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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
01-02-2007, 17.17.20 | #1 |
Ivo Nardi
Data registrazione: 10-01-2002
Messaggi: 957
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No Copyright sulla Cultura Libera
Questa intanto è la prima petizione di docenti contro i metodi della Siae e per una revisione della legge n. 633/1941, del tutto inadeguata a comprendere le dinamiche interattive del web.
E' stata messa dall'associazione Anitel contro il diritto d'autore preteso dalla Siae per i siti non commerciali. L'associazione vuole tutelare il mondo degli insegnanti, delle scuole e della cultura in generale dalla richiesta di diritti d'autore per realizzazioni del tutto gratuite nel campo della formazione, dell'informazione, della didattica e dell'elaborazione ipertestuale e multimediale. Chiunque voglia aderire a questa iniziativa può chiedere di unire il proprio logo a quello della suddetta associazione. Chiunque voglia informazioni più dettagliate sulla vicenda Siae non ha che da chiedermelo. Cordiali saluti e sostenete ovunque la causa del NO COPYRIGHT SULLA CULTURA GRATUITA. da www.homolaicus.com ---------------------- "NO COPYRIGHT SU FORMAZIONE, INSEGNAMENTO E CULTURA SENZA FINI DI LUCRO" SIAE E DIRITTI D'AUTORE Alla luce delle recenti denunce dalla Siae a siti didattici e culturali non profit per l'utilizzo di immagini digitali di pittori protette dai diritti d'autore, con richiesta di ingenti somme pecuniarie, esprimiamo all'opinione pubblica le nostre preoccupazioni di educatori e formatori. La Siae infatti, applicando "alla lettera" una legge le cui origini risalgono all'anteguerra (legge del 22/4/1941, n. 633 e successivamente adeguata con la legge 22 maggio 2004, n. 128) e non individuando alcuna differenza tra uso didattico-formativo-istituzionale e uso commerciale, pretende il pagamento di diritti d'autore su opere protette. In particolare essa sostiene che l'utilizzazione, anche parziale, di un'opera costituisce lesione del diritto morale dell'autore e che la riproduzione non autorizzata delle opere in questione lede gli esclusivi diritti patrimoniali che la legge riconosce agli stessi. Ecco solo alcune delle innumerevoli conseguenze dirette che si verificano rispettando la norma: 1- qualsiasi sito scolastico o blog didattico che utilizza per puro scopo didattico file sonori, immagini protette, citazioni d'autore, rischia ingenti sanzioni e quindi la chiusura immediata 2- le rappresentazioni teatrali, i saggi di fine anno caratterizzati da sottofondi musicali alla presenza di pubblico o dei genitori sono insostenibili dal punto di vista economico 3- la realizzazione di cd rom didattici e la creazione di ipertesti sono estremamente costose 4- la libertà didattica e le specifiche competenze professionali degli insegnanti ne risultano condizionate Questo comportamento limita fortemente la funzione formativa della Scuola e la libertà didattica degli insegnanti! Chiediamo quindi al Ministero della Giustizia, al Ministero della Pubblica Istruzione, al Ministero dei Beni Culturali che la Scuola, nell'ambito della propria e specifica funzione educativa, formativa e didattica, sia esentata dal COPYRIGHT in situazioni non profit e che gli insegnanti vengano equiparati alle categorie che possono beneficiare gratuitamente di opere artistiche nel contesto professionale, senza fini di lucro. Chiediamo inoltre che le richieste vengano estese a produttori di cultura off /on line a livello gratuito e che operano nello spirito del Cooperative Learning, quali associazioni e community non profit. La sottoscrizione è iniziata il 28 Gennaio 2007 |
27-02-2007, 21.41.13 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
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Riferimento: No Copyright sulla Cultura Libera
[quote=Monica 3]
Citazione:
Troppe informazioni finalizzate alla non informazione. Nonostante i tanti strumenti per una veloce e buona comunicazione oggi non riusciamo più a comunicare. E senza la possibilità di comunicare non esiste libertà e non esiste cultura. Cultura e libertà dovrebbero andare di pari passo per sollevare l'uomo dall'abrutimento nel quale stiamo scivolando, sempre più velocemente. Dov'è la vera arte? la vera creatività? la bellezza? tutto è in funzione di un profitto. Tutto e dico proprio tutto. Un quadro, una poesia, un brano musicale, una canzone, una scultura se vera arte creativa non hanno prezzo. Possono essere anche posseduti da qualcuno ma dovrebbero poterne godere tutti coloro che lo desiderano liberamente. Stiamo diventando sempre più poveri, tutti quanti, ricchi compresi con la povertà del loro spirito, con la morte della vera bellezza. |
