Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Sapienza, Forza e Bellezza
Marzo 2013
di Giovanni Domma
Che la Sapienza illumini il nostro lavoro. Che la Forza lo renda saldo. Che la Bellezza lo irradi e lo compia.
Gli uomini liberi e di buoni costumi che intendano davvero comprendere il senso della triade Sapienza, Forza e Bellezza, dovranno intraprendere il sentiero che porta alla conoscenza e alla verità: un cammino arduo e faticoso.
Il suo percorso è tutto in salita, e facilmente ci si scoraggia, in quanto richiede forte personalità, fede, costanza e tanta umiltà.
C’è chi suppone che per avanzare lungo questo sentiero sia necessario lo studio di complesse astrazioni esoteriche; io penso invece che si possano ottenere risultati molto migliori concentrando, nel nodo giusto, la nostra attenzione sulla realtà.
Se non altro, per una ragione: nella vita reale si trovano continuamente nuovi ostacoli da superare, che spesso ci costringono a deviare dal traguardo che avremmo voluto raggiungere. Non è così nella pratica massonica, dove il rituale scorre immutabile, neutralizzando le avversità legate ai disordini della vita profana: si direbbe davvero che i Massoni lavorino in un altro tempo e in un altro spazio.
Questa contrapposizione, però, può essere sanata, e il costante lavoro per trasporre l’ideale massonico nella vita reale consente all’uomo grandi passi lungo il cammino della formazione e della conoscenza.
Dai giorni lontani della muratoria operativa, gli strumenti utilizzati nel lavoro massonico sono forse cambiati, ma non sono mutati i suoi fini: seminare tra gli uomini un sentimento di vera Fratellanza, diffondere quei principi e valori per cui l’umanità possa crescere, sia culturalmente che civilmente.
I valori trasmessi al Massone, ciascuno li diffonderà secondo le proprie capacità e le opportunità che gli offre la vita. Se bene li ha compresi, non troverà nessuna difficoltà a insegnarli. Potrà allora provare qualcosa di simile a un grande senso di fierezza, e le persone che avranno la fortuna di entrare in contatto con lui si accorgeranno della speciale Luce che egli diffonde: una Luce che sparge nel mondo serenità, tranquillità e sicurezza, dono e patrimonio esclusivo di poche persone speciali.
Già prima di entrare in contatto con l’Istituzione, il Massone portava nascosto in sé questo dono (non mi stancherò mai di ripeterlo: secondo me, Massoni si nasce); ma ha anche lavorato per svilupparlo e perfezionarlo, mediante il lavoro di sgrossatura interiore che deriva dalla frequentazione della Loggia.
La Loggia è un luogo sacro, dove - come non avviene da nessuna altra parte - gli esseri umani si dimostrano all’altezza di lavorare all’unisono, come se fossero una persona sola, per il perfezionamento intellettuale e morale del proprio io.
Non esiste a tutt’oggi luogo più adatto di una Loggia per chi voglia sviluppare il lato migliore della sua interiorità, perché la Massoneria è la più antica e venerabile scuola iniziatica per il perfezionamento e la formazione delle individualità umane.
Il Libero Muratore, per lavorare, ha bisogno di simboli, che sono i suoi principali strumenti, e tra questi la triade Sapienza, Forza e Bellezza è il più fondamentale.
Questa triade può anche essere considerata alla stregua di un ternario dinamico, e si dice allora che esso sintetizzi il lavoro consacrato dal Massone al suo perfezionamento interiore; mentre l’altro ternario - Libertà, Uguaglianza e Fratellanza - si riferisce alla parte del lavoro rivolta agli altri, siano essi Fratelli o profani.
In questa suddivisione schematica c’è indubbiamente del vero, ma secondo me l’idea che un ternario riguardi la vita interiore e l’altro la vita sociale non deve essere interpretata con rigidità.
