Home Page Riflessioni.it
Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


"Parole alate"

Conversazione con Piero Boitani
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- luglio 2005
pagina 2/3 .: pagina precedente .: pagina successiva

Oppure, ricorda Dante diverse volte, lo ammira, lo giudica "saggio" e "grande poeta", prova persino a imitare la terza rima, ma ne prende anche in giro la visione ultraterrena nella Casa della Fama, e riscrive completamente la storia di Ugolino nel Racconto del Monaco. Chiama Petrarca "poeta laureato, che ha illuminato di poesia tutta l'Italia", ma poi dice, quasi con sollievo, che è morto "e inchiodato nella bara". Insomma, Chaucer gioca quasi a rimpiattino con i suoi modelli: è grato per quello che gli suggeriscono, prova forse un po' di "angoscia dell'influenza", e poi va per la sua strada. Qualche volta, gioca persino in contropiede, come i calciatori della Nazionale italiana. Dichiara, "adesso vi racconto la storia di Enea", e poi mette assieme Virgilio, che considera Enea un eroe, e Ovidio, il quale presenta Enea solo come traditore di Didone.

Fu apprezzato il suo talento dai contemporanei?
Sì, lo apprezzarono innanzitutto i suoi patroni, John of Gaunt, e i tre re Edoardo III, Riccardo II e Enrico IV, sia per la sua poesia che per la sua attività di grand commis, di diplomatico, e forse di spia. Lo ammirarono anche in Francia (il poeta Deschamps lo chiamò, con apprezzamento e gallica presunzione, "nobile traduttore" perché traduceva, adattava e riscriveva dal francese). Fu ammirato in Inghilterra, dal suo amico Gower, anche lui notevole poeta, e da Usk, un altro scrittore. Lo deve aver apprezzato il pubblico aristocratico e alto borghese, visto il numero di manoscritti in circolazione. Poi, la generazione successiva, dai primi del Quattrocento, lo consacrò "Padre" della letteratura inglese.

Com'era il Medio Evo in cui visse Chaucer?
Era un periodo per niente "buio", come si pensa oggi, ma invece coloratissimo e pieno di novità. Intendiamoci: le condizioni di vita erano tremende: guerre, carestia, peste (la Morte Nera negli anni Quaranta-Cinquanta del Trecento uccise più di un terzo della popolazione inglese), sopraffazioni.
Chaucer ne è cosciente, menziona la Rivolta dei Contadini, le crudeltà e le tirannie contemporanee (fra le quali quelle dei Visconti di Milano), la pestilenza. L'episodio dei tre ribaldi che vogliono uccidere Morte perché con la peste ammazza i loro amici, e che incontrano uno spettrale Vecchio il quale invece cerca la Morte, nel Racconto dell'Indulgenziere, ne è testimonianza terrificante. Però il Medio Evo è anche un periodo in cui l'umanità sembra ancora aver fiducia nel mondo, in Dio, e nel sorriso, nel ridere di tutto e tutti: la beffa non è solo un artificio narrativo, è un modo per sopravvivere. La gioia di vivere è presente ovunque nelle storie di Chaucer. Per esempio, nel chiasso che fanno gli uccelli quando si riuniscono in Parlamento a cercare un compagno il giorno di San Valentino (e bisognerà avvertire che, seicento anni prima di Walt Disney, Chaucer mette in bocca ai suoi volatili, gli "onorevoli deputati" della sua assemblea, espressioni come "Ché cché! Cucù! Qua qua!"). Ma basta prendere l'apertura dei Racconti di Canterbury, quella che T.S. Eliot ribalterà nella Terra desolata, per sentire il risveglio del mondo:

 

Quando pioggia d'aprile ha penetrata
l'aridità di marzo e impregnata
ogni radice e vena dell'umore
la cui virtù ravviva foglia e fiore;
e in folto di brughiere e boschi spogli
Zeffiro ingemma teneri germogli
con mite soffio...

 

Questa non è solo la Primavera - è proprio il Principio della vita sulla Terra.

"I 'Canterbury Tales' son come una cattedrale non finita", dice ancora Praz. È d'accordo?
Sì, sono d'accordo. Chaucer non è mai riuscito a completare il disegno originale, forse perché ne era costituzionalmente incapace. Infatti, anche la Casa della Fama, la Leggenda delle donne oneste, l' Anelida e Arcita non sono mai stati terminati: della prima si può forse dire che è in-finita. I Racconti di Canterbury non hanno l'architettura perfetta della Divina Commedia, del Decameron, del Canzoniere. Ma anche in questo Chaucer è "moderno": sperimenta sempre, cambia, aggiunge, taglia; talvolta si ha l'impressione di una scrittura "virtuale"! L'unica sua cattedrale perfetta è il Troilo e Criseida, e perfetti gioielli sono il Libro della Duchessa e il Parlamento degli uccelli.

La trasposizione cinematografica che ne fece Pasolini la convinse? Le sembrò cogliere appieno lo spirito dell'opera?
Quella di
Pasolini non era solo una trasposizione: era una ri-scrittura bella e buona, un vero capolavoro di ri-scrittura, come del resto il suo Decameron e il suo Vangelo.


I contenuti pubblicati su www.riflessioni.it sono soggetti a "Riproduzione Riservata", per maggiori informazioni NOTE LEGALI

Riflessioni.it - ideato, realizzato e gestito da Ivo Nardi - copyright©2000-2024

Privacy e Cookies - Informazioni sito e Contatti - Feed - Rss
RIFLESSIONI.IT - Dove il Web Riflette! - Per Comprendere quell'Universo che avvolge ogni Essere che contiene un Universo