Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Massoneria senza pace
Maggio 2012
di Giovanni Domma
Fin dalle sue origini, propiziate dal genio di Isaac Newton, Massoneria fu sinonimo di progresso ed elevati ideali, tanto scientifici quanto umanistici. Ma a volte sembra che oggi stiamo tornando in direzione di quel tenebroso Medioevo che i nostri predecessori hanno fatto tanto per affossare.
Declino, decadenza, fermento, confusione sono le parole chiave per definire ciò di cui siamo testimoni. Vorrei poter aggiungere “fuori dal Tempio”, anzi penso di poterlo fare perché il Tempio simbolico e ideale che vive intorno e dentro di noi, quello è ancora intatto, e nessuna contingenza profana lo potrà mai intaccare; ma purtroppo anche in seno alla nostra Istituzione si stanno registrando gli stessi preoccupanti sintomi che deploriamo nel mondo profano.
Pur non illudendomi, spero che riflettere un po’ sui nostri guai possa giovare a riportare la Massoneria verso la normalità.
Guardando alla nostra storia si può scorgere chiaramente che lo… stato confusionale comincia da quando i Fratelli scelti per dirigere questa nobile e antica Istituzione, anziché brillare per l’elevatezza dei loro valori e per l’essere persone oneste, dignitose e rispettabili cominciarono a mescolarsi con il potere. Per avidità di denaro, non si negarono l’uso di quegli strumenti il cui nome è sufficiente a destare un moto di repulsione: invidia, maldicenza, calunnia, delazione – tutto era buono per eliminare scorrettamente i loro rivali e potersi assicurare una fetta più grossa della torta.
Fratelli, non chiedetevi se sto pensando a qualcuno in particolare: non è così. Io vorrei tanto che fosse così, perché significherebbe che al malcostume possano essere associati personaggi ben precisi, e una volta liberatici di loro il problema sarebbe risolto. Invece la cosa terribile è che anche Fratelli di buona e chiara reputazione sono costretti a combattere con queste armi per non soccombere, tanto il clima sta diventando torbido e malsano.
Devo citare qualche evento? Beh, un buon punto di partenza fu senza dubbio quel giorno in cui la giustizia profana si permise di sequestrare le nostre cartelle personali, schedando i Massoni come se fossero dei malfattori e indagando sui nostri lavori nel modo più indiscriminato, senza nessun rispetto verso la loro sacralità.
Tutti allora biasimammo quell’iniziativa sconsiderata e propagandistica, e avevamo ragione; ma col senno del poi, come non ammettere che Fratelli pasticcioni e poco seri avevano offerto all’azione della Magistratura abbondanti pretesti?
A me non piacque allora (e neppure ora, anche se mi sono abituato) la servile acquiescenza che ci affrettammo a dimostrare verso le pretese dei profani, come la rinuncia ai cappucci, al Giuramento, alle spade. Eppure proprio quell’ondata di interesse, seppure negativo, nei confronti delle nostre usanze sarebbe stata una bellissima occasione per far maggiormente conoscere tutto quello che si può spiegare della nostra ritualità; se avessimo saputo farlo, il positivo quanto inatteso boom di pulsanti che seguì a breve distanza quegli eventi sarebbe stato ancora maggiore, e forse caratterizzato da una migliore preparazione.
Come è possibile che non riuscimmo a trovare la forza di difendere con fierezza, in faccia al mondo, la nostra tradizione? Certo oggi il rituale scozzese è ancora stupendo (chi crede che le mie perorazioni in favore dell’Emulation significhino che non lo amo si sbaglia di grosso), ma quanto era più bello in tutta la sua antichissima integrità! Alle volte mi chiedo se non sono una specie di… cattolico lefebvriano, di quelli che hanno nostalgia della Messa in latino: in certi momenti ho la sensazione che il rituale di oggi sia in qualche modo sconsacrato, affievolito, svuotato della sua essenza esoterica ed allegorica.
