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20-11-2007, 01.54.14 | #12 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
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Riferimento: Arabia: ragazza violentata, condannata a carcere e frustate
Citazione:
Sì.. E' davvero difficile vivere (non sopravvivere) ! Difficile calcolare la propria impotenza e non trasformarla in disfatta, depressione o menefreghismo! Complicato.. Un cammino per pochi audaci che hanno imparato che amare non è poter vivere la vita dell'altro ma la propria il più responsabilmente, consapevolmente possibile, affinché la nostra vita sia di per sé stessa già possibilità di ricchezza e di sostegno per l'altro. Gyta |
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21-11-2007, 12.40.51 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-12-2006
Messaggi: 62
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Riferimento: Arabia: ragazza violentata, condannata a carcere e frustate
Citazione:
Ciao Mary, credo che la vita ha un senso se noi vogliamo che lo abbia, se vogliamo vivere e non sopravvivere, come dice gyta. Non conosco nulla che sia più difficile di saper vivere, ma se qualcuno di noi riesce ad imparare questa difficile arte, sono convinta che tutti ne potremo trarre giovamento, fosse anche in quantità infinitesima. Ho ancora molta fiducia nell’uomo, nonostante tutto, o almeno in una parte di esso. Per quanto mi riguarda, ogni giorno provo a... imparare a vivere, non è facile e non sempre i risultati sono quelli desiderati, a volte mi sento impotente, altre volte incredibilmente stanca...ma non mollo. |
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21-11-2007, 14.36.12 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 31-07-2007
Messaggi: 343
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Riferimento: Arabia: ragazza violentata, condannata a carcere e frustate
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...nza-donne.html
MILANO - I loro nomi, le loro storie restano come memorie, la prova di una verità odiosa, crudele: Hina accoltellata a Brescia dal padre, Vjosa uccisa dal marito a Reggio Emilia, Paola violentata a Torre del Lago, Sara colpita a morte da un amico a Torino... L'ultima è stata resa nota ieri: una ventenne originaria del Ghana, costretta ad un rapporto sessuale in pieno centro a Pordenone. In Italia, negli ultimi dodici mesi, un milione di donne ha subito violenza, fisica o sessuale. Solo nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte. Leggevamo che le donne subiscono violenza nei luoghi di guerra, nei paesi dove c'è odio razziale, dove c'è povertà, ignoranza, non da noi. Eccola la realtà: in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale, ci dicono i dati Istat e del Viminale che riportano un altro dato avvilente. Le vittime - soprattutto tra i 25 e i 40 anni - sono in numero maggiore donne laureate e diplomate, dirigenti e imprenditrici, donne che hanno pagato con un sopruso la loro emancipazione culturale, economica, la loro autonomia e libertà. Da noi la violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Più del cancro. Più degli incidenti stradali. Una piaga sociale, come le morti sul lavoro e la mafia. Ogni giorno, da Bolzano a Catania, sette donne sono prese a botte, oppure sono oggetto di ingiurie o subiscono abusi. Il 22 per cento in più rispetto all'anno scorso, secondo l'allarme lanciato lo scorso giugno dal ministro per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, firmataria di un disegno di legge, il primo in Italia specificatamente su questo reato ora all'esame in commissione Giustizia. "È un femminicidio", accusano i movimenti femminili, "violenza maschile contro le donne": così sarà anche scritto nello striscione d'apertura del corteo a Roma di sabato 24, vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita dall'Onu, una manifestazione nazionale che ha trovato l'adesione di centinaia di associazioni impegnate da anni a denunciare una realtà spietata che getta un'ombra inquietante sul tessuto delle relazioni uomo-donna. Sì, perché il pericolo per le donne è la strada, la notte, ma lo è molto di più, la normalità. Se nel consolante immaginario collettivo la violenza è quella del bruto appostato nella strada buia, le statistiche ci rimandano a