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Riflessioni sulla Cultura Vedica

Riflessioni sulla Cultura Vedica

di Parabhakti dasindice articoli

 

I Guna - Gli influssi della natura materiale  

Aprile 2010

 

I Guna Sattva Rajas TamasI Guna sono le tre energie materiali che influenzano la vita di tutti gli esseri viventi:

 

TAMAS  l’ignoranza - RAJAS la passione  - SATTVA la virtù.

 

La miscela praticamente infinita di queste tre influenze determina i diversi corpi psicofisici presenti non solo sul pianeta terra ma nell’intero universo. Virtù, passione e ignoranza guidano e controllano le diverse azioni e le fasi della giornata, catalogano i cibi, ordinano culture, politiche ed anche tradizioni religiose. La loro interazione è naturalmente necessaria per la vita stessa, tuttavia, in accordo agli obiettivi che ci prefiggiamo  è fondamentale coltivarne, circostanziarne o rifuggirne le differenti influenze.

La tradizione vedica indica in Brahma (il “costruttore” dell’universo materiale) il responsabile di Rajas, in Visnu (il mantenitore-proprietario della materia e origine dell'essenza spirituale presente in ogni essere vivente) quello di Sattva e in Shiva (il distruttore trascendentale) quello di Tamas.

La tradizione monoteista vaisnava, alla quale appartengo, identifica Brahma come uomo, pur nella posizione più elevata dell’universo, Shiva come divinità a sé stante e Vishnu come Dio, la Persona Suprema. Tutte le tradizioni yogiche sono comunque concordi nel considerare la virtù come base di partenza per accedere alla conoscenza spirituale, necessaria per liberarsi dalle catene dell'esistenza materiale e raggiungere la dimensione spirituale.

La Bhagavad-Gita, l'antichissimo testo sacro che riporta il dialogo tra Krishna (nome intimo di Dio che significa l'Infinitamente Affascinante) e il suo amico e discepolo Arjuna, ci istruisce sulla natura di queste influenze e su come trascenderle:

 

“La  natura materiale è formata da tre influenze: virtù, passione e ignoranza. Quando  l'essere vivente entra in contatto con la natura materiale diventa condizionato da queste influenze.” (B.g. 14.5)
Sattva
“O Arjuna senza peccato, sappi che la virtù, la più pura delle influenze materiali, illumina e libera dalle conseguenze di tutti i peccati. Chi è sotto il suo influsso sviluppa conoscenza, ma diventa condizionato dal senso di felicità che essa procura.” (B.g. 14.6)
Rajas
“La passione consiste in desideri ardenti e senza fine, o figlio di Kunti. Essa lega l'anima incarnata all'azione materiale e ai suoi frutti.” (B.g 14.7)
Tamas
“O discendente di Bharata, l'ignoranza è causa d'illusione per tutti gli esseri. La follia, la pigrizia e il sonno, che legano l'anima condizionata, sono il risultato di quest'influenza.” (B.g. 14.8)

 

La Bhagavad-Gita scende ulteriormente nel dettaglio sugli atteggiamenti che gli individui esternano in accordo ai guna predominanti che ne sottolineano la natura divina o demoniaca (nella sua accezione classica di separato dalla Divinità).

L'uomo che si lascia travolgere dalle influenze inferiori dell'ignoranza e della passione sviluppa pensieri ed azioni egoiste, spesso “torbide”, che l'avvicendarsi delle epoche storiche cambia solo nella modalità d'espressione, ma non nell'essenza:

 

“Gli uomini demoniaci si rifugiano nell'arroganza, nell'orgoglio e nella lussuria insaziabile, diventando così preda dell'illusione. Affascinati dall'effimero, dedicano la loro vita ad attività malsane.”                         
“Credono che godere dei sensi fino all'ultimo istante di vita sia la necessità dell'uomo. Così la loro ansietà non trova fine. Incatenati da centinaia e migliaia di desideri materiali, dalla lussuria e dalla collera, accumulano denaro con mezzi illeciti per soddisfare i sensi.”
“L'uomo demoniaco pensa: Oggi possiedo tutte queste ricchezze e secondo i miei piani ne guadagnerò sempre di più! Quell'uomo era tra i miei nemici e io l'ho ucciso (sconfitto); quando sarà il mio turno ucciderò anche gli altri (sconfiggerò chi mi ostacola). Sono il padrone di tutto. Sono perfetto, potente e felice, sono il più ricco e sono circondato da un'alta parentela. Non esiste nessuno potente e felice come me. Compirò sacrifici, farò la carità e me ne compiacerò. Ecco come queste persone sono sviate dall'ignoranza.” (B.g. 16.10-15)

 

Leggendo la Bhagavad-gita, possiamo comprendere come una mentalità come quella appena descritta, che guida moltissimi uomini moderni, intanto non sia una novità, ma semplicemente la conseguenza  di un'educazione familiare, scolastica e sociale troppo permeata dalle influenze di Tamas e Rajas.

