Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino indice articoli
La signora Blavatsky e il Frankismo
Novembre 2018
Per quanto le attività giovanili della signora Blavatsky siano passate in secondo piano rispetto a quell’opera colossale che fu la fondazione e lo sviluppo della Società Teosofica, è un peccato che la loro memoria sia andata perduta quasi completamente, in quanto forniscono chiavi utili a comprendere meglio l’intera storia dell’esoterismo.
È per esempio molto probabile che la signora sia stata una missionaria frankista, anche se mancano le prove per documentare con certezza questa affermazione.
Negli anni della sua gioventù (dei quali ella scrisse: from 17 to 40 I took care during my travels to keep away all traces of myself wherever I went), è noto che si affidò a degli istruttori i cui nomi non vengono ricordati nelle bibliografie della Società Teosofica, i quali rappresentarono per lei il vettore tramite il quale immense forze occulte poterono essere captate e raccolte; ed i suoi vagabondaggi di quel periodo (Europa, Asia Minore, Siria, Egitto, America del Nord…) si svolgevano su percorsi ed in modi del tutto analoghi a quelli dei missionari frankisti settecenteschi.
È noto comunque che, tra un viaggio e l’altro, la signora effettuava frequenti visite a Londra, Parigi, Costantinopoli (città quest’ultima che, secondo un bravo studioso italiano dell’organizzazione che non vuole essere nominato, sarebbe - insieme a Vilnius, Odessa, Varsavia, Salonicco e Smirne - uno dei sei caposaldi di retrovia del Frankismo contemporaneo) ed in Transilvania.
Poiché la Transilvania è celebre soprattutto per il mito di Dracula - propagandato nel mondo, molto dopo la pubblicazione del romanzo di Bram Stoker, soprattutto da quell’industria del cinema che alla Società Teosofica è in gran parte legata - potrebbe sembrare superfluo voler stabilire un collegamento diretto tra quel paese e il Frankismo; eppure essa era a quei tempi uno dei centri di sopravvivenza del Frankismo originario, ed era probabilmente un Frankista il grande orientalista e storico transilvano Armin Vambery (1832-1913), amico di Stoker e suo consulente nella stesura del romanzo.
Vambery aveva trascorso buona parte della sua vita in Turchia, collaborando con i Donmeh alla costituzione del movimento dei Giovani Ottomani (predecessori dei Giovani Turchi) e svolgendovi attività di spionaggio in favore dell’Inghilterra; dopodiché aveva viaggiato un po’ dovunque tra Europa e Asia, qui presentandosi come Cristiano, lì come Sunnita, laggiù come Sciita… insomma le stimmate del missionario frankista nei suoi comportamenti c’erano tutte, anche se non esiste la minima possibilità di averne le prove.
Notevoli sono le parole dedicate da Stoker nel romanzo al personaggio di Arminius, che a Vambery era ispirato:
I Dracula, m’ha detto Arminius, erano una grande e nobile razza. Ma i loro contemporanei affermavano che fossero in relazione col Diavolo. Satana rivelava loro i suoi segreti nelle montagne che dominano il Lago Hermanstadt. In una delle memorie del tempo, si parla d’un certo Dracula come d’un Vampiro.
Eppure, da quella razza uscirono grandi uomini e donne oneste, e le loro ossa santificano la terra ove riposano: poiché, ahimè, il bene si frammischia al male come la gramigna al grano...
Queste frasi fanno leva su uno dei principali punti di attrazione del mito dei Vampiri: il suo portare alla luce, esasperandolo, l’enigma della contrapposizione bene/male che segna inscindibilmente il rapporto tra l’Uomo e il mondo delle forme.
Lo stesso enigma attraversa come un filo rosso la storia del Manicheismo, del Mazdeismo, del Sabbataismo e del Frankismo: formulazioni teoriche progressivamente sempre più improntate all’utilizzo mediatico della tecnica di confusione, che è il primo ed il più importante metodo di condizionamento di massa di cui l’organizzazione fa uso.
