Le Finestre dell'Anima
di Guido Brunetti indice articoli
La psicoanalisi, in perenne crisi
Gennaio 2018
Da alcuni anni, la psicoanalisi sta attraversando una profonda crisi. Nata con lo scopo di comprendere il mistero della mente umana e curare certe malattie psichiche, fin dalla sua origine è stata lacerata da conflitti, dubbi e divergenze. Invero, la psicoanalisi sembra fallire il suo compito originario a partire da Freud, quando confessa l’impossibilità di pervenire al risultato di “liberare” l’uomo dai suoi disturbi nevrotici con strumenti privi di alcuna pretesa scientifica.
Nel tempo, questa disciplina è entrata in uno stato di confusione e si è scissa in mille psicologie in competizione l’una con l’altra nel rivendicare il diritto esclusivo della verità. Di qui, una dannosa frammentazione e proliferazione di metodi terapeutici. Finora, risultano identificate oltre 400 scuole diverse.
Bion, al riguardo, ha scritto che è molto più facile avere l’aria di uno psicoanalista che esserlo e che molte persone che hanno l’etichetta di psicoanalisti non lo sono affatto e che egli considera Bach, Beethoven, Platone, Monet ecc., come grandi psicoanalisti, in quanto capaci con le loro opere di far avanzare la conoscenza della mente umana e dunque da considerare come membri di diritto della comunità psicoanalitica.
La psicoanalisi è un’attività che si basa sulla realtà soggettiva del paziente. Gli si chiede di descrivere le proprie emozioni e i suoi pensieri. Gli stati soggettivi tuttavia non sono “misurabili”. Ogni paziente poi è diverso, anche se utilizza le parole di un altro per esprimere le proprie sensazioni e i propri ricordi. Non possiamo quindi conoscere direttamente il mondo soggettivo di un altro individuo.
Lo psichiatra e lo psicologo costruiscono perciò una diagnosi fondata su una percezione del paziente “molto lontana” da ciò che avviene dentro il suo mondo, cioè su un “preconcetto percettivo” (Siegel), perdendo così il contatto con la realtà.
Il problema centrale è allora quello di capire la mente del paziente, approfondendo la conoscenza dell’interazione tra funzionamento del cervello e relazioni interpersonali. Questo perché, le neuroscienze hanno scoperto che il cervello è plastico e che l’esperienza è in grado di “modificare” l’attività cerebrale. La relazione tra terapeuta e paziente, come ha mostrato Kandel, concorre a plasmare il cervello e ad influenzare il funzionamento e la struttura del cervello. Questo processo riesce a favorire miglioramenti terapeutici con o senza farmaci. La tesi di Kandel è che nella misura in cui la psicoterapia “funziona”, funziona allo stesso livello dei farmaci.
L’unico modo per “ridare vigore” alla psicoanalisi e contribuire alla sua rinascita è “legato necessariamente” allo sviluppo di un “rapporto più stretto” con le neuroscienze. Le quali potrebbero “fondare” l’evoluzione della psicoanalisi su nuove basi, cioè su “basi scientifiche” (Olds). Unendosi alle neuroscienze, allo scopo di pervenire a una nuova visione della mente e dei suoi disturbi, la psicoanalisi può “riconquistare il suo vigore intellettuale”.
Per acquisire una conoscenza adeguata e indispensabile delle teorie e della pratica psicoanalitica, il libro di Enzo Bonaventura “La psicoanalisi” (Marsilio Editori, Venezia, 2017) rappresenta un sicuro, fondamentale punto di riferimento non solo per psichiatri e psicoterapeuti, ma anche per il lettore medio, il quale viene continuamente bombardato da pubblicazioni che mostrano una scrittura involuta, incomprensibile, sintomo di scarsa chiarezza e validità concettuale.
Contro una psicoanalisi frammentata e dispersa, Bonaventura, figura di spicco in materia, analizza le complesse questioni della teoria e della pratica di questa disciplina, presentando in maniera nitida e articolata l’insieme dei concetti che scandiscono l’opera di Freud e di altri autorevoli studiosi. L’autore riesce a fornire al lettore un nuovo, irrinunciabile compendio della psicoanalisi contemporanea. Si tratta di una esaustiva rassegna delle idee che definiscono la trama del pensiero psicoanalitico, il quale ci permette di affondare lo sguardo negli abissi dell’animo umano e di “accedere” ai funzionamenti interni dei processi mentali, funzionamenti che non possono (almeno finora) essere studiati - come abbiamo detto - dalla dimensione oggettiva.
Guido Brunetti
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