Per esempio: essendo il ternario costituito da Sapienza, Forza e Bellezza (o Sapienza, Bellezza e Forza - ritornerò tra poco su questo discorso) collegato simbolicamente alle Tre Luci (ovvero al Maestro Venerabile e ai due Sorveglianti), nell’Apertura e Chiusura dei Lavori si verifica un’inversione per cui quello che è, nell’Apertura, il punto di partenza, ritorna ad essere nella Chiusura la meta.
Questo, suppongo, per affermare che sì, nello spaziotempo consacrato del lavoro di Loggia tutti noi possiamo idealmente raggiungere la perfezione, ma al ritorno nel mondo profano dovremo nuovamente lavorare e lottare per esserne degni – in questo modo, uno stato di perfezione ideale e virtuale potrà diventare reale e effettivo, o perlomeno è nostro dovere fare il possibile per accostarlo.
Per questo, le due affermazioni Il lavoro massonico consente di conseguire la perfezione individuale e La Massoneria persegue il benessere dell’umanità non solo sono entrambe corrette, ma strettamente intrecciate e collegate, e secondo me si può comprendere molto di più considerandole insieme.
Infatti, la somma dei sei valori espressi nei due ternari è stata equiparata alle sei facce della Pietra Cubica, significando che chi riesce a identificarsi con essi ha raggiunto la perfezione.
In questo senso, il loro messaggio travalica di molto i confini della Massoneria Azzurra, venendo a comprendere anche quei rituali di perfezionamento che magari non trattano di tutti e sei esplicitamente, ma ne sono l’emanazione.
Non a caso, l’ispirazione a scrivere di Sapienza, Forza e Bellezza in questo articolo non mi è venuta dal rituale della Massoneria Azzurra, bensì da un altro ancora poco noto in Italia (non per molto, però): quello degli Ark Mariners, o Marinai dell’Arca Reale.
Chi ha letto i nostri articoli passati ha già notizia di questo magnifico grado della Massoneria britannica, che mostra mirabilmente i legami tra il simbolismo degli antichi muratori e quello dei carpentieri che assemblarono l’Arca di Noè.
Il suo rituale venne introdotto in Inghilterra nel Settecento ; tanto per cambiare, a introdurlo fu Thomas Dunckerley, un grande Massone dimenticato cui abbiamo dedicato un articolo (ne abbiamo parlato anche nel nostro libro Massoneria del Marchio).
La storia dell’Ark Mariner presenta notevoli tratti di originalità. Come il Fratello Mansuino ed io abbiamo accennato nell’articolo La Massoneria del Marchio e i suoi side degrees, per quanto sia di fatto un side degree della Massoneria del Marchio, ufficialmente non viene considerato tale: questo perché, a differenza degli altri side degrees, a livello amministrativo dipende direttamente dal Marchio, senza disporre di una propria struttura autonoma.
L’Ark Mariner è quindi, solitamente, il primo side degree ad essere introdotto nei Paesi in cui la Massoneria del Marchio si espande.
Questo avviene anche da noi, dove ne esistono già due Logge, create dai Maestri Massoni del Marchio della Gran Loggia Regolare d’Italia: si tratta della “Pico della Mirandola” e della “Giorgio Vasari”, consacrate a Roma rispettivamente nel 2010 e nel 2012, e dalle notizie che mi giungono parrebbe che altre siano in via di costituzione.
Esiste inoltre in Francia una Loggia dell’Ark Mariner che lavora in lingua italiana, alla cui fondazione anch’io ho preso parte.
L’Ark Mariner non è il solo grado antico a trattare di Noè e dell’Arca: altri ne esistono in altre nazioni massoniche. Tra questi, già più volte ci è capitato di accennare nei nostri articoli a quella gloria della Massoneria italiana che è il Rito Noachita.
Molto probabilmente tutti i gradi noachiti risalgono a un’origine comune, perché notevoli sono le comunanze tra loro; per esempio l’idea, che debbano essere lavorati in un Tempio triangolare, o comunque importanti richiami al simbolismo del Triangolo.
