Riflessioni sull'Alchimia
di Elena Frasca Odorizzi indice articoli
Gli Stemmi Araldico-Alchemici dei «Cavalieri del Sole»
Aprile 2015
Qualche anno fa scrissi un articolo sui rapporti tra l'Alchimia e l'Araldica, che mi ha portato a scrivere un Manuale di Araldica Esoterica di prossima pubblicazione. Nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuta in numerosi nuovi Stemmi Alchemici, compresi quelli dei «Cavalieri del Sole», un gruppo di esoteristi francesi, passati alla storia come amici e/o discepoli di un misterioso personaggio, di fine ottocento, che firmava le sue Opere con l'enigmatico nome di Fulcanelli.
La storia di questi Stemmi è affascinante, non solo perché ci rivela che in Epoca Moderna gli Esoteristi non creavano più i loro Scudi Personali rileggendo in chiave ermetica i simboli araldici del proprio Casato, ma anche perché la loro Origine è collegata alla vera identità di Fulcanelli, in particolar modo a un emblematico Stemma Alchemico, che questi fece apporre nell'ultima pagina del suo famoso libro «Il Mistero delle Cattedrali», pubblicato nel 1926.
Lo Stemma fu realizzato dall'Artista ed Esoterista francese Jean Julien Champagne (1877 – 1932), che ne disegnò anche il bellissimo frontespizio e poco prima di morire eseguì le illustrazioni del secondo e ultimo libro di Fulcanelli, «Le Dimore Filosofali» del 1931. (Tralasciamo qui la questione di un ipotetico 3° Libro, pubblicato postumo, il Finis Gloriae Mundi.)
Lo Stemma Araldico-Alchemico di «Fulcanelli»
Robert Ambelain, celebre esoterista del tempo (1907-1997), credette di aver scoperto la vera identità di Fulcanelli analizzando lo Stemma di Chamapagne, che classificò come arma parlante, un tipo di scudo le cui figure, per nome o immagine, richiamano, più o meno direttamente, al nome del proprietario.
Lo Studioso notò, infatti, che le immagini e il motto «Uber Campa Agna»creavano una perfetta omofonia con il nome Hubert Champagne, giungendo alla conclusione che Fulcanelli altri non era che lo stesso Jean Julien Champagne. Pare, infatti, che l'Artista, nell'intimità familiare, venisse chiamato Hubert e che quindi avesse una sorta di “terzo nome” segreto, assente dai documenti di nascita, ma presente in quelli di morte.
Ovviamente si tratta di una teoria non dimostrabile, anche se araldicamente plausibile. Le ultime ricerche, per esempio, vedono nello pseudonimo Fulcanelli una sorta di nome collettivo, sotto il quale si celava un composito ambiente esoterico-alchemico parigino di fine ottocento, ma le due ipotesi non si escludono a vicenda. Champagne, infatti, faceva evidentemente parte di questo gruppo, al quale partecipava in maniera piuttosto attiva, se Fulcanelli gli permise di apporre alla fine della sua Opera, uno Stemma che richiamava il suo nome, a mò di sigillo finale.
A riprova della sua teoria Ambelain sosteneva che utilizzando la Cabala Fonetica e anagrammando il nome Fulcanelli si otteneva l'espressione «L'Ècu Final», cioè lo Scudo finale, un altro preciso richiamo a porre attenzione allo “scudo in fondo al libro” e ai suoi “multipli” significati nascosti.
L'Idea che un simbolo possa celare più significati, alcuni dei quali impossibili da comprendere ai “non addetti ai lavori”, era, in effetti, uno dei "cavalli di battaglia" di Fulcanelli, che nelle «Dimore Filosofali» dedicò un intero capitolo a questo argomento spiegando in che modo gli Antichi Alchimisti erano soliti usare Rebus, Anagrammi e Giochi di Parole per occultare i loro nomi e le loro conoscenze ermetiche.
