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Gotthold Ephraim Lessing - Nathan il saggio

 

Biografia

Gotthold Ephraim Lessing è considerato la più geniale figura dell'illuminismo tedesco. Lessing nasce il 22 gennaio 1729 a Kamenz, nell'alta Lusazia, territorio slavo-tedesco. E' il secondo di 12 figli; il padre è il primo pastore del paese. Nel 1746 si iscrive alla facoltà di teologia di Lipsia. Scrive la sua prima commedia, Il giovane erudito e un'attrice amica ne cura l'allestimento un anno dopo. Si trasferisce quindi a Berlino e un suo cugino gli procura un lavoro di recensioni presso la Vossische Zeitung. Nel 1755 viene rappresentato con successo il dramma Miss Sara Sampson, espressione del realismo sentimentale allora di moda. Verso la fine del 1760, Gotthold Ephraim Lessing accetta l'incarico di segretario presso il governatore di Breslavia, dove si trasferisce per rimanervi cinque anni, dedicati allo studio di Spinoza e dei Padri della Chiesa. Pubblica nel 1766 il Laoocoonte, ovvero dei confini tra pittura e poesia, in cui espone la sua teoria estetica. Nel 1767 si rappresenta Minna von Barnheim, un'eco della guerra dei sette anni. Lessing diventa direttore della rivista Drammaturgia d'Amburgo, legata al teatro nazionale di Amburgo, che lasciò però nel 1770 per ricoprire la carica di bibliotecario ducale a Wolfenbüttel. Nel 1772 pubblica il dramma Emilia Galotti. Nel 1775 parte per un viaggio in Italia che lo porterà a Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli. L'anno successivo, a 47 anni, si sposa in ottobre con la vedova Eva Konig, che gli muore l’anno dopo. La denuncia dell'intolleranza religiosa ha il culmine col suo capolavoro drammatico, Nathan il saggio (1779), infine pubblica L'educazione del genere umano (1780). Muore il 15 febbraio 1781 all'età di 52 anni a Wolfenbüttel presso Brunswick dopo aver lasciato alla sua epoca un’impronta letteraria tale da consentire di parlare di una “età di Lessing”, come pochi anni dopo di parlerà di una “età di Goethe”.

 

