Discorsi di Dharma
di Geshe Gedun Tharchin
Insegnamenti del Venerabile Lama Geshe Gedun Tharchin, Lharampa. Incontri, lezioni e scritti su Dharma, Meditazione e Buddhisimo.
Rilassarsi e Dimorare nello stato originario della Mente
- Ottobre 2017
Riflettendo sulla consapevolezza, Sati, mi sono ricordato che nella lingua del mio paese di nascita, il Nepal, questa parola significa amico e improvvisamente ho preso coscienza che davvero la consapevolezza è il mio miglior amico, in sua compagnia non ho timori perché è ciò che rende utile e significativa la mia vita.
Sati è chiunque ci sia vicino, parenti, genitori, colleghi, amici e, indipendentemente dal tipo di relazioni intrinseche alla natura umana, buone, cattive, neutre; tutte, indistintamente, rappresentano l’amico di consapevolezza.
A volte questo sati è duro, severo, altre dolce, amorevole, ed altre ancora irritante, rigido, ma questa è la sua precisa funzione, quella di correggere i nostri errori.
Sati è chiunque ci sia accanto in quel preciso momento, indipendentemente dal suo comportamento, è la consapevolezza che si manifesta, interagisce e insegna. L’essere umano è una specie sociale, la sua stessa natura lo porta a condividere, a partecipare, a comunicare azioni che sono rese significative dal riconoscimento dell’amico di consapevolezza in qualsiasi individuo si incontri ed esprimono il senso della stessa specie umana.
Nel Cristianesimo si insegna che l’attitudine caritatevole deve iniziare dalla propria casa, dalle persone più vicine, e altrettanto la pratica del Dharma comincia dalla casa, dai parenti, dagli amici.
La meditazione principia in casa, non è importata dal tempio alla casa, ma, al contrario, è esportata dalla casa al tempio, noi invece applichiamo l’attitudine esattamente opposta, pensiamo di poter portare la pace unicamente dalla chiesa alla casa, mentre la si deve maturare prima di tutto nella propria casa, nelle relazioni concrete quotidiane, e solo in seguito portarla alla chiesa.
Questo è un concetto difficile poiché contraddice la consueta attitudine e richiede un duro lavoro, concreto, sostanziale quanto necessario per essere sati, consapevolezza.
La mia comunità monastica in India è costituita da numerosi individui, alcuni più istruiti, altri particolarmente avanzati nella pratica, così è molto difficile che si verifichino litigi, ci sono confronti, a volte possono sorgere normali piccole difficoltà, ma mai bisticci né aspri contrasti, così al mio arrivo in Italia sono stato veramente scioccato nel fare esperienza per la prima volta di conflitti aspri, di ostilità espresse con eloquente aggressività, a tutti i livelli, nella società civile, nella famiglia. Ho dovuto constatare quanto sia difficile praticare in simile contesto il Dharma, la Carità, la Consapevolezza, prima non avrei mai potuto immaginare l’esistenza di scontri così violenti e aspri tra esseri umani, nelle famiglie, nelle amicizie, in tutte le relazioni.
Gesù Cristo dicendo che la carità comincia dalla propria casa ha dato un avvertimento fondamentale, estremamente saggio.
Un altro shock, quasi divertente se non fosse drammatico, lo rivivo ogni volta durante le varie manifestazioni pacifiste, tutti lottano per la pace affermando di auspicarla con ogni mezzo, però litigano tra loro furiosamente perché ognuno vuole indiscutibilmente imporre il proprio individuale punto di vista ritenendolo indiscutibilmente superiore a qualsiasi altro, poi tutti insieme aggrediscono e bisticciano con i non-pacifisti, insomma è una guerra totale con cui si pretende di affermare la pace!...
Questa è l’espressione della natura umana, di come si muove la mente umana.
Sappiamo che la base del samsāra e del nirvāna è la mente e, se non la accudiamo con consapevolezza, essa sbanda senza controllo e agisce in modo assolutamente stupido, sciocco, inconsistente, la mente entra in contraddizione con la mente stessa, questo è il problema, si vuole la pace e si fa la guerra senza nemmeno accorgersi dell’assurdità di un comportamento così insensato e contraddittorio, si è completamente limitati e chiusi nella meschina ottusità di un ego sempre più forte in quanto privo di consapevolezza.
Suggerisco dunque di affrontare questo stesso incontro non solo per ascoltare e studiarne l’argomento, ma per riflettervi e interiorizzarlo, per ottenere una seppur piccola realizzazione, o almeno per piantarne il seme dell’ottenimento, perché, se non ora, quando?