Descritta in due parole, la tecnica di confusione consiste nel trasmettere un flusso di informazioni facilmente accettabili inframmezzate con altre di senso opposto; allora lo sforzo per conciliare i dati contraddittori assorbe una gran quantità di energie che vengono improvvisamente sottratte alle altre attività della mente, bloccando il senso critico e determinando l’accettazione passiva del messaggio.
E’ ad uno degli usi di questa tecnica da parte dei Frankisti che allude Louis de Maistre in L’Enigme René Guénon et les Superieurs Inconnus, quando (utilizzando la terminologia dell’esoterismo tradizionale che gli è propria) egli afferma che il existe, dans les doctrines sabbataistes et frankistes les plus secrètes, un coté occulte qui concerne la figure de l’Antéchrist et de ses satellites… personnages chargés de faciliter l’accès a la Das (il termine Das viene reso da de Maistre come gnose - si tratta, in realtà, come ho specificato nell’articolo del mese scorso, del nocciolo degli insegnamenti esoterici dei Frankisti)… à travers les régions désolées des royaumes d’Edom et d’Ismael (ovvero attraverso il mondo cristiano e quello mussulmano).
Tradotta nel linguaggio corrente e contestualizzata nel discorso del suo libro, l’ipotesi di de Maistre è che nel Das frankista fosse presente una chiave specificamente volta ad applicare la tecnica di confusione ai prodotti della moderna industria mediatica.
Tornando alla signora Blavatsky, fu a Costantinopoli che ella conobbe Agardi Metrovitch, cantante lirico e Massone di idee mazziniane (è curioso che il nome Agardi significhi originario di Agard, un paese della Transilvania), destinato a diventare per un certo periodo il suo compagno di vita.
Su come sarebbe finita la loro storia grava un mistero piuttosto sinistro, perché ne vennero fornite versioni diverse: Metrovich sarebbe perito in un naufragio nel corso di un viaggio della coppia in Egitto, o sarebbe stato imprigionato in Egitto come Massone e cospiratore.
Ma comunque fu lui l’iniziatore della signora Blavatsky alla Carboneria, della quale avrebbe scalato le gerarchie fino a diventare amica e discepola di Giuseppe Mazzini (un altro probabile ed indimostrabile missionario frankista).
Al Cairo il mago Paulos Metamon iniziò la signora alla Hermetic Brotherhood of Luxor, associazione che vanta una linea di discendenza dalla scuola ermetica napoletana; ed un altro personaggio (la cui appartenenza al movimento frankista è quasi certa) che la signora conobbe tramite Metamon fu Max Theon (pseud. di Louis Bimstein - 1850-1927).
È probabile che questo incontro abbia rivestito un ruolo fondamentale nell’adattamento delle rimanenze della scuola napoletana agli obbiettivi del Frankismo; difatti, come ho accennato nell’articolo René Guénon e l’organizzazione, nel suo periodo statunitense la signora Blavatsky cercò di rilanciare la Luxor negli USA, mentre nel 1884 Theon avrebbe fondato a Londra quella Luxor europea alla quale poi anche René Guénon avrebbe aderito.
È d’obbligo osservare come il caso della scuola napoletana rappresenti l’unico esempio, nella storia dell’esoterismo, di due infiltrazioni - prima una sabbataista e poi una frankista - avvenute in due momenti storicamente ben distinti: infatti altrove abbiamo identificato il momento dell’infiltrazione sabbataista con la massonizzazione della scuola, che era avvenuta oltre cent’anni prima, intorno alla metà del diciottesimo secolo.
Due riflessioni ne derivano: la prima, del tutto scontata, è la semplice presa d’atto della grande importanza rivestita dalla scuola napoletana nel progetto dell’organizzazione, riguardo alla quale non c’è bisogno di dilungarci ancora.
La seconda invece, meno ovvia se vogliamo, si ricollega al fatto che la comparsa - verso la fine dell’ottocento - dei nuovi sottocentri dell’organizzazione d’assalto targati Frankismo, dei quali tanto la signora Blavatsky quanto Theon erano i profeti, aveva segnato nei rapporti tra Sabbataisti e Frankisti una grave rottura.
Per quanto non sia possibile attribuirle una data precisa, possiamo azzardarci a collocare la rottura poco dopo il 1875, che fu l’anno di fondazione della Società Teosofica.
