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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

Storia del grado massonico di Royal Ark Mariner

- Prima parte - Aprile 2013
di Daniele Mansuino e Giovanni Domma

 



Da dove viene la forma dell’Arco?
Dall’Arcobaleno.

(The Grand Mystery of Free-Masons Discover’d – 1724)

 

 

Storia del grado massonico di Royal Ark MarinerAbbiamo visto nell’articolo La Massoneria del Marchio e i suoi side degrees come, nel 1856, il grado massonico del Marchio si costituì nella Grand Lodge of Mark Master Masons of England and Wales.

Il Marchio fu, in questo modo, il primo degli antient degrees - esclusi dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra con la riforma del 1813 - a darsi una struttura, e tutti gli altri, mano a mano che si riorganizzavano, tendevano a unirsi ad essa. Questo fu all’origine del fenomeno noto come side degrees, ovvero gradi laterali del Marchio.

La maggior parte di quei gradi, o sistemi di gradi, si fornì di un’organizzazione autonoma e stipulò con la Gran Loggia del Marchio un protocollo di amicizia. Soltanto uno, il Royal Ark Mariner (RAM), si regolò diversamente, delegando al Marchio la gestione della sua parte amministrativa.

Ancora oggi, i Regolamenti dell’Antica e Onorevole Fraternità dei Marinai dell’Arca Reale fanno parte delle Costituzioni e dei Regolamenti della Gran Loggia dei Maestri Massoni del Marchio (GLMMM).

Per questo, quando cominciano a sorgere Logge del Marchio in un Paese fuori dall’Inghilterra, di norma il RAM è il primo side degree a seguirlo.

In Italia, come la nostra rubrica ha ampiamente documentato, le prime Logge del Marchio sono comparse già da qualche anno - alcune, ad opera dei Fratelli della GLRI, per filiazione della GLMMM di Inghilterra e Galles ; un’altra all’obbedienza della GLMMM francese, di cui furono artefici i Fratelli Giovanni Domma e Massimo Vettese. Quest’ultimo è scomparso prematuramente nel mese di Ottobre 2012, destando grande rimpianto in tutti i Massoni che ebbero la fortuna di conoscerlo.

Dalle Mark Lodges di obbedienza inglese sono già nate in Italia due Logge del RAM : la “Pico della Mirandola” e la “Giorgio Vasari”, consacrate a Roma rispettivamente nel 2010 e nel 2012 ; mentre da quella francese - sotto la guida del Fratello Domma - è sorta il 20 Ottobre scorso la prima Officina italiana dei NAR (Nautonniers de l’Arche Royale).

Tra parentesi, siamo molto fieri del consenso destato dai nostri articoli presso i Fratelli della GLRI, che ci scrivono spesso ; sembra che presso di loro la passione nei confronti della ritualità britannica abbia ormai salde radici. Molti attingono notizie dal nostro libro Massoneria del Marchio per i loro lavori, dandoci l’impressione che la nostra opera divulgativa non sia stata vana ; li ringraziamo di cuore!

In questo articolo e nel successivo, non è ancora nostra intenzione affrontare il tema del RAM direttamente : tratteremo invece del suo processo di formazione, che è a nostro avviso una storia davvero interessante.

Come premessa necessaria, delineiamo questo mese i suoi temi simbolici principali (con particolare riguardo al loro sviluppo in ambito massonico, nelle gilde artigiane e nella muratoria operativa) ; il mese prossimo parleremo invece degli antichi gradi dai quali il RAM ebbe origine.

Non diversamente da innumerevoli gradi ispirati a temi biblici, il RAM è fondato sul mito dell’Arca di Noè.

Il personaggio biblico di Noè, figlio di Lamech, è oggetto nella Bibbia di due diverse genealogie : la prima (Genesi, 4) sottolinea la sua discendenza da Adamo attraverso Caino ed Enoch, la seconda (Genesi, 5) attraverso Seth, lo stesso Enoch e Matusalemme, che di Lamech era il padre. Il nome Noè può essere approssimativamente tradotto come riposo, o conforto.

