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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
22-05-2006, 21.34.00 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: La legge del taglione.....
Citazione:
Riporto a memoria ma credo di ricordare bene. Parlavi di responsabilità e dicevi che siamo noi i responsabili del nostro dolore e noi possiamo decidere di lasciare il ruolo di vittime interrompendo così quella catena. Questo lo comprendo e lo condivido, però lo vedo attuabile se l’ingiustizia è un qualche cosa di passato, mentre lo vedo meno possibile, (anzi pressoché inapplicabile), se stiamo subendo un’ingiustizia, (o quello che noi riteniamo essere un’ingiustizia). Se possiamo sottrarci è OK! (e forse è nostro dovere sottrarci, ma non sempre è possibile, penso, ad esempio, alla situazione classica di mobbing in ufficio a una persona che ha famiglia e non può lasciare). Se non possiamo sottrarci occorre imparare a difendersi e qui forse un po’ di “legge del taglione” non fa male, perché, se siamo cresciuti nell’idea buonista di “porgere l’altra guancia”, il risultato è che finiamo per legittimare l’ingiustizia. La vendetta intesa come piatto da mangiare freddo, non la condivido neppure io. Penso alla punizione come fatto educativo e giustamente tu dici deterrente, ma a quello dovrebbe pensare appunto la giustizia. |
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23-05-2006, 03.10.34 | #13 |
iscrizione annullata
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Considerazioni inattuali
Quando mio padre raggiunse l'età della pensione, se ne rivalse.
Per qualche anno lavorò da "consulente": poi ebbe l'impressione, oggettivissima, che il suo lavoro risultase una "copertura" ad altro, e se ne disfece. A quei tempi ero molto giovane, ma ne parlammo insieme e fu una decisione sensata e pacifica per tutta la famiglia. Al giorno d'oggi, io ho poco più di diec'anni in meno di lui a quei tempi... Siamo tutti e due vivi e vegeti stiamo molto bene in salute e ci programmiamo le vacanze e gli investimenti di Borsa insieme. Siamo più simili a due fratelli che a padre e figlio: io ho la mia donna ventenne che lui apprezza e mia madre non sopporta... etc. etc. Insieme ragioniamo di molte cose, evito solo la matematica con lui, poichè pretende rigorosità che io ritengo rigidezze. Ma, perdonami van Lag, la sola idea di andare in pensione tra dieci anni mi mette non solo i brividi, ma anche un senso di vacuità e finitezza che mi mortifica. Eh no! Con tutta la fatica che ho fatto, con tutti i sacrifici di polli ad Asclepio, per cortesia, nO! Non ora che incomincio, talvolta, a fare cose decenti, sempre interrogandomi e sempre revocandomi in dubbio: no e poi no che vorrei sentirmi "pensionabile". Io aspiro al prossimo decennio della mia vita come a quello che mi permetterà di dare, finalmente, il frutto maturo, con mio pieno e perfetto compiacimento e a dispetto della buona volontà cui ho da sempre affidato la miseria del mio sapere. Mio padre vi rinunciò e si dedico ad altro, sebbene il complesso intellettuale del suo lavoro fosse equivalente al mio: ma parlammo sempre (e ancora consideriamo) dell'agire sociale come modo preminente di dare corpo, forma e speranza alle proprie intenzioni. Dunque un padre che, sprecatissimo, fu sospinto a lasciare il lavoro nel pieno delle sue energie (intellettuali e fisiche). E un figlio che, alla sola idea di cessare un rapporto sociale produttivo e rifugiarsi al circolo delle bocce tra...dieci anni! E' colto da brividi di febbre e terrori tsunamici!!! Per tutti coloro che non lavorano in miniera: prego, ricordare che la pensione è un'istituzione di previdenza e profilassi del pauperismo sociale, indirizzata a chi è escluso, uscito, discriminato come inutile, nel consesso della società civile. Solo agli sventurati tocca a cinquanta o sessant'anni: poichè il lavoro non è la sventura di Caino, ma il senso stesso della dignità di un uomo di essere partecipe del suo gruppo, e della sua comunità. Abbandonare il lavoro significa rassegnarsi al tramonto del proprio