Il pensiero

Un aspetto particolarmente interessante dell'illuminismo di Lessing è il senso della tensione e della ricerca. Lessing pone infatti il valore dell'uomo più che nella verità raggiunta, nello sforzo per raggiungerla. Celebre è il suo detto che il piacere della caccia è bene superiore al piacere di possedere la preda, a cui possono servire da commento le non meno celebri parole di uno scritto del 1778 (Eine Duplik, 1): "Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere verso la verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: Scegli -, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te”.
L'educazione del genere umano (1780) segna una fase significativa dell'elaborazione che il concetto della storia ha avuto nell'Illuminismo. Ad essa Lessing giunse dopo lunghe ricerche. Leibniz aveva distinto le verità di ragione, universali e necessarie, dalle verità di fatto, particolari e contingenti. Lessing parte appunto da questa distinzione per domandarsi a quale delle due specie di verità appartengono le verità religiose. Queste sono sempre fondate su fatti particolari, quali il miracolo e la rivelazione; come possono tali fatti particolari costituire il fondamento di verità eterne e universali, quali sono quelle che la religione insegna? A questi interrogativi risponde appunto L'Educazione del genere umano.
Il concetto fondamentale di questo scritto è che la rivelazione è educazione. L'umanità nella sua storia ha un suo sviluppo esattamente come l'individuo. Essa si educa attraverso la rivelazione, la quale le comunica quelle verità che essa non è ancora in grado di intendere, in attesa che diventi capace di raggiungerle e possederle in modo autonomo. Da questo punto di vista, la rivelazione stessa si storicizza giacché non cade in un punto singolo della storia ma accompagna l'intero corso di essa, preannunciando e precorrendo gli sviluppi autonomi della ragione. Come la natura è una continua creazione,così la religione è una continua rivelazione. Ogni religione positiva è un grado di questa rivelazione, che comprende in se stessa tutte le religioni e le unifica nel corso della sua storia progressiva.
La coincidenza totale della rivelazione con la ragione, della religione positiva colla religione colla religione naturale, è il termine ultimo cui l'umanità è destinata dalla provvidenza. Poiché la religione cristiana è la più alta religione positiva, i suoi dogmi - incarnazione, trinità, redenzione - si trasformeranno da ultimo in verità di ragione. E la ragione del cristianesimo si chiarirà infine come il cristianesimo della ragione. Se non che, "come possiamo, ormai, per la dottrina dell'unità di Dio, fare a meno del Vecchio Testamento, come cominciamo, a poco a poco, per la dottrina dell'immortalità dell'anima, a poter fare a meno anche del Nuovo, non potrebbero essere fatte balenare, in quest'ultimo molte altre verità che ci tocca riguardare ammirati come rivelazioni finché la ragione non abbia imparato a dedurle dalle altre sue verità ritrovate e a collegarle ad esse?" (par. 72). L'educazione mira a che l'uomo sia posto finalmente in grado di capire e di fare da sé, "nel pieno rischiaramento di se stesso" (par. 88). Lessing è anche convinto che “la strada su cui il genere umano giunge alla perfezione, ogni singolo uomo (chi prima e chi dopo) deve averla percorsa per suo conto”. Essendo però impossibile che “in un’unica vita” l’individuo riesca a percorrere tutte le tappe del proprio perfezionamento, gli sembrò imperativo ammettere l’ipotesi “che ogni singolo uomo sia esistito su questo mondo più di una volta” (par. 94). Sull’idea della metempsicosi, egli giunse assai tardi, forse anche in seguito alle proprie personali amarezze (perdita di moglie e figlio).
L'ispirazione degli scritti di Lessing è certo prevalentemente religiosa, ma di una religiosità tutta illuministica, che diffida delle religione positive e vorrebbe da esse depurare una religione naturale universale. In uno scritto Sullo sviluppo della religione rivelata, egli dice: "la migliore religione rivelata è quella che contiene il minor numero di aggiunte alla religione naturale". Così pure, ne Il cristianesimo della ragione (1753), egli tenta una completa razionalizzazione del dogma, partendo dall'idea di un essere perfettissimo, per il quale il pensare fa tutt'uno col creare: nel pensare la propria perfezione, l'Essere genera un Figlio, e con esso si unifica e si armonizza nello Spirito. Nel pensare invece le proprie perfezioni come staccate da sé, l'Essere crea il mondo delle singole individualità, anch'esso unitario e armonico,in cui ciascuna individualità ha il compito di agire quanto più può nella direzione segnata dalla propria perfezione.
Ne La religione di Cristo, Lessing scinde nettamente la religione della tradizione cristiana dalla religione che professò lo stesso Cristo vivente. Mentre nella prima egli trova incertezza e ambiguità, e non approva l'adorazione di un Cristo ritenuto più che uomo e identificato colla seconda persona della Trinità.
Questa scissione di un cristianesimo del Cristo vero da un cristianesimo della tradizione sta però in contrasto con un'altra veduta di Lessing, secondo cui la verità della religione non può essere provata da un qualsiasi fatto storico come tale. Egli si vale della distinzione leibniziana tra verità di fatto e verità di ragione per ascrivere alle prime argomentazioni quali per esempio i miracoli, la cui notizia, egli dice, anzitutto non si sa se risponda a verità e, in secondo luogo, quand'anche rispondesse a verità, non proverebbe la verità di una religione che appartiene all'altra categoria delle verità di ragione. "La religione dei Vangeli non è vera perché gli Apostoli l'hanno insegnata ma al contrario questi l'hanno insegnata perché vera: la verità interna è la prova della tradizione scritturale, non viceversa”.
