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Vecchio 31-03-2005, 19.33.43   #1
Gianfry
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La Riforma Monetaria

Il Bene Moneta (prima parte...)

Il termine “bene” applicato ad oggetti di valore indica chiaramente come essi siano stati storicamente considerati una comodità con esternalità positive (effetti positivi). Tra questi beni, ve ne sono di necessari e di superflui. E tra i necessari, si distinguono quelli necessari al corpo fisico (es.cibo) e quelli necessari al corpo sociale (es. abitazioni, utensili). Ma in una società con frequenti scambi di beni e servizi (come la nostra società moderna) esiste un bene che più di tutti risulta essere necessario non solo al corpo sociale ma anche al corpo fisico: il bene moneta.

Tale bene infatti è il “mezzo” utilizzato nelle società moderne per raggiungere il “fine” dello scambio. Scambio che, in una società che riconosce la proprietà privata, diviene necessario non solo per il funzionamento del corpo sociale ma anche per la sopravvivenza del corpo fisico stesso (sempre che si rispetti la proprietà privata altrui).

Si comprende quindi come un mezzo (al fine) dello scambio diventi necessario nelle società moderne.

Ma, come in ogni situazione umana, si pone il problema del potere: chi decide?

In questo caso, la decisione riguarda la produzione del bene mezzo di scambio, cioè del bene moneta, e la conseguente proprietà dello stesso bene prodotto.

Il bene moneta, nato storicamente come bene privato di valore elevato (valore sociale/convenzione “reale”/uso o consuetudine/legge derivante da uso o consuetudine; si pensi ad esempio all’oro) con la sua utilizzazione come unico bene di scambio legale (valore sociale qualsiasi, anche nullo, ma con valore legale/convenzione “astratta”/legge non derivante da uso o consuetudine) è divenuto un bene pubblico.

La tradizionale divisione sull’origine del valore della moneta tra “monetarism” (secondo cui il valore della moneta deriva dal valore intrinseco del bene) e “chartalism” (secondo cui il valore della moneta deriva dall’imposizione dell’autorità) è quantomeno quindi antistorica: si tratta infatti di due diverse fasi storiche dello sviluppo del concetto di moneta, e non di due teorie in contrasto tra loro. Tali due scuole di pensiero corrispondono rispettivamente ad un considerare l’origine del bene moneta come bene privato (monetarism) o come bene pubblico (chartalism). La realtà storica mostra che, sebbene la moneta sia nata (analisi temporale) come bene privato, l’origine (fonte) del suo valore (analisi atemporale) è multipla: può derivare dal suo valore intrinseco così come da un’imposizione autoritaria.

Fino al 1971 le banconote (es: il dollaro) erano garantite dalla riserva aurea che ogni banca centrale possedeva. Da allora, con l’abolizione della riserva aurea, le banconote emesse dalle banche centrali non sono più garantite dall’oro.

Confusione sulla questione monetaria è spesso generata anche dalle funzioni che si attribuiscono solitamente alla stessa: unità di conto, mezzo di scambio e riserva di valore.

Come visto sopra, la moneta è un bene, un oggetto di valore. E solo una cosa reale, sensoriale può essere oggetto di valore, cioè di misurazione. Misura e valore sono infatti sinonimi: non vi è misura se non per misurare il valore (quantitativo o qualitativo) di qualcosa ed allo stesso modo non vi è valore se esso non può essere misurato, altrimenti non vi sarebbe comparabilità (qualitativa o quantitativa). Valorizzare e misurare significano cioè “creare una comparabilità tra essenze definite”. Non ogni cosa può essere comparata con le altre, e quindi non ogni cosa può fungere da bene moneta. In particolare, solo una cosa sensorialmente reale può essere comparata con tutte le altre, dato che il concetto di comparazione presuppone la reale finitezza degli oggetti comparati: non è possibile comparare ciò che non ha un limite. E la limitatezza è un concetto esclusivamente reale (l’immaginario è invece per definizione immaginato e non corrispondente al reale: esso è non conosciuto sensorialmente, ed essendo non conosciuto(definito) è anche di conseguenza non comparabile).

Il bene moneta può quindi essere solo un oggetto reale. La funzione di mezzo di scambio presuppone la finitezza reale dell’oggetto, così come la funzione di riserva di valore. Non è così invece per la funzione di unità di conto, cioè di misura del valore.