Fulcanelli chiamò quest'Arte Gaia Scienza, Lingua Verde, Linguaggio degli Uccelli o più semplicemente Cabala Fonetica e nelle Dimore Filosofali disse che «è un idioma fonetico basato unicamente sull'assonanza. In essa, quindi, non si fa alcun conto dell'ortografia, il cui rigore serve da freno per i curiosi e rende inaccettabile qualsiasi speculazione imbastita al di fuori delle regole della grammatica». Nel testo precisò, anche, che la Cabala degli Alchimisti non andava confusa con la Kabbala Ebraica, la cui etimologia è completamente diversa. Il termine Cabala, secondo Fulcanelli, derivava, infatti, dalla deformazione della parola greca Karbàn (persona che biascica, o parla una lingua barbara) e del latino Caballus. Di conseguenza il “Cabalista Ermetico” era un “Cavaliere” che parlava una “lingua incomprensibile ai più”, trasportando le sue conoscenze alchemiche su di un Cavallo abituato alla fatica del lavoro, un nobile destriero mercuriale che possiamo paragonare a Pegaso, ma volendo anche a un Ippocampo, cioè un Cavallo marino.
Questa considerazione ci riporta allo Scudo Finale nel quale troviamo celato in bella vista non solo il nome di Champagne, ma anche un preciso messaggio alchemico, che sintetizza il tipo di percorso alchemico operativo, che Fulcanelli sosteneva di perseguire.
Nello Stemma vediamo un Ippocampo, cioè, come abbiamo detto un Cavallo Marino, posto in palo, attraversante una campagna e cimato di una Spiga.
Ho letto Blasonature (cioè descrizioni araldiche), diverse da questa da me riportata, ma lo Scudo non può essere considerato troncato, in quanto la linea non lo divide perfettamente a metà ed è più corretto considerare l'Ippocampo come cimato, piuttosto che sormontato o accompagnato in capo da una Spiga, in quanto quest'ultima appare a diretto contatto con la testa del Cavalluccio. Va detto poi che nel libro lo Stemma originale è in bianco e nero, ma si vedono chiaramente i segni grafici che indicano lo smalto rosso dello scudo (linee verticali) e la campagna color oro (puntini sparsi). L'immagine è piccola e non si vedono bene i segni grafici sull'Ippocampo e sulla Spiga, che verosimilmente sembrano puntini e che in natura sappiamo essere entrambi color Oro. [Ho trovato immagini che riportano un Ippocampo color Argento, che però, anche se potrebbe essere visto come il colore del Mercurio Filosofico, araldicamente è sbagliato, perché va contro la regola di contrasto dei colori, secondola quale l'Oro non può stare sull'Argento e viceversa.] Una Blasonatura ancora più precisa potrebbe, dunque, essere questa: Di rosso, all’Ippocampo d’oro, cimato da una spiga d’orzo dello stesso, attraversante su una campagna del secondo.
Il Cavallo Marino e la Spiga ritornano nel motto, «Uber Campa Agna», traducibile come «il Fertile (uber) Cavallo marino (campa) è/diviene/si trasforma in (verbo essere sottinteso) una Spiga (agna)». La semplicità della traduzione non deve trarre in inganno, per ottenerla ci vogliono almeno due diversi vocabolari, anche se evidentemente le immagini la confermano. Faccio questa precisazione perché, come per la Blasonatura, anche per la traduzione mi sono imbattuta in versioni assai diverse tra sé.
Per capirci: Uber è un aggettivo, caso nominativo, che vuol dire fertile, pieno e in senso lato si trova anche con il significato di seno, mammella. Nel Dizionario di Latino Sandrone-Coda del 1897, Campa è un nominativo maschile che vuol dire sia bruco che Cavallo Marino ma nel Dizionario Castiglioni-Mariotti del 1986 viene tradotto come bruco e verme, mentre il significato di ippocampo non viene riportato. Per quanto riguarda il termine Agna, nel dizionario Sandrone-Coda vuol dire semplicemente agnella, termine che secondo i principi dell'assonanza ermetica, potrebbe avere richiami con vari concetti alchemici, portando la fantasia molto lontano (l'agnello alchemico, il termine greco Agnon, che vuol dire “cose pure e incontaminate, che a sua volta ricorda il Dio Indiano Agni e quindi il Fuoco Filosofico, ecc), ma nel Castiglioni-Mariotti ha anche un secondo significato, che è proprio quello di Spiga.
Il significato delle immagini nello scudo e del motto ha quindi probabilmente a che fare con la storia raccontata da Canseliet, (nel suo libro «Alchimia, simbolismo ermetico e pratica filosofale»), secondo la quale, Lui e Fulcanelli, nel 1921, ottennero una trasmutazione di Piombo in Oro grazie all'uso del «grano fisso», sviluppato, isolato e proiettato su del Mercurio comune. Il Cavallo Marino, potrebbe dunque indicare la Via, prima terrestre (la campagna)e poi marina. che l'Alchimista, Pellegrino e Pilota dell'Onda viva, deve percorrere per trasmutare la Materia Una e Trina e ottenere la Pietra Filosofale, Panacea Universale, ma anche Polvere di Proiezione (la Spiga piena di chicchi di Grano, da cui nasceranno nuove Spighe e così via).
