Riflessioni dal web Indice
Animismo e società
(prima parte)
di Antoine Fratini
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I ricchi credono nella ricchezza e si impiegano nel fare credere che tutti possono diventare ricchi come loro per continuare a sfruttarli. In quel modo, la nevrosi del padrone raggiunge quella dello schiavo in una comunicazione circolare apparentemente perfetta in cui il denominatore comune è rappresentato dalla parola "economia". Niente di strano se in codesti scenari di possessione generalizzata le uniche possibilità di cambiamento sono rappresentate da sintomi quali il terrorismo e le catastrofe ambientali.
Ma quale potrebbe essere quel suolo magico dal quale l'uomo moderno riuscirebbe finalmente a scorgere i suoi folli comportamenti? Per sfuggire al principio di autoreferenzialità, dovremmo secondo logica cercarlo al di fuori della nostra cultura. Purtroppo però, dappertutto dove ci giriamo, da Oriente a Occidente, oggi sembra ci sia rimasto posto solo per la nostra cultura. Da ogni latitudine troviamo infatti gli stessi Mac Donald, le stesse mode di abbigliamento, gli stessi atteggiamenti di giovani e meno giovani... L'accanimento e il genocidio nei confronti dei popoli tribali dell'intero pianeta, dagli indios dell’Amazonia agli indiani d'America o alle tribù africane, la volontà dei bianchi di convertire questi popoli al loro modo di essere si spiega a mio avviso proprio dall’inquietante percezione che l'unica fonte vera di pericolo atta a rimettere in questione la nostra società proviene da loro. Questo è paradossale, visto l’inoffensività di questi popoli a livello bellico ed economico. A differenza di alcune voci pur importanti di intellettuali occidentali che si limitano ad uno scrivere polemico o esotico a secondi dei casi, i popoli tribali costituiscono un esempio concreto, quindi ben più forte di qualunque riflessione intellettuale, di altra società. Non occorre credervi, in quanto essi sono di per sé dati di fatto e quindi specchio adeguato della nostra follia. E come si sa, uno specchio produce estrema aggressività quando non corrisponde a chi vi si riflette. Il più grande rischio della mondializzazione risiede proprio in questo: essa toglie la possibilità di confrontarci con altre culture e pertanto di scorgere le nostre nevrosi. È un po' come se sul piano individuale all'uomo moderno venisse abrogata la possibilità di andare dall'analista e gli rimanesse soltanto la consolazione degli psicofarmaci!
Quanti libri profondi avrà letto un Berlusconi? Non è forse disperante accorgersi di essere governati da una persona completamente priva di cultura umanistica, che probabilmente non ha mai incontrato veramente una sola di quelle "voci" cui si accennava prima? Ma, cosa ancora più amara rimane a mio avviso la constatazione che persino gli altri esponenti politici spronano gli stessi identici valori di fondo, quelli cioè dell'economia, anche se presentati in maniera diversa. Nessun partito politico costruisce la propria campagna elettorale, per esempio, sul valore della qualità della vita, sull'accrescimento dell'armonia fra uomo natura, sul valore dell'individuazione dei singoli, della loro maturità di pensiero... Tutti i partiti in qualche modo obbligano i singoli ad allinearsi ad una ideologia in modo che nessuno sia veramente libero pensatore, così da rendere possibile la loro manipolazione politica. Il sistema non contempla eccezione. Non vi è posto fuori di esso. Chi ha la sfortuna di giungere in tivù e di starci non può essere libero semplicemente perché dovendo stare al gioco delle parti, non può esprimersi liberamente. Gli immigrati vanno accolti non perché è un loro diritto, ma perché "vi rendete conto altrimenti che danno per l'economia!" disse una volta il sindaco del mio comune di residenza, che pure era di sinistra, durante una conferenza pubblica; i parchi naturali vanno realizzati non semplicemente per il rispetto del territorio e di tutti gli esseri viventi che vi dimorano, ma perché porta turismo e fonte di reddito; i motori non possono essere strozzati altrimenti le automobili non si venderebbero più (pazienza per i tanti incidenti stradali mortali dovuta all'alta velocità); l'idrogeno non viene utilizzato come carburante alternativo al petrolio perché costa paradossalmente troppo poco e i guadagni non sarebbero abbastanza... L'economia è come un treno in corsa rimasto senza freni e (il che è ancora più grave) privo di programmazione per fermarsi. Questo treno ci porta diritto verso il baratro. L'unica possibilità rimasta sembra essere quella di prolungare indefinitamente la sua corsa. E l'unico scenario ipotizzabile a permettere questo rimane purtroppo di natura fantascientifica: scoprire nuovi mondi o nuove forme di energia da sfruttare (i raggi cosmici, Marte...). Ma, anche se ciò dovesse capitare, l'uomo rimarrebbe nella sua essenza tale e quale lo conosciamo ora: egoista e irrispettoso, quasi del tutto incapace di sublimazione, prepotente, bellicoso... Come si può notare, il problema dell'Ombra torna alla ribalta ogni qualvolta si riflette sulla natura umana. Tale problema tuttavia, come è già stato sottolineato da altri, non risiede nell'esistenza stessa Ombra quanto piuttosto nel rapporto che intratteniamo con essa. Infatti, abbiamo tutti una parte più o meno oscura e negativa pronta a prendere il sopravvento su di noi e ad allontanarci dalle nostre conquiste morali. Nessuno potrà mai estirpare del tutto questa parte negativa dal proprio essere. Tutt’al più possiamo gestirla meglio di quanto l'uomo moderno generalmente non faccia. La consapevolezza di portarci dentro questo insieme di difetti "troppo umani" in parte ripugnanti è la prima condizione, il solo espediente che possa portare l'umanità a saldare i conti con l’Ombra. Pertanto, non ci potrà essere nessun vero cambiamento nell'intimo dell'uomo e nel mondo fintanto che non avremmo imparato a diffidare di chi si ritiene, più o meno esplicitamente, senza macchia e di chi vede il marcio solo fuori di se.
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