Esperienze di vita Indice
Sul sentiero - Parte quarta
Anonimo - novembre 2010
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Verso la “religione dell’umanità”
La “Rivelazione” ininterrotta
Il paganesimo considerava soprattutto la relazione dell’uomo con la divinità attraverso la natura (Uomo-Natura-Divinità); il Cristianesimo propone la relazione “diretta” tra l’uomo e la divinità (Uomo-Divinità); la “Religione dell’Umanità” porrà le basi di un vincolo religioso che trasformerà la convivenza umana per mezzo di nuove modalità di relazione basate sulla Cooperazione e l’Amore fraterno, capaci di favorire il pieno sviluppo dei talenti di ciascuno, e di ciascun gruppo (Uomo-Umanità-Divinità).
L’uomo diventerà sempre più consapevole che collegando intimamente la propria coscienza a quella dell’umanità potrà ampliare la sua visione e le sue potenzialità e seguirà naturalmente il precetto della Bhagavad Gita:
Il principio che dà la Vita pervade ogni cosa. L’uomo deriva potere da esso; compi ogni azione come fosse un atto di adorazione verso questo principio. Allora tu raggiungerai la pienezza dello yoga. In altre parole, se tu agisci per il benessere dell’umanità, tu diventerai uno yoga. (Bhagavad Gita, cap. XVIII, 46)
La “Rivelazione” divina non è avvenuta una volta per tutte in determinati periodi storici: essa è continua come continua è la Creazione. Svelamento progressivo della Divinità ed evoluzione dell’Umanità sono dunque in relazione; di epoca in epoca l’umanità riceve una sillaba di Verità da elaborare ed interiorizzare in forme di vita, di cultura e di spiritualità sempre più raffinate. Ogni parte di Luce intravista è stata ed è una forma di religione; ognuna di esse trova le proprie radici in quella precedente e prepara quella successiva, più ampia ed avanzata; in tal modo l’umanità evolve e si perfeziona.
La Sapienza divina è alla radice di tutte le filosofie e di tutte le scienze, ed è anche quella luce che illumina ogni Pensatore. Moti disprezzano i frammenti di verità che gli altri posseggono mentre affermano il valore assoluto di quei frammenti che dicono loro propri, scegliendo così di vivere, per arroganza e ignoranza, nell’eresia della separazione. La Verità fondamentale che tutte le religioni riconoscono, e intorno alla quale si può costruire un centro unitario, è l’Unica Essenza divina, che può essere conosciuta non nella sua Natura ma nelle sue manifestazioni; Essa si manifesta sotto tre aspetti e corrisponde, nella Sua triplice Essenza, a Padre, Figlio e Spirito Santo per i Cristiani; a Brahma, Shiva, Vishnu per gli Indiani; a Primo, Secondo e Terzo Logos per la terminologia teosofica.
Secondo le credenze orientali, e la Teosofia, il progresso dell’uomo avviene per mezzo della reincarnazione; quando tutte le prove fatte sul nostro globo sono state interamente assimilate dall’anima, quando essa ne ha tratto le lezioni necessarie e quando queste lezioni sono state mutate in facoltà mentali, morali e spirituali, allora l’anima inizia una nuova esistenza terrena portando con sé il suo “carattere”, che è semplicemente la somma delle sue esperienze. In tal modo, l’anima compie il suo cammino, fino a che ha “spiritualizzato la materia”, elevando se stessa e i suoi fratelli. Ad un certo punto della sua evoluzione, infatti, l’anima scopre il Sentiero: ora sa che - usando volontà, proposito, sollecitudine e vigilanza - può decidere di sviluppare consapevolmente i suoi poteri e le sue qualità per accelerare il percorso, invece che seguire la consueta via più lenta seguita dalla maggioranza dell’umanità; riconosce infine che una simile rapida evoluzione si conquista con la purezza, l’aspirazione, la meditazione e il servizio.
L’aspirante alla Verità è allora pronto ad incontrare nello spazio del Cuore i suoi fratelli, che aiuterà e dai quali sarà aiutato, e, quando ne sarà degno, il Maestro.
