Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Le Quattro Laudi
Gennaio 2015
di Nagarjuna
Il controcanto ideale del Trattato dell’Unità di ‘Ibn Arabi - pubblicato il mese scorso - sono, a mio avviso, le Quattro Laudi di Nagarjuna.
Dicono la stessa cosa? Dicono il contrario? Scegliete voi…
Nagarjuna, nato probabilmente nella regione di Andhra (India meridionale; 150 circa - 250) fu monaco buddista. Viene considerato il patriarca del Buddismo Mahayana.
Daniele Mansuino
Le Quattro Laudi
Di Nagarjuna
I. LAUDE DEL TRASCENDENTE IL MONDO
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Lode a Te, che trascendi il mondo e conosci il sapere dell’isolamento ; e che da tempo, eppure, mosso a compassione, ti affanni per il bene del mondo !
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Tu sai che fuori dagli aggregati non esiste essere alcuno ; e tuttavia Tu, Grande Anacoreta, sei tutto dedito al bene degli esseri.
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Tutti questi aggregati Tu, saggio, hai insegnato ai saggi che sono simili, in verità, a una magia, a un miraggio, a una città di geni celesti, a un sogno.
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Quanto nasce da una causa e non essendoci la causa non esiste, come non ammettere che è manifestamente simile a un riflesso ?
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Visto che gli elementi non sono percettibili all’occhio, come visibili potrebbero essere le cose fatte da essi ? Così dicendo, Tu hai - ecco ! - negato la possibilità di percepire la materia.
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Il sensibile non esiste ; e non esistendo in conseguenza neppure il soggetto senziente, in sé non esiste - tu pensi - neppure la sensazione affettiva.
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Il nome e la cosa sono identici ? Ma in tal caso, la parola fuoco brucerebbe in bocca. Il nome e la cosa sono differenti ? Ma in tal caso non vi sarebbe percezione. Tu che dici la verità così hai insegnato.
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Tu hai insegnato che, da un punto di vista empirico, l’agente indipendente e l’atto esistono. Ma tu pensi pure che, logicamente, essi non esistono se non in ragione l’uno dall’altro.
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Non c’è un agente, non c’è fruitore, merito e demerito si producono condizionatamente, e quanto si produce condizionatamente Tu, o Signore della parola, hai detto che in realtà non si produce.
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Senza conoscenza non c’è conoscibile e senza conoscibile non c’è conoscenza : e Tu quindi hai detto che conoscenza e conoscibile sono privi di natura propria.
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Se il carattere fosse diverso dal caratterizzabile, il caratterizzabile esisterebbe senza carattere. E se sono identici, Tu chiaramente l’hai detto, non esiste né l’uno né l’altro.
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Privo di carattere e di caratterizzabile, di là da ogni espressione verbale, da Te - occhio di conoscenza - tutto questo mondo è pacificato.
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Un essere esistente, non nasce ; né nasce un essere inesistente o esistente-inesistente. E, non nascendo né da sé né da altro né da ambedue, come può ancora nascere ?
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Un essere che esiste non può giustamente essere soggetto a distruzione. Un essere che non esiste non può giustamente essere soggetto a distruzione.
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Da una causa distrutta non può logicamente nascere frutto alcuno, e lo stesso dicasi di una causa non distrutta. E la nascita, dunque, Tu pensi che è simile a un sogno.
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La produzione di un germoglio da un seme distrutto o non distrutto è simile alla produzione di una magia ; e ogni produzione, Tu lo insegni, è tale.
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Questo mondo perciò, Tu lo sai bene, nasce da un’immaginazione, è irreale ; e, non prodotto, neppure è distrutto.
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Di una cosa permanente, non si dà trasmigrazione ; di una cosa impermanente, non si dà trasmigrazione. Tu lo hai detto, o migliore dei conoscitori : la trasmigrazione è simile a un sogno.
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Fatto da sé, fatto da altri, o da ambedue o senza causa : tale è, secondo i logici, il dolore. Tu invece insegni che nasce condizionatamente.
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Quale la coproduzione condizionata, tale - tu pensi - è la vacuità. Non dipendente da altro, non c’è essere alcuno : questo il tuo ruggito di leone senza uguale.