La Bibbia va interpretata, secondo Lessing, secondo lo spirito e non secondo la lettera. La verità del cristianesimo non si fonda sull'autenticità storica degli scritti biblici. La sua posizione è in fondo quella di un sostanziale disinteresse per tutte le religioni rivelate.
Lo si constata anche nel dramma Nathan il saggio che riprende l'antica parabola dei tre anelli (raccolta già dal Boccaccio nella novella di Melchisedech giudeo e il Saladino): un padre, morendo, aveva distribuito ai suoi tre figli tre anelli (simbolizzanti le religioni cristiana, ebraica e maomettana), uno dei quali rendeva il possessore bene accetto a Dio; ma pretendendo ognuno dei tre di essere il vero possessore dell'anello, il Saladino sentenzia che gli anelli devono essere tutti falsi, poiché chi possiede il vero dovrebbe, almeno lui, essere in pace con gli altri. Poco prima di morire, Lessing avrebbe riconosciuto esplicitamente l'esito panteistico della sua concezione religiosa. Si ricordi, a tale proposito, la nera fama che godeva la figura di Spinoza nei tempi passati, per capire lo scandalo che circondò la figura di Lessing presso i suoi contemporanei.
Lessing ha considerevole importanza anche per la storia dell'estetica. La sua opera Laocoonte, ovvero sui confini tra poesia e pittura, trattava dei confini che la tradizione da Orazio in poi aveva cancellato, identificando la pittura (nel senso di arti figurative in genere) con la poesia, secondo il vecchio motto ut pictura poesis (= La poesia è uguale alla pittura); mentre quei confini invece Lessing ristabilisce. La teoria non era una novità in assoluto. Ne avevano già parlato gli inglesi Richardson e Harris, e poi Diderot e Klopstock. Merito di Lessing fu di aver sviluppato la teoria fino ad una rottura radicale con la confusionaria commistione delle arti, fino ad un manifesto di battaglia. Il Laocoonte pone il problema intorno a cui si eserciterà l'estetica tedesca di mezzo secolo.
Il mito greco di Laocoonte narrava come costui, sacerdote troiano di Apollo, morisse soffocato, insieme a due figli, nelle spire di serpenti mandati dal dio rivale Poseidone. L’episodio, oltre ad aver trovato una descrizione letteraria in Virgilio (Eneide, II, 199-224), venne raffigurato in una celebre scultura ritrovata a Roma nel 1506 e datata alla tarda età ellenistica. Quel gruppo marmoreo aveva suggerito riflessione di teoria, nel 1755, allo storico dell’arte antica Winckelmann (1717-1768). Secondo quest’ultimo, la raffigurazione plastica del dolore fisico nel volto di Laocoonte, gli sembrò una conferma della nobile semplicità e quieta grandezza d’animo che costituirebbero l’essenza della eticità greca. Alla tesi di Winckelmann, Lessing oppose un argomento tecnico-materiale. Secondo lui, “lo scultore dovette mitigare le grida in gemiti non perché il gridare indica un animo non nobile, ma perché deforma il volto in modo ripugnante… La semplice grande apertura della bocca… è in pittura una macchia e in scultura un incavo che producono un’impressione spiacevolissima. Né regge l’assioma che, non facendo gridare il suo eroe, lo scultore si sia conformato a un ideale morale greco. Di alte grida di dolore, in bocca a eroi e persino a divinità, la letteratura greca è piena, dai poemi omerici alle tragedie sofoclee. Sicché restano soltanto, per spiegare il semplice gemere del Laocoonte marmoreo, anzitutto il motivo della materia (marmo, tela) con cui l’artista figurativo ha da fare, e poi l’altro, complementare, che è la regola generale delle arti figurative: la regola che impone di rendere nel marmo (o sulla tela) sempre il momento più pregnante e quindi vieta che vi si fissi un fenomeno così transitorio come il gridare. Nel Laocoonte, Lessing mette in evidenza la differenza tra pittura e poesia. I corpi e le loro qualità visibili sono gli oggetti propri della pittura, mentre le azioni sono gli oggetti propri della poesia. In altre parole, la prima non può rappresentare che i corpi, la seconda le azioni. La poesia si serve delle azioni anche per rendere i corpi da cui le azioni scaturiscono; la pittura quando si trova alle prese con un'azione, cerca di coglierne il momento supremo.
La poesia utilizza segni semantici arbitrari, cioè suoni verbali condizionati non dalla natura ma dal convenzionale sistema linguistico, i quali sono articolati in successione temporale ed esprimono azioni. La pittura opera invece con segni imitativi naturali (figure e colori) che hanno una collocazione contigua nello spazio e possono rappresentare soltanto le proprietà sensibili dei corpi. Certo, una rappresentazione di azioni è possibile anche in pittura, ma l’arte figurativa può utilizzare solo un unico momento dell’azione, il più pregnante; mentre i segni verbali consentono al poeta di rappresentarcene il divenire.
Ma le regole fondamentali della poesia e della pittura sono identiche perché entrambe sono arti imitatrici. L'estetica e la poetica filosofica, nel Lessing, non sono fine a se stesse, e devono essere costantemente valutate in relazione alla sua attività di artista. Lessing si rendeva conto dei pericoli di un teorizzare astratto che perdesse i contatti con la realtà della produzione e della critica d'arte.

