Ma come ....
Guai personali sul posto di lavoro? .... Allora c'è qualcosa di profondamente malato nel concetto stesso di 'posto di lavoro'.
E' possibile che la nostra vita personale sia talmente fusa con la vita professionale da farci vivere come un qualcosa di essenziale ed insostituibile, come un qualcosa di reale e di assolutamente ovvio il fatto di esistere solo in seno ad una scrivania, ad una pressa, ad un tornio o ad un computer? Fidarsi degli altri .... Che ci vuole...
So che la maggior parte del nostro tempo attivo lo si passa a lavorare, ed è forse questo che aliena la persona trasformandola da individuo a lavoratore. Quando si chiede a qualcuno: cosa fai nella vita? quello ti risponde con la descrizione del suo lavoro, quando ne vale la pena, o si limita a dire 'Lavoro alla ...... ' come se questo fosse realmente ciò che fa nella vita....
In un ambito simile non è difficile che si verifichino situazioni come quella descritta da Ely, ma ritengo che sia tutta una questione di densità, di numero di persone per metro quadro, obbligate nella maggior parte dei casi a trascorrere il proprio tempo in una gabbia e, in tale circostanza, le proprie frustrazioni emergono prorompenti come un'eruzione vulcanica. Quale modo migliore per sconfiggere le proprie frustrazioni se non quello di creare ad un terzo una frustrazione più grande della nostra?
Se qualcuno tradisce la tua fiducia, il problema è tutto suo. Sicuramente non è una cosa che ti riguarda.
Termino qui, non ho voglia di scrivere altro. Forse lo farò domani.
Ciao!
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