Le Finestre dell'Anima
di Guido Brunetti indice articoli
Viaggio nel mondo alienante dei nativi digitali, cultura digitale contro vita reale.
Intervista al prof. Guido Brunetti
di Anna Gabriele - Ottobre 2014
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Il lato oscuro dei social network
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L’infanzia rapita, baby-squillo, ragazzine-doccia e la prostituzione minorile
L’Italia tra splendore e decadenza. Chi sono i “nativi digitali”. Il comportamento dei genitori. Droga e alcol. La coprolalia, un fenomeno diffuso. Il narcisismo. Disconnettersi. Il suicidio delle ragazzine. L’infanzia rapita: la prostituzione minorile. Le baby-squillo e le ragazze-doccia. L’adolescenza, un grande mutamento fisico e psichico. Questi ed altri importanti e delicati temi sono trattati da Guido Brunetti in questa conversazione.
Il lato oscuro dei social network
Professor Guido Brunetti, districarsi nell’attuale, confuso e complesso momento della società, cercare di individuarne gli snodi più importanti e di comprendere la condizione umana è davvero un’ impresa immane… Vogliamo entrare in questo garbuglio?
"L’immagine che oggi l’Italia proietta è tra splendore e decadenza, miseria e nobiltà. Un Paese dalla grande bellezza, ricco di fascino, arte, storia e leggende. Ma in forte declino culturale, sociale e morale. Un Paese che alcuni autori definiscono in maniera molto severa: “incolto, volgare, cafone, corrotto”. Una modernità che tutto invecchia: la letteratura, il romanzo, il cinema, persino l’ arte contemporanea.
Invero, si sono smarrite in famiglia, a scuola e nella società quelle millenarie certezze, che da sempre hanno accompagnato e sorretto la Civiltà occidentale e scandito la vita dell’ essere umano. Oggi, la vita quotidiana è sempre più attraversata da una realtà indistinta, incerta e conflittuale. Tutto ciò porta a un malessere esistenziale dell’ individuo e della comunità".
Una realtà emergente è rappresentata dai social network.
"E’ la rivoluzione del computer. Un totem straordinario nel bene e nel male. Che sta mutando l’ immagine della realtà, le relazioni sociali, le dinamiche interpersonali, e la stessa visione che abbiamo dell’ uomo e della società. Le ricerche ipotizzano che vivremo sempre ‘più attaccati’ al web e al telefonino, spesso in una condizione di dipendenza patologica e di schizofrenia. Sono i nuovi, grandi feticci del mondo contemporaneo. I quali hanno una notevole influenza sui sistemi neuronali, in molte aree del cervello e dunque sui comportamenti individuali e collettivi.
Sta nascendo una nuova generazione digitale. Sono i “nativi digitali”, interconnessi e multitasking".
Chi sono i “nativi digitali”?
"I ragazzini nati in piena era web. Connessi alla Rete, internet, telefonino, facebook. Chattano, “whatsappano”, videogiocano, pubblicano foto. A confermare questa diagnosi è una recente ricerca condotta da Tonino Cantelmi e collaboratori nell’ Università di Roma e commissionata dal “Movimento Italiano Genitori” (Moige).
Sono stati esaminati circa mille ragazzi dai sei ai diciotto anni. Tutti sono connessi a internet. Il 52 per cento del campione dichiara di dedicare alla tv fino a due ore al giorno. Un ragazzo su cinque fino a cinque ore. Il 10 per cento si connette per studiare. Per tutti gli altri è “svago”. Il 24 per cento poi si collega al web per chattare spesso con sconosciuti e uno su cinque ha incontrato le persone che ha conosciuto online. Sei ragazzi su dieci inoltre stanno su facebook, dichiarano di divertirsi a fare “sexting”, ricevere o inviare foto delle proprie parti intime.
Circa il cyberbullismo dalla ricerca emerge che sei adolescenti su dieci tra i 14 e i 20 anni almeno una volta hanno usato foto e video per “prendere in giro” qualcuno, mentre uno su cinque dice di farlo spesso.