Per esempio nell’Ark Mariner, quando il Venerabile Comandante dei Marinai dell’Arca Reale presenta a un nuovo Candidato gli attrezzi del suo lavoro, gli dice:
Con la Sapienza e l’abilità del lavoro di Noè fu creata la Bella struttura dell’Arca, e la sua Forza si è rivelata la salvezza sua, della sua famiglia e di tutte le creature viventi in essa contenute (…). Come l’Arca è stata costruita da questi strumenti, anche noi - quando gli elementi si fonderanno l’uno nell’altro per il calore, e la terra sarà dissolta - con la perseveranza nella fede, nella speranza e nell’amore potremo erigere intorno a noi un’Arca che ci proteggerà.
Il Percorso Triangolare che avete seguito dopo l’ingresso aveva lo scopo di fissare nella vostra mente la forma della Loggia. Il motivo per cui avete fatto sosta in tre punti è per ricordare che Sapienza, Forza e Bellezza sono state utilizzate nella costruzione dell’Arca, ma esse hanno anche un significato morale, che vi è stato in seguito spiegato.
Ora, è noto a tutti che il simbolismo dell’Arca può essere associato alle tecniche di trasmutazione interiore: nel suo articolo su tale argomento, il Fratello Mansuino ne fa esplicitamente menzione, parlando di come dopo la morte del corpo fisico, l’“io cosciente” del risvegliato, rifugiandosi nel corpo sottile come in un’Arca, resisterà all’impatto delle forze disgreganti che fanno da corrispettivo, sul piano fisico, al fenomeno della putrefazione, riuscendo a sopravvivere, per un tempo teoricamente infinito, in uno qualsiasi dei “piani di realtà” alternativi cui ha accesso.
Ed è anche noto come certi rituali massonici del Settecento contengano, in forma criptica, le tecniche per cui la trasmutazione interiore può essere attuata; anzi, nell’articolo I due progetti della Massoneria Daniele si è sbilanciato, a mio giudizio, anche troppo, descrivendo addirittura il metodo per cui la trasposizione delle tecniche di trasmutazione nei rituali fu realizzata – e ancora di più si è sbilanciato in Un rituale trasmutatorio della Massoneria britannica, dove ne cita uno per esteso.
Non mi era mai capitato però – e credo neanche a lui - di trovare un rituale massonico in cui non solo il simbolismo trasmutatorio dell’Arca viene (come abbiamo appena visto) esplicitamente dichiarato, ma viene anche posto in relazione con Sapienza, Forza e Bellezza; anzi, si va oltre, perché si afferma che Sapienza, Forza e Bellezza sono state utilizzate nella costruzione dell’Arca, conferendo esplicitamente alla triade fondante dei Gradi Azzurri una valenza trasmutatoria ben precisa.
Ancora oltre: la forma triangolare del Tempio noachita viene indicata come il modo in cui la triade Sapienza, Forza e Bellezza può essere trasposta in termini spaziali, in modo che il Candidato abbia la possibilità di percorrerla!
Questi rilievi io credo siano di importanza fondamentale anche fuori dal campo relativamente poco praticato dell’Ark Mariner, e per questo ho sentito l’impulso irrefrenabile di farne parti ai Fratelli che mi leggeranno.
Un’altra cosa interessante da notare nella citazione è l’implicita presa di posizione dei Fratelli inglesi in un annoso dibattito: se sia più corretto enunciare la triade come Sapienza, Forza e Bellezza o come Sapienza, Bellezza e Forza.
Il lettore non Massone potrà pensare che si tratti di un dettaglio senza importanza, ma non è così, perché al secondo termine della triade corrisponde la figura del Primo Sorvegliante, e al terzo termine il Secondo; nell’una e nell’altra scelta troviamo quindi una serie di implicazioni che si ripercuotono sulla lettura simbolica del rituale.
I Fratelli dell’Ark Mariner optano palesemente per la prima impostazione, Sapienza, Forza e Bellezza, così come ho fatto io per il titolo di questo articolo. Questa era anche la versione utilizzata nei più antichi rituali del Grande Oriente d’Italia; poi l’ordine del secondo e del terzo termine fu invertito, e si diffuse così l’idea che Sapienza, Forza e Bellezza fosse la versione tradizionale.
