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Vecchio 05-05-2008, 13.38.25   #1
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
I personaggi esistenziali

I personaggi esistenziali

Il senso della letteratura più alta è la riflessione eclettica e interdisciplinare. Mi riferisco a libri di ieri e di oggi non conformi ad un banale orizzonte di attesa, che hanno contribuito alla comprensione del mondo, stimolando alla riflessione,a una nuova percezione dell'esistenza.
C'è uno stretto rapporto tra psiche e letteratura: la fantasia poetica e narrativa può raccontarci molto di più sulla condizione umana che le discipline sulla psiche. Ma gli psicologi prestano scarsa attenzione al carattere tragico della grande letteratura e ai temi che possono far riflettere sui problemi fondamentali dell'uomo.

Amo quei libri dove un personaggio rappresenta un dasein,che in un contesto narrativo per me significa uno stile di vita in rapporto agli altri per consentire di comprendersi nella propria essenza ed esistenza. Alcune figure anche minori che ho ammirato a volte hanno rappresentato un modo di essere tipicamente esistenziale.
Oggi il personaggio che ricordo è quello autobiografico di J. Conrad in "Linea d'ombra". Metafora di una comune esperienza umana: l'acquisizione di un piena ma dolorosa maturità. Supera quell'indistinta "linea d'ombra" che separa la prima giovinezza da una più completa e dolorosa autocoscienza. La gioventù speranzosa scorge di fronte a sè un tracciato che avverte di dover lasciare alle spalle la regione della prima metà della vita. Periodo non così felice come si rappresenta nella memoria, o come per senso comune pensiamo. Può portare tedio, stanchezza, scontento,irriflessione. Atti inconsulti come un matrimonio affrettato,o la rinuncia a un'occupazione senza motivo. Ne riporterò alcuni passi.

"Era penetrato in me il malessere nuovo della tarda gioventù e mi portava via. Via dalla nave ... i diciotto mesi trascorsi, pieni di di esperienze così varie e nuove, mi sembravano tetri e prosaici giorni perduti ... non potevo trarre alcuna verità ... tutto l'insieme aumentava in me la sensazione che la vita non è che un succedersi di giorni perduti ... proprio per questa sensazione , quasi inconsciamente, avevo abbandonato un posto sicuro, dei compagni cari. Per paura del vuoto. Ho conosciuto un uomo che tutti stimavano: si rivelava per un chiacchierone noioso e assurdo ... e com'era probabile era così in ogni parte della terra ... Non c'era più nulla di originale, di nuovo, di sorprendente, di significativo da aspettarsi nel mondo. Nessuna possibilità di scoprire qualcosa in se stessi, nessuna sapienza da acquistare,nessun piacere da godere. Tutto era da stupido, sopravalutato ... nella regione crepuscolare dove mi trovavo allora ... che sta tra la gioventù e la maturità. Il senso d'inutilità della vita , che mi aveva reso tanto irrequieto negli ultimi mesi,perse ogni ragione di essere, perse la sua malefica influenza ... la gioventù è una bella cosa, una grande forza fino a tanto che non si pensa ad essa: non sapevo bene cosa mi attendeva. Forse mi attendevo nient'altro che quella speciale intensità di vita che è la massima aspirazione dei giovani ... tutto è diventato stranamente macchinale, la luce , le tenebre, lo spazio, la creazione, nella quale l'umanità sembra precipitata contro il proprio volere. Ora mi spiego quello stano senso d'incertezza sul mio passato".