Nel settore videogiochi, uno su cinque trascorre da una a tre ore al giorno, mentre il 57 per cento si dice ‘influenzato’ nei comportamenti dai videogiochi e il 56 per cento si ‘identifica’ con il proprio avatar, l’ alter ego virtuale".
E i genitori?
"A rendere il quadro più allarmante è il comportamento dei genitori. Appaiono irritabili, stressati, iperattivi o viceversa stanchi e annoiati… Spesso lasciano i figli davanti al computer senza porre alcun limite o verifica, se è vero che il 40 per centonaviga o videogioca “senza limiti di orario”. ‘Ci troviamo - ha commentato il presidente del Moige, Maria Teresa Munizzi- davanti a una generazione che preferisce il mondo virtuale a quello reale e che non riesce ad avere relazioni autentiche con le persone in carne e ossa’. Gli stessi adulti poi sono ‘prigionieri’ di giovanilistiche e infantili effusioni per questi mezzi e non riescono a ‘percepire’ i pericoli e la ‘drammaticità’ della multiforme e intricata situazione".
I pericoli?
"Diventa ogni giorno più evidente nelle nuove generazioni la ‘correlazione’ tra un uso ‘smodato’ dei social e alcune incapacità di affrontare emotivamente i problemi della vita ‘reale’. Un eccessivo appiattimento verso i social network può portare a un ‘impoverimento’ di alcune competenze intellettive importanti per la vita lavorativa e non solo, come la capacità di comprendere la complessità della realtà contemporanea con conseguenze nefaste per i soggetti.
Le ricerche mostrano l’ esistenza di una crescente mancanza di ‘intelligenza sociale’ che porta a una forma di ‘smarrimento’ nell’ affrontare e risolvere i conflitti e le difficoltà che nascono nelle relazioni interpersonali e sociali. Si avverte una ‘pericolosa tendenza’ a vivere nella società entro schemi che non appartengono alla vita reale, con effetti che ‘impoveriscono’ sia i singoli che la società. C’ è insomma uno iato profondo tra la vita digitale, dove tutto è permesso e la vita quotidiana, fatta di senso di responsabilità, partecipazione, norme e doveri".
Essere dunque connessi disperatamente…
"Ragazzi, fidanzati, coniugi, genitori. E’ una pulsione compulsiva, un desiderio incontrollabile definito con il termine craving per un comportamento che all’ inizio crea un senso di piacere, ma che poi diventa una dipendenza patologica. Subentra una paura irrazionale, una fobia che si accompagna al timore di ‘perdere il contatto’ con la Rete o con il telefonino. Si tratta di una sindrome denominata nomophobia, la quale provoca cefalea, nausea, tremore, sudorazione, sino a determinare tachicardia e dolori al petto".
Insomma, fanciulli a 50 anni?
"Sono 45enni, svolgono un lavoro serissimo. Ma fanno ‘smorfie’ davanti alla fotocamera del cellulare, che poi caricano su Facebook e si ‘crogiolano’ nei commenti. C’è il 50enne che trova il tempo con l’ applicazione Bitstrips per realizzare il suo ritratto ‘come fosse un cartoon’ e poi lo dispensa sui social network. C’è anche la 40enne in camera con due figli che si balocca su Google map e le sembra una magia poter vedere con street view il suo palazzo e il suo piccolo mondo in un quartiere di Roma. Altre persone poi che si scambiano messaggi sugli smartphone con i sistemi di messaggistica Line o Whatsapp o Messenger di Facebook e fanno a gara su chi inserisce gli emoticon e gli striker (faccette) più brutti. Molto utilizzata la faccetta spaventata parodia dell’ urlo di Munch, l’ orsetto seduto sul water.Le ricerche conducono gli studiosi a considerare come in queste ‘sabbie mobili’ di ‘rincretinimento’ nel territorio magmatico dei social network-tablet-smartphone-pc stanno affondando senza speranza non solo i ragazzini e le ragazzine, ma ‘anche i loro genitori’. E’ buona cosa riscoprire il fanciullino che è nell’ essere umano. Ma non il fanciullino scemo.