 

Riassunto di Nathan il saggio

Il munifico sultano di una Gerusalemme favolosa e pervasa da una sottile aura massonica, Saladino, tollerante fino a desiderare l’imparentamento con un regnante cristiano, durante una tregua nella III Crociata, grazia un templare, perché rassomigliante al fratello di cui ha perso le tracce da lungo tempo. Nathan, saggio e ricco mercante ebreo, di ritorno da un viaggio apprende che la figlia Recha è stata salvata da un incendio dal medesimo templare.
Il fanatico cavaliere tedesco, dopo lunga diffidenza, accetta il ringraziamento e l’amicizia dell’ebreo: quando però ne chiede la figlia in sposa, Nathan si oppone chiedendo tempo. Intanto messo alla prova da Saladino con una domanda su qual sia la vera religione, il saggio mercante espone la parabola dei tre anelli identici, simboleggianti le tre grandi religioni monoteistiche, copie dell’unico vero anello andato smarrito (vedi Boccaccio, Decameron, I,3). Giustificando così un umanesimo universalista Nathan si conquista anche l’amicizia del sultano. Ma il templare, smarrito nel suo innamoramento e ferito dal rifiuto, apprende che Recha è in realtà solo figlia adottiva di Nathan, cristiana e per di più ignara della verità su se stessa. Egli potrebbe perciò ottenere con la costrizione ciò che desidera, anche a costo della rovina dell’ebreo, ma ne è trattenuto dal Saladino.
A un colloquio tra Nathan e il buon frate Bonafides può ora scoprirsi l’antefatto e maturarsi lo scioglimento della vicenda. Recha fu affidata, bimba, dallo stesso frate a Nathan, dopo che l’intera famiglia di quest’ultimo era stata arsa dai crociati. Il frate consegna all’ebreo un libricino in suo possesso in cui sono annotate in arabo due genealogie rivelatrici. Tutti convengono nel palazzo di Saladino. È lo stesso Nathan che palesa a Recha di essere solo suo padre adottivo, ma le fa sapere anche che ella ha un fratello. Questi è lo stesso templare che, dopo l’immediata delusione, accetta con gioia la nuova sorella. Nathan accoglie entrambi come figli e aggiunge l’ultima rivelazione. Il vero padre dei due giovani, suo amico, non era tedesco, ma solo marito di una tedesca. La scrittura delle annotazioni nel libricino rivelatore, appartenutogli, testimonia infatti che altri non era se non il fratello scomparso di Saladino; quest’ultimo aggiunge con gioia alla rinnovata famiglia sé e la sorella Sittah, in qualità di secondo padre adottivo e madre adottiva.

Ernesto Riva

fonte: www.filosofiaedintorni.net

 

Libri consigliati di Gotthold Ephraim Lessing:

- Nathan il saggio. Testo tedesco a fronte - Garzanti Libri.
- L'educazione del genere umano - Sellerio Editore Palermo.
- Laocoonte, ovvero sui confini tra poesia e pittura - Aesthetica.

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