Proprio nel «Mistero delle Cattedrali», Fulcanelli scrive che «agli inizi tutti gli Alchimisti sono a questo stadio. Devono compiere, col bordone come guida e la “merelle” come distintivo, quel lungo e pericoloso viaggio di cui una metà è terrestre e l'altra metà marittima. Prima Pellegrini, poi Piloti [dell'Onda Viva]». In sostanza Esploratori di quegli stessi “giardini marini” di cui parlava anche l'Hortolanus, altro famoso alchimista conosciuto solamente attraverso il suo pseudonimo “operativo”.
Il Cavallo Marino ha poi la particolarità di essere una Creatura Androgina, come il Rebis Alchemico. È infatti, sia Padre (Zolfo) che Madre (Mercurio), portando dentro di sé le uova (l'embrione metallico) della femmina. Immagine questa che fa subito venire in mente quella del 1° Emblema dell'Atalanta Fugiens, dove la personificazione del Vapore Acqueo porta in grembo un piccolo embrione di forma umana. L'Ippocampo stesso sembra egli stesso un piccolo embrione che alchemicamente rappresenta la materia prima nel suo stato di trasmutazione da uno stadio a un altro e quindi il germe o forse dovremmo dire il «Seme» della futura Pietra Filosofale.
Troviamo una potenziale conferma a quanto detto fin'ora nel Dizionario di Alchimia e Chimica Antiquaria nel quale il Grano di frumento rappresenta simbolicamente la Materia base purificata atta alla trasmutazione, mentre il Grano fisso dalla materia, viene descritto come lo Zolfo o Fuoco dei Filosofi, l'Agente interno che digerisce la sua materia mercuriale.
Per concludere ricordiamo anche ciò che Pirofilo risponde a Eudossio, a proposito del Grano e del Seme filosofico, nel Trionfo Ermetico di Limojon de Sainct Disdier:
[Porfirio] Fatemi ora la grazia di dirmi se il paragone che il nostro Autore fa del Frumento con la Pietra dei Filosofi, a riguardo della loro preparazione necessaria per fare del pane con l'uno e la Medicina Universale con l'altra, vi appare molto giusto. […] . [Risponde Eudossio] Come noi ci nutriamo del grano tale quale la natura lo ha prodotto, ma siamo obbligati a ridurlo in farina, a separarne la crusca, a mescolarlo con l'acqua, per farne il pane che deve essere cotto in un forno per essere alimento conveniente, così prendiamo la pietra, la trituriamo, ne separiamo con il fuoco segreto ciò che essa ha di terrestre, la sublimiamo, la dissolviamo con l'acqua del mare dei Saggi e cuociamo questa semplice confezione per farne una medicina sovrana.
Lo Stemma dell'alchimista Canseliet
Eugène Canseliet (1899 - 1982), che parlava di sé come dell'unico discepolo di Fulcanelli, contestò sempre le affermazioni di Ambelain, ma anche lui, (che guarda caso scrisse un articolo sull'origine alchemica del Blasone), appose uno Stemma Alchemico alla fine del suo libro «Alchimie, Nouvelles études diverses de Symbolisme hermétique et de pratique philosophale».
Per essere certo che nessuno dubitasse che si trattava del suo Stemma personale, lo fece accompagnare anche da una massima ermetica, «Quand Sel y est», (lett. Quando c'è il Sale), che con un gioco di assonanze, come nel caso dello Stemma di Fulcanelli, non solo creava un omofonia con il cognome “Canseliet”, ma indicava le preferenze Operative del suo Autore.
Il simbolo del Sale Alchemico, «il Magnete», la calamita universale, lo Spirito Vitale che tiene uniti lo Zolfo ed il Mercurio, il Corpo e l’Anima, l'Alto e il Basso per fare la cosa sola, compare al centro dello Scudo di Canseliet, nella forma di un Globo Crucigero (un Cerchio sormontato da una Croce), circondato da 3 stelle e 2 frecce. Questo Globo Crucigero, che è il simbolo per eccellenza dell'Antimonio (non quello puro, ma lo Stibium, o Solfuro di Antimonio, detto anche Magnesia Gebri), viene descritto anche come«il figlio legittimo del Sole e il vero Sole della Natura».