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L’ambrosia della vacuità Tu l’hai insegnata perché si abbandoni ogni sorta di costruzioni mentali. Chi poi si attacca anche alla vacuità, questi Tu lo condanni.
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Inattive, dipendenti, vuote, nate condizionatamente ; Tu, o Signore, hai spiegato che tutte le entità sono prive di natura propria.
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Nessuna entità è creata da te, nessuna negata. Come prima, così dopo, tu comprendi le cose come sono.
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Senza entrare nella meditazione praticata dai nobili, l’inapparente (nota : manca la parte centrale di questa stanza) …dove, oppure, può esservi coscienza ?
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E fino a che non si è inteso l’inapparente, si dice che non c’è liberazione. La vera realtà del Grande Veicolo, dunque, Tu la esponi in tutti i suoi aspetti.
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I meriti che ho ottenuto con questa Tua laude, o vaso di laudi, possano aiutare tutto il mondo a liberarsi dal legame delle apparenze.
II. LAUDE DEL SENZA UGUALE
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Lode a Te, senza uguale, a Te che sai che tutto è privo di natura propria ! Tu che sei dedito a beneficare il mondo, tratto in inganno da diverse opinioni.
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Nulla Tu vedi col tuo occhio di svegliato ; sublime eppure è la tua vista, che vede la realtà delle cose.
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Assolutamente parlando, non c’è qui né conoscitore né conoscibile : eppure Tu conosci la realtà, più difficile di ogni altra cosa a conoscere.
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Nessuna entità è creata da Te, nessuna distrutta. Grazie alla vista dell’uguaglianza, hai attinto il piano sublime !
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Secondo Te il nirvana non si verifica attraverso l’abbandono della trasmigrazione. Tu hai raggiunto, o Signore, la pace, non percependo la trasmigrazione.
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Tu sai che la macchia delle passioni e la purezza hanno lo stesso sapore, e - visto che nessuna discriminazione è possibile nella realtà - sei perfettamente puro.
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Tu, o Signore, non hai mai pronunciato neppure una sola sillaba : eppure tutti questi esseri da convertire sono saziati dalla pioggia della Legge.
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Tu non hai attaccamento alcuno per gli aggregati, per gli elementi o per i domini dei sensi. La tua mente è simile allo spazio, e non risiede in nessuna entità.
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L’idea che tu sia un essere non ti si addice, o Signore, in nessun modo ; eppure Tu sei pietoso più di tutti verso gli esseri tormentati dal dolore.
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La tua mente, o Signore, non si attacca alle distinzioni di dolore e di piacere, di sé e di non sé, di eterno, non eterno e via dicendo.
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La tua opinione è che nessuna entità viene e va, né che ci sia in alcun luogo un insieme. E quindi Tu sei l’assoluta verità.
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Tu sei presente in tutto e, insieme, non ti si trova in nulla. Né sei concepibile, o Grande Anacoreta, nei termini di ciò che ha un corpo, o che è caratterizzato dal nascere.
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Tu sai, o imbiasimabile, che tutto l’universo è privo di unità e molteplicità, che è simile a un’eco, privo di mutazione e distruzione.
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Tu sai, o Signore, che la trasmigrazione è priva di principio e di fine, priva di caratterizzato e di carattere, come un sogno o una magia.
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Tu hai vinto, o Immacolato, le passioni che hanno la loro radice nelle nostre impressioni karmiche, e che a loro volta le producono ; e dalla stessa natura delle passioni, Tu hai saputo trarre ambrosia.
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Tu, o eroe, hai visto il mondo delle apparenze materiali come privo di ogni carattere, simile all’immateriale ; eppure, nella sfera delle apparenze sensibili, tu appari con un corpo brillante di vari caratteri.
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Ma anche se la tua forma apparente è stata vista, non si può dire che Tu sei visto : visto il reale Tu sei visto appieno, ma la realtà non si vede.
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Nel tuo corpo non c’è cavità, non carne, non ossa, non sangue : il corpo che Tu ci mostri è un mero riflesso, come l’arcobaleno nell’etere.
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Nel tuo corpo non c’è malattia, non impurità, non fame, non sete ; e tuttavia, per venire incontro al mondo, Tu ti mostri a noi impegnato in attività mondane.
