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Vecchio 28-02-2005, 11.28.17   #1
bluemax
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ECONOMIA MONDIALE... sull'orlo del baratro ? E che baratro...

Guerre e crollo dell’economia mondiale
Marcello Pamio – 26 febbraio 2005

Nessuno lo dice. Tutti fanno orecchie da mercante. Persino le marionette della politica, che vanno da sinistra a destra, evitano di parlarne; anzi, hanno l’ordine di non parlarne proprio in pubblico!
Mi riferisco alla possibile, e ahimé molto probabile, crisi economica mondiale legata al dollaro e all’economia statunitense. Una crisi molto pericolosa, non solo per il nuovo continente ma anche per tutta la vecchia Europa; ricordiamo infatti, che il biglietto verde è la moneta di scambio utilizzata per tutte le transazioni commerciali: uno per tutti, il petrolio.
Sarà un amaro dispiace per coloro che credono ancora al miraggio dell’american dream, ma questo sogno americano sta per diventare un incubo vero e proprio.
Quello che non viene detto da nessuno è che il debito americano, inteso come debito interno ed estero, ha superato di molto quello che all’epoca ha fatto sprofondare il paese nella crisi nera del 1929.
Ma snoccioliamo qualche dato: il totale del debito pubblico sommato a quello commerciale delle corporate USA è arrivato a quota 33mila miliardi di dollari[1], che tradotto in numeri è corrisponde a 33.000.000.000.000 dollari, e in vecchie lire: 66.000.000.000.000.000, cioè 66 milioni di miliardi.
Non male come debito, vero?
Questo immenso valore che corrisponde al 294% del PIL, il Prodotto Interno Lordo, ha superato però anche il record precedente della Grande Depressione del 1929, che era del 270%. Quindi 76 anni dopo il terribile crollo di Wall Street, la situazione economica del paese ha superato di ben 24 punti in percentuale il rapporto debito/PIL dell’epoca!

Nonostante questi dati, c’è qualcuno che è molto più pessimista: il miliardario statunitense Warren Buffet ha stimato un buco di ben 180mila miliardi di dollari, pari a 17 volte il PIL.
Capirete a ben donde, che sulla situazione economica di un paese come gli Stati Uniti d’America, e cioè del paese fautore della democrazia e della libertà, vige la massima e più assoluta segretezza, o se volete, disinformazione.
Comunque sia, è sotto gli occhi di tutti come, dalla deflagrazione della bolla finanziaria speculativa della “new economy” all’inizio del 2000 che ha bruciato letteralmente moneta per 8,5 mila miliardi di dollari, la situazione è andata peggiorando, proprio durante la politica da far west del texano George Walker Bush junior. Però è anche vero che è stato proprio il presidente-guerriero a tenere su l’economia con le guerre preventive, perché se la macchina bellica si dovesse inceppare, per qualsiasi motivo, i nodi verrebbero subito al pettine. Ecco perché ogni, più o meno 2 anni, si deve mobilitare l’esercito USA!
Abbiamo avuto nel 2001 la guerra in Afghanistan - immediatamente dopo il crollo delle Torri Gemelle che hanno, guarda caso, sostituito il crollo di Wall Street -, poi nel 2003 (dopo 2 anni!) c’è stata la guerra in Irak, che continua tuttora. Per cui se il ragionamento fila, dovremo attenderci quest’anno, nel 2005, una guerra contro qualche obiettivo militare. Nella lista nera ufficiale c’era l’Irak (che adesso è una democrazia rappresentativa, sic!), e c’è Iran, Corea del Nord e Siria; nella lista, ovviamente non ufficiale, ci sarebbero tutti gli stati del mondo che vanno a toccare gli interessi economici e/o energetici degli Stati Uniti, e tra coloro ovviamente rientrano quelli che hanno avuto la bruttissima idea di passare dal dollaro all’euro: Irak (nel 2000), Corea del Nord (2002), Venezuela (2000) e Iran (2002).
Proprio quest’ultimo è un paese membro dell’OPEC, e nel corso del 2002 (secondo le dichiarazioni di un membro della Commissione Parlamentare per lo Sviluppo) ha iniziato ha convertire il 50% delle riserve della Banca Centrale Iraniana da dollari a euro, e anche la Corea del Nord, agli inizi di dicembre dello stesso anno, ha annunciato il passaggio alla valuta europea per i suoi scambi commerciali.
Non è una strana coincidenza che i paesi che hanno iniziato a scegliere l’euro al posto del dollaro sono diventati “l’Asse del Male”?