L’unità di conto è una costruzione immaginaria, è un semplice nome (che può o meno coincidere con il nome dato al bene moneta) che, in quanto essenza finita, è manipolabile quantitativamente (divisibile, moltiplicabile, sottraibile, addizionabile).
E tale nome immaginario non è moneta (che è reale), non indica un contare materiale, ma solo uno strumento immaginario applicato al bene moneta (storicamente si creava una “moneta” immaginaria per manipolare quantitativamente beni moneta non facilmente manipolabili quantitativamente nella realtà, es.metalli). Per esempio consideriamo come moneta la banconota e come unità di conto (misura dei beni misurata) la lira, un certo oggetto reale = n lire (costituite da n banconote).

Da questo esempio si comprende come la moneta sia il soggetto utilizzato per misurare l’unità di conto (misura dei beni), mentre l’unità di conto sia l’oggetto misurato. La confusione riguardo alla definizione di moneta è derivata dall’aver confuso (forse involontariamente) il soggetto che misura (moneta) con l’oggetto della misura (unità di conto) ed, allo stesso modo, l’oggetto della misura (unità di conto) con il complemento di specificazione dell’oggetto della misura (il bene reale).

La moneta quindi non è misura del valore (concetto immaginario), ma è un mezzo di scambio che, in quanto bene reale, è anche riserva di valore (può cioè essere accumulato).

Il bene moneta, infatti, di per sé è un bene come un altro. Si tratta fondamentalmente di un bene accettato per il pagamento dei debiti (tra privati o verso la comunità, es.imposte), il cui accumulo costituisce un potenziale credito (potenziale perché non vi è la certezza che continui ad essere accettato per sempre dalla gente).

E’ l’errata definizione della moneta come unità di conto che ha generato nella mente umana la possibilità della moneta come “essenza immaginaria”, come bene che non ha bisogno di essere scambiato realmente per svolgere la sua funzione.

In base a questo concetto di moneta (come essenza immaginaria) il sistema bancario, tramite la riserva frazionale, ha creato la moneta virtuale (creata dal nulla e non garantita da alcuna riserva di moneta reale) che rappresenta, insieme al Signoraggio, una colossale truffa ai danni del Popolo.

La moneta è invece un bene reale, ed un corretto sistema monetario si basa su moneta al 100% reale (ad es. monete metalliche e banconote), senza la possibilità di creazione ex nihilo di moneta attraverso un qualche meccanismo, quale la riserva frazionale bancaria.

Le banche prestano ai loro clienti moneta che non hanno, creandola dal nulla (moneta virtuale), nella speranza che essi non si presentino in massa agli sportelli per ritirarla. Finché i clienti si limitano a fare movimenti tra conti (es: staccando assegni) il sistema funziona.

Ma, se solo il 5% dei clienti di una banca si recasse una mattina a ritirare i soldi (moneta reale) dai propri conti, la banca fallirebbe perché non li ha.

La moneta virtuale, che equivale ad oltre il 90% della massa monetaria in circolazione, è la causa primaria dell’inflazione, la quale nasce da un’aspettativa alimentata dalle stesse banche e dai mass-media che esse controllano.
Da una parte la Banca Centrale (una SpA controllata dalle banche private suoi azionisti) ufficialmente limita la massa di moneta reale per tenere sotto controllo l’inflazione; in realtà per mantenere indebitata la gente a vantaggio degli interessi delle banche che continuano così a creare moneta dal nulla alimentando di fatto l’inflazione.

Un corretto sistema monetario (come detto sopra) si basa su moneta al 100% reale (ad es: monete metalliche e banconote), di proprietà del Popolo (Stato) e senza la possibilità di creare moneta virtuale (non garantita da moneta reale).

Oggi invece la Banca Centrale stampa moneta (banconote) a sua discrezione e la considera di sua proprietà, addebitandola allo Stato che deve restituirla con gli interessi. Questa truffa ha un nome: Signoraggio!!!
Gianfry is offline  
Vecchio 31-03-2005, 19.36.41   #2
Gianfry
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Il Bene Moneta (...seconda parte)

D’altra parte lo Stato conia le monete metalliche, tramite la Zecca di sua proprietà, per le quali non contrae alcun debito. Purtroppo le monete metalliche rappresentano una percentuale trascurabile della massa monetaria reale.
Non è forse questo un controsenso???

Inoltre, in passato anche recente, lo Stato ha emesso i cosiddetti “biglietti di Stato a corso legale”senza indebitarsi con il sistema bancario. Perché tale pratica è stata interrotta??? E da chi???

Il Signoraggio genera il Debito Pubblico che i Cittadini pagano con le tasse che incidono molto sui prezzi dei beni e servizi. La cosa assurda è che i Cittadini si vedono addebitata la moneta di loro proprietà, che devono restituire con gli interessi pagando le tasse, per ingrassare i falsi bilanci delle banche private.