Fino ad allora, nel periodo che possiamo collocare dalla metà del Settecento al terzo quarto dell’Ottocento, i Sabbataisti vecchia maniera da una parte ed i Frankisti dall’altra avevano portato avanti le rispettive visioni dell’esoterismo senza entrare in conflitto gli uni con gli altri. Infatti il lavoro dei Frankisti in Europa e in America era quasi del tutto concentrato sul mondo cristiano, ed i puristi del Sabbataismo - pur non condividendone vari aspetti - non avevano ragione di lamentarsene: dopotutto beneficiavano anche loro del contributo che i Frankisti stavano recando all’integrazione degli Ebrei, e poi era innegabile che la penetrazione in seno alla civiltà cristiana rappresentasse una svolta che Sabbathai stesso aveva auspicato.
In questo reciproco ignorarsi, verso la fine dell’Ottocento la piccola rete che i Sabbataisti avevano avviato prima dell’avvento dei Frankisti era rimasta in piedi, e sebbene numericamente molto più esigua rispetto a quella messa su dai nuovi arrivati (che, a differenza dei loro predecessori, puntavano anche alla creazione di sottocentri nel mondo profano, soprattutto nei domini dell’arte, dell’economia, della scienza e della politica), nell’ambito dell’esoterismo occidentale il Sabbataismo vecchio stile costituiva tuttora una presenza influente (se oggi guardiamo a realtà ottocentesche come lo spiritismo e l’occultismo, l’impronta sabbataista appare in essi almeno altrettanto manifesta di quella frankista).
Ma dopo il 1875, questa situazione di equilibrio era destinata ad andare in frantumi: infatti la Società Teosofica era la capostipite di una generazione di sottocentri frankisti studiati in modo di poter ritrasmettere le correnti del quarto rituale maggiore su scala - diciamo così - industriale, fondandosi soprattutto sull’ausilio dei nuovi mezzi di comunicazione, e non molti anni sarebbero trascorsi prima che svelasse la propria natura di vero e proprio caimano esoterico in grado di tutto assimilare, tutto omologare, tutto rivolgere ai suoi fini.
Sarebbe stato dalle linee di successione della Società Teosofica che avrebbero visto la luce alcune delle realtà culturali più influenti del ventesimo secolo: nel mondo dell’arte la cinematografia, nel mondo della spiritualità la new age, in politica l’ONU e così via.
Fu soprattutto la tendenza dei Teosofi a garantirsi il controllo dell’informazione a spingere i Sabbataisti sul sentiero di guerra: avevano ben capito che le regole del gioco stavano cambiando troppo rapidamente, rischiando di cancellarli dalla scena della storia.
Sarebbe cominciata così la lunga stagione delle epiche battaglie magiche aventi per protagonisti i massimi esoteristi della prima metà del Novecento: Guénon, Ambelain, Gurdjieff, Dion Fortune, Alice Bailey, solo per fare alcuni nomi (curiosamente poco nota oggi, sebbene a livello storico sia stata forse la più importante di tutte, fu la battaglia che vide Dion Fortune lottare senza successo per strappare ad Alice Bailey il monopolio occulto del mondialismo wilsoniano), nonché delle altrettanto cruente - anche se assai meno documentate - guerre per il controllo della Società Teosofica stessa (che ebbero per teatro soprattutto l’India, ed alle quali ho brevemente accennato nel libro René Guénon e le Sette Torri del Diavolo).
Va detto comunque in due parole che in quei conflitti, di regola, i sostenitori del Sabbataismo vecchio stile avevano sempre la peggio, e che la loro sopravvivenza fino ai nostri giorni fu un dono fatto all’umanità da quel colossale Fermate le bocce detto anche Seconda Guerra Mondiale - dopo la quale, nel volemose bene che ne seguì, c’era posto per tutti, ed i Frankisti vittoriosi avevano tutto l’interesse a riciclare il talento degli sconfitti nella loro nuova maxi-rete di sottocentri targata ONU.
Ora, cercare di capire se l’approccio rivoluzionario dei Frankisti all’universo esoterico sia stata la causa o la conseguenza della loro rottura con i Sabbataisti è come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina; ma una cosa senz’altro di esso si può dire, ovvero che richiedeva nei confronti dell’esoterismo un atteggiamento diverso.