Tutte le condizioni favorevoli per farlo sono presenti, qui e adesso, e offrono ad ognuno l’opportunità di giungere ad una conclusione di realizzazione.
Con il termine “realizzazione” pensiamo immediatamente a un evento mentale estremamente complesso, elevato, difficile, invece è molto semplice, il primo passo consiste nell’abbandonarsi completamente, senza aspettative, lasciare andare almeno in quel momento tutte le preoccupazioni, le ansie, i timori, le difficoltà, essere autenticamente svincolati da tutto, rilassare la mente e ogni cellula del corpo e vivere completamente ogni istante nella pienezza della libertà, questa è la base che permette la possibilità di compimento di tutti gli ottenimenti.
In tibetano questo fondamentale processo di rilassamento è espresso con le parole Nel-So, Nel significa stanchezza o noia, e So indica l’essere nello stato di rigenerazione che libera dalla stanchezza e dalla noia.
Siamo tutti stanchi, annoiati, condizionati dalla pressione della vita moderna, eppure non ci manca nulla, né cibo, né abiti, né abitazioni, dunque noia e stanchezza sono totalmente irragionevoli; questo è il dramma della nostra vita, ma come uscirne? come rigenerarsi, rivitalizzarsi?
Si comprende senza difficoltà a livello razionale il significato del rilassamento, ma ciò che è davvero difficile è sapere concretamente come farlo, come rilassarsi. Nel tentativo di rispondere a questo interrogativo sono state elaborate le più svariate tecniche sia sul piano mentale che fisico, le indicazioni per praticare la meditazione non mancano, tutto ciò è indubbiamente valido, buonissimo, ma il vero punto è: - Si riesce realmente a rilassarsi? Se ne è capaci? Si è compreso davvero in che modo ci si rilassa?-
Il dramma è proprio questo, malgrado si viva in una società altamente tecnologica e ricca di ogni bene, si è perennemente tesi, stanchi, avviliti, annoiati, perché si è incapaci di rilassarsi, non si sa da che parte cominciare.
Siamo a Milano, una città che offre ogni lusso e le tecnologie più avanzate, eppure la gente non è affatto serena, in pace, e allora dov’è l’ostacolo? Mancano tecniche meditative? Non si ricevono speciali iniziazioni? Non vengono impartite benedizioni per ottenere il rilassamento?
Nulla di tutto ciò, il problema consiste nel non aver compreso come un essere umano semplicemente possa rilassarsi naturalmente.
Mi ritorna sempre alla mente il ricordo della sera di un inverno molto freddo alla stazione di Roma Termini, aspettando il treno osservavo due persone che non avevano nulla, erano senza coperte e poco vestite, eppure dormivano placidamente su una panchina, in pace, rilassate per nulla turbate dalla confusione, dal chiasso, dal freddo pungente. Ne sono stato profondamente colpito, noi che abbiamo tutto non conosciamo questa tranquillità.
Al mio arrivo in Italia il primo ricordo è di piacevolezza, di confort, mai avevo dormito tanto comodamente su materassi alti e letti comodissimi, nelle case ci si ripara dal freddo con il riscaldamento e dal caldo con l’aria condizionata, le dispense sono ben fornite, ogni comodità è presente eppure la gente soffre di insonnia, di attacchi di panico, di ogni possibile tensione.
Dov’è il problema? Nell’incapacità di rilassarsi, non è necessario cercare chissà dove il significato e l’applicazione della meditazione, si tratta semplicemente di imparare a trovare il naturale stato di rilassamento, essere nella condizione di Nel-So, cioè rigenerarsi dalla stanchezza dalla noia permanendo in un effettivo stato meditativo. Si applica Nel-So del corpo, Nel-So della parola, e Nel-So della mente.
Queste tre forme di rilassamento sono fondamentali, ma per realizzarle è necessario capire quali sono le condizioni che permettono di rilassare il corpo, la parola e la mente, questo è l’interrogativo primario che dobbiamo porre a noi stessi, sapendo che trovare la giusta domanda è tanto importante quanto difficile.
Tutte le nostre difficoltà si rivelano prepotentemente non nelle risposte, ma soprattutto nelle domande. Non esistono risposte in grado di agire istantaneamente quasi fossero compresse di aspirina, la soluzione ad ogni problema è nella giusta domanda.
Geshe Gedun Tharchin
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