Questa è la più grande truffa di tutti i tempi !!!

Il potere di stampare moneta, unito al potere di emettere il prestito molte volte al di là delle riserve di denaro liquido, cioè il potere di emettere anche la moneta virtuale (chiamata anche “moneta bancaria”), determina tutti gli eventi e le vicende mondiali, determina gli enormi debiti degli stati e dei popoli, determina i passivi di bilancio degli stati, anche di quelli più avanzati, determina l’enorme sviluppo e potere delle multinazionali legate al potere finanziario, determina la creazione dei paradisi fiscali, determina le guerre di aggressione ai popoli e le guerre civili, determina il terrorismo internazionale, determina la povertà e la sofferenza dei popoli, determina il pericoloso stato di degrado ambientale, determina le guerre.

Tornando quindi alla nostra domanda: chi decide riguardo alla produzione ed alla conseguente proprietà del bene moneta? La risposta è: dipende. Dipende dal contesto socio-politico, dal tipo di società cioè esistente in quel momento. Se si vive in una società in cui predomina l’anarchia o l’assenza di principi costituzionali civili in difesa dell’uguaglianza dei cittadini nella e davanti alla legge, allora la produzione e la proprietà della moneta non hanno alcun vincolo legislativo e possono essere svolte ed appartenere a chiunque, privato o autorità. E rimane altresì legale (sebbene non giusta) la libertà monetaria in quelle comunità politiche che vincolano i membri della stessa all’utilizzo di un unico mezzo di scambio ufficiale ma che non prevedono tra i loro principi cardine la difesa ed il rispetto dell’uguaglianza dei cittadini nella e davanti alla legge.

La contraddizione odierna, almeno in quegli Stati che si proclamano di diritto, civili e democratici, è la presenza nella loro Costituzione del principio della difesa dell’uguaglianza dei cittadini (vedi art.3 Costituzione Italiana) e la contemporanea presenza di un monopolio legale quale quello monetario in mano a privati (attraverso la creazione di moneta sia da parte della banca centrale sia da parte delle banche commerciali). Lo Stato, in quanto organo super partes e rappresentante di tutta la cittadinanza, proprio per rispetto del principio di uguaglianza di cui si fa promotore, non dovrebbe concedere tali privilegi ad alcuni cittadini. E’ solo su questa contraddizione che si può fare appello per una riforma monetaria legale e coerente con i principi dello Stato politico-sociale di cui facciamo parte.

Una minoranza di individui senza scrupoli sa bene cosa sta facendo e come dirige il mondo secondo le proprie bramosie di potere. Tutti gli altri o sono incoscienti o si fanno corresponsabili, per partecipare alla spartizione della torta del potere e del privilegio, o si sottomettono. Triste realtà, che è tempo di scrollare via dalle spalle dell’umanità.

Fintantoché il potere di creare denaro è nelle mani di interessi privati, al solo scopo di ottenere potere e profitto, non potremo mai dire di vivere in una vera democrazia.

In una società civile e democratica che proclama l’uguaglianza dei cittadini nella e davanti alla legge non è coerentemente accettabile un monopolio legale non pubblico, in quanto in contrasto con lo stesso principio di uguaglianza nella e davanti alla legge dei cittadini. E questo vale naturalmente anche per il monopolio del bene moneta.

In uno Stato di diritto, civile e democratico (in cui il principio di uguaglianza nella e davanti alla legge è incluso), solo la comunità, attraverso suoi rappresentanti democraticamente eletti, può produrre il bene moneta e gestirne l’offerta a seconda della domanda della stessa (domanda intesa come quantità di beni e servizi prodotti e non come semplice “desiderio umano”), al fine di mantenere costante il valore del bene moneta.

E solo la comunità, nella stessa situazione socio-politica di cui sopra, può ritenersi proprietaria del bene moneta in quanto monopolio pubblico necessario per i motivi di cui sopra.

Il fine (scambio) non sempre giustifica i mezzi (tipo di moneta). Ed il mezzo odierno ci pare proprio confermare l’errore machiavelliano.

http://www.ascensione.org/obiettivi_..._umanita .htm
Gianfry is offline  
Vecchio 19-04-2005, 12.37.47   #3
Gianfry
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ATTO DI CITAZIONE VERSO LA BCE e BdI

Presentazione

Questo è il sito del C.S.M. - Centro Studi Monetari onlus - nato dall'idea di alcuni partecipanti della lista "sovranità monetaria"
sovranitamonetaria-subscribe@yahoogroups.com .

fiat justitia oeconomica ne pereat mundus

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