Il nome della moglie di Noè, secondo fonti islamiche, era Waila. I suoi tre figli, Jafet, Sem (o Shem), e Cam (o Ham, o Kham), vengono considerati capostipiti delle razze che popolano la Terra : Jafet dei Bianchi, Sem degli Arabi e degli Ebrei, Cam dei Neri.

E’ da notare che nella Genesi Sem è sempre nominato per primo, il che lascia supporre che fosse il primogenito ; secondo varie tradizioni popolari, però, il primogenito sarebbe stato Jafet, e questa è forse la ragione per cui - nel RAM attuale - Jafet riveste il ruolo di Primo Sorvegliante, mentre Sem è il Secondo.

Parecchi dei temi legati al simbolismo del RAM sono di immediata comprensione, e hanno contribuito a risvegliare un grande attaccamento nei confronti di questo grado in tutti i Paesi nei quali viene praticato.

Così l’idea della quiete dopo la tempesta ; così la profonda riflessione sulla forza dell’istituzione familiare e del suo ruolo nella società ; così l’enfasi sul concetto (dal punto di vista massonico, molto Modern, e abbastanza inconsueto in un grado di origine Antient) che ad ogni Fratello è affidato un compito particolare da attuare in armonia con gli altri, per il bene di tutti.

Nella maggior parte dei gradi Antient, per quanto si parli abbastanza spesso di opere grandiose affidate ai Massoni (quali possono essere l’edificazione o la ricostruzione del Tempio), è raro che esse vengano esplicitamente collegate alla necessità dei Fratelli di armonizzare e coordinare il lavoro : questo soprattutto a causa di una forte sensibilità nei confronti dei pericoli legati all’orgoglio (vedremo il prossimo mese la bellissima Leggenda di Phaleg). Se è il caso di motivare in qualche modo il precetto dell’unione massonica, si preferisce piuttosto collegarlo al senso di solidarietà ; e il RAM in questo non fa eccezione, ponendo in risalto la lotta dell’umanità contro le catastrofi e le intemperie, e sottolineando le analogie tra i pericoli del Diluvio e quelli della vita.

Non solo, ma un grande spazio - davvero assai vasto rispetto ad altri rituali, e questo vale tanto in senso letterale che figurato - è dedicato al percorso che il Massone deve compiere per potersi rifugiare nell’Arca, a testimonianza della maggiore attenzione rivolta dagli Antients agli aspetti individuali dell’esperienza iniziatica.

E’ un percorso di salvezza intesa soprattutto come trasmutazione interiore : in questo senso, le idee degli Antients non erano lontane da quelle dei grandi Massoni - ermetisti dei Paesi latini.

Difatti, non a caso - nel panorama dei gradi massonici oggi praticati - il RAM è uno di quelli che in maggior misura ha ereditato i tesori ermetici dei rituali settecenteschi : ritorneremo su questo tema nell’articolo del prossimo mese.

Storia del grado massonico di Royal Ark MarinerPer adesso, è il caso di osservare che l’Arcobaleno - il simbolo per eccellenza della trasmutazione interiore - si trova nel suo emblema, e può essere considerato uno dei suoi principali simboli.

Secondo Oliver, l’Arcobaleno che si disegnò nel cielo dopo il Diluvio come emblema del nuovo patto tra Dio e l’umanità sarebbe entrato nell’antica tradizione ebraica attraverso le credenze degli Architi (i Fenici d’Africa), per i quali rappresentava il vestito di Dio (in questo modo viene definito anche dal profeta Ezechiele). Ai nostri giorni, una delle interpretazioni massoniche più diffuse è quella di considerarlo un ponte tra l’antico e il moderno, tra il passato e il presente.

Nel 1872, gli studiosi (non solo massonici) del mito del Diluvio si erano trovati a dover fronteggiare un trauma senza precedenti : era stata infatti tradotta la tavoletta cuneiforme babilonese sulla quale era riportato il mito di Gilgamesh - analogo a quello di Noè, ma palesemente più antico.

Ai nostri giorni, si dà per scontato che il racconto biblico del Diluvio sia tratto da fonti anteriori ; ma fino ad allora, ben pochi avevano messo in dubbio che la Bibbia fosse il più antico dei libri, dal quale le altre forme di cultura scritta erano in un modo o nell’altro derivate.