una verità molto più brutale: che la violenza sta in casa, nella coppia, nella famiglia, solida o dissestata, borghese o povera, "si confonde con gli affetti, si annida là dove il potere maschile è sempre stato considerato naturale", come spiega Lea Melandri, saggista e femminista. L'indagine Istat del 2006, denuncia che il 62 per cento delle donne è maltrattata dal partner o da persona conosciuta, che diventa il 68,3 per cento nei casi di violenza sessuale, e il 69,7 per cento per lo stupro. "Da anni ripetiamo che è la famiglia il luogo più pericoloso per le donne. È lì che subiscono violenza di ogni tipo fino a perdere la vita", denuncia "Nondasola", la Casa delle donne di Reggio Emilia a cui si era rivolta Vjosa uccisa dal marito da cui aveva deciso di separarsi. "Da noi partner e persone conosciute sono i colpevoli nel 90 per cento delle violenze che vediamo. E purtroppo c'è un aumento", dice Marisa Guarnieri presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano. "All'interno delle mura domestiche la violenza ha spesso le forme di autentici annientamenti - spiega Marina Pasqua, avvocato, impegnata nel centro antiviolenza di Cosenza, una media di 800 telefonate di denuncia l'anno - Si comincia isolando la donna dal contesto amicale, poi proibendo l'uso del telefono, poi si passa alle minacce e così via in una escalation che non ha fine". In Italia, l'indagine Istat ha contato 2 milioni e 77mila casi di questi comportamenti persecutori, stalking come viene chiamato dal termine inglese, uno sfinimento quotidiano che finisce per corrodere resistenza, difesa, voglia di vivere. "Nella nostra esperienza si comincia con lo stalking e si finisce con un omicidio", accusa Marisa Guarnieri. Per questo le donne dei centri antiviolenza hanno visto positivamente l'approvazione, lo scorso 14 novembre in Commissione Giustizia, del testo base sui reati di stalking e omofobia. Sanzionare penalmente lo stalking, significa, tanto per cominciare, riconoscerlo. "Molte donne vengono qui da noi malmenate o peggio e parlano di disavventura. Ragazze che dicono "me la sono cercata", donne sposate che si scusano: "lui è sempre stato nervoso"...", racconta Daniela Fantini, ginecologa del Soccorso Violenza Sessuale di Milano, nato undici anni fa per iniziativa di Alessandra Kusterman all'interno della clinica Mangiagalli di Milano. È in posti come questo, dove mediamente arrivano cinque casi a settimana, che diventa evidente un altro dato angoscioso: come intrappolate nel loro dolore, il 96% delle donne non denuncia la violenza subita, forse per paura. Forse perché non si denuncia chi si ha amato, forse perché non si hanno le parole per dirlo. La manifestazione di sabato a Roma vuole spezzare proprio questo silenzio. "Una occasione per prendere parola nello spazio pubblico", come dice Monica Pepe del comitato "controviolenzadonne" che vorrebbe un corteo di sole donne. E Lea Melandri: "Manifestiamo per dire che la violenza non è un problema di pubblica sicurezza, né un crimine di altre culture da reprimere con rimpatri forzati, e che per vincerla va fatta un'azione a largo raggio". Va fatta una legge, concordano tutti. "Speriamo di arrivarci in tempi brevi - promette Alfonsina Rinaldi del ministero per le Pari Opportunità - Oggi abbiamo finalmente le risorse per lanciare l'osservatorio sulla violenza e in Finanziaria ci sono 20 milioni di euro per redarre il piano antiviolenza". "Serve una legge che non cerchi scorciatoie securitarie ma punti a snidare la cultura che produce la violenza - dice Assunta Sarlo tra le fondatrici del movimento "Usciamo dal silenzio" - Una legge come quella spagnola, la prima che il governo Zapatero ha voluto perché riguarda la più brutale delle diseguaglianze causata dal fatto che gli aggressori non riconoscono alle donne autonomia, responsabilità e capacità di scelta. Ecco il salto culturale. Chiediamo che anche da noi il tema della violenza sia assunto al primo punto nell'agenda politica dei governi. Chiediamo un provvedimento che dia risorse ai centri antiviolenza e sistemi di controllo della pubblicità e dei media, cattivi maestri nel perpetuare stereotipi che impongono sulle donne il modello "fedele e sexy". E chiediamo agli uomini di starci accanto, di fare battaglia con noi". Qualcuno si è già mosso. Gli uomini dell'associazione "Maschileplurale", per esempio, che aderiscono alla manifestazione romana. "Sì, gli uomini devono farsene carico. La violenza è un problema loro, non delle donne - dice Clara Jourdan, della "Libreria delle Donne" di Milano, storico luogo del femminismo italiano - Sarebbe ora che cominciassero a interrogarsi sulla sessualità e sul perché dei loro comportamenti violenti. E riconoscere l'altro, il maschile, potrebbe essere utile anche alle donne". Nel caso, a fuggire per tempo. |