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In Te, o Immacolato, non c’è macchia alcuna causata dall’ostruzione delle azioni ; e tuttavia, per pietà verso il mondo, ti mostri immerso nelle azioni.
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Visto che nessuna differenziazione è possibile nella realtà, non ci sono, o Signore, diversi veicoli ; e tuttavia Tu hai insegnato, per la salute delle creature, tre diversi veicoli.
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Il tuo corpo è permanente, stabile, benigno, è la realtà stessa, o Vittorioso ! E tuttavia, per aiutare i tuoi fedeli, mostri di essere spento nel nirvana.
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Nei mondi infiniti, i tuoi devoti guardano a Te, ansiosi (di diventare Buddha e di imitare) la tua discesa sopra la terra, la tua nascita, la tua illuminazione, il tuo insegnamento e la tua entrata nel nirvana.
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Non sentimento, o Signore, non idea, non movimento c’è in Te, e tuttavia tu compi in questo mondo il dovere di uno Svegliato, senza parteciparvi.
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I meriti che ho ottenuto spargendo su di Lui, perfetto al di là di ogni pensiero e limitazione, i fiori delle sue qualità, possano aiutare le creature a partecipare in questo mondo di tutta la profonda Legge del Sublime Anacoreta.
III. LAUDE DELL’ INCONCEPIBILE
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Lode a Lui, all’inconcepibile, al senza uguale, a Lui, la cui conoscenza non ha simile, che ha insegnato che tutte le cose che nascono condizionatamente sono prive di natura propria !
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Allo stesso modo in cui Tu hai veduto rettamente il fatto che le entità sono sprovviste di sé, così Tu, mosso da compassione, l’hai insegnato a chi sa intendere.
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Quanto nasce coprodotto condizionatamente, tu ben l’hai detto, non nasce ; e visto che in sé non nasce, Tu hai proclamato che è vuoto.
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Allo stesso modo in cui l’eco nasce condizionata dal suono, così nasce l’esistenza fenomenica, simile a una magia o a un miraggio.
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Se la magia, un miraggio, una città di geni celesti, un sogno e un riflesso in uno specchio non esistessero, più non ci sarebbe per i sensi - della vista, eccetera - un esempio appropriato.
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Allo stesso modo in cui di queste cose, prodotte da cause o condizioni, si pensa che sono create, così, o Signore, Tu hai detto che accade di tutto quello che nasce condizionatamente.
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Tutto quello che balbettano gli insensati concerne le cosiddette entità condizionate, ed è viziato dal nichilismo e da falsa apparenza di vacuità. Ecco quanto tu hai proclamato, conformemente a verità.
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Se ciò che è creato non è nato, come può essere presente ? E come può essere passato o futuro, i quali - come sappiamo - dipendono da esso ?
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Un essere già esistente non nasce, né nasce un essere inesistente o esistente-inesistente. E non nascendo da sé né da altro né da ambedue, come ancora può nascere ?
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Di una cosa non nata non si dà natura propria ; e, a maggior ragione, come potrebbe darsi una nascita ? Un essere non esistente in sé non può neppur nascere per virtù d’altro.
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Essendoci una natura propria può esistere una natura altrui, e essendoci una natura altrui una natura propria. L’esistenza di esse è interdipendente, come il di qua e il di là.
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Una cosa non in relazione con un’altra dove, come può esistere ? Il corto, eccetera, può forse esistere se non in relazione al lungo ?
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Come non c’è l’uno eccetera, come non c’è passato e futuro, così non ci sono le passioni. E visto che ben esaminate esse non esistono, che cosa mia allora esisterà in sé ?
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Se nessun essere, in sé, esiste, nulla allora più esiste. Non esistendo la natura propria, non può certamente esistere neppure l’altro.
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Né c’è, in verità, degli esseri natura propria, dal momento che la natura altrui non esiste. Questa credenza alla natura altrui e alla natura propria, come può essere mai veicolo di verità ?
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Fin dall’inizio in verità uguali, pacificate per natura loro, in realtà non prodotte : così, Tu l’hai detto, sono le entità.
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Tu, o saggio, hai insegnato che la materia e le altre cose son prive di natura propria, simili a una bolla di schiuma, a una bolla d’acqua, a una magia, a un miraggio, a un tronco di banano, eccetera.