Difatti alcune Logge di indirizzo tradizionalista continuarono a praticarla anche dopo, dando origine a un certo numero di piccole dispute coi Fratelli più modernisti (ma forse chiamarle dispute è troppo; perché, nella mia esperienza massonica di lungo corso, io ricordo questi dibattiti tra i più garbati, dotti e piacevoli che siano mai intercorsi tra le due anime della Massoneria).
Ora, il fatto che anche un rituale antico come l’Ark Mariner opti per questa soluzione parrebbe confermare che si tratti della scelta più tradizionale; ma è davvero così?
Personalmente, ho sentito più di un Fratello addentro alla storia dell’istituzione esprimere in proposito seri dubbi. Per esempio, nel sito dell’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim possiamo leggere:
Questo dilemma, comunque, è molto recente, per due ragioni ; la prima è che nella antica Massoneria Sapienza, Forza e Bellezza erano I PILASTRI DELLA LOGGIA, e NON i principi invocati dalle Tre Luci ; la seconda è che (…) nell’antica Massoneria non v’è alcuna chiara correlazione tra i Tre Pilastri e i tre (principali) Ufficiali di Loggia.
Questo sito, molto ben fatto, cita poi Masonry dissected del Prichard (1730) per ricordare quella che era, nella Gran Loggia d’Inghilterra pre-scissione, la tegolatura di un Apprendista: in essa, Sapienza, Forza e Bellezza vengono dichiaratamente associate ai Pilastri, e non ad altro.
D : Cosa sostiene una Loggia?
R : Tre grandi Pilastri.
D : Come sono chiamati?
R : Sapienza, Forza e Bellezza.
D : Perché?
R : Sapienza per inventare, Forza per sostenere, Bellezza per adornare.
E nota che solo nel 1760, in una pubblicazione che divulga i rituali degli Antients, (…) i Sorveglianti sono correlati ai Pilastri, e precisamente:
La Sapienza : il Maestro a Oriente;
La Forza : il Primo Sorvegliante a Occidente;
La Bellezza : il Secondo Sorvegliante a Meridione.
Caritatevole potremmo definire la scelta, operata da questi preparatissimi Fratelli, di non insistere troppo sul corollario che emerge dalla loro dissertazione per chi voglia vederlo: ovvero come in questo caso (e se ne potrebbero citare altri) il presunto tradizionalismo degli Antients fosse, in realtà, un’innovazione.
Caritatevole perché spesso, nel corso della storia, i corpi rituali di tradizione latina (Memphis e Misraim in testa) ebbero a patire accuse di irregolarità; a volte generate proprio dal pregiudizio dei tradizionalisti che le scelte degli Antients, per quanto concerne la regolarità, valessero più di quelle della Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
Da questo punto di vista, la loro scelta di soprassedere sull’argomento è ai miei occhi un modello di vera Fratellanza massonica, che dovrebbe servire da esempio a quanti, ancora oggi, sembrano provare uno strano e perverso piacere sollevando velenosi dubbi sulla regolarità di questo o quel rituale.
Ora, tornando a noi: se nell’antica Massoneria Forza e Bellezza non erano associate ai Sorveglianti, è chiaro che anche il discorso su quale sia il loro ordine corretto non c’entra con loro. Ma quali sono gli argomenti in favore dell’una e dell’altra versione?
Sapienza, Forza e Bellezza espone il processo della manifestazione dal punto di vista dell’Assoluto: laddove la Sapienza ha bisogno di Forza per concretizzarsi, e la Bellezza del creato è il prodotto del loro incontro. Non avrebbe senso, invece, supporre che dal connubio tra Sapienza e Bellezza possa uscire la Forza.
Volendo esprimere questa idea nella terminologia di Gurdjieff (che ripropone in chiave occidentale il simbolismo indù dei tre guna), potremmo dire che la Sapienza rappresenta la forza attiva, la Bellezza la forza passiva e la Forza è la forza neutralizzante.