E’ possibile cambiare la cultura di questo fenomeno? Allo stato, non è possibile, poiché tutto fa ritenere che questo fenomeno sia destinato a crescere. C’è stato il caso del proprietario di un ristorante a Gerusalemme il quale, stanco di vedere le persone guardare i loro cellulari invece di conversare con i propri commensali, ha deciso di applicare uno sconto del 50 per cento ai clienti che rinunciano al proprio smartphone a tavola. Sconcertato, ha scritto fuori dal suo ristorante: ‘Spiacenti! Niente Wi-Fi, parlate tra di voi e bevete’. Il ristoratore, che evidentemente ha una natura candida, si è detto convinto di contribuire a cambiare la cultura di questi comportamenti".
Dunque, ragazzine e ragazzini, adulti e gli stessi genitori imperversano nel territorio magmatico del Web. Che ribolle sempre di più.
"Dobbiamo preliminarmente sottolineare che la Rete ha infranto tabù e freni inibitori, che resistevano dai tempi delle società tribali. Nel villaggio globale che essa ha nello stesso tempo dilatato e rimpicciolito, ognuno ha l’ illusione che il proprio Io diventi un protagonista. Cinguettare diventa allora l’ esposizione ossessiva del proprio Io. Una esposizione che spesso assume sembianze tristi e malinconiche e diventa lo specchio della società. Di una società - precisa qualche autore - ‘malata’, perché ritrovarsi sul web non neutralizza la propria solitudine, il proprio malessere esistenziale e i sintomi di un’ ansia e di un’ angoscia generalizzata. Si rimane ancora più soli con le personali frustrazioni e insoddisfazioni. Le quali spesso sono incapaci di mostrare la pietà per dare invece accesso all’ emergere di pulsioni più basse e oscure e di forze istintuali che si esprimono attraverso forme di aggressività, violenza verbale, odio e invidia".
Vogliamo cercare di entrare e approfondire quel mondo oscuro della Rete?
"E’ importante rilevare anzitutto che ciò che va in rete viene appreso e impresso nel cervello. Liberare, ad esempio, comportamenti aggressivi e devianti, ‘sdoganare’ il turpiloquio, vuol dire promuovere un processo di apprendimento e creare nuovi atteggiamenti e modelli comportamentali, destinati a diffondersi soprattutto nei bambini e nelle persone mentalmente fragili e vulnerabili.
La Rete - ha dichiarato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - è diventata ‘un canale pronto a raccogliere spazzatura immonda’. Che entra subito ‘in circolo’ e fa ‘fermentare’ un clima di ‘parossismo imitativo’. Ed ha aggiunto: ‘barbarie, deliranti, incitazioni alla violenza, minacce di stupro, perfino annunci di morte’.
Su certi blog - ha osservato a sua volta il presidente della Camera - ci sono ‘potenziali stupratori’, l’istigazione a comportamenti ‘aggressivi’. Si prova - ha detto - un senso di disgusto per ciò che ‘esce dalla cloaca della Rete’.
C’ è in realtà una ‘rincorsa’ alla volgarità e all’odio scatenata da individui su Facebook. Un pericoloso marasma che crea tensione nella società. Una ‘deriva’ di ‘delegittimazione generale’, che tocca anche le istituzioni. Emerge sempre di più un fenomeno che in letteratura si definisce hiperpartisanship, un eccesso di faziosità e partigianeria. ‘Una guerriglia quotidiana’ (Napolitano)".
Come si esprime?
"Avanza un parlare osceno, una maleducazione ostentata, un linguaggio trivializzato, quello che in psichiatria si chiama coprolalia.
