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07-11-2005, 22.58.14 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: Re: Siamo in guerra per colpa dei comunisti......
Citazione:
Ricordo che mi che dicevo:- ma stiamo impazzendo tutti? – Si rendono conto di quello che dicono? Andiamo in guerra…… G U E R R A. e loro ridono, (tanto a morire ci vanno i poveri ragazzi). Sembrava la preparazione di una bella scampagnata. Vorrei avere tenuto le registrazioni di quei telegiornali. La registrazione non l'ho più, ma la sensazione sgradevole mi è rimasta dentro. |
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07-11-2005, 23.33.12 | #13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Tratto dall’Unità online.
Ma il suo pensiero Berlusconi lo ha espresso a più riprese in atti pubblici nel corso di questi anni. Nei mesi precedenti la guerra preventiva si vantava quasi quotidianamente di parlare con l’amico Bush. Nel settembre del 2002 ripeteva come una litania gli allarmi del presidente americano sulla presenza in Iraq delle armi di distruzioni di massa. C’erano e basta. Lo diceva Bush e lo ripeteva Berlusconi. «O le cose cambiano oppure sarà necessario agire concretamente con tutti i mezzi diplomatici o politici possibili e senza escludere l’opzione militare». La guerra preventiva? «Si può essere incauti per troppa fretta, ma anche se si passa all’azione troppo tardi» (lettera al «Foglio» del 10 settembre 2002). «È necessaria e indispensabile una risposta per salvaguardare la comunità internazionale dal pericolo costituito da un accumulo di armi di sterminio di massa» da parte dell’Iraq (13 settembre 2002, intervento alle Nazioni Unite). Il 23 gennaio del 2003 si dichiara certo che tra le prove delle ispezioni Onu ci saranno anche le armi di distruzione di massa: «Sappiamo che ci sono ulteriori prove certe». Il 9 febbraio 2003, reduce da un colloquio telefonico con Bush si lancia nel famoso elenco: «Dove sono andate le 6500 bombe chimiche, le 100mila tonnellate di agenti chimici, gli 8500 litri di antrace, i 146 missili a lungo raggio?». Adombra il fatto che «le armi biologiche o chimiche possano essere già state consegnate alle organizzazioni terroristiche». E dunque: «Per l’America si impone l’adozione di contromisure». Altri brani da un articolo di Repubblica del 18 marzo 2003: "L'Italia è nella lista dei trenta paesi della Coalizione per il disarmo immediato dell'Iraq (in pratica, i sostenitori dell'intervento armato) fornita dal Dipartimento di stato americano. A cui, come ha precisato il segretario di Stato Colin Powell, vanno aggiunti altri quindici paesi decisi ad appoggiare gli Stati Uniti "ma restando nell'anonimato". Mentre, sempre oggi, fonti del Pentagono hanno fatto sapere che l'imminente attacco si chiamerà "Operation Iraqi Freedom", operazione libertà per l'Iraq. Slogan che somiglia all'"Enduring freedom" (libertà duratura) utilizzato per l'intervento in Afghanistan. Ma torniamo all'elenco dei trenta paesi. Eccoli: Afghanistan, Albania, Australia, Azerbaijian, Bulgaria, Colombia, Repubblica Ceca, Danimarca, El Salvador, Eritrea, Estonia, Etiopia, Georgia, Ungheria, Italia, Giappone (dopo il conflitto), Corea del sud, Lettonia, Lituania, Macedonia, Olanda, Nicaragua, Filippine, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna, Turchia (nonostante le difficoltà frapposte all'uso delle proprie basi da parte delle truppe americane), Regno Unito, Uzbekistan." Il 20 marzo 2003 alle ore ore 3.35 (in Italia): le forze angloamericane attaccano Baghdad, inizia la guerra. |