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Shankara

 

Shankara, anche denominato Sankaracarya, sono varie le ipotesi di nascita e morte (Malabar 788 - Kedarnath 820) per altri (Kaladi? 700? -  Kedarnath 750?), filosofo e teologo, il più noto esponente della scuola filosofica Advaita Vedanta (uno dei sei darshana bramanici), dalle cui dottrine le principali correnti del moderno pensiero indiano sono derivate. I suoi commentari sul Brahma-sutra e sulle Upanishad principali, affermano l'esistenza di una realtà eterna e immutabile (Brahman) e l' illusione della molteplicità e della differenziazione.

Ci sono almeno 11 biografie di Shankara. Tutte sono state composte parecchi secoli dopo il periodo di Shankara e sono piene di leggende e di aneddoti incredibili, spesso in reciproco conflitto. Oggi non ci sono referenze con cui ricostruire la sua vita con la certezza. La sua data della nascita è naturalmente un problema discutibile. È consuetudine assegnargli come date di morte e di nascita 788-820. Ma queste date state recentemente messe in discussione da alcuni Shankara Math che posizionano la sua vita molto più addietro di circa 1500 anni. Questo perché e' in uso nei cenobi da lui fondati di chiamare il Pontefice col titolo di Shankaracarya, pertanto si ritiene che lo Shankara cui normalmente ci si riferisce sia stato uno Shankaracarya del Kanci Peeta.

Secondo una tradizione, Shankara è nato in una pia famiglia di brahmani Nambudiri in un tranquillo villaggio chiamato Kaladi sul fiume Curna (r Purna, Periyar), in Kerala, India del Sud. Si dice che abbia perso il padre, Shivaguru, molto presto. Rinunciò al mondo divenendo un sannyasin (asceta rinunciante) contro il volere della madre. Studiò sotto Govinda, che era un discepolo di Gaudapada. Mentre non si hanno notizie certe su Govinda, Gaudapada è molto noto come autore di importante opera del Vedanta, la Mandukya-karika, in cui l'influenza del Buddismo Mahayana - una forma di Buddismo che mira alla salvezza di tutti gli essere e che tende verso il pensiero non-dualistico o monistico - è evidente, specialmente nell'ultimo capitolo.

Una tradizione narra che Shiva, una delle forme del divino principali dell'Induismo fosse la divinità tutelare della su famiglia e che Shankara fosse, sin dalla nascita, uno Shakta o devoto a Shakti, consorte di Shiva e personificazione femminile dell'energia divina. In seguito fu considerato un devoto di Shiva o una sua stessa incarnazione. Il suo insegnamento, comunque, è lontano dallo Shivaismo e dalla Shaktismo. Dai suoi scritti si vede il rispetto per la fede e i culti in genere, non ultimo il culto Vaisnava, dedito a Visnu. Si ritiene anche che fosse altamente versato anche nello Yoga. Uno studio ha avanzato l'ipotesi che prima aderisse allo Yoga e solo in seguito sia divenuto un Advaitin.

I biografi narrano che Shankara si recò prima a Kashi (Varanasi, la vecchia Benares in dizione inglese), una città rinomata per la cultura e il respiro spirituale, e quindi abbia viaggiato in tutta l'India, tenendo dibattiti con i filosofi delle diverse scuole. Celebre è il confronto con Mandana Mishra, un filosofo della scuola Mimamsa, la cui moglie fece da giudice; l'evento forse rispecchia il confronto storico fra Shankara, che sosteneva la conoscenza della Realtà Assoluta (Brahman) come unico scopo dell'esperienza terrena, e i seguaci della Mimamsa che invece sottolineavano l'esatta adesione alla esecuzione dei doveri prescritti nei rituali vedici.