Una giovane insegnante mi ha riferito una frase ascoltata all’ uscita da una scuola materna e pronunciata da una madre mentre parlava con altre due madri, con i rispettivi bambini: ‘Non sono esseri umani (i bambini), sono bestie, parolacce, aggressività, violenza’. Bambini di 3-4-5 anni!
‘Quello che mi arriva all’ orecchio, ascoltando spesso le chiacchiere dei ragazzi - ha confidato lo storico E. Galli Della Loggia - è ‘una continua raffica di parolacce, di bestemmie, un oceano di turpiloquio’. Una sorta di coazione a ripetere: ogni tre parole, una oscenità, una parola blasfema.
Le più corrive e quasi più compiaciute - ha aggiunto - nel praticare un linguaggio scurrile e violento sono le ragazze, anche di 13-15 anni.
Preoccupa rilevare - chiarisce Brunetti - che tali comportamenti non sono un’eccezione nell’Italia di oggi. Sono la regola. Ed esiste in tutti gli ambienti. C’è un filo rosso che lega il turpiloquio dei parlamentari, della tivù, del cinema e dei ragazzi. La società, conclude lo studioso, è diventata un coacervo di inciviltà".
Aumenta così l’esercito dei disturbatori in Rete.
"E stata chiamata la ‘fabbrica dei troll’. I disturbatori in Rete. C’è, ad esempio, Bloodninya, che entra nel web, finge di fare sesso e adescata la sua vittima cerca di ‘umiliarla, esasperarla e insultarla’. Spesso sono adolescenti brufolosi e annoiati. Che tendono alla violenza e godono nel provocare disgusto ed esasperazione. Sino a determinare in molti soggetti il suicidio.
E’ il caso di Aurora, la ragazzina di Venaria nel Torinese, che domenica 13 aprile si è uccisa, gettandosi dal sesto piano per gli insulti che le rivolgevano i coetanei sul web. Non è la prima e l’ ultima vittima. E’ il terzo caso di suicidio di ragazzine dall’ inizio dell’ anno. Sono vittime di una violenza che ferisce l’ anima e uccide. A dimostrazione che le strade telematiche sono più pericolose di quelle cittadine. Il nemico è in casa, nella camera dei vostri figli.
L’ insulto sul web? Una pulsione malefica, diabolica. Che umilia la persona umana.
Oggi, l’onda nefasta del bullismo passa attraverso l’ area nebulosa e impalpabile di Facebook. Le ricerche mostrano che il cyberbullismo rappresenta una minaccia che spaventa gli adolescenti. Il 72 per cento dei ragazzi lo considera la principale minaccia alla propria vita, più della droga e delle molestie".
Possiamo chiamarle forme di esibizionismo?
"Il problema di fondo è il narcisismo. Una tendenza morbosa, patologica. Che è il tipico meccanismo alla base del bullismo. Oggi, in psichiatria vengono definite sindromi narcisistiche quei disturbi della personalità nei quali un tratto essenziale è rappresentato da una estrema difficoltà o incapacità di stabilire rapporti autentici. Il soggetto narcisista vive se stesso come il centro dell’ universo, è profondamente insicuro ed emotivamente immaturo. E’ sempre alla ricerca di continua approvazione e gratificazione.
Si crea un danno allo sviluppo intellettivo, sociale ed affettivo del bambino. Ma anche alla società. E’ un ritorno - è stato detto - al Medioevo.
Qualche autore ha sostenuto al riguardo che Internet, strumento incredibilmente veloce di informazione, ‘distrugge e minaccia’ la cultura. La cultura, che è capacità di giudizio e di analisi, sta registrando un progressivo, pauroso impoverimento, nonostante la straordinaria quantità di informazione che offre. Ma queste informazioni - precisa Claudio Magris - non sono certo cultura".
L’infanzia rapita, baby-squillo, ragazzine-doccia e la prostituzione minorile.