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Se quanto percepiscono i sensi esistesse veramente, anche i bambini allora conoscerebbero la realtà delle cose. A che pro allora la conoscenza della realtà ?
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I sensi, o Sapiente, sono stati da te descritti inerti, privi di validità, indifferenti, fallaci.
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Visto che nulla si conosce secondo realtà, il mondo è - tu dici - offuscato dall’ignoranza.
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Se si pensa che una cosa esiste, s’incorre nell’errore dell’eternalismo ; e se si pensa che non esiste, nell’idea del nichilismo. E tu hai quindi insegnato questa Legge, priva di questi due estremi.
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Le entità Tu le hai dette quindi prive dei quattro limiti (nota : manca la parte centrale di questa stanza) …il conoscibile, oppure non esiste ?
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La nascita del mondo è simile a un sogno, a una magia, alla vista di due lune. E gli esseri Tu li vedi come non nati.
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Allo stesso modo in cui un sogno si vede che nasce da una causa, così pure si pensa della nascita e della distruzione di ogni cosa.
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Così la vita, eccetera : il dolore, la trasmigrazione, la malattia, le varie passioni e la liberazione, Tu li hai detti simili a un sogno.
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Così la produzione e la non-produzione, l’andata e il ritorno. E così nella conoscenza di ambedue, del legame e della liberazione, non si conviene desiderio alcuno.
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Di ciò che è privo di nascita, come può esserci spegnimento ? E, come l’immagine di un elefante magico, è in realtà pacificato fin dagli inizi.
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Allo stesso modo in cui elefante magico è considerato, ancorché prodotto, come non prodotto, così è nato tutto questo mondo ; o, meglio ancora, non è nato.
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Da infiniti Protettori del Mondo, infiniti esseri sono stati, uno ad uno, condotti al nirvana. E chi essi perciò non liberano ?
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Ma visto che le creature sono in sé non nate, nessuno da nessuno, o Grande Anacoreta, è liberato. Così Tu chiaramente hai detto.
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Allo stesso modo in cui un mago crea esseri in realtà vuoti, così tutti gli esseri creati, Tu dici, sono vuoti ; e così pure colui che li crea.
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E colui che li crea essendo a sua volta creato da un altro, ecco, è anche lui creato ; o meglio, tutta la sua attività potrà essere riportata a quella di un’altra forza agente, e così via.
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Tutto ciò è solamente nome, e con questa laude noi diciamo semplicemente quello che tu dici : una cosa non esprimibile, che la parola che la esprime non può immaginare.
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Perciò Tu hai detto che tutte le entità sono solo una creazione mentale. Quella stessa costruzione mentale, poi, che costruisce il vuoto, Tu hai detto che non esiste.
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Ciò che trascende essere e non essere e, insieme, non li trascende ; ciò che non è in alcun luogo, né conoscenza né conoscibile, né esistente né inesistente,
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che non è né uno né molteplice, né ambedue né non ambedue, privo di antecedenti, non manifestato, impensabile, indivisibile,
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senza arresto, senza nascita, senza annientamento, senza eternità - questo è simile all’etere, trascende pensiero e parola.
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Quale la produzione condizionata, tale - Tu pensi - è la vacuità ; tale la buona legge ; tale pure il Tathagata.
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Questa è la realtà, la suprema verità, la cosa come essa è, il sostanziale, l’esistente al di là di ogni dissenso. E appunto perché uno sa questo, si dice che è un Buddha.
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Visto che tra i Buddha e l’insieme degli esseri non c’è, in realtà, diversità alcuna, tra il nostro sé e gli altri c’è, secondo te, identità.
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La vacuità non è differente dagli esseri, né questi esistono senza di quella. E perciò Tu hai mostrato che gli esseri che nascono condizionatamente sono vuoti.
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Quanto nasce da condizioni e da cause è verità relativa, e per il suo dipendere da altro è detto dipendente. La suprema realtà, infatti, è increata,
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la forma propria, la natura propria, la sostanza reale che esiste. L’essere immaginario non esiste ; l’essere dipendente non esiste.
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L’essere immaginario esiste : qui Tu sostieni una sovrapposizione metaforica. Per virtù dell’annientamento di ciò che è creato, non esiste : qui, Tu sostieni un annientamento.