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20-03-2007, 18.11.21 | #5 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: No Copyright sulla Cultura Libera
http://www.ecn.org/contropotere/nocopyright.htm
LA CRIMINALITA' DELLE LEGGI SUL COPYRIGHT E SUI BREVETTI di Benjamin Tucker Le leggi sui brevetti e sui diritti di copyright sono i mezzi tramite i quali lo Stato, che è il più grande dei monopoli criminali e tirannici, garantisce speciali, monopolistici privilegi a pochi a spese di molti per proteggere inventori e scrittori contro la competizione per un periodo lungo abbastanza da metterli in condizione di estorcere alla gente una remunerazione enormemente superiore al valore dei loro servizi. L'abolizione di questi monopoli potrebbe regalare ai loro attuali beneficiati una salutare paura della competizione che potrebbe indurli a contentarsi di pagamenti per i loro servizi uguali a quelli che altri lavoratori prendono per i loro, e a mettersi al sicuro proponendo i loro prodotti e lavori sul mercato fin da principio a prezzi tanto bassi che il loro modo di fare affari non potrebbe tentare altri a mettersi in competizione con essi. I monopoli dei Brevetti e del Copyright sono una specie di diritti di proprietà che dipendono per la loro legittimità dalla sottile nozione di "proprietà nelle idee". I difensori di questa proprietà propongono una analogia fra la produzione di cose materiali e la produzione di astrazioni, e per questo paragone dichiarano che il costruttore di prodotti mentali, non meno del costruttore di prodotti materiali, è un lavoratore degno del proprio salario. Fin qui va bene. Ma, per completare le loro tesi, essi sono costretti ad andare oltre, e a esigere, in violazione della loro stessa analogia, che il lavoratore che crea prodotti mentali, a differenza di quello che crea prodotti materiali, abbia diritto all'esenzione dalla competizione. Poichè il Signore, nella sua saggezza, o il Diavolo, nella sua malizia, ha disposto le cose così che l'inventore e lo scrittore produca naturalmente da uno svantaggio, l'uomo, nelle sue forze, propose di supplire alla (divina o diabolica) mancanza con un artifizio che non soltanto elimina lo svantaggio, ma in realtà dà all'inventore o allo scrittore un vantaggio che non ha nessun altro lavoratore - un vantaggio, per giunta, che in pratica va, non all'inventore o all'autore, ma al promotore e all'editore ed al monopolista. L'argomento per la proprietà nelle idee può sembrare di primo acchito convincente, ma se tu ci pensi abbastanza a lungo, comincerai ad esserne sospettoso. La prima cosa, forse, a destare il tuo sospetto sarà il fatto che nessun sostenitore di tale proprietà propone la punizione di quelli che la violano, essendo soddisfatti loro stessi dal porre coloro che violano tale proprietà sotto il rischio di pericolose cause legali, e che quasi tutti loro desiderano che anche il rischio delle cause legali scompaia quando il proprietario ha goduto del suo diritto per un certo numero di anni. Allora, se, come Alphonse Karr, scrittore francese, ha rimarcato, la proprietà delle idee è una proprietà uguale ad altri tipi di proprietà, allora le sue violazioni, come le violazioni delle altre proprietà, meritano la punizione dei criminali, e la sua vita, come quella di ogni altra properità, dovrebbe essere assicurata contro lo scorrere del tempo. E sorge il sospetto che la mancanza di coraggio nelle proprie convinzioni possa essere dovuta a un istintivo sentire di essere nel torto. Io suppongo che, se fosse possibile, e se fosse mai stato possibile, per un illimitato numero di individui usare in un numero illimitato di posti la stessa cosa concreta nello stesso tempo, allora non ci sarebbe potuto essere nulla di simile all'istituzione della proprietà. In tali circostanze, l'idea di proprietà non sarebbe mai entrata nella mente umana o, se vi fosse entrata, sarebbe stata sommariamente lasciata da parte come un'assurdità tale da essere seriamente considerata solo per un momento. Se fosse stato possibile per una creazione concreta o un adattamento della natura risultato dagli sforzi di un singolo, essere usato contemporaneamente da ogni