21-11-2007, 17.53.07 | #15 |
Utente bannato
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Riferimento: Arabia: ragazza violentata, condannata a carcere e frustate
"Eccola la realtà: in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale, ci dicono i dati Istat e del Viminale...." (kore)
Anch'io ho letto il rapporto sulla criminalità in Italia pubblicato nel giugno scorso, via internet, dal Ministero dell'Interno e, ti posso assicurare, che leggendo con attenzione quei dati si scopre che si tratta di una colossale gonfiatura. Verificare per credere; è pubblico. Premettendo che gli omicidi, qui da noi, vedono un numero di vittime maschili almeno cinque volte superiore al numero delle vittime femminili; premettendo che i casi di violenza domestica perpetrata da donne ai danni di uomini non viene mai (o quasi mai) denunciata, per evidenti motivi che attengono alla c.d. "cavalleria" maschile; premettendo che all'interno della definizione "forma di violenza fisica o sessuale" è stato messo di tutto, dal piatto tirato allo strattonamento durante un litigio, dall'apprezzamento gratuito (ma inoffensivo) alle violenze asserite, ma poi sconfessate, etc; premesso tutto questo, che è solo una parte di quanto si potrebbe premettere, all'interno di quel rapporto si osservano anche delle evidenti (e prevedibili) incongruenze. Ad esempio, da qualche parte (vado a memoria) si dice che le violenze dell'ultimo, singolo anno, ammonterebbero, più o meno a circa 20.000 casi accertati. Qualunque proiezione di questo dato, nella ipotesi più pessimistica (ossia che il dato sia rimasto invariato negli anni, ma noi sappiamo che in passato era inferiore) ci dice che per arrivare all'astronomica somma di 6 milioni e mezzo di vittime, bisognerebbe risalire indietro di oltre tre secoli. Di cosa si parla? Ma c'è di più; asserire che in Italia vivono 6 milioni e mezzo di donne vittime di violenze significa, al tempo stesso, asserire che in Italia ci sarebbero almeno altrettanti (se non di più) violentatori; sei milioni e mezzo, quantomeno, di bruti. In pratica, un italiano in età attiva su tre, sarebbe un criminale violento. Mi guardo intorno e questa apocalisse spaventosa, questa caccia alla donna stile far west io, almeno io, non l'ho mai vista. Ho solo sentito le notizie dai giornali e dalla tivvù. Se, invece di fare ideologia, si ragionasse con un pò di buon senso, si eviterebbe quella che si profila, a tutti gli effetti, come la nuova caccia alle streghe (agli stregoni, in questo caso) del terzo millennio. E, forse, si eviterebbe anche l'usuale esercizio di autoaffermazione femminile nel mondo occidentale: il vittimismo. |
21-11-2007, 20.49.31 | #17 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Arabia: ragazza violentata, condannata a carcere e frustate
Citazione:
Senza scomodare così tanti numeri, che in entrambi i casi, sia nel tuo che in quello di kore, sono difficili da verificare, è indiscutibile che ci si trovi di fronte ad un’escalation di violenza perpetrata ai danni delle donne (perdona la cacofonia), almeno a giudicare da ciò che viene trasmesso da radio e televisioni, se poi si tratta solo di menzogne atte ad infangare la popolazione maschile, questo non mi è dato saperlo, ma non mi sembra né molto credibile e né sensato, senza contare che le donne assassinate nell’ultimo periodo non sono frutto della fantasia. Per il resto, non riscontro questo vittimismo femminile da te palesato, a dire il vero, leggendoti, sembrerebbe il contrario…comunque è sempre buona norma non generalizzare, è questo vale per donne e uomini, bianchi e neri, cattolici e musulmani…. |
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21-11-2007, 22.33.08 | #18 |
like nonsoche in rain...
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Siamo solo delle cifre ed un sesso?
