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Gatka (la danza della spada) – origini e tecniche
Questa arte marziale è strettamente collegata alla religione Sikh che fu fondata alla fine del XV da Guru Baba Nanak nel Panjab (regione indiana del Nord-Ovest), territorio di secolari scontri tra induisti e mussulmani.
I Sikh subirono per anni le persecuzioni dell’Impero dei Mughal.
Guru Nanak cercò di conciliare alcuni aspetti dell’Induismo (credenza nel ciclo delle rinascite - Samsara), credenza negli effetti delle azioni sulle vite successive (Karma), con altri aspetti dell’islamismo, del cristianesimo (monoteismo, fede in un Dio unico e creatore) e del sufismo.
Da ciò nacque il Sikhismo, religione monoteista, che rifiutando la divisione della società indiana in caste, crede nell’uguaglianza degli uomini di fronte a Dio, nella parità tra uomo e donna e rifiuta il clero.
La parola Sikh deriva dal sanscrito e significa “allievo”, “discepolo” (discepolo dei 10 Guru).
Guru Baba Nanak fu il 1° Guru cui ne seguirono altri 9, ognuno con peculiarità e caratteristiche diverse.
La conoscenza delle tecniche del Gatka e la sua diffusione tra i Sikh risale a Guru Gobind Singh (1666-1675), 10° Guru.
C’è però chi fa risalire la diffusione di questa arte marziale tra i Sikh ad un’epoca anteriore, ai tempi del 6° Guru, Guru Har Gobind (1595-1644), quando la popolazione Sikh minacciata di genocidio dall’Impero Mughal, assunse un carattere “guerriero”, costretta, per difendere la propria sopravvivenza a combattere utilizzando inizialmente le antiche tecniche del Kalari Payat, trasformandole via via in un nuovo e originale sistema d’armi “Il Gatka” (La Grazia).
Guru Gobind Singh fu poeta, filosofo, mistico e guerriero. Fu anche un grande riformatore sociale che riorganizzò la comunità Sikh per combinare la spiritualità con le arti marziali. Egli istituì il Khalsa (comunità dei Puri) che era costituita da veri e propri guerrieri pronti a dare la propria vita per difendere sé stessi, le proprie famiglie e la loro fede, contro gli attacchi dei musulmani.
“Tu alzerai la spada se sarai nel giusto”, disse il 10° Guru.
Il binomio Santo-Soldato caratterizzava in modo appropriato il guerriero appartenente alla comunità Khalsa.
Guru Gobind Singh promosse lo studio delle arti marziali tra i Sikh e spronò nell’allenamento del Gatka tutti i Sikh: uomini, donne e bambini. La disciplina del Gatka venne insegnata come un vero e proprio esercizio spirituale.
Grazie alla sua pratica i Sikh fecero fronte a 3 necessità (che sono tuttora i punti di forza di questa arte marziale):
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Apprendere in modo rapido tecniche di combattimento efficaci (il Gatka veniva insegnato in soli 10 giorni);
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Utilizzare tutte le armi e tutto come un’arma (dal momento che i Sikh all’epoca non potevano permettersi di acquistarne di preziose e sofisticate);
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Fronteggiare più avversari contemporaneamente (considerata la loro scarsità numerica).
La conoscenza di questa arte marziale è stata successivamente diffusa in Occidente grazie al Maestro Yogi Bhajan (1929-2004) che ne ha trasmesso tecniche e filosofia al Maestro Guru Shabad De Santis.
Oggi in India la trasmissione di questa arte marziale è strettamente collegata alla trazione Sikh, mentre in Occidente il Gatka, rappresenta anche una disciplina in grado di dare al praticante (gatker) degli strumenti che utilizzerà per raggiungere un equilibrio psico-fisico. Attraverso i movimenti e le tecniche del Gatka, l’allievo è in grado di pervenire ad un equilibrio della Mente Negativa e della Mente Positiva, favorendo così il bilanciamento della Mente Neutra.
Con la ripetizione di precisi schemi di movimento, in un determinato stato di coscienza, il discepolo può allargare il proprio spazio personale, espandere i propri confini e le proprie opportunità, in senso fisico, mentale, emotivo e sociale.
In India il Gatka nacque per combattere il “nemico fuori”, mentre in Occidente la sua pratica insegna a confrontarsi anche con il “nemico dentro di noi”, l’inconscio, che se inesplorato può divenire pericoloso, ma conosciuto, può essere gestito e divenire fonte di forza.
Lo strumento principale di questa arte marziale è la Spada, ma vengono utilizzate tutte le armi e anche le mani nude.
La Spada nel Gatka viene usata secondo il movimento del moto infinito, basato sulla forma dell’otto ripiegato. Questo movimento permette di cambiare i piani di attacco e difesa, senza mai interrompere il moto della spada. Si viene così a generare una sorta di sfera intorno al guerriero in cui esso è libero di cambiare obiettivo o funzione. In questo modo il praticante sarà anche libero di usare tutte e due le braccia, muovendosi insieme alla sfera che lo circonda e lo protegge, in tutte le direzioni del piano.
Il controllo dello spazio interno ed esterno, e l’utilizzo di tutte le armi, permette al Gatker di affrontare più avversari contemporaneamente, creando un sistema di difesa a 360°.
Questa caratteristica del Gatka contribuì al successo di questa arte marziale nella lotta dei Sikh contro l’Impero dei Mughal.
Inoltre inducendo un elevato stadio meditativo durante la sua pratica il Gatka è strettamente connesso al Kundalini Yoga.
Testo redatto dal webmaster di www.gatka.eu
Sito dell'A.S.D. Federazione Italiana Gatka - ROMA
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