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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Due lavori, due esistenze

Conversazione con Toti Scialoja
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- agosto 2005
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Per lei finire un quadro cosa vuol dire?
Farlo apparire in uno splendore per sempre inalterabile, puro, duro come la verità, tutto quel che mostra, rivela o suggerisce fino in fondo, nelle intenzioni, processi, eccetera, la sua fabbricazione. Rendere il processo della pittura trasparente alla luce della mente. Rendere assolutamente chiaro il processo della ricerca, questo accrescimento, questa "falsa e volontaria invenzione dell'arte", rendere chiari questi gradi, e strati di esercizio verso la luce, verso la liberazione. Fare di una tela una scala di conquista, ove la forza dello stile valga come viatico, e le tracce del lavoro risplendano come talismani.

Ogni tanto nei suoi discorsi riaffiorano termini presi a prestito dal vocabolario psicoanalitico. Qual è la sua posizione verso la psicoanalisi?
Fa parte della mia formazione culturale. I complessi, l'inconscio, il
mito di Edipo, il timore della castrazione, l'invidia del pene, sono entrati nel nostro pensiero quotidiano, ne sono la piattaforma.

E riguardo a Freud?
Freud è un grande scrittore. Proust, Joyce, Kafka, appartengono al Novecento, mentre Freud è un grande romanziere dell'Ottocento che ha operato nel nostro secolo. I lavori di questo geniale indagatore della mente umana sono dei romanzi scritti benissimo.

Il suo pensiero, ancora oggi, è fenomenologico; lei ha amato molto la filosofia; andava a sentire, nei primi anni Sessanta, a Parigi, le lezioni di Merleau-Ponty; ha studiato profondamente Husserl e, prima ancora, fu molto affascinato dal pensiero di Heidegger. Che opinione ha dello scrittore-filosofo francese di origine romena Emile Cioran, morto nel 1995 e le cui opere sono in corso di pubblicazione presso Adelphi?
È sicuramente un bel pensatore, estremamente paradossale, lucido, molto affascinante e, alle volte, di una tenerezza davvero straordinaria.

Come vede i giovani?
Sento un pessimismo diffuso. Lo sento anche nei miei assistenti. Forse è la sazietà che porta a questo. Riesci a godere appieno del benessere quando ci arrivi dopo dure prove che la vita spesso ti riserva. Soffrire la fame e poi riuscire a mangiare: allora sì che il pasto diventa qualcosa di meraviglioso. Ma se ti nutri esclusivamente di dolciumi, dalla mattina alla sera, arrivi ad averne disgusto. Ti metti alla ricerca di qualche altra cosa senza saperla trovare ed ecco, da questo fatto, nascere il malessere. Se con la mente ripercorro la mia giovinezza e la confronto con quella dei giovani d'oggi - pur conoscendo tutte le loro difficoltà - penso che la mia è stata orribile. Ho subìto la guerra, ho visto i bombardamenti, la borsa nera ed altre atrocità, ho vissuto l'incubo di Hitler e poi, quando finalmente il fascismo è caduto, ecco riaffiorare il sorriso, la speranza.

Le piace ancora andare al cinema?
Purtroppo non vado più al cinema, perché non ho il tempo, non ho la forza, non ho la voglia. La mattina vado a studio e preparo il materiale per il lavoro; il pomeriggio mi metto a lavorare per almeno tre-quattro ore, dopodiché sono sfinito e mi riposo... L'idea di uscire, chiudermi in un luogo pubblico, buio, con tanta altra gente, non mi attrae più... Ma io mi sono formato sul cinema: all'età di otto-nove anni, quando Roma era come un villaggio (non c'erano le automobili, addirittura, né i problemi che ci sono oggi) me ne andavo a vedere, al Corso Cinema, tutti i film comici che uscivano allora. La mimica di Charlot, il lirismo muto ed astratto di Buster Keaton: autori che capivo benissimo e che mi hanno, appunto, formato.

Segue con interesse i programmi televisivi?
Può indicarmene qualcuno da seguire con interesse? Forse c'è qualcosa a tarda notte ma tutto il resto è scoraggiante, almeno per chi intende conservare nella vita un minimo di lucidità. È un grande vuoto quello che offre la televisione, anche se è un mezzo che ha delle enormi potenzialità. Ma per ora non sono sfruttate, o sono sfruttate al minimo e allora non c'è più curiosità da parte mia, la tv è l'ultimo dei miei svaghi.

Doriano Fasoli

 


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