percorso civile, scientifico e culturale (in ogni senso). Mi rifiuto di pensare che, all'età di mio padre, io dovrei abbandonare tale consesso: vedo che non ricorrono le condizioni intellettuali, fisiche, di salute e biologiche che sono proprie della generazione che mi precede. Ripensaci, van, sebbene non la pensiamo allo stesso modo, io ti auguro un futuro remoto di contraddizioni e di contrasti con quelli come me, che lavorano sessanta ore alla settimana, considerano "un lusso" poter fare pranzo qualche volta, e si aggiornano di notte, a volte...dopo qualche birra... Ma sempre confidando nella solidità del proprio impianto culturale e concettuale, al quale rimettere il senso ultimo delle proprie intenzioni critiche. |
23-05-2006, 10.01.11 | #14 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: Considerazioni inattuali
Citazione:
D’altro canto appartengo ad una realtà che per 35 anni, ha versato fior di contributi all’Inps ed allo stato, contribuendo con quelle a pagare la pensione ad altri ma anche a fare e mantenere strade, autostrade, ferrovie, ospedali, rete fognaria, acqua potabile, luce gas ed un sacco di altre cose di cui tutti beneficiano ed hanno beneficiato. E si perché diamo per scontato che, pigiando un interruttore la nostra casa si illumina, ma quel miracolo non è così scontato e contiene anche la fatica ed il sudore di tutti quelli che, magari senza nessuna virtù perché erano costretti, ma hanno sempre pagato le tasse. Ma quando penso alle ingiustizie a cui applicherei la legge del taglione, penso piuttosto alle banche, (ai banchieri), che sono quelli che realizzano ancora maggior reddito, superiore persino ai petrolieri, e lo fanno costituendo fondi paralleli, nei quali i redditi vanno a loro e le perdite vengono equidistribuite sui piccoli risparmiatori. (Ne parlava un servizio in TV). Penso alla Roche che ha manovrato per gonfiare il problema dell’aviaria e quindi vendere il vaccino, o alla Bayer, che ad iniziò secolo, sintetizzò l’eroina come farmaco e continuò a venderla per lungo tempo anche dopo che se ne era dimostrata l’induzione alla dipendenza. Penso alle nefandezze delinquenziali di pochi che danneggiano tutti ed a cui noi, ormai, sospinti dal buonismo, assistiamo con rassegnata timidezza: - Che ci vuoi fare VanLag? così è la vita, l’uomo è cattivo, anche noi faremmo così nei loro panni….etc…etc - Tu mi hai parlato di un manipolo di senza scrupoli che approfitterebbero della dabbenaggine della gente credulona ed in buona fede, ma io quel manipolo delinquenziale, lo vedo in quel "capitale distorto" che è pronto a vendere i bambini per estirpargli gli organi e fare soldi. E’ lì che applicherei il taglione, ma un taglione, come dici tu, di quelli tsunamici, senza “se” e senza “ma”. Manda il "signor Roche" ed il "signor Bayer" a spaccare le pietre a mano nelle cave di marmo e vedrai se l'aria nel mondo non diventa più leggera. P.S. Ci sarebbe un'altra riflessione da fare sull’importanza del lavoro in genere e sul lavoro da dipendente nello specifico, ma qui sarebbe fuori 3d. |
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23-05-2006, 11.44.30 | #15 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
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Re: Re: Considerazioni inattuali
Citazione:
Ma era comunque un esempio e restano validi tutti gli altri esempi di ingiustizia. |
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24-05-2006, 12.16.03 | #16 | |
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: La legge del taglione.....
Citazione:
C'è una certa differenza tra difendersi e vendicarsi. Concepire la difesa come vendetta, è quella cosa che alla fine giustifica il fatto che se uno mi ruba l'autoradio io ho il diritto di scaricargli nella pancia 200 colpi di 44 magnum. (non nel senso di gelato! anche se 44 magnum in pancia possono far stare abbastanza male!) L'aggressività non è da condannare in sè. Difendersi va bene. Ma è proprio una cosa diversa dalla vendetta. Secondo me, ovviamente! |
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