Oggi noi facciamo fatica a capirne i motivi, ma la scoperta del mito di Gilgamesh segnò per il RAM un duro colpo : parecchi Fratelli se ne allontanarono sentendosi in qualche modo traditi, mentre tra quanti rimasero resistette a lungo - a dispetto di ogni evidenza - l’idea che i Babilonesi avessero tratto ispirazione dalla Genesi, e non viceversa.

Questa crisi, si noti, esplose soltanto un anno prima dell’incontro - tenutosi alla Freemasons’ Hall di Londra - nel quale venne varata la politica dei side degrees, e c’è chi ha ipotizzato che la sorprendente scelta del RAM di fondersi col Marchio venisse dalla convinzione che il grado, da allora in poi, non avrebbe più potuto reggersi con le proprie gambe : un timore che, alla luce delle successive vicende, appare infondato.

Fu poi provato da altri archeologi che il racconto biblico del Diluvio era formato dalla sovrapposizione di due racconti. Il primo, più antico e più semplice, coincideva con l’epopea di Gilgamesh, mentre tutto quanto concerneva le azioni di Noè più in dettaglio : l’edificazione di un Altare, l’impianto di una Vigna eccetera (e in linea di massima, l’interpretazione etica e teologica della vicenda), poteva considerarsi frutto di un’aggiunta posteriore, risalente (si crede) a circa duecento anni dopo.

Del resto, la tradizione secondo cui un uomo prediletto da Dio scampò al Diluvio insieme alla sua famiglia si è tramandata anche in molte altre nazioni : tra queste l’India, la Grecia e l’Irlanda.

Addirittura nella stessa tradizione druidica inglese, dove molte tracce del mito del Diluvio si ritrovano nella leggenda di un’inondazione causata dallo straripamento del lago Llyon : qui fu il dio Gwidion, corrispettivo di Mercurio, a tracciare l’Arcobaleno nel cielo, volendo così promettere (a un uomo e una donna che si erano salvati) che il lago non sarebbe straripato mai più.

Scoperte del genere segnarono anche la fine della credenza che attribuiva la compilazione di tutti e cinque i libri del Pentateuco a Mosè. Questo avrebbe potuto segnare una crisi ancora peggiore, non solo per il RAM ma anche per molti altri antient degrees ; ma i Massoni avevano ormai digerito l’idea che la corrispondenza tra narrazioni bibliche e scoperte archeologiche non fosse sempre esatta, imparando a concentrarsi maggiormente sull’aspetto simbolico ed esoterico dei rituali.

La vicenda di Noè può essere accostata a quella di Adamo, perché sono i due passi biblici nei quali l’influenza attiva del divino nel determinare le vicende umane risulta maggiormente enfatizzata, e hanno avuto in questo senso un enorme influenza tanto sulla teologia cristiana quanto – di riflesso – sulla storia della civiltà occidentale.

Potrebbero anche essere definite due successive creazioni del mondo : la prima dalla Terra, la seconda dall’Acqua - e da questo sorse l’idea che la terza distruzione/rigenerazione dell’umanità verrà dal Fuoco, un tema che è riemerso nelle speculazioni degli esoteristi soprattutto dopo Hiroshima.

Un’altra idea comune ai due miti è che il Creatore ha la facoltà di affidare la rigenerazione del genere umano a un Uomo da lui scelto, che si trova in questo modo da lui investito di poteri e facoltà sconosciuti alla maggioranza : è questa una delle fondamentali legittimazioni dell’idea di esoterismo, inteso come percorso di elevazione individuale sì, ma non fine a sé stesso – destinato piuttosto a trasmettere i suoi doni all’intera umanità.

In questo senso, Dio si fa tramite Noè Architetto e Costruttore, e il Massone noachita aspira a farsi simile a Noè imitandone le azioni. Un tratto distintivo del RAM, sul quale molti autori tornano volentieri, è come l’ideale percorso che va dal Massone al Grande Architetto tramite l’Uomo Primordiale risulti in questo grado assai più chiaramente e semplicemente tracciato rispetto alla complessa e un po’ misteriosa visione corale che si delinea nel quadro della ritualità hiramita.