E non parliamo della nostra tradizionale riservatezza, che è ormai solo un ricordo: tutti i Fratelli la pretendono dagli altri, ma non la pratica nessuno. Sarà forse perché abbiamo di fronte l’esempio del mondo profano, nel quale ormai le sole persone riservate sono quelle che hanno qualcosa di inconfessabile da nascondere; o forse perché, svuotata del suo valore simbolico, nessuno più ne immagina lontanamente il significato.
Non si ripete più, per paura di essere fraintesi, quella poetica massima secondo cui in Massoneria vi sono tanti misteri quanti fili d'erba in un prato; se ve la ricordate, significa che siete… dei sopravvissuti come me. D’accordo, ho capito: nell’epoca della trasparenza avere misteri non è più una bella cosa – però insieme ai misteri c’erano anche le finalità, lo scopo e i valori.
Un giorno o l’altro nella nostra Istituzione dovremo affrontare seriamente il dibattito sui media. Il Fratello Daniele Mansuino ha scritto in proposito cose interessanti (vedi il suo articolo McLuhan e la Massoneria), sottolineando il fatto che l’evoluzione mediatica del mondo moderno era già in qualche modo contenuta nel nostro rituale; un altro Fratello invece ha affermato addirittura che i mezzi mediatici profani, con la loro campagna discriminatoria contribuiscono alla vostra e nostra perdizione, ma soprattutto alla perdizione globale della Massoneria universale di tutte le obbedienze, su tutta la superficie della terra e degli oceani… parole forse un po’ troppo apocalittiche, ma guardando a come i media spesso ci trattano, e soprattutto considerando quanto profondamente essi siano coinvolti nel processo di degenerazione di cui stiamo parlando, c’è da chiedersi se egli non abbia un po’ di ragione.
Tornando alla nostra storia, in quei giorni (per fortuna lontani) l’allora Gran Maestro del GOI si recò a Londra – voi direte: per difendere la reputazione dei Massoni italiani? Macché! Per convincere il Gran Segretario della Gran Loggia Unita d'Inghilterra che le logge del GOI – a quei tempi, riconosciuto a livello internazionale - erano formate da delinquenti e malfattori. Il risultato fu, naturalmente, che il riconoscimento internazionale al GOI venne ritirato, e a quel signore fu concesso il mandato per creare un’Obbedienza nuova…. poi se ne andò anche di lì, lasciandosi alle spalle una Massoneria umiliata e divisa. Vivissimi complimenti.
Certo anche gli Inglesi non brillarono in quell’occasione per spirito di fratellanza: scomunicare DICIOTTOMILA FRATELLI per le colpe di una piccola minoranza non era certo una scelta ispirata dalla giustizia, né che andasse in direzione degli interessi della Massoneria. Ma d’altra parte – come, più volte, sia io che il Fratello Mansuino abbiamo trattato nei nostri articoli – Londra tende a perseguire il disegno che la Massoneria internazionale sia sempre più di stampo britannico, e in nome di esso prende certe volte anche decisioni che con la giustizia hanno poco a che vedere.
Questo è davvero un peccato, perché noi siamo fermamente convinti che il modello britannico della Massoneria sia il migliore e il più adatto ai tempi moderni; l’attuale governo del GOI – molto più intelligente e illuminato di quanto non vogliano i suoi molti calunniatori – sta muovendosi da molti anni in questo senso con cautela e precisione. Ma certo, la giustizia non deve esserci da una sola parte: non sarebbe forse meglio che la concezione britannica fosse propagandata non attraverso diktat e secessioni, ma per mezzo dell’informazione e della conoscenza? Se per sostenerle si fa uso della prepotenza e dell’autoritarismo, anche le cause giuste finiscono per sembrare sbagliate.