"Nell’ era del web, un altro preoccupante fenomeno - afferma Brunetti - viene emergendo: la prostituzione minorile. Un fenomeno che in verità è sempre esistito, ma che negli ultimi tempi è più diffuso e sta affiorando prepotentemente insieme con altri fenomeni quali l’ anoressia, la depressione, l’ uso di alcol e droga. Rispetto al 10 per cento degli anni ’70, oggi l’ 80 per cento dei soggetti seguiti dal tribunale per i minorenni di Roma presenta disturbi psichiatrici anche gravi (Melita Cavallo). C’ è poi un altro dato che deve preoccupare: secondo i dati del Ministero dell’ Interno, nell’ anno 2013 sono scomparsi in Italia più di 3mila minori.
Sul piano generale, le ricerche mostrano che 2.9 milioni di italiani, il 70 per cento sposati, frequentano prostitute che si pubblicizzano nei circa 100 siti dedicati a questa realtà. Sul web corre senza vergogna ‘di tutto e di più’. Le cronache parlano di ‘madri e figlie disposte a un rapporto a tre, preti in cerca di preti, e non solo, ragazzine pronte a ‘vendersi’ per un Ipfone’. Una valanga virtual-reale. Che sta ‘erodendo’ la società.
La pornografia è presente nella vita quotidiana di preadolescenti e adolescenti in ‘modo invasivo’. Un fenomeno accessibile a tutti. Un vortice di sesso, droga, soldi e internet, tra scandali e morbosa curiosità.
Come le minorenni di 14 e 15 anni dei Parioli, quartiere della Roma bene, finite in una rete di sfruttatori, dopo essersi messe in maniera disinvolta su un sito. ‘Ci sono ragazzine - ha dichiarato il presidente del tribunale per i minorenni di Roma, Melita Cavallo - che vanno per soldi anche con clienti molto anziani’.
Le baby- squillo si vendono per comprare la giacca griffata o l’ultimo modello di borsa. Sesso in cambio di regali, soldi o droga. Piccole Lolite, figlie di famiglie borghesi. Una verginità in vendita. Lo scandalo delle baby-squillo sta scuotendo la Capitale e non solo.
E’ un problema di cultura - ha precisato il giudice dei minori -, un problema di ‘modelli comunicativi e di valori sbagliati’. Che coinvolge ‘anche la scuola e l’ uso sempre più esteso della rete’. Ragazzi spesso lasciati soli e liberi di fare del ‘male’ a se stessi e agli altri.
I genitori, la scuola? ‘Purtroppo - ha detto il magistrato Simonetta Martone - vedo un lassismo generalizzato’. E’ una diagnosi che trova molti riscontri".
Ci sono altri fenomeni?
"Dopo lo scandalo delle ‘baby-squillo’ è scoppiato il caso delle ‘ragazze-doccia’. Adolescenti di 14- 16 anni che scelgono di fare sesso in cambio di regali e denaro. Le chiamano così perché così come ci si fa la doccia tutti i giorni, loro quotidianamente fanno sesso. Gli episodi avvengono nei bagni di scuola. Le ragazze sono descritte come ‘donne in divenire, strizzate in jeans attillati, dalla falcata decisa ed esibita con sfrontatezza’. Ci sono fonti che indicano come in realtà il fenomeno sia molto esteso.
Pare che queste ragazze arrivino ad inviare ai loro compagni i ‘menù’ delle prestazioni con le richieste sessuali e gli orari per gli appuntamenti in bagno. Una storia invero di quelle che si ‘ripetono in molti licei e nelle scuole medie’ (M. Lombardo Piola) o in luoghi di aggregazione giovanile, come le discoteche. E’ il sintomo del ‘fallimento’ di due generazioni, il ‘tradimento’ dei valori umani”.
E’ l’ infanzia ‘rapita’. Come i ragazzini che si prostituiscono in strada. A Napoli, ogni notte, si materializza quella che è stata chiamata ‘la vergogna della tratta dei minori’. Una ricerca ha mostrato che sulla strada ci sono adolescenti sia maschi che donne. I prezzi sono bassi. Spesso i ragazzini si prostituiscono nei cinema a luci rosse, di mattina e nel pomeriggio. Sono bambini a cui ‘hanno rubato’ l’ infanzia".