L’affascinante tema della distanza/corrispondenza tra le visioni hiramita e noachita è messo a fuoco assai propriamente da Mottram, che appunta l’attenzione sulle differenze tra l’arte della carpenteria edile e quella navale : la prima si rivela più difficile nelle fasi preliminari e iniziali, poi il lavoro già fatto offre un sostegno e un modello a quanto segue, sicché tutto si risolve in una procedura per così dire automatica.

Invece la costruzione di una nave è all’opposto : essa obbedisce dapprima a formule predefinite che richiedono solo di essere adattate alle dimensioni del vascello, ma nel prosieguo si fa sempre più difficile, con variabili sempre nuove caso per caso - quali ad esempio il massimo peso che possa essere attribuito alle opere morte, o quale debba essere la loro distribuzione più opportuna per assicurare un galleggiamento ottimale.

Difficilissimo è poi il caso di una nave che - come l’Arca - non debba essere varata, ma sia destinata a sollevarsi poco a poco sotto la spinta delle acque : il rischio principale è che il terreno sotto di essa ceda sotto il peso e la imprigioni nel fango. Per risolvere tutti questi problemi, egli nota, occorrono conoscenze di prim’ordine sia nel campo della Fisica che in quello della Geometria.

 

(Nota : molti studiosi si sono chiesti se per l’impermeabilizzazione dell’Arca fosse stata usata resina, gomma o bitume. E’ da notare che l’arte della manipolazione di tali sostanze conobbe in Medio Oriente un sorprendente sviluppo fin dai tempi più antichi ed era considerata sacra, come risulterà ai miei lettori esperti nel campo delle fumigazioni magiche ; ora, il fatto che l’Arca fosse stata calafata con uno di questi prodotti costituisce una parte del suo simbolismo sulla quale numerosi Massoni di indirizzo esoterico si sono soffermati.)

 

Comunque sia, le analogie tra le due principali forme massoniche risultano essere ben più significative delle differenze. Come Hiram, Noè galleggia sulle acque inferiori in un cofano che è la sua bara, passando attraverso la morte e la distruzione ; come per Hiram, la sua resurrezione equivale simbolicamente alla salvezza di tutte le forme viventi.

Provocatorio e geniale come era suo costume, George Oliver osservò : Noè (…) era definito il padre dell’umanità. Veniva dal grembo di una donna, ma era nato nella vergine Arca, senza intervento di nessuna creatura umana ; fu poi elevato a oggetto di idolatria, e divenne la principale divinità nel mondo dei gentili (…) essendo considerato un’incarnazione della divinità…

E gli fa eco Neville Cryer : Lui e Dio erano uno. Sul finire del primo millennio dell’era cristiana, la figura di Noè veniva considerata una prefigurazione di quella di Cristo.

Questo è un concetto già implicitamente presente in Tertulliano, con la sua idea che il Diluvio prefiguri il Battesimo, e che venne poi apertamente formulato da Giustino Martire.

Rifacendosi al loro pensiero, così si esprimeva nel 1713 un anonimo ecclesiastico francese :

 

I Padri della Chiesa hanno osservato che l’Arca era l’immagine della Chiesa, intesa come unica Arca entro cui l’uomo può trovare la salvezza (…). Il legno e l’acqua rappresentano due grandi misteri : l’acqua, che nel Battesimo ci purifica dal peccato, nella forma del Diluvio purificò il mondo dalle abominazioni ; e il legno della Croce del Salvatore (…) ha salvato il mondo intero. Così piacque a Dio di prefigurare la Sua Chiesa nell’Arca, che è il simbolo della redenzione e del rinnovamento del mondo.

 

A proposito del tema Arca della Salvezza/rinnovamento, Mottram sottolinea la capacità del veicolo Arca di sollevare Noè al di sopra dei risultati evolutivi conseguiti dai suoi antenati, portandolo più vicino a Dio. Egli non portò nell’Arca nessuno che appartenesse alla generazione precedente ; questi, del resto, si erano dimostrati incapaci di comprendere il senso e il valore del veicolo che andava approntando.