Un altro bel tracollo a cui abbiamo recentemente assistito è quello della GLNF, la Gran Loggia Nazionale Francese. Io la conosco bene, e posso dire che si trattava di un’Obbedienza mirabile per livello intellettuale e qualità del lavoro: l’armonico connubio fra la tradizione francese e quella britannica aveva generato un gran numero di Fratelli competentissimi e preparati tanto sul piano della Massoneria esoterica che a livello di azione sociale. Adesso anche qui c’è di mezzo la Magistratura, e molte Logge hanno secessionato e stanno organizzandosi per conto loro…. Dio, che tristezza!
Inutile dire che la Gran Loggia d’Inghilterra, per non essere immischiata, gli ha tempestivamente sospeso il riconoscimento… E’ quasi una barzelletta se pensiamo che nel 2008 la GLNF era stata la prima Obbedienza regolare a riconoscere il GOI, e noi stessi – per mezzo dei nostri articoli – avevamo salutato questa decisione come un importante passo avanti del GOI a livello internazionale. Quanto ci sbagliavamo! Ma purtroppo il peggio dilaga ormai senza limite, e sul piano della credibilità nessuna Obbedienza può definirsi sicura.
Soltanto a livello di base, siccome siamo irrimediabilmente ingenui, esiste ancora la mentalità per cui il Fratello che si lascia ammaliare dal denaro e dal potere viene considerato un debole e viene isolato; in molte Officine che conosco, ancora oggi simili personaggi si ritrovano a dover fare i conti coi veri Massoni, che con tutte le loro forze cercano di correggere il Fratello dai suoi errori, di curare la sua anima malata e costringerlo a rientrare nei limiti imposti dalle Costituzioni e dai Regolamenti. Facciamo bene a perseverare? A volte mi sembra una battaglia persa. Forse l’errore di quei Fratelli non è la disonestà, ma è di non averla applicata a un livello abbastanza elevato…
Tantissimi sono i Fratelli increduli e disorientati da questa situazione. In tanti anni di Massoneria, non avevamo mai visto la nostra Istituzione entrare e uscire dai palazzi della giustizia profana frequentemente come ora; non solo perché i giudici si interessano di noi, ma anche perché i Massoni – invece di ricorrere alla giustizia massonica come vuole la tradizione – si denunciano l’un l’altro facendo lavorare i tribunali!
E’ terribile assistere allo spettacolo di Fratelli che scagliano accuse gravissime verso altri Fratelli – se non sono neanche più capaci di spiegarsi tra loro e riconciliarsi, che diritto hanno di usurpare il titolo di Massoni?!?
Megalomania, invidia, sete di potere, avidità dei metalli. Basta! In nome del Grande Architetto, basta! Torniamo al perfezionamento dell’uomo; riscopriamo le vie per accedere alla serenità interiore che nel corso dei secoli tanti illuminati Fratelli hanno indicato.
Quale fratellanza universale potrebbe nascere da altro che dalla spiritualità? Chiudiamo gli occhi per un attimo, e concentriamoci sull’idea della Massoneria Universale come l’abbiamo percepita nell’attimo della nostra iniziazione: quella benevola corrente che è entrata in noi, commuovendoci nel più profondo della nostra anima e facendoci sentire uomini nuovi e diversi. E’ quella la Massoneria, e da quel momento in avanti non abbiamo capito più nulla di lei, perché la stolta imperfezione umana ha lavorato incessantemente affinché Sapienza, Bellezza e Forza andassero perdute. Ma ricordiamoci, cari Fratelli, della vera Massoneria, e lavoriamo perché il Grande Architetto possa riportarla tra noi.
In tutti gli Orienti e in tutte le Officine del mondo c'è una scritta che proclama: Libertà – Uguaglianza – Fratellanza. Ce ne siamo dimenticati?
Anche solo limitandoci a prendere in considerazione il primo termine di questo venerabile ternario, ci sarebbe già di che lavorare per una vita. Libertè, plus grande de tous les mots… chi ricorda ancora questa canzone? Essa ci insegnava che la libertà è un atto rivoluzionario; ma che valore vogliamo darle? Qual è il nostro obbiettivo attuale?
