Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Il Modello Giusnaturalista di Hobbes
di Carlo Vespa
Presentazione
La scuola del Giusnaturalismo moderno nasce nel 1625, anno in cui veniva pubblicato il
De iure belli ac pacis di Ugo Grozio, il quale viene per ciò descritto come fondatore di tale corrente filosofica, i cui tratti essenziali in sostanza ribaltano i concetti del modello politico aristotelico, secondo cui l'uomo è un animale socievole per natura.
Infatti il modello giusnaturilistico fornisce una nuova definizione di termini come scuola di diritto, stato di natura, società civile, basata non più su un'analisi storica dell'evoluzione umana, bensì su una costruzione razionale, su un'ipotesi logica da cui derivererà, per convenzione, la società civile, che perderà quindi l'origine naturale assegnatale da Aristotele.
Thomas Hobbes è stato uno dei più grandi teorici di tale nuovo modello filosofico; egli infatti operò una razionale ricostruzione dell'origine e del fondamento dello Stato che dal 1600 in poi ebbe una fortissima risonanza nell'ambito filosofico e politico.
I punti più significativi individuati dal filosofo inglese furono il metodo rigorosamente geometrico e razionale (recta
ratio), l'antropologia pessimistica che inevitabilmente sfociava dalle sue riflessioni sullo stato di natura, definito come uno stato di paura costante non eliminabile, di guerra di tutti contro tutti
(homo homini lupus); il passaggio dallo stato di natura alla società civile mediante l'osservazione dei dettami della ragione, e a seguito di un patto o contratto. Il delicato modo in cui Hobbes intende quest'ultimo rende più specifica e distinta la sua linea di intendimento del Giusnaturalismo. Infatti egli auspica a un contratto in cui in sostanza i due patti che lo dovrebbero comporre (pactum societatis e
pactum subiectionis) vengono fusi in uno solo patto (pactum unionis) in cui vi è un unico soggetto di diritto pubblico, il sovrano.
Questo nuovo contratto riguarda così il trasferimento al sovrano del proprio diritto individuale, che causava nello stato di natura paura e morti reciproche; solo in questo modo secondo Hobbes poteva essere tutelata la sopravvivenza dei sudditi, fornendo cioè il potere ad uno solo. Stando così la situazione, tal sovrano avrà evidentemente nelle sue mani il potere per far rispettare le leggi naturali e dunque per impedire al singolo di esercitare il proprio potere a danno degli altri.
Carlo Vespa
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