L’idea di un Arca/Tempio non destinata a intraprendere alcun viaggio, ma interamente consacrata all’idea di trasmutazione interiore emerge con chiarezza dalla versione ellenica del mito dell’Arca, riportato da Diodoro Siculo : Sesostris costruì un’Arca di cedro ricoperta di placche d’oro, la cui lunghezza era di 280 cubiti, la fece portare nel Tempio di Tebe e quivi la consacrò a Osiride ; nell’interno di questo edificio venivano celebrati i cosiddetti misteri diluviani.

Cryer fa notare la vicinanza nella lingua greca dei termini naus (Tempio) e naos (nave), nonché la ricorrenza nell’architettura sacra di vari termini di origine nautica, come ad esempio navata.

Non conosceva, probabilmente, i versi del nostro Cardarelli :

 

O chiese di Liguria, come navi
Disposte ad essere varate!

 

Sappiamo che i misteri diluviani degli antichi Greci erano collegati tanto all’idea della sacralità del rinnovamento (potremmo quasi dire : del progresso) quanto a quella di un’evoluzione estesa che coinvolge anche le specie animali e - per estensione - l’intero mondo della natura. Millenni dopo, entrambi sarebbero stati ripresi e sviluppati nell’ambito della letteratura teosofica, e rappresentano forse oggi il più fondamentale contributo della scuola anglosassone all’esoterismo contemporaneo.

Di qui la possibilità di fruttuosi accostamenti sul tema Arca/progresso, strettamente associato all’idea che spetti all’uomo l’edificazione di una sorta di scatola magica volta a salvare le specie animali : ovvero riscattare l’animalità in noi dalla meccanicità degli istinti e guidarla alla consapevolezza.

La tendenza, emersa in Inghilterra tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, a riscoprire e privilegiare le istanze teologiche legate all’idea di rinnovamento è ben rispecchiata nei più antichi catechismi massonici, e fece sì che i due leit-motiv Arca/progresso e Arca/patto risultassero, nelle esegesi più antiche, intrecciati al punto da risultare quasi indistinguibili.

In Genesi 9:17, il Signore aveva spiegato che l’apparizione dell’Arcobaleno (non citata, è bene notarlo, nelle versioni babilonese ed egiziana del mito del Diluvio) è il segno del patto che ho stabilito tra me e TUTTE LE CREATURE DELLA TERRA, ma a dispetto dell’importanza della cosa l’accostamento tra l’Arca di Noè e l’idea di patto non era stato molto rivisitato nell’Antico Testamento : si potrebbe quasi supporre che il secondo patto, stipulato da Dio col solo popolo ebraico, avesse eclissato - nell’immaginario collettivo degli Ebrei - il precedente. Sarà soltanto con l’avvento di un terzo patto, quello stipulato tra Gesù e l’umanità, che il collegamento Arca/patto tornerà a risaltare, e assumerà nuova importanza.

Le esegesi cristiana e massonica non mancano neppure di porre in risalto l’umiltà di Noè, che ben lungi dall’inorgoglirsi per essere stato prescelto da Dio e per la formidabile impresa da lui realizzata, dopo il Diluvio riprende come se nulla fosse stato le sue normali attività di padre di famiglia, artigiano e agricoltore, stimando di non aver fatto nulla di più del proprio dovere.

In questo si contrappone ad Adamo, che cadde vittima del peccato dell’orgoglio, ed ai suoi stessi discendenti, che si dedicarono all’edificazione della Torre di Babele. La Massoneria noachita ha sviluppato nei secoli questo tema fino a porre l’idea di umiltà al centro del proprio percorso.

Annota Neville Cryer che, secondo una leggenda, Noè portò nell’Arca la bara contenente i resti di Adamo ; era per avere costantemente sotto gli occhi i frutti dell’orgoglio, o perché il suo antenato che aveva sofferto le conseguenze del proprio orgoglio potesse raggiungere la salvezza di cui l’umiltà fa beneficiare?