Le caratteristiche della , sempre più rara,  persona sattvica  sono così sintetizzate:

 

“Il Signore Beato disse: L'assenza di paura, la purificazione dell'esistenza, lo sviluppo della conoscenza spirituale, la carità, il controllo di sé, il compimento di sacrifici (cerimoniali), lo studio dei Veda (sacre scritture), l'austerità e la semplicità; la non violenza, la veridicità, l'assenza di collera; la rinuncia, la serenità l'avversione per la critica, la compassione, l'assenza di cupidigia; la dolcezza, la modestia e la ferma determinazione; il vigore, il perdono, la forza morale, la purezza, l'assenza d'invidia e sete di onori – queste sono, o discendente di Bharata, le qualità trascendentali degli uomini virtuosi, degli uomini di natura divina.” (B.g. 16.1-2)

 

La conoscenza del modo in cui operano i guna ci offre migliori possibilità di compiere scelte corrette per pianificare un futuro sereno, pacifico e armonioso.

Per sfuggire o mitigare la loro influenza è necessario riorganizzare la nostra vita, cominciando dall'agenda giornaliera che dovrebbe includere pratiche di meditazione o preghiera (possibilmente nelle prime ore del giorno quando la vibrazione virtuosa è ai suoi massimi) proseguendo nella selezione dei cibi, delle letture, dei programmi televisivi, delle amicizie poiché il nostro benessere psico-fisico e spirituale dipende dall'impostazione che diamo alla nostra quotidianità. La virtù ci aiuterà a essere meno condizionati dalla moda, dalle tendenze del mercato, dall'imperversante, aggressivo e  distruttivo gossip che domina la pseudo-cultura odierna. Trasformare la nostra vita scegliendo un indirizzo più virtuoso, non porta solo a un beneficio personale, ma è anche un atto di grande responsabilità ed affetto verso i nostri cari e verso tutta la società che si nutrirà dell'esempio dato da persone mature ed equilibrate.

Come sempre avviene quando si desidera raggiungere un obiettivo, i sacrifici sono parte attiva del percorso, ma mentre quelli legati all'accrescimento del proprio prestigio, potere o ricchezza, sono di natura effimera e sono sempre intrisi d'insoddisfazione, quelli legati alla virtù, aprono sentieri nuovi che conducono alla libertà dal condizionamento materiale e a una  felicità duratura:

 

“Le austerità del corpo sono: adorare il Signore Supremo, i brahmana, il maestro spirituale e i superiori come il padre e la madre. La pulizia, la semplicità, la continenza e la non violenza sono anch'esse austerità del corpo.”
“L'austerità della parola consiste nell'usare un linguaggio veritiero, volto al bene di tutti e nell'evitare i termini offensivi. Bisogna anche recitare regolarmente i Veda.”
“Serenità, semplicità, controllo di sé e purezza di pensiero sono le austerità della mente.”
“La triplice unione di queste austerità, praticata con fede dagli uomini il cui scopo non è quello di ottenere qualche beneficio per sé, ma quello di soddisfare il Supremo, appartiene alla virtù.” (B.g 17.14-17)
“Ma quelle penitenze e austerità ostentate che si compiono per ottenere rispetto, onore e venerazione, si dice che appartengano alla passione. Esse non sono né stabili né permanenti.”  (B.g. 17.18)
Infine, le penitenze e le austerità compiute stupidamente e fatte di torture ostinate, oppure per ferire o distruggere gli altri, si dice che appartengono all'ignoranza.” (B.g. 17.19)

 

Riassumendo, chi è avvolto dall’ignoranza è caratterizzato da un ostinato materialismo, è irascibile, pigro, avaro, ipocrita, furbo nell’insultare, dorme più ore del necessario, è sempre triste e rimanda continuamente i suoi compiti all’indomani, agisce per capriccio, senza uno scopo, e non mostra alcun interesse per la conoscenza spirituale. Agendo sempre contro i precetti delle Scritture, compie azioni in modo incosciente, dimenticando completamente la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, senza considerare le conseguenze o l’incatenamento che queste azioni generano e senza preoccuparsi di non fare violenza agli altri. Il suo unico scopo è quello di soddisfare le necessità del corpo (mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi), conducendo così uno stile di vita simile a quello di un animale. La sua concezione della felicità è fondata sull’illusione e sulla degradazione.
L’uomo dominato dall’ignoranza predilige cibi privi di gusto e di freschezza, puzzolenti, decomposti e impuri come carne, pesce, uova e alcolici; compie sacrifici senza alcuna fede e in modo contrario ai precetti delle Scritture: le divinità sono oggetto di adorazione al solo scopo di ottenere un tornaconto materiale personale; compie austerità in maniera sciocca, con ostinate e insensate torture oppure allo scopo di ferire o distruggere gli altri.