Guardando però a questo processo dal punto di vista dell’Uomo, cioè dal di sotto, troviamo notevoli differenze rispetto al… punto di vista dell’Essere Supremo: non dobbiamo mai dimenticare che la nostra visuale è condizionata – ovvero, per dire meglio: è costituita - dal Tempo e dallo Spazio (per non parlare dell’illusione di separatività, e di altre amenità metafisiche su cui non mi voglio dilungare).
E’ proprio in seguito all’intervento di questi fattori che si verifica per noi qualcosa di simile a un’inversione di prospettiva, il cui effetto è quello di trasformare la triade in un ternario dinamico che si manifesta incessantemente ai nostri sensi nel Tempo e nello Spazio; allora la forza neutralizzante (o il sale alchemico, o come la vogliamo chiamare) - che dal punto di vista dell’Assoluto deve essere considerata la seconda, in quanto è il legame che consente alle altre due di manifestarsi - si trasferisce, nella nostra percezione, dal secondo al terzo posto.
Così, nel simbolismo alchemico alla Sapienza corrisponde l’Oro, alla Bellezza l’Argento, alla Forza il Bronzo. Assistiamo in altre parole a un calando di Sapienza, Bellezza e Forza mano a mano che si procede dal metallo più nobile al più vile: da quello che simboleggia lo Spirito a quello che rappresenta la Materia.
Volendo tirare le fila: se il nostro intento è quello di rappresentare una triade statica (ovvero la manifestazione dal punto di vista di Dio, per il quale non valgono i fattori di Tempo e Spazio), Sapienza, Forza e Bellezza sarà la formulazione più adatta. Se invece abbiamo intenzione di raffigurare un ternario dinamico, ovvero il processo di manifestazione dal punto di vista dell’Uomo, Sapienza, Bellezza e Forza senz’altro è più adatto.
A mio parere, quindi, sarebbe giusto lasciare l’ultima parola ai Fratelli delle Officine, che potrebbero scegliere la versione da essi preferita; magari di volta in volta, sulla base del tipo di lavoro che vogliono svolgere e dei temi che, quella volta, intendono porre in risalto.
L’Armonia dei Fratelli deve sempre venire prima di tutto, perché il conseguimento della vera Fratellanza costituisce da sempre l’obbiettivo fondamentale dei Liberi Muratori - così come la tolleranza, il rispetto dell’altro, l’accettazione del diverso (…), valori che la società contemporanea sembra avere smarrito del tutto.
Non ci sono parole per descrivere quanto possa essere terrificante, per il Massone di oggi, lo spettacolo del mondo profano. Veramente stiamo vivendo come stranieri, in un mondo che non sembra più il nostro. Disuguaglianze, ingiustizie sociali, povertà dilagante; persecuzioni volte soprattutto ai danni delle creature più deboli, donne e bambini.
Per vincere questo orrore che ogni giorno di più sembra sopraffarci, fondamentale ci appare il ritorno a quegli immortali valori cui la Massoneria si ispira per rendere all’uomo la propria dignità.
Il Massone deve dialogare e produrre ogni sforzo perché gli uomini imparino a conoscersi, accettarsi, rispettarsi nella diversità. Solo così potranno essere evitate intolleranza e incomprensione, che portano alla creazione dell’ingiustizia, ai conflitti e alla violenza.
L’impegno educativo del Massone è rivolto innanzitutto ai giovani, affinché crescano con i valori del rispetto e della solidarietà; in questa opera il Massone diventa un educatore, e la nostra Istituzione svolge attraverso i suoi membri un ruolo formativo.
L’opera educativa della Libera Muratoria non si vede né si sente, ma c’è, ed è viva e costante. Come puntualizzò il Fratello Marius Lepage, il suo scopo non è quello di creare un mondo migliore; ma di formare uomini che forse, un giorno (…), creeranno un mondo migliore.
Se davvero vogliamo che questa stupenda profezia possa realizzarsi, la stella polare che i Massoni non devono perdere mai di vista è quella simboleggiata da Sapienza, Forza e Bellezza.
Giovanni Domma
(con la collaborazione del Fratello Daniele Mansuino)
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