La leggenda del Sepolcro di Adamo, cui Cryer fa riferimento è riportata nel Briscoe Pamphlet (1724) :

 

Adamo si era preparato per l’eterno riposo una magnifica Pietra Monumentale, su cui erano incise tutte le Figure Geometriche e i Geroglifici, successivamente ripresi dagli Antichi Egizi, insieme alla spiegazione del significato della lettera Tau, che era il Marchio apposto su Caino perché nessuno lo toccasse, e sarebbe stato poi utilizzato anche da Mosè per proteggere gli Israeliti dall’Angelo della Distruzione.

Ora accadde che Adamo fu avvertito che la sua Morte stava arrivando ; affidò quindi questo Sarcofago di Pietra a suo figlio Seth, con questo Incarico : che dopo il suo Decesso, il suo Corpo sarebbe stato deposto lì finché non si fosse trovato un Sacerdote dell’Altissimo che potesse celebrare il suo funerale secondo il rito di Melchisedec ; così il Corpo di Adamo fu tramandato fino a Noè, che lo sistemò al centro dell’Arca, e ogni giorno offriva Preghiere sulla sua Tomba Monumentale, come su un Altare offerto a Dio dalla Fede di suo Padre Adamo…

 

Le più antiche raffigurazioni del Diluvio si trovano nelle catacombe di Roma e risalgono al secondo secolo dell’era cristiana. Un’altra, del quinto secolo, si trova nella sinagoga di Gerasa, mentre risale all’undicesimo secolo il ciclo di affreschi sul Diluvio che si può ammirare nella Chiesa di Saint Savin, in Francia.

Posteriormente, troviamo varie pitture, sculture e bassorilievi in Chiese e Cattedrali gotiche francesi e inglesi. Talvolta, non lontano dall’immagine dell’Arca è raffigurato anche il Tempio di Salomone, a testimoniare che il collegamento tra i due simboli era già presente nell’arte sacra medievale.

Michelangelo, nella Cappella Sistina, raffigurò Noè nell’atto di rendere grazie a Dio dopo essere scampato al Diluvio ; anche Tiziano e Carracci produssero le loro versioni della storia dell’Arca.

In Gran Bretagna, una forma volgarizzata del racconto del Diluvio circolò nella Biblia Pauperum fin dal quattordicesimo secolo. Ne ebbero origine varie leggende, come quella – diffusa a Norfolk – per cui l’Arca, prima di scendere sull’Ararat aveva preso terra su una collina nella parte meridionale di quella contea, il Dunham Common ; Noè però trovò il Diavolo ad aspettarlo, così chiuse il portello e riprese la navigazione.

E’ bene documentato come nell’Inghilterra medievale le gilde artigiane fossero chiamate a prendere parte alle feste religiose, nelle quali spesso venivano messi in scena episodi della Sacra Scrittura. Si ha notizia di sette feste annuali dove era rappresentata la storia dell’Arca ; si tenevano a Chester, Coventry, Cornwall, Hull, Newcastle, Wakefield e York.

In quella di York, l’edificazione dell’Arca era affidata alle corporazioni dei carpentieri navali, fatte venire espressamente dai centri costieri della contea ; invece le vicende successive erano interpretate dai pescatori e dai marinai.

A Chester la moglie di Noè non voleva saperne di entrare nell’Arca, e la parte in cui Jafet si dava da fare per convincerla veniva considerata il pezzo forte della rappresentazione, alla quale il pubblico partecipava schierandosi in favore dell’una o dell’altra parte. A Wakefield invece toccava a Noè convincerla, ed era spesso costretto a far ricorso a… una buona dose di legnate.

Estremamente interessante, dal nostro punto di vista, è che a Cornwall il medesimo ruolo di dissenziente fosse rappresentato da …Tubalcain (non dimentichiamo che questo personaggio, secondo la tradizione, era un fabbro : forse era lì in qualità di fornitore di chiodi).

A Hull la rappresentazione si svolgeva su un palcoscenico mobile raffigurante l’Arca ; poiché si svolgeva in coincidenza con un’importante festa agricola, l’enfasi veniva posta sul ruolo di Noè come vignaiolo. A Newcastle invece veniva privilegiata l’immagine di Noè carpentiere, e gli artigiani locali intrattenevano il pubblico sulle tecniche da lui messe in opera nella costruzione dell’Arca.

