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Erasmo da Rotterdam
Erasmo da Rotterdam, umanista olandese (Rotterdam 1466 - Basilea 1536). La figura di Erasmo è la più notevole tra quelle degli umanisti nordici nel periodo che precede e accompagna l'età della Riforma protestante. Di umili natali, orfano, educato in un monastero agostiniano in Olanda, Erasmo assimila l'esperienza dell'umanesimo italiano proclamando la sua gratitudine verso il Valla, di cui si sente idealmente discepolo. Ma nel desumere criteri e metodi dall'umanesimo italiano e nel trasferirli nel mondo germanico, egli li sottopone a un'adeguata revisione che fa di lui il vero iniziatore del rinnovamento della cultura nei Paesi germanici. In realtà, Erasmo da Rotterdam non è solo un filologo. Nel suo umanesimo gravita un operante sentimento religioso, che ha sì l'impronta del platonismo ficiniano, ma porta anche, come carattere proprio e peculiare, un costante riferimento all'esempio e all'insegnamento di Cristo e l'ispirazione più tollerante verso ogni religione, insieme con una salda e ottimistica fiducia nella ragione. Questi caratteri sono evidenti già nel suo primo scritto di rilievo, il Manuale del soldato cristiano (1502), nel quale la polemica contro la barbarie della teologia medievale è ispirata ai motivi essenziali dell'umanesimo, ma nel quale la cultura umanistica è animata da una vera e propria ansia di rinnovamento. Così soltanto la cultura umanistica cessa di essere una pura e indifferente tecnica per diventare strumento di una riforma individuale, che si attua nell'esercizio dell'attività intellettuale. La fama che ben presto circonda Erasmo nell'ambito dell'umanesimo nordico lo porta in Italia, a Torino (dove è laureato), a Bologna, a Roma, dappertutto accolto col più vivo consenso. Umanesimo italiano e umanesimo nordico si rendono reciproci onori. Lasciata l'Italia (1509), Erasmo va in Inghilterra e vi scrive la sua opera più celebre, l'Elogio della pazzia. L'insoddisfatto vagheggiamento di una riforma della società si esprime in una satira vivace, che il motivo dell'elogio della pazzia rende particolarmente briosa e comunicativa. L'Elogio della pazzia è un estemporaneo inno alla incoercibile vitalità del mondo. Ma attraverso questo inno Erasmo trova modo di giungere a una spietata elencazione delle opere dell'impostura e dell'astuzia pretesca, della corruzione, che pervade la società politica e religiosa, dell'ignoranza e rozzezza teologale. Dal 1514 Erasmo è a Basilea, dove si dedica all'edizione di testi critici dei padri della Chiesa (Girolamo, Ambrogio, Agostino) e del Nuovo Testamento: attività, anche questa, che, mentre appaga il suo gusto di diffondere la conoscenza dei boni auctores al posto di quella dei barbari teologi medievali e contemporanei, fornisce l'esempio di un ritorno alle fonti cristiane criticamente purgate. Erasmo è ancora a Basilea quando si hanno le prime manifestazioni dello scisma. Di fronte agli avvenimenti, che sembrano procedere troppo sollecitamente, egli, che ne era stato l'autorevolissimo, anche se non del tutto consapevole, ispiratore, è colto da preoccupazioni e incertezze, mentre nella coscienza generale in ribellione il suo nome viene associato a quello di Lutero e Lutero stesso, trovando in lui i germi delle sue accuse alla Chiesa cattolica, lo sollecita a prendere posizione a favore della Riforma (1519). Ma di fronte allo scatenamento delle passioni, allo scisma della cristianità, alla rivolta dei contadini che la religione riformata porta ineluttabilmente con sé, Erasmo si astiene giacché vede minacciati quegli ideali civili della humanitas e della tolleranza, che lo avevano nutrito, e perseguitate da Lutero le stesse bonae litteram cui attendeva. A sancire il suo totale distacco dai riformati sta la polemica con Ulrich von Hutten prima e poi con Lutero stesso (Diatriba de libero arbitrio) a proposito del libero arbitrio (1524). Nella polemica Erasmo si fa assertore del valore dell'uomo come natura libera andando così a cozzare contro la concezione luterana che negava libertà all'uomo e faceva dipendere da Dio ogni impulso umano verso il bene. Erasmo è essenzialmente un umanista e come tale egli considera anche i problemi filosofici e teologici.
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