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Ma dal punto di vista di una conoscenza corretta, non esiste né annientamento né permanenza. Il mondo, privo di essere, è considerato simile a un miraggio.
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Allo stesso modo in cui l’acqua che appare in un miraggio non è soggetta ad annientamento né è permanente, così tutto il mondo Tu hai detto che non è soggetto ad annientamento né è permanente.
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Chi ammette il prodursi di un essere viene preso dalla paura che esso si annienti, eccetera, e del mondo pensa che abbia un fine, o un non fine.
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Il conoscibile esiste perché esiste il soggetto conoscente, e il soggetto conoscente perché esiste il conoscibile. Ma ambedue non producendosi, che mai sarà allora la conoscenza ?
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Così - esposte chiaramente la magia, ecc. con un pensiero superiore a ogni altro - è stata mostrata la suprema Legge che recide ogni nodo.
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Ed è stata esposta quest’assenza di natura propria, la quale è una dottrina ben a ragione superiore a ogni altra, una medicina senza uguale per coloro che sono presi dall’errata opinione di essere.
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Perciò, mentre in coloro per cui, come sacrificio, vale la diffusione della legge e che ad essa, con sacrificio continuo, offrono nel triplice mondo libazioni,
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la dottrina del non sé - proclamata dal Tuo ruggito di leone - estirpa la paura provocata dall’errata opinione di essere ; essa impaurisce, invece, l’ottuso gregge degli eretici.
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La dottrina della non natura propria è battuta, con gran suono, da grandi tamburi della Tua legge, che proclama la vacuità profonda ; e Tu, ecco, hai ampliato la conca della Legge.
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La sostanza della Legge è illustrata dal nettare della dottrina dei Risvegliati, e nei suoi testi di valore assoluto hai esposto qual è la vera natura delle entità.
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Nei testi di valore relativo, Tu hai poi esposti, o Signore, dal punto di vista della verità relativa, la nascita e la distruzione degli esseri viventi, eccetera.
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Chi da sé riesce a raggiungere la riva del mare della Perfezione della Saggezza, quegli - ricco delle preziose virtù dei suoi meriti spirituali - raggiunge, o Signore, la riva delle tue virtù.
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I meriti che io ho accumulato con questa laude del Signore del Mondo, l’inconcepibile, il senza uguale, possano aiutare il mondo a diventare uguale a Te.
IV. LAUDE DELLA SUPREMA REALTA’
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Come posso lodarti, o Signore, Te non nato e residente in nessun luogo, Te che sorpassi ogni comparazione mondana, che trascendi la strada delle parole !
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E tuttavia, per quanto Tu sia di dominio della suprema realtà, io t loderò devotamente, o Maestro, basandomi sulla convenzione mondana.
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Privo, per natura, di nascita, in Te non c’è nascita, non andata, non venuta. Lode a Te, o Signore, a Te senza natura propria !
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Tu non sei né un essere né un non essere, né impermalente né perenne, né eterno né non eterno. Lode a Te, o Signore, a Te senza dualità.
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In Te non si vede colore, né rosso, né verde, né rosa, né giallo, né nero, né bianco. Lode a Te, o Signore, a Te senza colore.
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Tu non sei né grande né piccolo, né lungo né rotondo. Tu hai raggiunto il piano dell’illimite. Lode a Te, o Signore, a Te senza limite.
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Tu non sei né lontano né vicino, né nell’etere né nella terra, né nella trasmigrazione né nel nirvana. Lode a Te, o Signore, che non risiedi in alcun luogo.
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Tu non risiedi in nessuna entità, si andato nel piano dell’assoluta realtà, hai raggiunto la profondità suprema. Lode a Te, o Profondo.
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Con questa laude possa Tu essere lodato. Ma, in realtà, sei stato Tu lodato ? Tutte le entità essendo vuote, chi mai è lodato ? e da chi è lodato ?
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E chi ti può lodare, Tu privo di nascita e di sparizione, Tu dove non c’è fine né mezzo, né percezione né percepibile ?
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Io ho lodato chi non è andato né venuto, il Bene andato, privo di ogni andare. E i meriti che ho ottenuto con questa laude possano aiutare questo mondo ad andare sulla strada del Bene andato.
Nagarjuna
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