Dovrebbe essere racchiuso in quelle cinque parolette che conosciamo bene – anzi, troppo bene: ormai le sappiamo a memoria, tanto che le ripetiamo macchinalmente senza più riflettere sul loro significato – lavorare per il bene dell’umanità.
Ma quale bene, quale umanità? Il bene dei Fratelli che amano… il suono dei metalli e speculano sui nostri ideali? L’umanità che muore di fame anche per colpa loro?
Se riflettessimo sul valore della libertà e di quelle cinque parole, la coscienza del disastro che i falsi Fratelli stanno compiendo sopra le nostre teste diventerebbe per noi insopportabile. Sarebbe quello il primo passo per cacciare i pubblicani fuori dal Tempio, perché prima ancora di dar loro battaglia li avremmo già cancellati a livello interiore; dopodiché, la prima volta che venissero da noi a portarci parole di divisione, troveremmo il coraggio per fare quella scelta che oggi non osiamo – magari per un malinteso rispetto nei confronti dei loro collari e delle loro cariche: voltargli le spalle e andare via, lasciarli soli con la loro miseria, abbracciare i nostri veri Fratelli e lavorare con loro per creare finalmente la Massoneria nuova; perché il vero Massone non va in giro a creare il disordine in nome della libertà, corrompendo tanti ingenui Fratelli intimiditi e abbagliati dalle sue pretese di potere e rubando loro anche la più fondamentale delle libertà - quella di poter far valere, nell’ambito dell’Istituzione, il loro pensiero individuale.
E ai Fratelli fuorviati vorrei dire di tutto il cuore: cambiate ! Come avete potuto dimenticarvi dei doveri del Libero Muratore e dei vostri giuramenti? Posate le armi della volgarità, dell'insulto e delle accuse e tornate verso la Vera Luce. Abbandonate il vostro egoismo e la vostra avidità; lavate la vostra anima da tutte quelle idee profane che stanno portando alla nostra Istituzione un grave danno.
Trattenetevi dal continuare a creare sofferenze, dolori e piaghe che – al punto in cui siamo arrivati – corrono il rischio di non potersi rimarginare mai. Cercate di vedere come state trasformando l’Istituzione: essa somiglia sempre più a quei meschini partiti politici che sembra abbiano l’obbiettivo di profanare ogni cosa bella con la violenza e gli insulti, e che Saggezza, Rispetto, Libertà e Fratellanza non sanno nemmeno cosa siano. La libertà è forse per voi soltanto libertà di insultare? Libertà di sottomettere? Libertà di comandare?
Voi, Fratelli egoisti e prepotenti, avete forse scordato che il GADU ci ha donato la parola per costruire il Verbo. È col Verbo che gli uomini e le donne possono conciliarsi e comprendersi. Voi siete usciti fuori dalle righe della vera e pura Massoneria, ma siete ancora in tempo per tornare ai nostri lavori; vi aspettiamo per intraprendere anche insieme a voi la ricostruzione del nostro Tempio, vi aspettiamo per ristabilire la catena d’unione della vera Fratellanza.
Riflettiamo per un momento sui problemi che affliggono il mondo attuale. Negli ultimi anni il nostro benessere materiale è sicuramente molto aumentato (con i debiti scongiuri…). L’umanità ha avuto ragione di parecchie malattie gravi e risolto molti problemi concernenti la vita di tutti i giorni. Ma a dispetto di tutte le comodità a nostra disposizione, non abbiamo trovato la pace; non l’abbiamo trovata nel mondo (basta accendere un telegiornale) e forse nemmeno l’abbiamo trovata dentro noi stessi.
Malgrado ogni progresso, l'uomo non è migliorato moralmente in ugual misura. Se ci guardiamo attorno cosa vediamo? Individui frustrati e stressati, gente malcontenta, ognuno vuole maggiori diritti, ognuno desidera maggior sicurezza, ognuno domanda maggiore benessere. Sentiamo parlare di diritti, ma quante volte sentiamo parlare di doveri o di obblighi? Mai!