individuo, inclusi il creatore o adattatore, impedendone la realizzazione, fino a fissare una legge per prevenire l'uso di una cosa concreta senza il consenso del creatore o adattatore, e venendo garantiti da una violazione a uno, tale violazione sarebbe stata benvenuta come una benedizione per tutti - in breve, sarebbe stata vista come il più fortunato elemento nella natura delle cose. La ragion d'essere della proprietà si trova nel fatto (vero) che non c'è alcuna possibilità, de facto che sia impossibile, nella natura delle cose, per un oggetto concreto essere usato in differenti posti allo stesso tempo. Esistendo questo fatto, nessuno può rimuovere da un altro un suo possesso ed usare la creazione concreta di un altro senza spogliare perciò tutti gli altri dell'opportunità di usare ciò che è stato creato, e per questa ragione diventa socialmente necessario, dacchè una società prosperosa si basa sull'iniziativa individuale, proteggere l'individuo produttore nell'uso delle sue concrete creazioni proibendo ad altri di usarle senza il suo consenso. In altre parole, diventa necessario istituire la proprietà privata nelle cose concrete. Ma tutto ciò è accaduto tanto tempo fa che adesso noi abbiamo totalmente dimenticato ciò che accadde. Infatti, è veramente incerto se, al tempo dell'istituzione della proprietà, quelli che la fondarono abbiano realizzato e compreso il motivo che li spingeva. Gli uomini spesso operano per istinto e senza l'analisi che concorda con la corretta ragione. Coloro che istituirono la proprietà forse erano costretti dalle circostanze inerenti la natura delle cose, senza realizzare la quale, sarebbe stata stravolta la natura delle cose. Essi non avrebbero istituito la proprietà. Ma, anche supponendo che avessero compreso a fondo la strada imboccata, noi abbiamo dimenticato ciò che compresero. E così è arrivato il momento che abbiamo fatto della proprietà un feticcio ; che noi consideriamo come una cosa sacra ; abbiamo messo il dio della proprietà su di un altare come un idolo ; e molti di noi non stanno facendo soltanto quel che noi possiamo fare per perpetuare il nostro regno nei limiti della nostra sovranità, ma anzi stanno erroneamente tentando di estendere il loro dominio su cose ed in circostanze che, nelle loro caratteristiche-chiave, sono precisamente opposte a quelle in cui si è sviluppato il potere della proprietà. Tutto ciò che è da dire, per sommi capi, è che dalla giustizia e necessità sociale della proprietà delle cose concrete noi abbiamo erroneamente assunto la giustizia e necessità sociale della proprietà delle cose astratte - che è la proprietà delle idee - con il risultato di privare di validità, in un'estensione lata e deplorevole, quell'elemento fortunato nella natura delle cose, nelle circostanze non ipotetiche, ma reali - cioè, l'incomminesurabile, fruttuosa possibilità di usare le cose astratte da un qualsiasi numero di individui in un qualsiasi numero di posti e precisamente allo stesso tempo. Noi siamo frettolosamente e stupidamente saltati alla conclusione che la proprietà nelle cose concrete implicasse logicamente quella nelle astratte, dal momento che, se abbiamo avuto la cura e la perspicacia di fare un'accurata analisi, noi abbiamo trovato che la vera ragione che detta la convenienza della proprietà nelle cose materiali rinnega la convenienza della proprietà in quelle astratte. Noi vediamo qui un curioso esempio di quel frequente fenomeno mentale, cioè la precisa inversione della verità da parte di una visione superficiale. Di più, qualora le condizioni fossero le stesse in ambo i frangenti, e le cose concrete potessero essere usate da differenti persone in differenti luoghi in uno stesso tempo, allora, dico io, anche se l'istituzione della proprietà nelle cose concrete sarebbe in queste condizioni manifestamente assurda, sarebbe infinitamente meno distruttiva delle opportunità individuali, e infinitamente meno dannosa al benessere umano, che l'istituzione della properietà per le cose astratte. E' facile vedere che, accettando l'ipotesi che una singola pannocchia sia continuamente e permantentemente consumabile, da un indefinito numero di persone disseminate sulla superficie della terra, anche la istituzione della proprietà nelle cose concrete che assicurerebbe al seminatore di grano l'esclusivo uso di ciò che cresce nel suo campo non potrebbe, nel fare ciò, togliere ad altre persone il diritto di seminare altri campi e diventare