Iul, non credo sia manipolando le cifre che si possa da una parte e dall’altra ridurre il sessismo presente nelle nostre società; e l’altra discussione aperta da xman sullo slogan “gli uomini picchiano le donne”, ne è uno dei tanti emblemi, che comprendo realizzato per scandalizzare e smuovere le coscienze, ma di cui le donne per prime dovrebbero appunto scandalizzarsi, visto che i propri mariti, compagni o amici non credo siano poi tutti dei bruti violenti. Non sono andato a vedere i dati, ma la cifra di 6 milioni si riferisce evidentemente a donne italiane “vive” secondo proprio proiezioni statistiche dei casi avvenuti, la stragrande maggioranza dei quali taciuti e che dunque non rientrano tra quelli “accertati”; penso sia così. Ma ribadisco, non è certo cavillando sulle cifre e sulle definizioni e facendo appunto dell’ideologia da una parte e dall’altra che si possono combattere le aberrazioni che per esempio sono state mostrate in questa discussione. I secoli non sono stati poi tanto benevoli con le donne, per usare un eufemismo, e le nostre menti fanno i conti con ciò e così le ideologie, le bandiere da una parte e dall’altra, controproducenti e nefaste, non mi stancherò mai di dirlo.
Chi perde, chi viene considerato un oggetto, un nemico, chi viene frustato e violentato non è un uomo, né una donna... la vittima è un essere umano dotato della nostra stessa umanità... ed invece stiamo qui a tentare d'appiccicargli un "nome"... "uomo", "donna"... ... |
21-11-2007, 23.21.18 | #19 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Arabia: ragazza violentata, condannata a carcere e frustate
Citazione:
In quella statistica, sicuramente, non ci sono io. Ma ho i titoli per entrarci. E penso che come me ce ne saranno tantissime altre che non sono state censite. Questo vuol dire che quei dati sono solo la punta di un iceberg? Purtroppo penso di sì. E non è detto che per un bruto ci sia una donna, in genere i bruti tendono a estendere ovvero a ripetere più e più e più volte le espressioni delle loro menti malate. Nei bruti penso vadano inclusi, ovviamente, anche i pedofili. E se ci limitiamo ai soli pedofili quelle cifre potrebbero far solo ridere. Violenza non vuol dire solo uccidere, stuprare, massacrare, vuol dire molto ma molto di più. E sono ferite che non si possono mai cicatrizzare del tutto. Che lasciano il segno per tutta la vita. Sarebbe opportuno esagerare, magari tantissimo invece dello sciocco miminizzare che porta solo danno ad altre donne che potrebbero essere salvate. Si deve arrivare a cifre da capogiro per fare qualcosa di concreto? Come se ogni vittima non fosse un danno incalcolabile all'umanità! Aggiungo solo che la violenza domestica è molto ma molto più frequente di quanto le statistiche possano dire. Conosco donne picchiate dai mariti che non vanno certo a sbandierarlo in giro e neppure alle forze dell'ordine. Quelle non contano? non fanno numero? Solo se c'è un verbale i casi diventano validi? Torno a ripetere che, secondo me, la causa è nella forma patriarcale delle relgioni monoteistiche correnti. Mi sbaglio? è solo la prorompente forza bruta maschile che deve spadroneggiare? |
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22-11-2007, 12.26.20 | #20 |
Ospite abituale
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Riferimento: Arabia: ragazza violentata, condannata a carcere e frustate
Mi dispiace che postando l'articolo di repubblica abbia potuto offendere la sensibilità di uomini non violenti.
Solo l'ho trovato sconvolgente per i tempi attuali, sebbene io conosca molte donne che sono state picchiate, sebbene io rientri nelle statistiche, purtroppo. Si discuteva sull'impotenza di aiutare le donne arabe, ma forse possiamo fare qualcosa per le "nostre". Secondo me l'iniziativa di Roma è ottima, non per fare di tutta l'erba un fascio, ma per prendere coscienza di un problema che ancora ci affligge. Forse i numeri sono gonfiati, io non lo so. Partendo dalla mia esperienza personale posso dire che la violenza sulle donne è più diffusa di quel che si pensi. Includendo anche i pedofili, che non abitano nei telegiornali, ma in molte case, spesso nelle nostre stesse case (...). Queste donne, compresi i bambini che ci vanno di mezzo, andrebbero aiutate e non vedo alcuna relazione tra questo fatto e la caccia alle streghe. Ho un uomo che mai alzerebbe un dito su di me, idem i miei amici, e io per prima non sono certo una femminista arrabbiata che spara su tutti. Vorrei inoltre fare notare che le vere vittime della violenza e della pedofilia sono gli autori, non chi subisce. Chi subisce, dal mio punto di vista, ha più chance di uscirne chiedendo aiuto e curandosi. I bruti invece non lo fanno quasi mai. Quei pochi che ne prendono coscienza sono da ammirare. Gli altri sono condannati a una vita peggiore di quella degli animali e in fin dei conti non riesco a odiarli, ma solo a compatirli. |