Cosa può insegnare la Massoneria a un simile mondo? La Massoneria ci insegna i doveri che abbiamo verso gli altri; ci insegna i doveri e gli obblighi verso la famiglia, la comunità, il paese. Ad ogni diritto corrisponde un dovere o un obbligo.
Precisiamo meglio: se la Massoneria parla poco di diritti, è perché in questo campo non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno. Tutti sanno che i Diritti dell’Uomo, e in gran parte la stessa idea di Democrazia sono nati dalle Logge, e costituiscono due doni tra i più luminosi che la nostra Istituzione ha fatto al mondo. Ma forse oggi c’è molto di più da dire sui doveri e sugli obblighi che ognuno di noi dovrebbe rispettare. Se ognuno di noi facesse il suo dovere, tutti ne trarrebbero un beneficio e nessuno avrebbe bisogno di battersi per la difesa dei suoi diritti.
Ah, se unissimo le nostre energie per riuscire a elaborare davvero una visione concreta del futuro! Ah, se riuscissimo a imporla alle istituzioni profane che governano il mondo perché la applichino davvero, e non solo a parole, realizzando così gli ideali che ci siamo impegnati a vivere!
Certo, del buono viene fatto – sarebbe stolto e disfattista pretendere che tutto sia male, e non risponderebbe alla verità perché la nostra Istituzione ha in potenza tutti i mezzi necessari per poter giganteggiare nel bene. Ma viene fatto abbastanza? Ho idea che anche i Fratelli più altruisti e più sinceramente impegnati nel sociale (ce ne sono eccome, anche se purtroppo non sono tanti) leggendo questa domanda risponderanno insieme a me: ahimè, no. Molto, molto di più si potrebbe fare, se la Massoneria fosse davvero ciò che pretende di essere.
I nostri antenati, i Massoni operativi, lavoravano con la forza delle loro braccia, e l’idea del lavoro è da sempre legata alla Massoneria. Per questo noi possiamo di nuovo insegnare al mondo attuale che il lavoro è qualche cosa di onorevole, che il lavoro è necessario e meritevole e che il lavoro aiuta a raggiungere la felicità interiore.
È essenziale che la Massoneria prenda coscienza di questa sua forza. È essenziale che la Massoneria trovi di nuovo il tempo e la voglia di dialogare e di formulare delle proposte in risposta ai bisogni e ai problemi della nostra società.
Noi Fratelli dobbiamo essere preparati ed in grado di comunicare al mondo profano le nostre idee, dobbiamo saper portare all'interno delle varie istanze ed istituzioni del mondo profano queste nostre proposte. Dobbiamo di nuovo mostrare al mondo profano che la Massoneria è un'organizzazione che vuole partecipare attivamente, e non solo a parole, al bene e al progresso dell'umanità.
Noi Fratelli dobbiamo essere fieri di appartenere ad una associazione disposta ad impegnarsi e a combattere per un mondo migliore. Solo il guardare avanti e il saper dibattere idee nuove darà al nostro Ordine una nuova vitalità, e al mondo la consapevolezza che la Massoneria desidera ancora partecipare in modo costruttivo al suo progresso.
Nelle parole del Risp.mo Gran Maestro, l'Istituzione massonica è lievito sano per la società, grazie all’esempio positivo che migliaia di Fratelli esercitano tutti i giorni nel mondo profano, giovando enormemente all’intero corpo sociale.
Non lasciamo che la loro opera sia pregiudicata dal cattivo esempio di pochi malvagi: lavoriamo per migliorarla, e dall’Oriente Eterno possano esserci guida i veri Iniziati in cui ci identifichiamo con tutto il cuore: da Giordano Bruno a Pitagora, passando per Eraclito e Platone fino a Cartesio, a Einstein…
Giovanni Domma
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