il problema ed occorreva risolverlo. Come, non interessava nessuno. Bisognava “risolverlo”…e subito!...
Come quando “scomparve Padova”… ma questa l’ho già raccontata!

Lì, ho imparato una dimensione “diversa” del lavoratore, mi sono fatta un’altra concezione di impegno, applicazione, normativa, gestione delle risorse, diritti e doveri… un altro modo di portare avanti un ufficio. Il lavoratore non come “elemento”, ma come “persona”.

Stranamente poi, applicando quelle esperienze, quei metodi strani di un comparto strano ad altri uffici, e gruppi di uffici che ho gestito in seguito, uffici assolutamente normali e tradizionali, questi hanno funzionato lo stesso benissimo, hanno avuto successo ed elogi, ed io lagnanze di quelle che sento spesso fare in giro, come ad esempio quella che ci occupa, non ricordo di averne mai avute!

Ed alla domanda provocatoria che apre il discorso “se l’impiegato dorme in ufficio, di chi è la colpa?...” non saprei che rispondere: “del sonno che ha!”. O forse: “del chiasso che c’è a casa sua!”

Infatti un impiegato motivato, cosciente del proprio ruolo e della propria funzione, e con del lavoro da svolgere, di addormentarsi in ufficio non se lo sogna nemmeno!... Tira avanti finché lo ha completato, o se non è urgente e si è sfiancato lo rimanda al giorno dopo, e se è superiore alle sue forze chiede aiuto al collega… tutto lì!

I problemi di un ufficio, non si risolvono oggi, sul lavoro, ma ieri, nella sua concezione.

Il lavoro è una cosa personale, non dell’Azienda che te lo da. Se è fatto bene, l’hai fatto tu, se male, sei una schiappa.
Se non ce la fai, puoi chiedere aiuto, certo! anzi devi farlo, poiché il lavoro va fatto, perché è un tuo patrimonio e ti dà da mangiare, ma l’aiuto lo stai chiedendo “tu”, perché sei tu che non ce la fai, l’Azienda non c’entra.

E tu non c’entri con l’Azienda. Per lei esiste il tuo ufficio, e colloquia col suo responsabile; il lavoro che viene fatto, l’ha fatto il tuo ufficio, gli sbagli commessi, i ritardi, i disguidi, sono colpa del tuo ufficio, e ne risponde il responsabile, pagando di persona.
Ed è ancora lui che si batterà per te, per gli altri, per il suo ufficio e per il benessere comune. Perché quello è il suo lavoro, perché quello il suo patrimonio.

I tuoi interlocutori, quelli cui devi rendere conto e con cui devi misurarti sono i tuoi colleghi, quelli che sono al tuo fianco, quelli che sudano il tuo stesso sudore. Nella misura in cui tu aiuti loro, loro aiutano te, se fai il lavativo, a loro tocca sgobbare anche per te.
All’Azienda non deve importare; non deve nemmeno sapere niente.
Lei deve avere il lavoro fatto. Pagare gli stipendi. E basta.

Naturalmente ci sono i regolamenti, gli statuti, i contratti di lavoro collettivi e personali, normative e circolari. Ma quelle sono leggi.

E la legge, questo è il concetto fondamentale, serve se e quando le cose non funzionano, quando si “fanno i cocci”, si dice dalle mie parti. Se le cose vanno come devono, se la squadra produce, leggi e regolamenti rimangano ben custodite nei cassetti, ed orbo quel Dirigente che va a “fare le pulci” all’ufficio che funziona.

Io, nei miei non l’ho consentito, non ci ho fatto mai intrigare nessuno, e non sono stato rimosso.

Da tempo ormai nei nostri autobus urbani non c’è più la targhetta “Vietato sputare per terra”…, non perché non sia più vietato, ma perché nessuno, a meno che stia male, si sognerebbe di sputare per terra nel bus! E se sputa perché sta male viene commiserato, non multato.

