Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Nubi sul Marchio
Maggio 2011
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E non è questa la sola nube nel cielo del Marchio. Spiace, ad esempio, avere la sensazione che ci siano Fratelli che sulla ristrettezza delle regole (e ancora di più sulle loro ambiguità) cercano di edificare le fondamenta del loro “potere”. E’una mentalità molto “italiana”, purtroppo lo sappiamo tutti: quante volte in un ufficio pubblico ci siamo ritrovati di fronte un funzionario che – lungi dal pensare al bene del cittadino e dello Stato – aveva l’aria di dirci: il documento che ti serve non te lo do finché non avrai capito che io sono un personaggio importante ?
E’ questa un’arte perversa che si avvale di molte raffinatezze e variazioni. Per esempio, si può rivolgere ad arte un decreto contro l’altro e trasformare in un’impasse insuperabile qualsiasi contraddizione che in realtà si potrebbe risolvere con un po’ di buon senso. Così il fatto che nel Marchio ci siano due diverse autorità internazionali – le Gran Logge del Marchio di Francia e d’Inghilterra – entrambe volte a costituire Officine di Massoni italiani, secondo lo spirito con cui viene vissuto può trasformarsi in un’inesauribile fonte di fratellanza o di… discordie.
Perché sia fonte di fratellanza basterà, come già ho suggerito nel precedente articolo e nella realtà sta verificandosi felicemente, che i Fratelli italiani delle due obbedienze continuino nel positivo spirito di confronto che ha contrassegnato questo primo periodo, caratterizzato da cordiali scambi di email dall’una all’altra sponda; aiuta in questo il fatto che si tratta per la maggior parte di Fratelli giovani, scarsamente coinvolti nei dissapori del passato e contrassegnati da un approccio all’Istituzione veramente esoterico – consapevoli quindi della validità e della delicatezza della nuova esperienza che la Massoneria italiana sta vivendo col Marchio sul piano culturale, e ben decisi a non buttare tutto alle ortiche con qualche passo falso suggerito da stupidi personalismi o anacronistici orgogli.
Ma purtroppo anche il secondo caso, quello della discordia, è sempre in agguato: basterebbe ad esempio che qualcuno nel GOI si lasciasse abbagliare dal prestigio derivante dal ruolo di uomo guida del Marchio italiano, e per… distinguersi dalla concorrenza si abbandonasse a criticare oltremodo la politica seguita dalla GLMMMF in Italia, esagerando in malafede le difficoltà della situazione; fino a esplodere in proclami “nazionalisti” circa il fatto che gli Italiani possono fare da soli - noi non abbiamo bisogno né della Francia né dell’Inghilterra…
Poiché effettivamente voci del genere sono circolate, proviamo a chiederci precisamente cosa vorrebbe dire “fare a meno della Francia e dell’Inghilterra”. Sul piano del riconoscimento internazionale, non c’è scampo: non potrà mai esistere una Gran Loggia del Marchio italiana se non sarà la GLMMMEW a riconoscerla. Si potrà trattare di un riconoscimento diretto qualora i Fratelli della Gran Loggia Regolare d’Italia raggiungano in breve il sufficiente numero di Logge, come noi gli auguriamo; sarà un po’ più complicato se fossero invece i Fratelli del GOI i primi a mettere insieme un certo numero di Officine all’obbedienza francese, ma se lo spirito che sta guidando i pionieri del Marchio italiano continuerà a essere lo stesso, siamo del tutto fiduciosi che anche in questo caso il processo di costituzione sarà condotto all’insegna della fratellanza.
Indicibilmente più complessa diventerebbe invece la situazione se altri gruppi di Fratelli decidessero di appoggiarsi a una terza Gran Loggia del Marchio estera, chiedendole di garantire una o più Logge alla sua obbedienza sul territorio italiano. Non è certo vietato, e sicuramente Gran Logge estere disponibili all’esperimento se ne troverebbero – l’Italia è pur sempre una delle principali nazioni massoniche del mondo, “territorio di caccia” irresistibilmente appetibile per le magre disponibilità economiche di molti Orienti “minori”; ma non mi sembra la miglior risposta alla sincera e fraterna disponibilità dimostrate finora dalla GLMMMF nei nostri confronti, e al di là delle inevitabili rappresaglie – che ci saremmo meritate – sarebbe l’ennesima “figura da cioccolatai” dei Massoni italiani a livello internazionale.
Ancora più campata in aria mi sembra la possibilità che Maestri del Marchio italiani creati in Francia formino un’Officina senza porsi all’obbedienza francese, magari fantasticando di poter lavorare all’obbedienza del GOI: ipotesi impraticabile perché in flagrante contrasto con l’Articolo 2 della Union – il Marchio non fa parte dei tre gradi azzurri regolari.
E se per assurdo riuscissero a costituirla, e non so per mezzo di quale strategia o compromesso inducessero il GOI a dare il suo benestare, il risultato sarebbe lo stesso dei tre scellerati compagni che uccisero il nostro Maestro: metterebbero a repentaglio l’ammirevole lavoro diplomatico intessuto dal GOI con fatica e abilità presso tante Gran Logge delle quali stiamo finalmente riuscendo a riottenere la fiducia. Per quanto riguarda poi l’UGLE, non oso pensare alle ripercussioni che potrebbe causare un’iniziativa tanto provocatoriamente eretica, volta a sottolineare quella benedetta “diversità latina” che ai loro occhi non è nient’altro che pura bizzarria.
Ma davvero esistono Fratelli italiani che per ambizione personale si presterebbero al gioco di accrescere scientemente la confusione della nostra Massoneria, dando origine a una situazione in seguito alla quale le possibilità di unificazione del Marchio italiano diventerebbero un rebus disperatamente intricato e complesso? Noi non vogliamo crederlo; eppure si vocifera che questi “Fratelli” ci sono.