Secondo le fonti più accettate dalla cultura accademica, l'opera di Shankara si svolse in un'era politicamente caotica; non insegnava agli abitanti delle città. Il potere del Buddismo era ancora forte nelle città, nonostante fosse iniziato il declino, mentre il Giainismo, una fede ascetica non teistica, prevaleva fra i commercianti e gli artigiani. L'Induismo popolare era diffuso fra la gente comune, mentre gli abitanti delle città ricercavano le comodità e i piaceri. In alcune città era presenti anche gli epicurei. Alcuni sostengono che fu difficile per Shankara comunicare la filosofia Vedanta a queste persone, e per questo motivo la diffuse ai samnyasin e agli intellettuali della provincia. Questa spiegazione viene ovviamente data solo da chi sia avvicina all'Advaita da una posizione empirica, dato che la filosofia non duale necessita per la comprensione un'apprensione diretta possibile solo attraverso una consapevole analisi fra il reale e il non reale, processo questo possibile solo a chi avesse già una determinata posizione coscienziale attraverso una sadhana. (NdR)

Sembra che Shankara abbia avuto diversi discepoli, ma solo quattro ci sono noti per i loro scritti: Padmapada, Sureshvara, Totaka (or Trotaka), and Hastamalaka. Shankara fondò quattro cenobi-monasteri, at Shrngeri (nel Sud), Puri (Est), Dvaraka (Ovest), e Badarinatha (Nord) affindandoli ai quattro discepoli principali e tenendo per sé quello centrale, a Kanci una delle sette città più sacre dell'India.(NdR) Probabilmente seguiva il sistema dei monasteri buddisti (vihara). La loro costituzione fu uno dei più importanti fattori nello sviluppo del suo insegnamento sino a divenire la filosofia principale dell'India.

Gli sono attribuiti oltre 300 lavori in sanscrito, molti dei quali però difficilmente possono essere considerati autentici, visto l'uso dei Pontefici di portare il nome di Shankara (NdR). Il suo capolavoro è Brahma-sutra-bhasya, il commentario ai Brahma sutra che è il testo fondamentale della scuola Vedanta, recentemente pubblicato per la prima volta in lingua italiana dall'Edizioni Asram Vidya (ndr). I commentari sulle principali Upanisads attribuiti a Shankara sono considerati tutti genuini con eccezione di quello alla Shvetashvatara Upanisad. Anche il commentario alla Mandukya-karika fu composto da Shankara stesso. É probabile che sia anche l'autore del Yoga-sutra-bhasya-vivarana, l'esposizione del commentario di Vyasa sullo Yoga-sutra, un testo fondamentale per la scuola Yoga. La Upadeshasahasri, che una introduzione alla filosofia di Shankara, è l'unico lavoro non di commento considerato certamente autentico.

Lo stile compositivo di Shankara è lucido e profondo. La penetrazione interiormente e la schematicità analitica caratterizzano le sue opere. L'approccio alla verità è psicologico e e religioso oltre che logico; per questa ragione forse è considerato un eminente maestro religioso piuttosto che un filosofo dagli studiosi del XX secolo. I suoi lavori rivelano non solo che conosceva profondamente i sistemi brahmanici ortodossi, ma anche il Buddismo Mahayana. É stato considerato spesso come un buddista sotto mentite spoglie dai suoi oppositori, per la somiglianza fra il Buddismo e il suo insegnamento. Eppure nonostante questa critica, usò proprio la sua conoscenza del Buddismo per mostrarne i limiti o per condurle verso il non dualismo Vedantico, oltre che per ricondurre la filosofia vedantica precedente (contaminata dal Buddismo) alle reali radici tradizionali. La sua filosofia la potremmo dire più vicina al Sankya, un sistema filosofico di non teismo dualistico e allo yoga piuttosto che al Buddismo. Si narra che Shankara morì a Kedarnatha sull'Himalaya, mentre altre voci danno la sua dipartita a Kanci (ndr). La scuola Advaita Vedanta da lui fondata è sempre stata prevalente nei circoli culturali dell'India.

Fonte: www.vedanta.it

 

Link attinenti: panteismo, Nisargadatta Maharaj e Ramana Maharshi

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