coloro che godono esclusivamente dei rispettivi campi ; l'istituzione legale della proprietà nelle cose astratte invece non solo assicura all'inventore del vapore l'uso dell'energia che egli ha ora creato, ma allo stesso tempo toglie a tutte le persone il diritto di inventare loro stesse altre energie che partano dalle stesse idee. La proprietà perpetua nelle idee, che è la logica conseguenza di ogni teoria della proprietà delle cose astratte, per l'essere vissuto di James Watt, avrebbe fatto dei suoi diretti eredi i proprietari di almeno nove decimi della ora esistente ricchezza del mondo. E avrebbe fatto in modo che, in forza della di vita dell'inventore dell'alfabeto romano, ora tutti i popoli altamente civilizzati della terra sarebbero gli schiavi virtuali degli eredi di quell'inventore, che è un altro modo per dire che essi, anzichè diventare altamente civilizzati, sarebbero rimasti in uno stato di semi-barbarie. Mi sembra che queste due affermazioni, incontrovertibili dal mio punto di vista, siano in sè sufficienti a condannare la proprietà perpetua delle idee. Gyta |
09-05-2007, 10.22.28 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-03-2007
Messaggi: 173
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Riferimento: No Copyright sulla Cultura Libera
Si potrebbe anche osare di più, ma accontentiamoci per il momento.
Il diritto d'autore secondo il mio intelletto è solo lo stratagemma dell'uomo bestia che si rende conto della perdita di potere della forza bruta, cercando così di trasferire la sua prepotenza alla nuova forza dominante, ovvero l'astuzia. Dalla violenza fisica alla violenza mentale, pur restando attuale anche la violenza fisica |
06-03-2008, 13.32.18 | #8 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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No Copyright sulla Cultura Libera
** UNA PETIZIONE PER BLOCCARE IL COPYRIGHT **
La Commissione Europea sta valutando se estendere il copyright oltre i 50 anni attuali, ma i cittadini possono farsi sentire firmando una petizione. L'attuale durata del diritto d'autore, pari a 50 anni (e sono addirittura 70 anni in Italia e altri Paesi europei), pare non soddisfare la major - e questo è, se non condivisibile, almeno comprensibile - ma nemmeno la Commissione Europea, che infatti sta meditando di estendere questo periodo troppo breve. Dall'altra parte, una ricerca commissionata dal governo inglese dice che la legge va bene così com'è, e che anzi un'eventuale estensione porterebbe solo danni economici alla produzione europea, senza contare quelli - meno quantificabili in euro - che verrebbero arrecati alla cultura musicale. Se la proposta passasse, brani che a breve dovrebbero diventare di pubblico dominio (consentendo dunque a chiunque, anche agli autori originali qualora siano tuttora in vita, di farne ciò che vogliono) resterebbero lucchettati e potrebbero essere spremuti ancora un po' dalle case discografiche. Chissà, ottenuta l'estensione qualcuno potrebbe ritenere utile invadere il mercato riproponendo i classici, che non passano mai di moda e se sono protetti dal copyright fanno anche guadagnare. I cittadini dell'Unione Europea che volessero fermare tutto ciò possono ora farsi sentire firmando una petizione presente sul sito Sound Copyright http://www.soundcopyright.eu/ sostenuto dalla Electronic Frontier Foundation e dall'Open Rights Group; finora sono state raccolte quasi 4.500 firme. Al momento il testo è disponibile soltanto in inglese, francese e tedesco, ma una traduzione italiana è in lavorazione; anzi, chi volesse collaborare può informarsi presso il sito sulle modalità. Mentre le case discografiche - ricordano gli autori del sito - premono affinché la durata del diritto d'autore aumenti per motivi personali piuttosto ovvi, ma senza presentare una sola ragione per cui anche l'Europa intera ne gioverebbe, l'innovazione e l'accesso all'eredità culturale ne sarebbero notevolmente danneggiati. ARTICOLO SU: http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=7000 PETIZIONE SU: http://www.soundcopyright.eu/ Gyta |
06-03-2008, 14.06.25 | #9 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
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Riferimento: No Copyright sulla Cultura Libera
La cultura, in ultima analisi, è un prodotto alla quale tutti concorrono, anche gli incolti.
E' per questo che ritengo profondamente ingiusta l'appropriazione da parte di alcuni dei benefici. |