Così, la massonizzazione della scuola napoletana da parte dei Sabbataisti (quella che aveva dato origine ai Riti di Memphis e Misraim e al Rito Egizio di Cagliostro) non era stata ideologica, ed aveva anzi mirato a conservare il più possibile la tradizione precedente della scuola: perché quello che serviva ai Sabbataisti era solo il disporre di un’audience da educare progressivamente all’accettazione dell’Algoritmo 10 - ovvero non proporre un’ideologia, ma creare le condizioni affinché nuove ideologie potessero svilupparsi.
Invece ciò che occorreva ai Frankisti oltre un secolo dopo era un’azione più dettagliata, volta a porre le menti in sintonia con le caratteristiche comunicative dei nuovi media anche attraverso nuove proposte; e mi pare che questa considerazione sia sufficiente a spiegare perché - in quell’ottica - la scuola napoletana sia stata da loro sottoposta ad una colonizzazione supplementare.
Volendo fare un esempio di cosa io intenda per nuove proposte, uno dei più lampanti ci viene offerto proprio dall’opera di Max Theon: grandissimo esoterista, del quale la notorietà ai nostri giorni è singolarmente inferiore alla qualità ed all’ampiezza della sua azione. Infatti la sua più rilevante creatura nel mondo dell’esoterismo sarebbe stata il Movimento Cosmico, la cui importanza - tanto storica quanto esoterica - è veramente difficile da quantificare.
Non per la sua ideologia, che non presenta grandi novità rispetto alla maggioranza dei sottocentri frankisti di nuova generazione (anzi si distingue semmai per una manifesta nostalgia nei confronti del Sabbataismo originario, laddove afferma che all’Uomo - evolutore supremo del mondo manifestato - spetta il compito di trasformare la materia divinizzandola); né per la possibilità da esso offerta di sviluppare un Corpo di Gloria immortale, dettaglio chiaramente mutuato dalle dottrine napoletane.
Invece la grande novità del Movimento Cosmico era un’altra: che il lavoro esoterico da esso proposto era tutto fondato sul concetto di energia primordiale.
Fin dall’antichità - per esempio nell’Alchimia, nell’Induismo o nel Taoismo - l’idea di un’energia cosmica, primordiale e preatomica era stata solo una componente di dottrine cosmogoniche più complesse; e anche dopo il quarto rituale maggiore, i movimenti che si erano dedicati ad affrontarla di petto (per esempio, il mesmerismo) avevano trovato naturale collocarsi al di fuori dell’esoterismo.
Quindi il solo fatto di porre l’energia primordiale al centro di un sistema esoterico era già una novità; ma una rivoluzione ancora più grande era la definizione che Theon ne forniva, destinata a costituire la base di tutte le innumerevoli teorie dell’energia che si possono ritrovare nell’esoterismo moderno (e soprattutto nella new age).
Per quanto egli l’avesse prelevata quasi letteralmente dal Das frankista, le sue radici affondano molto più indietro tanto del Sabbataismo quanto del Frankismo: infatti tra le fonti di Sabbathai era stato importante il concetto qabbalista di ruach, e tra quelle di Frank (a dispetto della presunta scarsità di conoscenze qabbaliste che alcuni storici odierni si ostinano a volergli attribuire) non mancavano alcuni fondamentali trattati della qabbalah luriana, tra i quali l’Etz Chayim (L’Albero della Vita) di Chaym Vital.
Trattando delle origini dell’Adam Qadmon (ovvero, in buona sostanza, del nostro Universo), Chaym spiegava come prima fossero stati creati i Cerchi - ovvero la sua anima - e poi le Linee Rette - ovvero il suo spirito.
La funzione della Struttura a Cerchi è di disporre i mondi uno dentro l’altro, con i mondi superiori all’esterno e quelli inferiori all’interno; con la Struttura a Linee si determina invece la prospettiva contraria, il mondo superiore risulta all’interno e quello inferiore all’esterno.