Io mi domando: è possibile che non riescano solo per un momento meditare e riflettere che non si può vivere desiderando di essere sempre al centro dell'universo? No, davvero non si può vivere covando dentro di sé solo invidia verso le affermazioni altrui, giungendo a sabotarle senza neppure soffermarsi a riflettere sui danni che si creano in questo modo. Il vero Fratello è colui che gioisce con te e piange con te, non colui che brama di primeggiare sempre, facendo prevalere nevroticamente il proprio ego afflitto e sinistrato.
Dovrebbero piuttosto essere grati a chi sta facendo qualcosa per la Istituzione in generale e per il GOI in particolare, portando quel rinnovamento di cui tanto abbiamo bisogno; dovrebbero tralasciare per una volta di bardarsi di medaglie grembiuloni ed onoreficenze, di vantarsi della loro anzianità massonica che senza la saggezza non è nulla, di far valere il proprio egoismo e il loro interesse vuoto.
Eppure no: eccoli là, nella loro folle corsa ad essere sempre i protagonisti costi quello che costi, e gli altri possono morire; poco importa se fino all’altro ieri del Marchio ignoravano perfino l’esistenza e si sono documentati spiluccando frettolosamente il nostro libro – adesso il Marchio in Italia sono loro, e per far valere le loro pretese sono pronti a mendicare riconoscimenti fin dalla Nuova Zelanda.
Mi domando quanto questi Fratelli si rendano conto che, se l’egoismo da parte di un Massone non è mai ammissibile, in un momento come questo le implicazioni che ne possono derivare rischiano di andare ben oltre le squallide baruffe di Loggia. Abbiamo puntati addosso gli sguardi di tutta Europa; sempre più forte sembra ormai delinearsi il movimento che riconosce nel GOI la Massoneria regolare italiana. Ogni movimento interno al nostro Ordine viene a livello europeo analizzato, dissezionato, dibattuto; questo perché siamo forse il primo grande Ordine “latino” della storia che intraprende la difficile strada delle riforme interne, per conservare le proprie specificità e nel contempo andare incontro agli standard della Massoneria internazionale.
Possiamo godere della comprensione e della simpatia di molti – per quel nulla che io conto, mi capita di ricevere email di approvazione anche da Fratelli della Gran Loggia Regolare d’Italia; perché al di là delle etichette, il Massone intelligente e al di sopra delle parti non può non essere intrigato dal coraggio e dalla sapienza massonica che il GOI profonde nel nuovo cammino da lui scelto, a mezza strada fra modernità e tradizione (e nel quale la sua attuale giunta, bisogna pur dirlo, sta veramente mostrando il lato migliore di sé, dimostrando di tenere in maggior conto il giudizio della storia che non gli effimeri umori della cronaca).
Ma dovrebbe essere chiaro a tutti che su come sarà giocata la partita del Marchio è in gioco molto del consenso e della credibilità che il GOI sta accumulando: se dovesse venire fuori il solito pasticcio all’italiana, con lo stolto protagonismo di fazioni l’un contro l’altra armate, allora sarebbero guai.
Speriamo quindi che i Fratelli coinvolti in progetti tesi a piegare il futuro del Marchio ai propri interessi ci ripensino presto – almeno prima di essersi spinti troppo in là. Se vogliono alzare le colonne di nuove Logge del Marchio sul territorio italiano, la loro opera non sarà soltanto benvenuta ma benemerita e necessaria; lungi da loro però l’idea di farlo in concorrenza con i Fratelli che per primi hanno avviato il progetto (che sono, come ormai tutti sanno, i Risp.mi Ffr. Domma e Vettese) o peggio ancora sotto gli auspici di improbabili nazioni estere, perché in tal caso un grande bene potrebbe trasformarsi in un gran male, e le conseguenze negative per la Massoneria potrebbero andare molto al di là di quanto la loro modesta comprensione della realtà massonica internazionale possa suggerire.
Si dispongano piuttosto a osservare con quanta umiltà e prudenza il progetto Marchio è stato finora portato avanti dai suoi iniziatori: senza mai affrontare frontalmente le molte difficoltà che si sono infrapposte ma risolvendo tutto con pazienza, garbo e diplomazia; che osservino, riflettano e imparino non solo l’arte di pavoneggiarsi all’Oriente, ma anche quella di macinare a proprie spese migliaia di chilometri per recarsi a una tornata del Marchio in una città lontana affinché i Fratelli possano raggiungere il numero per aprire i lavori; non solo l’arte di far sfoggio della propria presunta scienza nelle Agapi, ma anche quella di intrattenere i disinteressati rapporti che trasformano Fratelli sparsi provenienti da diverse città in una vera Officina, retta da un incrollabile eggregore di vera Fratellanza.
Che reimparino l’arte massonica ricominciando da quelle piccole cose che la fanno grande: i discreti momenti di gioia, la triplice stretta della Catena di Unione, gli scambi durante l'Agape… piccole felicità come rubate che illuminano gli sguardi, creando inavvertitamente quel clima per cui i Fratelli, a fine tornata, fanno fatica a lasciarsi.
E’ anche di tutto questo che la Massoneria di oggi ha un gran bisogno, ed è qualcosa di immensamente più grande della loro invidia: è la vera filantropia, che porta all'elevazione morale, intellettuale, esoterica e materiale di tutti i Massoni, ai quali aspira di estendere i legami d'Amore e di Solidarietà fraterne che uniscono fra loro tutti i Liberi Muratori del mondo.
Daniele Mansuino
con la collaborazione del Rispettabilissimo Fratello Giovanni Domma
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