Riflessioni dal web Indice
Gruppi in Internet, dal sé al gruppo virtuale
di Walter Iacobelli
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Illusione gruppale
Il vissuto di illusione gruppale, rilevato da D. Anzieu, rappresenta un mezzo, una via quasi obbligata per trovare e consolidare un'identità gruppale e comunitaria.
Descrivendo i partecipanti di un gruppo largo Anzieu sottolinea come questi si sentano “sommersi nell'anonimato collettivo, troppo numerosi per allacciare relazioni interindividuali che permettano loro di sentirsi esistere” (1976).
Anche in Internet si ripropone il tema dell'appartenenza e della partecipazione. L'interattività dei collegamenti telematici, la possibilità di avere il mondo on-line forse allo stato attuale non sono sufficienti ancora per creare un appartenenza con quel mondo e interagire con esso.
Occorrono degli spazi più limitati, più personali, spazi non solo per essere e basta, bensì per essere qualcuno per qualcun'altro. I gruppi larghi , più di altre manifestazioni di gruppo, segnalano la presenza di vissuti illusori facendo emergere chiaramente il contrasto tra una situazione idealizzata, come quella del gruppo piccolo, ed una denigrata, come si riscontra nella condizione di gruppo largo composto di più gruppi piccoli. Questi vissuti risentono del diverso modo in cui si determina la regressione nel gruppo.
Mentre, infatti, nel piccolo gruppo si crea una condizione di protezione di tipo materno (il gruppo è la madre sostitutiva), nel gruppo largo i partecipanti sperimentano la perdita della protezione materna, contribuendo alla determinazione di quel fantasma di smembramento che si sostiene sulla vastità dello spazio gruppale. A questo riguardo, prosegue Anzieu: “Se i partecipanti sono lasciati liberi di sedersi dove vogliono, si nota la tendenza della maggioranza di costoro a stringersi assieme” (1976).
Si tenta di entrare in contatto (visivo, verbale, gestuale) con i propri vicini immediati costituendo una pelle comune con loro (Turquet, 1975), riproponendo in modi e contesti differenti quel comportamento di attaccamento del piccolo d’uomo verso la madre o la figura significativa della primissima infanzia descritto da J. Bowlby (1976), in un ambito gruppale.
Proprio la frustrazione di questo bisogno di attaccamento fa lamentare i membri per il freddo fisico e morale che regna nel gruppo largo e per la mancanza di contatto.
Internet ripropone quello stesso smarrimento e dispersione, anche in questo caso infatti si è manifestata la necessità di stringersi assieme di identificarsi in una comunità, in un insieme che avesse un contenitore in grado di contenerlo.
Scrive Anzieu: “ciascuno può essere percepito in maniera distinta da ciascuno altro, l'Io tende a ricostituirsi, a livello dell'immagine speculare, in una identificazione narcisistica agli altri” (1976).
È importante, a questo punto, comprendere perché l'illusione gruppale si esprima particolarmente nel passaggio dal gruppo piccolo al gruppo allargato (composto di tanti gruppi più piccoli).
Quest'ultima configurazione gruppale consente, infatti, a vari piccoli gruppi di ritrovarsi insieme e confrontarsi, accentuando le caratteristiche di perfezione del proprio gruppo in opposizione alle mancanze e imperfezioni degli altri gruppi.
Il piccolo gruppo lascia meno buchi, meno spazio vuoto che, nel gruppo allargato, è sentito come incolmabile. Il gruppo è come assalito da una sorta di agorafobia collettiva che induce a stringersi e trovare dei confini.
Se questi confini vengono delimitati, costituendo per esempio un gruppo più piccolo (madre buona), la nuova entità gruppale è investita di una vera e propria idealizzazione. La stessa idealizzazione che è presente in tutti quegli ambiti culturali alternativi, nei quali si identificano coloro che non accettano o non riescono ad accettare i valori e i modelli delle culture di massa. Dal gelido ed immenso Internet, sono emerse le comunità virtuali, forme di collettività mediatiche, che per stringere assieme i propri membri, per riempire lo spazio vuoto, si sono servite di tutti quei sistemi di comunicazione che da alcuni anni la Rete rende disponibile ai suoi utenti.
Delle piccole isole stanno quindi emergendo dall'oceano virtuale: la grande rete è diventata una fucina di controcultura per tutti coloro che anarchici, visionari, antagonisti, si prefiggono di sostituire nuovi e rivoluzionari modelli di pensiero e comportamento a quelli dominanti.
La storia recente mostra come ogni novità, apportata su vasta scala sociale determini delle reazioni ambivalenti, contrastate e contrastanti. Inizialmente, i piccoli gruppi di avanguardisti della comunicazione come ogni piccolo gruppo desta sospetto in quella (grande) parte della società che difende lo status quo. Osserva a tal proposito Anzieu, che la reazione della società a questi “…gruppi culturalmente alternativi” è connotata da “un atteggiamento dissidente (...) li indica con un vocabolario peggiorativo (sette, clan, ghetti, bande, gang), (...) li sospetta di cospirazione e li perseguita” (1976).
Il piccolo gruppo diventa il luogo di trasgressione e del vietato; per questo motivo i membri idealizzano tutti quegli elementi di coesione e di unione, anzi la discriminazione della massa e della società rimarcano e consolidano paradossalmente l'identità del gruppo, che riconosce nella distinzione da quello che non si è, un confine che delimita quello che si è.
Il proprio gruppo viene perciò immaginato come il luogo favoloso dove tutti i desideri possono essere soddisfatti, dove si è protetti e difesi, funziona nell'ordine dell'illusione.
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