FILOSOFIA QUANTISTICA e Spiritualità
La chiave per accedere ai segreti e all’essenza dell’essere. Di Ulrich Warnke
Traduzione a cura di Corrado S. Magro
In esclusiva assoluta per l'Italia, per gentile concessione dell’autore e dell’editrice Scorpio la traduzione del libro di Ulrich Warnke: Quantenphilosophie und Spiritualität.
Capitolo 2 - Novembre 2014
Aspettativa e fede
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2.3 Aspettativa e fede innestano l’avvenimento reale
Il nostro cervello si suddivide in aree funzionali molto diverse l’una dall’altra. Noi ci limiteremo a trattare solo quelle due che si riveleranno importanti per capire i meccanismi che descriveremo più avanti.
Abbiamo da un lato un’area (la paleocorteccia) collegata all’evoluzione ancestrale che alberga l’universo delle nostre emozioni e dei ricordi, il sistema limbico con le regioni dell’ippocampo (apprendimento e memoria), l’amigdala (controllo delle emozioni ancestrali come la paura) e la corteccia cingolata (per emozioni e memoria). Il sistema limbico serve da collegamento tra le funzioni cognitive superiori e le reazioni emotive. Queste ultime sono caratterizzate dalla difficoltà di poter essere neutralizzate attraverso la volontà.
Dall’altro lato abbiamo la parte più giovane del ceppo storico, la neocorteccia che svolge molteplici compiti tra cui l’importante istanza di censore del sistema limbico.
Stimoli che alimentano la corteccia cerebrale generano una rappresentazione del mondo. Non appena le informazioni dettagliate dalle aree associative sono integrate nella corteccia frontale, vengono trasmesse al sistema limbico. L’accoppiamento reattivo alla corteccia cerebrale genera una consapevolezza per sensazioni e stato d’animo che vengono assegnati all’informazione, mentre canali che scendono verso l’ipotalamo e il tronco cerebrale avviano il comportamento arbitrario e le reazioni inconsapevoli (sistema autonomo, endocrino, immune e nervoso-autonomo). Gli stati d’animo sono stati emotivi di lunga durata.
Nessun organo del sensorio è in grado di percepire una sensazione. Non si può né vedere, né ascoltare, oppure odorare. Ciononostante sono proprio le sensazioni i meccanismi più importanti che regolano il nostro adattamento. La complessità di come noi veniamo pilotati da sensazioni, o emozioni, ce la indica anche il riflesso definito psico-galvanico.
Esso viene provocato da un’inquietudine, un’emozione causata da qualcosa di penoso, simile a ciò che ci fa arrossire. Negli USA questo riflesso sta alla base della macchina della verità. Il processo fisiologico è il seguente: Gli ioni Na+ prodotti da enzimi ormonali attraversano le membrane delle ghiandole sudorifere e attirano particelle idriche. Le particelle connesse agli ioni generano una pressione eccessiva all’interno delle ghiandole sudorifere, pressione che le stesse ghiandole eliminano estraendola. La superficie cutanea così inumidita ha un grado di conducibilità elettrica più elevato. Questo grado di conducibilità può essere trasformato in suoni o colori che testimoniano visualmente o acusticamente la commozione o il dispiacere del soggetto.
Questo principio venne all’origine impiegato quale forma di comunicazione non verbale. L’umidità delle ghiandole sudorifere contiene infatti feromone che inconsapevolmente l’individuo assorbe dall’ambiente. L’organo che assolve a questa funzione è il vomero nasale che si trova alla base della cavità nasale, all'interno del setto cartilagineo nella parete divisoria. Lo stimolo assorbito va a collegarsi direttamente al sistema limbico e pilota le sensazioni di identificazione con i nostri simili.
In presenza di una forte eccitazione del sistema limbico nella zona del lobo temporale scaturisce una percezione molto speciale.
Quando questo scomparto cerebrale cade sotto la tempesta di un potenziale elettrico attivo, quasi un attacco epilettico, l’individuo avverte una luce abbagliante che spesso collega ad una visione trascendentale. Contemporaneamente sorgono forti sensazioni di unione con il cosmo, di visione che ne illumina il funzionamento. L’essere è pervaso da un’immensa felicità e non trova parole per descrivere quello che prova.
In presenza di un bombardamento sincronizzato di neuroni sul lobo temporale (principio della coerenza) viene attivato una sorta di modello creatore, artefice soprannaturale. La disciplina che si occupa di studiare questo fenomeno ha preso il nome di Neuroteologia.
Il lobo temporale è in realtà una necessità cerebrale determinante. Esso è responsabile dell’elaborazione del linguaggio, del riconoscimento degli oggetti, dei visi e dei concetti. Per finire, il mondo di cui facciamo esperienza trova qui la sua coscienza e il suo significato. Esso contiene in buona parte il sistema limbico già accennato con la coppia dell’amigdala dove convergono i segnali che provengono da tutte le regioni cerebrali che elaborano sensazioni: caldo, freddo, odori, suoni, immagini, contatti e tatto.