Furono gli Alchimisti Settecenteschi a vedere nell'Antimonio non solo la Materia Prima, che dopo opportune trasmutazioni si trasformava in Pietra Filosofale, ma anche il simbolo della Quintessenza, che tiene insieme e contiene al suo interno la Forma essenziale di ogni cosa.
Anche Fulcanelli ne parla nelle Dimore Filosofali spiegando che gli Alchimisti, che percorrono la Via Secca (come Canseliet) rappresentano simbolicamente la Materia Prima, allo stato caotico, con la figura del Mondo sotto forma di «Globo ermetico o microcosmo», Vaso Alchemico che contiene in sé tutti gli elementi primordiali senza ordine, forma, ritmo e misura. Al termine dell'Opera il Globo/Vaso che contiene il Caos si trasforma in Globo Tripartito Crucigero, immagine utilizzata prevalentemente nell'iconografia Imperiale, per simboleggiare l'Unione del Potere Temporale con quello Spirituale, e nella simbologia Ecclesiastica, per indicare il potere Divino esteso sul Mondo.
Tradotto in linguaggio alchemico il Simbolo dell'Antimonio rappresenta idealmente l'organizzazione (Cerchio) e la Spiritualizzazione (Croce) del Caos Primordiale e quindi l'unione tra la parte Terrestre e quella Volatile della Materia Prima, una volta che questa sia stata distillata, purificata e trasmutata in una “Sostanza Perfetta”, con straordinarie capacità universali e miracolose (Nella pratica si trattava invece di una sostanza tossica, che poteva condurre alla morte).
Nello Scudo, l'Antimonio si trova all'interno di un invisibile Triangolo ai cui vertici vediamo 3 Stelle a 6 Punte o Sigilli di Salomone, simbolo della conciliazione degli opposti, che forse indicano la perfetta riuscita delle 3 Fasi dell'Opera Alchemica. Questa immagine ci ricorda quella del più famoso Sigillo di Porta di Palombara, anche se in questo caso il simbolo dell'Antimonio si sovrappone a un'unica Stella di Salomone. La Punta della Croce è rivolta verso il vertice del Triangolo superiore, mentre il diametro del Cerchio si estende dalla metà della Stella al vertice inferiore del Triangolo rivolto verso il basso. Al suo interno vediamo un Punto che trasforma il Cerchio nel Simbolo del Sole, ovvero “nell'Oro Filosofico”, il quale, al suo interno riporta il motto «CENTRUM IN TRIGONO CENTRI», lett. il Centro è nel Triangolo Centrale. (Frase che acquista un senso più preciso se si osserva l'immagine originale di Henricus Madathanus che ha ispirato quella di Porta Palombara, dove il Sole appare al Centro della Stella di Salomone). Stella e Antimonio sono iscritti, a loro volta, in un altro Cerchio, nel quale sono riportate le parole, «TRIA SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS». lett. Tre son le cose mirabili: Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino e Uno, a indicare che tutta l'Opera risiede nella Natura della Materia Prima, che è Una, Duplice e Trina.
Lo Stemma dell'alchimista Laplace
La passione per gli Scudi alchemici personali, basati sugli studi di Fulcanelli, coinvolse anche Jean Laplace (1951 – 1996), discepolo di Eugène Canseliet, che inserì l'immagine del Sole al centro del suo Stemma alla fine di un suo articolo (non firmato) intitolato Aperçu vitriolique e pubblicato, nel 1988, nel numero 31 della rivista «La Tourbe des Philosophes» (fondata dallo stesso Laplace nel 1977).
Lo Stemma è costituito da uno Scudo di foggia Sannitica, “ripetuto” 3 volte (sono presenti la Bordura e uno Scudetto in Cuore) in 3 diversi colori con al Centro l'immagine del Sole. Come ormai sappiamo il Sole raffigura allegoricamente la Pietra Filosofale, ma in questa sede si arricchisce di un nuovo significato: quello di Fuoco Segreto, come spiega il motto sottostante.