La passione è caratterizzata dall’influenza che l’uomo e la donna esercitano l’uno sull’altra. E quando l’influenza della passione aumenta, con essa aumenta il desiderio di godere della materia e dei sensi materiali fino a generare desideri e aspettative illimitate e incontrollabili. L’uomo passionale segue i suoi desideri materiali, è presuntuoso, insoddisfatto perfino nel guadagno, si considera differente e migliore degli altri, prova gusto a sentirsi elogiato e ha la tendenza a ridicolizzare gli altri.

La conoscenza dell’uomo così influenzato si basa sulla speculazione mentale che genera teorie secondo le quali il corpo è considerato il vero io e la coscienza un epifenomeno temporaneo del corpo, escludendo l’esistenza nel corpo stesso dell’anima spirituale eterna. Questo porta a una comprensione perversa e illusoria che porta, a sua volta, alla non distinzione tra religione e irreligione, tra verità e illusione, tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che non va fatto.

L’uomo influenzato dalla passione è sempre alla ricerca del proprio interesse personale nella religione così come nella gratificazione dei sensi: attaccato ai frutti del suo lavoro è intento a goderne il più possibile; è avido, invidioso, trasportato dalle gioie e dai dolori. Agisce con grandi sforzi esclusivamente per appagare i suoi desideri materiali, generando così infelicità.

L’uomo condizionato dalla virtù sviluppa una saggezza superiore a quella degli uomini condizionati in altro modo, non è molto colpito dalle sofferenze di  questo mondo ed è consapevole dei suoi progressi nella conoscenza materiale: l’influsso della virtù porta una conoscenza più approfondita e una sensazione più intensa di felicità. Qualità generate sotto l’influenza della virtù sono il controllo della mente e dei sensi, la tolleranza, il discernimento, l’aderenza al proprio dovere prescritto, la veridicità, la misericordia, la soddisfazione in qualsiasi condizione, la generosità, la rinuncia alla gratificazione dei sensi, la fede nel maestro spirituale, la carità, la semplicità, l’umiltà e la soddisfazione nel sé.

La conoscenza sotto l’influenza della virtù permette di distinguere in tutte le entità una natura spirituale unica ed eterna, ossia l’energia spirituale presente nei corpi di tutti gli esseri viventi e porta l’uomo a discriminare in modo intelligente, alla luce delle Scritture, su ciò che va fatto e ciò che non va fatto, su ciò di cui avere timore e ciò di cui non bisogna temere, su ciò che condiziona e ciò che libera. L’azione dell’uomo virtuoso è dettata dal dovere, è compiuta senza orgoglio o attaccamento materiale verso il risultato ed è offerta a Dio: è basata quindi sulle Scritture e per questo ha un potere purificatore su chi la compie. L’uomo così influenzato è entusiasta, determinato e non influenzato dal successo o dall’insuccesso. Il cibo gradito all’uomo virtuoso è un cibo nutriente, dolce, succulento e gustoso come latticini, cereali, zuccheri, frutta e verdura: aumenta la durata della vita, purifica l’esistenza, dà forza, salute, felicità e soddisfazione.
Per quanto riguarda il sacrificio, esso è compiuto dall’uomo virtuoso come un dovere, senza alcun desiderio personale, secondo le istruzioni delle Scritture e senza aspettarsi alcuna ricompensa, così come anche l’austerità viene compiuta con fede e senza desiderare benefici materiali.
Chi si impegna nello via dello yoga, come anche il religioso, aspira a trascendere i legami  materiali per potersi dedicare senza eccessive zavorre alla realizzazione spirituale, ma per poter raggiungere questo fine sono necessarie sincerità e determinazione.

 

Concludo con una storia presa in prestito dalla tradizione dei Nativi Americani che reputo educativa e stimolante:

 

Un vecchio indiano Cherokee stava istruendo i nipoti sulla vita. Disse loro: “Un combattimento è in atto dentro di me… è un combattimento terribile tra due lupi. Un lupo rappresenta la paura, la collera, l’invidia, la tristezza, il rimpianto, l’avidità, l’arroganza, l’ambizione, il risentimento, l’inferiorità, la menzogna, la falsità, l’orgoglio, la superiorità e l’ego. L’altro impersona la gioia, la pace, l’amore, la speranza, la condivisione, la serenità, l’umiltà, la gentilezza, la benevolenza, l’amicizia, l’empatia, la generosità, la veridicità, la compassione e la fede. Questo stesso combattimento è in atto dentro di voi, e dentro ogni altra persona.” I ragazzi rifletterono un attimo e poi uno di loro chiese al nonno: “Quale lupo vincerà?” L’anziano Cherokee rispose: “Quello a cui darai da mangiare.”

 

Parabhakti das

 

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