Avrete capito che non c’entra nulla la produzione di armi nucleari da parte dell’Iran e della Corea del Nord, come d’altronde non centravano assolutamente nulla le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein: sono solo scusanti mediatiche per convincere il “gregge disorientato”, come lo chiama simpaticamente Noam Chomsky[2]. L’obiettivo è invece quello di bloccare con le “armi della democrazia” USA: missili, bombe intelligenti, napalm e uranio impoverito, ogni forma di comportamento che possa mettere a repentaglio l’allarmante situazione economica statunitense, o che possa creare un precedente per altri paesi (magari agli undici paesi membri dell’OPEC).
Guerra a parte, per comprendere l’origine di tutta questa gravosa situazione bisogna tornare indietro nel tempo di quasi un secolo, per la precisione fino al 23 dicembre 1913, data questa della “federal reserve act”, e cioè della legge sulla “riserva federale” che ha stabilito il nuovo sistema bancario nazionale (assolutamente fraudolento) basato non più sull’oro ma sul niente. Questa è la più grande truffa che sia mai stata fatta.
Tale legge ha infatti creato la banca centrale, la Federal Riserve (banca privata e non governativa nelle mani dei Burattinai), che ha un enorme potere, quello di stampare carta-moneta. Da quel momento la Federal Reserve ha iniziato a stampare moneta priva di controvalore, per cui carta-straccia, e non si più fermata.
Detto in parole povere: la banca privata chiamata Federal Reserve, ha stampato dal 1913 montagne di dollari privi di valore che hanno inondato il mondo intero. Tutti i vari paesi industrializzati e non, se li sono accaparrati - perché il dollaro è la moneta di scambio principale - convertendo addirittura le proprie riserve nazionali.
Morale: tutti i paesi del mondo hanno fatto riserva e incetta di questa carta-straccia, e oggi purtroppo per noi, è arrivato il momento di passare alla cassa!

Una delle soluzioni praticabili dai governi, per tentare di risolvere la crisi e economica o almeno limitarne i danni, sarebbe quella che fu messa in atto dal presidente John F. Kennedy nel 1963 (esattamente 50 anni dopo la nascita della Fed!). Con l’ordine esecutivo 11110 Kennedy dava al Ministero del Tesoro (invece della FED) il potere di “emettere certificati sull’argento contro qualsiasi riserva d’argento, argento o dollari d’argento normali che erano nel Tesoro”. In pratica, per ogni oncia d’argento contenuta nei forzieri del Tesoro, il governo poteva emettere nuova moneta; moneta con controvalore!
In tutto Kennedy fece stampare ben 4,3 miliardi di dollari (8600 miliardi di vecchie lire di allora), e questo stava per mettere fuori gioco la Federal Reserve, perché permetteva al governo di pagare il debito, liberandolo dalla stretta mortale della banca centrale! Una cosa non da poco. Infatti qualche mese dopo e nella città simbolo del denaro e del gioco d’azzardo , Kennedy viene assassinato deliberatamente. Un avvertimento chiaro ai futuri presidenti che avessero voluto estinguere il debito. E infatti, la prima cosa che fece il presidente Lyndon è stata proprio quella di ritirare tutte le monete emesse da Kennedy.
Monete che avevano una particolarità molto interessante: invece della scritta “Federal Reserve Note”, che sta a indicare, ieri come oggi, la “proprietà privata” dei soldi della banca privata centrale, avevano la scritta: “United States Note”, a sottolineare che i soldi erano di proprietà degli Stati Uniti e quindi dei cittadini americani. Una bella differenza!
Viene da chiedersi a questo punto chi sia l’effettivo proprietario dell'euro. Purtroppo nella moneta europea non compare la scritta: “Pagabili a vista del portatore”, per cui non sono nostri ma della banca privata centrale europea, la BCE! L’euro quindi è una moneta valida solamente perché noi ne accettiamo il valore nominale stampato sopra: un semplice numero, che non corrisponde ad alcun controvalore di oro e/o argento! Quindi dal punto di vista teorico, le banche in futuro potrebbero rifiutarsi di riconoscere e accettare questa moneta proprio perché NON è pagabile al portatore. Probabilmente non succederà mai, ma per non saper ne leggere ne scrivere, è bene che ci prepariamo psicologicamente ad accettare nuove monete prive di interessi (che creano solamente il debito) e molto lontane dalle banche.
Uomo avvisato...