C’ è poi la pratica del sexting.
"E’ diventata una vera e propria moda fra i ragazzi, una pratica molto diffusa. Il termine sexting è un neologismo utilizzato per indicare l’ invio di messaggi sessualmente espliciti con foto e video per mezzo di telefono cellulare, internet o social network.
E’ una prassi che espone ragazzi e ragazze a diventare autori di pornografia, con proposte di sesso a pagamento. Il sexting rischia dunque di diventare ‘l’antefatto’ della nuova prostituzione minorile. Per questa pratica poi c’è anche il fenomeno chiamato Snapchat, il quale viene utilizzato per lo scambio di immagini sessualmente esplicite di se stessi o di coetanei. Sms, video hard, appuntamenti al buio. La pornografia è presente nella vita quotidiana di preadolescenti ed adolescenti in modo invasivo, facilmente accessibile a tutti".
Professor Brunetti, è proprio una deriva…
"Migliaia di adolescenti - ragazze e ragazzi - che fotografano, filmano e offrono alla Rete il proprio corpo in cambio di qualche euro o di una carica telefonica. Spesso alla base dei comportamenti c’è il bisogno psicologico di sentirsi importanti o accettati dal gruppo. Il messaggio è: ‘Io ci sono’, perché posso dire sulla Rete ogni possibile idiozia in maniera spontanea, disinibita, senza freni cerebrali o morali o educativi o grammaticali. Senza vergogna. Senza vergogna, ragazzine aprono siti, web, usano apptelefoniche che consentono di conoscere anche il tariffario. Centinaia di ragazze coinvolte in queste pratiche non più virtuali, ma consumate nella vita reale.
Negli ultimi tempi una serie di casi di suicidio di adolescenti vittime di cyber bullismo induce a individuare congruenti misure sociali ed educative. C’ è un vuoto di valori riempito spesso da alcol, droga, sballo… Una realtà che ha il mandato di una sfida: recuperare il senso autentico del ‘fare genitori’ e ‘fare scuola’, pur nelle diversità di situazioni".
Una drammatica realtà…
"il fenomeno è destinato drammaticamente a crescere. Ciò che esce dal sommerso è forse davvero ‘una minima parte rispetto all’ esistente’ (Roia). Il corpo rappresenta uno strumento da ‘vendere a qualsiasi costo’. E’ un modello sub culturale sbagliato del concetto di donna e del proprio io.
Ragazzini e ragazzine aggressivi, rabbiosi, soli, annoiati, psichicamente, affettivamente ed emotivamente immaturi. Cercano trasgressioni, forti emozioni, denaro. E vogliono ottenerlo hic et nunc, qui e subito".
E infine gli abusi sessuali sui minori.
"Anche per questo delicato problema, il web è la nuova frontiera. Nel 2013, sono stati chiusi più di 1600 siti. Secondo alcune ricerche, in Europa un bambino su cinque è vittima di abusi sessuali. Il fenomeno sta assumendo sempre più caratteristiche allarmanti, soprattutto a causa delle nuove tecnologie informatiche, che sono usate in tutte le loro potenzialità per i minori e scambiare immagini e video. Come abbiamo detto, internet garantisce anonimato, accesso e rapida diffusione del messaggio. Una realtà sommersa, sconosciuta, dalla quale genitori e insegnanti sono assenti o tagliati fuori o ignari.
Oggi, grazie alla rete, la trasgressione, la violenza psicologica, l’ emergere di pulsioni malvagie e istintuali (le pulsioni diaboliche di Freud), gli abusi, la prostituzione minorile, ecc. sono facili e veloci".
Professor Brunetti, una diagnosi conclusiva…
"Il quadro dipinto è inquietante, più che sufficiente a delineare e diagnosticare una malattia per la quale non sembrano sufficienti le terapie attuali".
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