L’umanità odierna più riflessiva - e sempre meno disposta a rinunciare alla Ragione - si avvia ad una forma di spiritualità più ampia e inclusiva che accoglie ed elabora le verità dei percorsi iniziatici tradizionali materializzandone la luce in opere, attività, riti e cerimoniali, modalità di meditazione e invocazione adeguati alla realtà contemporanea. Krishnamurti ha più volte fatto riferimento ad una “religione interiore”, lontana da dogmi e autoritarismi:
Se un uomo vuole, come me, scoprire la verità, deve negare globalmente la struttura della religione: l'idolatria, la propaganda, la paura, la divisione, lei è cristiano e io sono induista. E' un'assurdità e bisogna essere luce a se stessi. Non solo a parole, ma luce perché il mondo è nell'oscurità e un essere umano deve trasformarsi, deve essere luce a se stesso. Questa luce non può venire accesa da nessun altro. (J. Krishnamurti, Un modo diverso di vivere)
La religione - nel senso in cui stiamo usando la parola, che non abbia in sé alcun genere di paura o di credenza - è la qualità per cui si tende a una vita nella quale non vi sia alcuna frammentazione. Se dobbiamo indagare su questo, dobbiamo non solo liberarci da ogni credenza, ma anche aver ben chiaro come ogni sforzo, ogni direttiva e ogni scopo costituiscano un fattore di distorsione. (J. Krishnamurti, La domanda impossibile)
Nell’Ottocento, Abdu’l-Bahà, iniziatore della “religione unificatrice” Baha’i, poi diffusa in tutto il mondo, auspicava un’età in cui ci fosse un corpo legislativo illuminato universale, una lingua unica e una moneta unica, poiché riteneva che ciò fosse voluto dal piano divino; egli così si esprimeva a proposito della religione:
La Religione dovrebbe unire i cuori, causare la scomparsa dalla faccia della terra delle guerre e delle lotte, dar vita alla spiritualità…
Se la Religione diviene causa di contrasti, odio e dispute, è meglio non averla e separarsi da una simile religione sarebbe invero un’azione pia. Ogni religione che non è causa di amore e di unità non è religione.
Dai tempi più antichi la Saggezza tradizionale sostiene che dietro le forme esteriori di religione è presente un nucleo nascosto, cui pochi, detti spesso “iniziati” possono accedere, avendone conquistato il diritto e la dignità attraverso la purezza di vita, l’elevato Sacri-ficio e la dedizione amorevole all’evoluzione dell’umanità. Questi insegnamenti comuni consistono in principi universali eterni, che affermano l’evoluzione del Tutto, l’essenziale unità dell’esistente, la divinità dello spirito umano, l’intelligenza intrinseca degli elementi, l’ordine, il ritmo e l’interdipendenza della Manifestazione, che hanno la loro fonte nell’appartenenza all’Essere unico.
Di tale Essere parla così Helena Petrovna Blavastky:
…un principio onnipresente, eterno, immutabile, e senza confini, su cui è impossibile ogni congettura, poiché esso trascende il potere dell’umana concezione e qualsiasi espressione umana o similitudine lo può solo rimpicciolire. (Helena Petrovna Blavatskj, La Dottrina segreta, proemio)
La Religione è, pertanto, innanzitutto riconoscimento e contemplazione di tale Principio. Afferma Krishnamurti, distruttore di vecchie forme:
Sapete cos’è la religione? Non è nelle preghiere salmodiate, né nel compimento di un rito, né nell’adorazione di dei di latta o di immagini di pietra, non è nei templi e nelle chiese né nella lettura della Bibbia o della Bhagavad Gita…Nulla di tutto ciò è religione.
La religione è il sentimento di bontà, quell’amore che è simile ad un fiume, vivo, eternamente in movimento. (J. Krishnamurti, La ricerca della felicità)
Einstein prospetta una Religione universale, coniugata con la Scienza:
La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrà trascendere un Dio personale ed evitare dogmi e teologie.
Comprendendo sia il naturale che lo spirituale, dovrà basarsi su di un senso religioso che nasce dall’esperienza di tutte le cose spirituali e naturali, intese come un’unità colma di significato.
In tempi più recenti, Carl Sagan, astronomo e scrittore statunitense, profetizza:
Una religione vecchia o nuova, che metta in evidenza la magnificenza dell'universo così come rilevata dalla scienza moderna sarà capace di liberare riserve di venerazione e di rispetto che difficilmente sono state liberate dalle religioni convenzionali. Presto o tardi tale religione emergerà. (C. Sagan, Una macchia blu pallido)
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