Ecco. In tanti uffici occorrerebbe ancora il cartello “Lavorare è obbligatorio, per guadagnarsi il pane”… purtroppo non c’è, ma ci vorrebbe.

In quei luoghi di lavoro invece in cui c’è la dignità del proprio operare, e l’orgoglio di farlo, e l’assoluta convinzione di volerlo fare tutto e bene, quell’ipotetico cartello si potrebbe togliere, e magari metterci una brandina, dove se uno è vinto dal sonno, possa sdraiarsi e riposare un poco.

In quell’ “ufficio anomalo” c’era un divano. E qualche volta è servito.


Lucio Musto 11 settembre 2006 parole 789
§ .. .............................. ............................ FR Se l’impiegato dorme in ufficio…
Lucio Musto is offline  
Vecchio 13-09-2006, 22.05.11   #5
Alessandro D'Angelo
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Riferimento: Se l'impiegato dorme in ufficio di chi è la colpa?

Gentile amico Lucio,
Hai ragione che l'argomento è “Multipuntuto” e va preso con le molle.
Quando leggo:
” …Lì, ho imparato una dimensione "diversa" del lavoratore, mi sono fatta un'altra concezione di impegno, applicazione, normativa, gestione delle risorse, diritti e doveri. Un altro modo di portare avanti un ufficio. Il lavoratore non come "elemento", ma come "persona"

debbo affermare che sei stato veramente fortunato.
Nella maggior parte degli uffici statali si è tutti un semplice numero poiché anche se fai lavori eccezionali o strabilianti dove occorre molta precisione, grande memoria e responsabilità, rimani sempre un semplice numero immerso fra migliaia di numeri. Il mio parere è che è meglio lavorare come subalterno in un ufficio privato poiché lì, spesso c’è la meritocrazia.
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Anche il mio lavoro era affascinante poiché mentre riordinavo ex-novo una biblioteca giuridica, c’era un via vai di giudici e d’avvocati che mi chiedevano testi adeguati per seguire uno stesso processo. In tal modo mi mettevano in difficoltà: a chi dare il testopiù consono per redigere una relazione prima di una sentenza particolarmente complessa?
In realtà il mio lavoro era stimato solo da alcuni giudici e da avvocati di grido. Rimanevo invece un numero per la massa di colleghi ignoranti su tante leggi e decreti che non comprendevano la mia soddisfazione nel ricreare una biblioteca totalmente a soqquadro.
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Ero spinto dal desiderio d' inserire tutti i libri in un programma al PC. I capi invece, non mi hanno dato la possibilità di avere né computer, tanto meno un programma per inserire i titoli, gli autori, le case editrici, e gli anni di stampa. Poiché mi sembrava giusto lavorare, non fare il parassita come molti, comprai di tasca mia le targhette da incollare su migliaia di libri per catalogarli. Anche in questo consiste il LAVORO di un dipendente del pubblico impiego costretto a comprare il materiale per poter lavorare. Si sarebbe dovuto vergognare chi vietava, addirittura per iscritto, la richiesta di materiale per lavorare? Costui era nientemeno un cancelliere della repubblica!
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Con tenacia mi organizzai e creai ex-novo un registro usando una semplice macchina per scrivere avuta “per carità”. Riordinai migliaia di libri per materia giuridica: diritto amministrativo, penale, ecclesiastico, tributario, ecc. numerando i libri, gli scaffali, e gli armadi. In tal modo ancora oggi chiunque può trovare immediatamente qualunque testo. Fra l’altro riuscii a stendere un indice analitico giuridico.
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Questo breve esperienza potrà chiarire di chi è la colpa se ci sono i così detti fannulloni che dormono sulla scrivania?
Se a qualcuno servono altri esempi incredibili, sono disposto a riportare altre inverosimili realtà statali.
Saluti a Tutti
Alessandro D'Angelo is offline  

 



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