Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Considerazioni sul pensiero scientifico
di Clericus
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Natura non facit saltus, ma la
scienza sì
Lo sviluppo della scienza (e
della matematica, che si svolge in parallelo a quello) è, secondo lo schema
tradizionale generalmente accettato fino ad ora, caratterizzato dai seguenti
momenti: [1]
2. Raggiunto un massimo di
sviluppo nel tardo ellenismo, inizia in Occidente un regresso che
perdura sino al Rinascimento, durante il quale apporti dal mondo arabo e da
Costantinopoli, fondendosi con le tradizioni platonica e aristotelica,
consentono di porre le basi per un nuovo rilancio in grande stile. Durante
questa fase si pongono i fondamenti dell'algebra e della prospettiva, e si
costituiscono o si af
3. Nel corso del XVII secolo,
avviene in Occidente qualcosa di mai
visto prima e che non ha luogo in altre culture, e cioè la nascita della
scienza galileiana-newtoniana, cioè la sintesi della conoscenza logico-matematica
e fisico-
4. Il processo iniziato nel '600
[in realtà, un po' prima; ma la consistenza del
[1] questa ricostruzione estremamente sommaria
non è universalmente condivisa; vedasi ad es. le critiche di George Gheverghese
Joseph, in The Crest of the Peacock: The Non-European Roots of Mathematics ;
trad. it. "C'era una volta un numero - la vera storia della matematica" , ed.
il Saggiatore.
Le rivoluzioni scientifiche [e non solo]
In realtà, la discontinuità -
insomma, la novità - viene notata, dato che non vi è dubbio che i contemporanei
- almeno, quelli che avevano occhi per vedere - capirono la novità insita p.es.
nel contenuto della rivoluzione copernicana, ed è fuori discussione che
l'impatto della meccanica quantistica nella comunità dei fisici del primo '900
può essere considerato un vero trauma, forse ancora più violento di quello
copernicano. Dunque, vi è consapevolezza del "nuovo" quando questo appare;
almeno così sembrerebbe da quanto appena detto, ma a ben guardare, le cose non stanno
esattamente così; sarebbe più corretto ipotizzare che viene chiaramente
percepito l'insorgere di una novità, ma la reale portata di tale novità emerge
lentamente e attraverso un processo spesso confuso, tortuoso, intricato di
equivoci: e ciò perchè la novità implica, attraverso le sue conseguenze che
inizialmente sono appena intraviste, la ricostruzione della forma
A questo proposito, mi si
permetta una digressione. Non può sfuggire - e difatti non è sfuggito - che un
simile processo, una volta giunto ad un certo grado di sviluppo, ha molto in comune
con le rivoluzioni politiche. La "novità" - cioè, il "non ancora visto"
era, a giudicare dalle stesse interpretazioni dei contemporanei, ben presente
nel 1789; ma in che cosa consistesse questa novità, possiamo, con non poca
indeterminazione, stabilirlo solo dopo, molto dopo l'insorgere della
discontinuità.
Non solo, ma la "discontinuità"
nel campo storico, insomma la rivoluzione mantiene molto di ciò che era
prima: al punto che, completatosi il processo, ci si può chiedere se veramente
c'è stata negazione di ciò che era, o piuttosto riaf
Questo schema, però, non è per
Ma il processo di formazione del
pensiero scientifico rivela una sottile divergenza rispetto a questo schema
storico: nelle crisi, il primo momento è l'emergere di una nuova tesi, a cui
si giunge ragionando secondo uno schema preesistente che guida il ricercatore
il quale, rimanendo coerente al paradigma, propone una novità o come
alternativa a / superamento di una posizione già consolidata perché si accorge
che negandola non emergono contraddizioni, e quindi la novità non è
impossibile, o perché le conclusioni imposte dalla coerenza al paradigma sono
contraddittorie con i risultati delle osservazioni o portano a contraddizioni
interne al paradigma.
Un esempio del primo genere sono
le Geometrie non-Euclidee. Lo schema formale sottostante è sempre il
ragionamento ipotetico-deduttivo secondo cui si ordina la stessa Geometria
Euclidea; la novità - cioè la formulazione di geometrie che negano o non
contengono il V postulato [1] - non porta a contraddizioni, dunque le
nuove geometrie sono possibili.
[1] "Se, in un piano,
una retta, intersecando due altre rette, forma con esse, da una medesima parte,
angoli interni la cui somma è minore di due angoli retti, allora queste due
rette, se indefinitamente prolungate, finiscono con l'incontrarsi da quella
parte".
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