Quello che in special modo caratterizza questo centro di raccolta di stimoli ambientali è l’accumulo di sensazioni, un processo unico nel suo genere. Il coordinamento delle sensazioni che hanno avuto accesso in noi trasferisce il subcosciente nella condizione di proporre una valutazione integrativa di questi campioni di energia. Sono essi dannosi? Mi sono utili? Adesso, come devo reagire? Questo indica che le sensazioni, al di là di tutto, provocano subito un pilotaggio automatico della materia pronta a reagire in presenza della situazione percepita.
Le amigdale tragittano agli ippocampi senza intoppi una nuova sollecitazione cruciale. Nell’ippocampo viene scelto quello che può continuare a vivere nei ricordi e quello che deve essere dimenticato. L’ippocampo contemporaneamente ordina gli avvenimenti in fasulli o corretti e li cataloga in una sorta di cassetti. Proprio questo compito rischia di caricare oltre misura l’ippocampo che, per rispettare fedelmente tale schema, paragona il nuovo che viene percepito con quello che lo spirito si attendeva. Eventi improvvisi e astrusi, che non possono appartenere al retroscena delle esperienze vissute fino al momento, vengono rifiutati. A meno che il filtro dell’ippocampo non sia esattamente predisposto ad accettare l’impossibile, l’aldilà, che è estraneo alla quotidianità.
Una tale predisposizione, non è prevista su larga scala per tutti gli individui e resta solo prerogativa di alcuni “iniziati”. Il problema è che l’individuo, con filtri più ampi del normale rischia di annegare in una fiumana d’informazioni ricevendone possibilmente danno. D’altro canto un filtro limitato gli preclude la creatività condannandolo ad una vita piatta e noiosa.
Il principio di una vita nell’aldilà è più o meno attivo in noi tutti. Un sondaggio eseguito negli USA presso diverse Università, portò alla luce che ben 40 per cento degli scienziati credono in Dio e in una vita eterna dopo la morte, e sono convinti che le preghiere vengono ascoltate. In Germania una persona su tre crede nella resurrezione e una persona su due all’angelo custode.
Con la meditazione possiamo, p.e., indurre consapevolmente lo stato particolare di esperienza estraterrena. Tale stato può essere individuato fisiologicamente tramite misurazioni specifiche. La frequenza respiratoria si abbassa, il consumo di ossigeno diminuisce fino al 30 per cento, la resistenza elettrica cutanea aumenta rapidamente, lo stomaco rinuncia al suo ambiente acido per la digestione e in contropartita è il sangue che diventa più acido e purificato attraverso i reni.
Nel cervello, circa un minuto dopo l’inizio della meditazione, si possono misurare frequenze di tipo Alfa e talvolta addirittura quelle più lente di tipo Theta, segno che i neuroni si sono uniti in un fuoco coerente. Questo stato viene raggiunto raramente nella vita quotidiana e soprattutto mai ad occhi aperti.
Con l’aiuto di un metodo infallibile, lo SPECT (Single Photon Emission Control Tomography) è stato possibile dimostrare in modo chiaro una forte diminuzione dell’attività del metabolismo nelle regione cerebrale parietale. Bisogna anche tenere conto che in questa regione sono radunate tutte le informazioni corporali: posizioni dei muscoli, delle articolazioni, i segnali di equilibrio, le impressioni ottiche, praticamente l’intero stato fisico. Quando questa regione cerebrale viene meno irrorata di sangue, la percezione del proprio organismo impallidisce e l’individuo si trasforma in puro spirito. Esattamente questo riferiscono i soggetti che ne fanno la prova: non si sente più la forza di gravità, libero da ogni legame terrestre, svanire per così dire nell’infinito.
Particolarmente affascinante sono quelle esperienze che in questo stato raggirano l’autocensura dell’ippocampo. Ne segue l’apertura improvvisa di orizzonti di nuovi mondi che prima si sono affacciati come fantasia e ora appaiono pienamente reali.
In questa eccezionale situazione il corpo libera droghe proprie che hanno lo stesso effetto degli allucinogeni che permetterebbero di riprodurre tali situazioni se esse non fossero interdette perché molto pericolose. Altri metodi che permettono di entrare in questo stato sono i ritmi dei tamburi, riti di danza, digiuni, privazione di sonno o lampi di adrenalina. Nel pieno della situazione si registra una maggiore sensibilità temporanea, un livello di attenzione più elevato, qualche volta anche chiaroveggenza, previsioni e sempre nuove percezioni e sensazioni che ricordano un Artefice onnisciente.
Evidentemente, questa capacità di allucinazione ha preso posto “deliberatamente” nell’essere umano già all’origine della sua storia evolutiva. Effettivamente l’evoluzione ha costruito un corpo che sottostà a norme naturali valide in generale, e nello stesso tempo dotato di uno spirito che si sottrae a queste norme.
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