È questo il doppio embrione che la dottrina del Movimento Cosmico poneva alla base della materia, come illustrato da Theon in The Sixth Epoch:
1 - Un doppio embrione concettuale, eterno ed eterno nella passività; sostanza eterna, universale, senza limiti in tutti gli stati e gradi, dal più rarefatto al più denso alla passività (stessa).
2 - Nel concepimento intellettuale ed eterno, il doppio embrione evolve nella passività la concezione di ciò che è esterno a sé stesso.
3 - Il concepimento passivo evolve in concepimento attivo: di qui l’Embrione Cosmico concettuale e intellettuale.
4 - L’Embrione Cosmico concettuale e intellettuale evolve verso la perfezione.
5 - L’Embrione Cosmico concettuale e intellettuale si manifesta come Luce o Intelligenza nella Sostanza Eterna, senza limiti e universale.
6 - In base alla legge dell’affinità cosmica, la Sostanza Eterna, senza limiti e universale, che risponde alla Luce o Intelligenza visibile, lascia lo stato di passività per quello del movimento...
9 - Nell’unione di centripeto e centrifugo, cioè di conservatore e di espansivo, gli stati passivi e attivi sviluppano la formazione individuale attiva e passiva; i primi esseri formati (esprimono) l’intelligenza in forma individuale…
Non vorrei dilungarmi qui sui passaggi che, nel corso di un secolo o poco di più, hanno trasformato questa concezione in un dogma universalmente accettato - tanto dall’esoterismo quanto dalla filosofia e dalla scienza - e neanche sulle conseguenze più tangibili della sostituzione del concetto di energia primordiale alle vecchie concezioni sul mondo intermedio o piano astrale.
Infatti su questi temi sto scrivendo, a quattro mani con un bravo collaboratore di questa rubrica, un modesto libretto, nel quale tra l’altro prendiamo in considerazione gli studi tecnologici sulla possibilità di trasformare l’energia primordiale in un propellente - facendo notare, ad esempio, quanto sarà difficile per la Chiesa far accettare ai fedeli il concetto di Spirito Santo quando sarà possibile metterlo nel motore al posto della benzina.
Quello che invece vorrei rilevare in questa sede è il ruolo svolto dal concetto di energia primordiale nel trasmutare il lavoro esoterico in quel processo di sostituzione dell’Uomo a Dio di cui si tratta nello Schema 1-2-1.
Infatti, nello Schema come di solito viene proposto, tanto Dio quanto l’Uomo vengono rappresentati col numero 1: dal che sarebbe lecito concludere che esista tra i due termini un’identità, e che quindi la loro contrapposizione sia più dialettica che reale.
Ma questa conclusione è possibile solo nella misura in cui ci si limita a considerare 1-2-1 isolatamente, mentre si tratta in realtà soltanto di una raffigurazione sintetica dello Schema: la sua formulazione estesa dovrebbe essere infatti 0-1-2-1, nella quale lo 0 esprime l’idea di un Dio non manifestato (l’Ein Soph qabbalista) ed il primo 1 l’azione di Dio nella Creazione (a seconda di come la si voglia vedere, l’Adam Qadmon o la Shekinah).
Ora, mentre nella formulazione 1-2-1 è impossibile negare che l’atto dell’Uomo di sostituirsi a Dio faccia parte della Creazione (il che manterrebbe intatta l’identità tra il primo 1 e il secondo), nella formulazione 0-1-2-1 il fatto che l’Uomo attinga da un’energia disconnessa dallo 0 fa venir meno l’identità; e in questo modo, la vecchia concezione di Dio (quella che nell’esoterismo tradizionale viene sinteticamente definita come spiritualità) rimane esclusa dal Nuovo Universo.
Il fenomeno della disconnessione tra i due 1 ci dice anche qualcosa su uno degli aspetti più sorprendenti dell’attività odierna dell’organizzazione: ovvero l’uso da parte sua, per la preparazione del quinto rituale maggiore, delle correnti energetiche generate dall’esoterismo tradizionale.
Infatti, se la spiritualità è destinata a non essere presente nel Nuovo Universo, allora appare chiaro perché l’organizzazione stia facendo tutto il possibile per riuscire ad incorporare le correnti da essa emanate, finché ce n’è ancora.
Daniele Mansuino
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