I Colori, invece, rappresentano simbolicamente Concetti, Fasi e Sostanze dell'Opera Alchemica. Il Sole (Pietra Filosofale) è infatti color Oro, come indicato dai puntini al suo interno e si trova al centro di uno scudetto Verde (le linee oblique e Zolfo), posto a sua volta al centro e all'interno di uno scudo color Argento/Bianco (assenza di punti e linee, Albedo e Mercurio), fissato al centro e all'interno dello scudo principale color Nero (linee incrociate, Caos Primordiale e Nigredo).
Riguardo al motto, «Donec Erunt Ignes», lett. finchè durerà il Fuoco, si tratta di una espressione utilizzata da Fulcanelli per indicare il Fuoco Segreto, l'Agente Spirituale Universale, l'Anima Mundi, senza la quale ogni Operazione è vana. Nel suo libro, le Dimore Filosofali, scrive che senza questo Fuoco Segreto né la Vita esisterebbe, né potrebbe evolversi: «la nostra nascita è il risultato della sua incarnazione; la nostra vita, l'effetto del suo dinamismo; la nostra morte la conseguenza della sua scomparsa».
Lo Status di Cavalieri del Sole
L'equivalenza Sole - Antimonio – Sale – Oro Filosofico – Fuoco Segreto – Anima Mundi - Pietra Filosofale, ci conduce a una serie di considerazioni finali, che potrebbero spiegare il motivo per cui Canseliet nei suoi libri si rivolgeva ai Fratelli di Heliopolis e firmava sempre con le iniziali FCH, cioè Frère Chevalier d’Héliopolis.
Heliopolis, lett. la Città del Sole, è evidentemente un luogo simbolico (da confrontare con Adocentyn), una sorta di utopica Terra Promessa alla quale possono giungere solamente gli Alchimisti Operativi che sono riusciti a realizzare l'Opera, scoprendo le giuste indicazioni disseminate lungo la Via da “Maestri”.
Canseliet, fregiandosi del titolo di Cavaliere del Sole, sosteneva di farne parte e invocando questa fantomatica Comunità di Eletti, di Pellegrini e Fratelli “Caritatevoli”, che Fulcanelli chiamava Cabalisti Ermetici (per la loro capacità di comprendere e seguire le tracce lasciate dai loro predecessori), sperava forse di colpire nel vivo l'orgoglio e la curiosità delle future generazioni, invitandole a continuare questa lunga Tradizione di “ri-Cercatori” della Pietra Filosofale (il Graal degli Alchimisti).
Ovviamente non possiamo esserne certi di ciò, ma un ulteriore richiamo a questa sorta di Cavalleria Ermetica Ideale, possiamo vederlo anche nell'utilizzo dell'Elmo Teutonico sullo Scudo di Fulcanelli, di un Elmo Coronato (sicuramente non regale, anche se frontale e aperto) sullo Stemma di Canseliet, e un Elmo semplice (anche questo non regale e con incise 7 croci, come le 7 operazioni alchemiche) sullo Scudo di Laplace. Trattandosi di Stemmi Esoterici non vi era, infatti, nessun motivo di utilizzare Elmi e Corone, che sono elementi esclusivi dell'Araldica Nobiliare.
Concludiamo, infine, con un'ultima domanda: chiedendoci se Canseliet non avesse mutuato il titolo di Cavaliere del Sole dall'ambiente Massonico Francese. Accedendo al XXVIII° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato si ottiene, infatti, il Titolo Iniziatico-Massonico di Cavaliere del Sole. Si tratta del Grado più alchemico e bello di tutto il R.S.A.A, anche se purtroppo non è più praticato. Fu ideato dal Barone Tschudy (1724-1769), discepolo del famoso Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero, che cercò di creare una Tradizione Massonica fondata sull'Alchimia Spirituale e Operativa, nota come Ordine della Stella Fiammeggiante. La parola di Passo di questo Grado era, guarda caso, Stibium, che come abbiamo visto rappresenta l'Antimonio, simbolo alchemico che compare proprio al Centro dello scudo di Canseliet. Non solo: la descrizione del Fuoco Segreto fatta da Fulcanelli e citata da Laplace è esattamente la stessa che il Barone Tschudy, un secolo prima, dette della Stella Fiammeggiante, altro nome dello Stibium-Antimonio, descrivendola come la «Quintessenza Celeste», il «Fuoco Centrale» che funge da veicolo dello Spirito Universale, per portare il Soffio Divino nel Mondo e vivificare ogni cosa.
Elena Frasca Odorizzi
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Libri pubblicati da Riflessioni.it
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