In questo modo il mito dell’Arca si introdusse nella tradizione orale delle gilde, rimbalzando dall’una all’altra e figliando leggende e nuove versioni.

Alcuni studiosi del Rinascimento furono tra i primi a fissare le leggende artigiane sull’Arca per mezzo della parola scritta : così, nel 1609, Thomas Dekker scrive un’opera su Quattro Uccelli dell’Arca di Noè, dove tratta della Colomba, dell’Aquila, del Pellicano e della Fenice in termini che ritroveremo in larga parte nel simbolismo massonico.

Già il più antico documento scritto della muratoria operativa (il Poema Regio, circa 1390) cita Noè e l’Arca (verso 537), e l’inserimento del nostro personaggio nell’elenco dei padri nobili della muratoria è presente in tutte le Costituzioni precedenti al 1717 oggi note.

E’ opportuno notare, inoltre, come i primi Massoni fossero convinti dell’esistenza di un legame tra il mito di Noè e l’introduzione nel simbolismo muratorio delle Colonne.

Già nel secondo secolo dopo Cristo Giuseppe Flavio aveva alluso alla leggenda dei due pilastri antidiluviani ; ora, secondo le Old Constitutions essi erano di marmo, e su di essi Lamech, padre di Noè, avrebbe trascritto tutte le scienze umane per farle sopravvivere al Diluvio.

Nelle Costituzioni del 1723, Anderson dichiara che Noè e i suoi tre figli Jafet, Sem e Cam, tutti bravi Massoni, portarono con sé oltre il Diluvio le Tradizioni e le Arti degli Antidiluviani ; i pilastri, però, li attribuisce a Enoch.

Nelle Costituzioni del 1738 invece, probabilmente in seguito a rimostranze ricevute da Massoni portatori di tradizioni diverse, cita Giuseppe Flavio a testimonianza del fatto che i pilastri di Enoch sarebbero rimasti in Siria, lasciando quindi aperta la porta all’ipotesi che quelli citati nelle Old Constitutions fossero altri due.

Pochi anni dopo, una Lettura in uso presso la Athol Lodge degli Antients recitava :

 

D : Vogliate informarci come ebbero origine i nomi delle Colonne.

R : Dopo che Noè, appena uscito dall’Arca, ebbe edificato la Colonna o Altare del Sacrificio e ricevette la benedizione di Dio, la battezzò J (…) in memoria dell’Arcobaleno che Dio aveva fatto apparire nei Cieli (…). Questa Colonna fu, negli anni successivi, accresciuta in grandezza e ornamenti dai discendenti di Noè, e considerata un Tesoro molto sacro ; ne innalzarono poi molte altre, in tutti i luoghi dove ebbero a soggiornare…

 

E proseguiva poi, attribuendo l’origine della Colonna B a cause diverse.

Chiudiamo con due curiosità. Sempre a proposito delle origini Antient del RAM, non possiamo trattenerci dal citare una sua curiosa prerogativa, sopravvissuta fino ai nostri giorni e tuttora praticata : ovvero la possibilità, da parte dei Gran Maestri Provinciali del Marchio, di conferire a pochissimi autorevoli Fratelli il Royal Ark Mariner Grand Rank. Questo grado li autorizza a intervenire ai lavori del RAM in qualsiasi parte della Terra senza bisogno dell’invito.

E ancora : in molti Paesi, una curiosa appendice facoltativa del RAM è il Cork. E’ questo uno scherzoso rituale dai tratti goliardici (ma non per questo sprovvisto di profondità) che regola nei minimi dettagli lo svolgimento delle Agapi.

Può essere praticato anche in combinazione con altri riti (ci è giunta la notizia della presenza di Massoni del Cork anche in Italia), e anche a questo stiamo pensando di dedicare, prima o poi, un articolo.

Il seguito di questo lavoro tratterà delle prime forme di Massoneria noachita, e di come esse si siano evolute nel grado del RAM oggi esistente.

 

Daniele Mansuino e Giovanni Domma

 

Seconda parte


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