[1] A. Cesarano, economista Mps Finance, Monte dei Paschi di Siena, tratto da:
http://www.repubblica.it/lettfin/kw...028/031028.html
[2] Noam Chomsky, autore di numerosi libri, insegna linguistica al MIT di Boston
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Vecchio 28-02-2005, 11.30.06   #2
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Gli Stati Uniti e il mondo hanno rischiato grosso. Lunedì scorso la Banca Centrale dalla Corea del Sud comunica che intende alleggerirsi alquanto dei dollari che ha nelle riserve, per diversificare con altre monete. E’ un comunicato che non ha nulla di drammatico. La Corea ha accumulato 69 miliardi di dollari in Buoni del Tesoro americani (il 4 per cento dei titoli di debito Usa detenuti da stranieri) e, siccome il dollaro cala da tre anni, su tale “investimento” la Banca Centrale perde parecchio.

Ma il commento coreano ha scatenato l’inferno. In tutto il pianeta gli speculatori sulle divise si sono buttati a corpo morto ad acquistare euro e yen e vendere dollari, nel timore che fosse iniziata la resa dei conti che tutti – senza dirlo – temono da mesi. Basta dire che Cina e Giappone detengono insieme 900 miliardi di dollari del debito americano (in Buoni del Tesoro): se cominciano a vendere i loro dollari l’economia Usa affonda nell’abisso.
Oggi infatti gli Usa prendono a prestito dall’estero 2 miliardi di dollari al giorno per mantenere le loro guerre e il loro tenore di vita. Per scongiurare una fuga dal dollaro, e continuare ad attrarre gli investitori esteri, dovrebbe aumentare enormemente il tasso d’interesse che offre sui suoi Buoni. Il costo del denaro salirebbe alle stelle, l’economia si paralizzerebbe. E siccome gli americani sono i massimi consumatori mondiali di ogni cosa, la crisi di liquidità , bloccando i consumi e le importazioni Usa, innescherebbe una recessione mondiale mai vista.

Per il momento il crack è stato evitato, perché le Banche Centrali asiatiche si sono affrettate a dire che non intendono svendere dollari. Ma quel che è successo, ha scritto il New York Times (1), è stato un assaggio di quel che può succedere in ogni momento. Le borse di New York e Londra, Parigi e Francoforte sono cadute, l’oro e il petrolio (che rincarano quando il dollaro cala) sono saliti alle stelle. Soprattutto, s’è rivelata la vera posizione dell’America nel mondo: un gigante malato che vive, insaziabile e feroce, a credito del mondo; e un debitore di cui tutti conoscono ormai l’insolvenza, e a cui continuano a dare prestiti solo perché la sua caduta non danneggi anche loro.
“La crisi di lunedì – ha scritto il New York Times – ha radici nello sbilancio strutturale americano, che può essere corretto da una nuova politica, non dalla solita ricetta di tagli alle tasse dei ricchi e del dollaro debole per ridurre il deficit commerciale. Se George W. Bush fosse la metà del capitalista che proclama di essere, ascolterebbe quello che i mercati gli dicono”.



di Maurizio Blondet
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