Finora, a quanto ne so, nessuno ha notato l'analogia sorprendente , in quanto a stati d'animo, con Il deserto dei Tartari di Buzzati. Allegoria della vita come incubo, che ricorda certe atmosfere di Kafka e di Poe. Un'elegia di disperazione esistenziale e di desolata vanità. Si è prigionieri della propria illusione: pervasi dal terrore del vuoto.
L'uomo giovane s'illude e crede nelle più strane avventure, poi si rassegna e rinuncia alle sue aspirazioni,
Drogo è prigioniero della propria illusione finchè si accorge dell'incubo del nulla. Declina la giovinezza nell'attesa della vita attraverso falsi miraggi finchè arriva il momento in cui si rinuncia alle proprie aspirazioni. E' un'altra metafora dell'attesa destinata ad essere delusa .Il tempo che fugge diventa un'ossessione, finchè lo si riconosce come un prezioso bene sciupato.
E' un giovane tenente che si aspetta ancora molto dalla vita, pure è turbato perchè gli anni della prima giovinezza anche se non proprio felici, mai più si sarebbero ripetuti. Alla fortezza il tempo continua a fuggire nell'attesa di qualcosa che non arriva. "Tutti quei giorni che gli erano sembrati odiosi, si erano ormai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai".
Analogia per ogni giovane speranzoso agli inizi della vita adulta, che vede trascorrere anni che non potranno soddisfare le sue aspettative, e troppo tardi si accorgerà di aver perso tempo , trascurato qualcosa,sperato invano una vita migliore.
Alla fine Drogo si accorge dell'inutilità della sua attesa. E' questo il punto cruciale. Un'attesa statica, passiva, con la speranza che comunque succeda un evento fortunato, spesso è destinata a fallire. Infatti le giornate sono volate nella noia e frustrazione, nè la brama di avventura è stata soddisfatta. Solo un'attesa solitaria:

"Tutto è così, credevo che attorno ci siano creature simili a noi e invece non c'è che gelo, pietre, che parlano una lingua straniera, stiamo per salutare l'amico ma il braccio ricade mentre il sorriso si spegne, perchè ci accorgiamo di essere completamente soli".
La risoluzione può essere soltanto dare un senso a qualcosa che senso non ha.


Forse bastava scegliere un percorso diverso per essere felici dar senso alla vita. E' una lezione per chi ha ancora tanto tempo davanti? Fino ad un certo punto. Infatti il momento in cui si sceglie una strada, si pensa sempre sia la migliore. Sarà il tempo poi a ridimensionare, a mettere nella giusta luce le scelte fatte. Dunque la lezione è inutile? Non credo. Anche se molti avvenimenti sono ineluttabili perchè siamo condizionati dalla nostra storia e dalle circostanze, un riflessione prima di agire non può non giovare. Ricordando che la realtà delude chi si aspetta troppo dalla vita.

La vita è solo un succedersi di una serie di riempitivi per passare il tempo finchè arriva la morte. Le scelte sono rare, minime le possibilità di un Grande Evento, sia pure sono l' instaurare rapporti per sè significativi.
arsenio is offline  
Vecchio 05-05-2008, 16.30.26   #2
nevealsole
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Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
Questo è un altro tema degno di attenzione...

... forse l'ennesimo per il quale rimarrà solo un appunto in agenda, ad indicare che avrei voluto dire qualcosa.

Ti lascio parole di altri, a mio avviso pertinenti, sperando torni la voglia di scrivere qualcosa di mio.

C'è una certa monotona uniformità nei destini degli uomini. Le nostre esistenze si svolgono secondo leggi antiche ed immutabili, secondo una loro cadenza uniforme ed antica. I sogni non si avverano mai e non appena li vediamo spezzati, comprendiamo ad un tratto che le gioie maggiori della nostra vita sono fuori della realtà. Non appena li vediamo spezzati, ci struggiamo di nostalgia per il tempo che fervevano in noi. La nostra sorte trascorre in questa vicenda di speranze e di nostalgie.
Mio marito morì a Roma nelle carceri di Regina Coeli, pochi mesi dopo che avevamo lasciato il paese. Davanti all'orrore della sua morte solitaria, davanti alle angosciose alternative che precedettero la sua morte, io mi chiedo se questo è accaduto a noi, a noi che compravamo gli aranci da Girò e andavamo a passeggio nella neve. Allora io avevo fede in un avvenire facile e lieto, ricco di desideri appagati, di esperienze e di comuni imprese. Ma era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso che m'è sfuggito per sempre, solo adesso lo so.


Da 'Inverno in Abruzzo' - Natalia Ginzburg
nevealsole is offline  

 



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