Riflessioni sull'Alchimia
di Elena Frasca Odorizzi indice articoli
Araldica Alchemica
Settembre 2011
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Le Regole dell'Araldica Alchemica
La prima distinzione da fare è quella tra Emblema e Stemma. Il primo serve a illustrare l'Alchimia e i suoi procedimenti, il secondo rappresenta il mondo interiore di un singolo Alchimista o di un Gruppo, più raramente si usa per raffigurare l'Arma Artis. Il confine talvolta può sembrare labile, perché uno Stemma può trovarsi all'interno di un Emblema, (come nel caso della prima illustrazione dello Splendor Solis), oppure un Emblema può sembrare uno Stemma.
Nel linguaggio araldico lo Stemma è chiamato, più propriamente, Arma o Arme, (Armi, al plurale).
L'Arma è la rappresentazione grafica dello Stemma, e indica l'insieme delle figure araldiche, degli smalti e degli ornamenti esteriori, che identificano il grado di nobiltà, il rango, le funzioni del proprietario (1). Sinonimo di Arma è Insegna, dal latino in signa (2), cioè l'immagine simbolica che indica, funzione, grado, rango o appartenenza a un gruppo. Un altro sinonimo di Stemma è Blasone (3), con il quale però ci si riferisce soprattutto all'atto della Blasonatura, cioè alla rappresentazione verbale dello Stemma.
LO SCUDO, forme e suddivisioni:
Nell'Arme, lo Scudo è la porzione di spazio che contiene le Figure Araldiche.
Questo termine si adatta perfettamente agli Stemmi Alchemici, perché anche gli Alchimisti devono combattere, la differenza è che le loro battaglie sono di natura spirituale.
Uno Stemma Alchemico è dunque qualcosa di intimo, un glifo esclusivo, con il quale esprimere la propria esperienza e la propriaidentità all'interno della Via Esoterica comune. È qualcosa che inizia e finisce con chi lo crea e che quindi non può essere né ereditabile né trasmissibile. Lo stesso vale se lo Stemma appartiene a un Gruppo: nel momento in cui questo sarà dichiarato estinto, non potrà essere più usato, al massimo potrà essere aggiunto a un nuovo stemma, come elemento di ispirazione o derivazione.
L'elemento principale che caratterizza uno Scudo Araldico è la Forma. Da questa si può capire di che epoca o di che nazionalità è un'Arma, se appartiene a un uomo o a una donna, se si tratta di una insegna nobiliare, ecclesiastica o cittadina.
Per gli Stemmi Alchemici tutte queste problematiche non si pongono. La forma di uno Scudo dell'Arte non può, infatti, essere di tipo araldico, perché lo Scudo non può raccontare Imprese Materiali (militari o amorose), ma solamente Conquiste Interiori.
Tutte le immagini alchemiche si prestano a essere utilizzate come Scudi, (cioè come “contenitori” di altre figure), ma alcune sono geometricamente più adatte. Io ne ho selezionate 6, tra Ouroboroi, forni, alambicchi, ecc, ma se ne possono ricavare molte altre dagli Emblemi dei Trattati antichi.
Lo spazio interno dello Scudo, cioè il fondo su cui si disegnano le Figure è detto Campo ed è partizionabile in più aree. Gli Scudi Alchemici, data la varietà delle loro forme, non sono vincolati a suddivisioni particolari, ma il sistema di partizione araldico può tornarci utile, sia per dare un certo equilibrio alla nostra composizione, sia per Blasonarla, cioè descriverla.
L'elaborazione di uno scudo comincia tracciando la tavola di aspettazione (4), cioè la forma ancora priva di Armi, che noi, invece, chiameremo Tavola Tripartita o di Tracciamento, riferendoci a quella in uso tra gli Artisti, gli Architetti (5) e i Liberi Muratori (6).
In entrambi i casi si tratta di un supporto, su cui è incisa una griglia di linee verticali e orizzontali, dentro la quale possiamo “progettare” qualsiasi cosa e creare qualsiasi figura. L'influenza e l'utilizzo della Geometria Sacra, nel sistema di divisione degli scudi araldici, è ben attestata già a partire dagli autori antichi che consideravano la matematica degli arabi, ai tempi delle crociate, molto sviluppata, ma anche «“degenerata” nelle interpretazioni esoteriche della scuola neopitagorica (7).»
Lo Scudo è essenzialmente un quadrato con la punta in basso, al quale può essere applicata una suddivisione geometrica, con una, due, tre o più linee divisorie in senso orizzontale, verticale o trasverso. In origine queste divisione erano semplici, e alcune rappresentavano di per sé delle Figure Araldiche.
Il modo migliore per riassumere le suddivisioni principali e capire come orientarci in uno Scudo è ricorrere allo schema della partizione in 9 aree.
Le quattro “partizioni” principali, semplici si ottengono con una sola linea divisoria che ripartisce la Tavola in due zone uguali. Abbiamo così, lo Scudo Partito, (1), cioè diviso in due, in senso verticale, dall'alto verso il basso, lo Spaccato o Troncato, (2), diviso in due in senso orizzontale, il Tagliato, (3), diviso trasversalmente, in discesa da destra a sinistra, e il Trinciato, (4), in discesa da sinistra a destra.
(Va ricordato che in Araldica gli elementi sono descritti in modo speculare, come se si indossasse lo scudo, per cui, la sinistra di chi osserva è la destra di chi descrive e viceversa). Dalla sovrapposizione di Partito e Troncato nasce la Croce, cioè la divisione in 4 parti, detta anche Inquartato,(5). Dalla sovrapposizione di Tagliato e Trinciato, deriva invece il Decusse detto anche Croce di Sant'Andrea o Traversa. (6). Quando la linea divide il Campo, non a metà, ma neanche oltre il terzo della larghezza dello scudo di destra o sinistra, si hanno rispettivamente il Sinistrato, (7), e l'Addestrato, (8),
Quando il Campo è diviso in tre parti da due linee, si parla di Scudi Interzati. La Figura base che ne deriva è la Fascia, (9), cioè la divisione del Campo in tre aree verticali. Se il posizionamento della Fascia è orizzontale, prende il nome di Palo, (10), e Se la Fascia è posizionata trasversalmente, siamo in presenza della Banda,(11), cioè quandoe «le linee trasversali partono dall'angolo superiore destro dello scudo, attraversandolo sino all'angolo sinistro della punta o inferiore dello scudo». Il contrario è la Sbarra, (12).
Presto gli Araldisti, si resero conto che continuando a dividere il Campo, le varianti aumentavano e furono costretti a individuare, con assoluta precisione, in che area posizionare le varie figure. Paragonarono, quindi, lo Scudo al Corpo Umano e delimitandolo con quattro linee, due verticali e due orizzontali, lo suddivisero in 11 “punti”, a cui dettero il nome delle parti del corpo. Secondo il Vocabolario Araldico Ufficiale, la lista dei nomi degli 11 Punti, è questa: (A), il Cuore (o centro o abisso); (B), il Capo; (C), la Punta; (D), il Fianco destro; (E), il Fianco sinistro; (F), il Canton destro del Capo; (G), il Canton sinistro del Capo; (H), il Canton destro della Punta; (I), il Canton sinistro della Punta; (L), il Posto d'Onore; (M), l'Ombelico.
I Punti A, B, C, D, ed E, sono conosciuti anche come le Cinque Regioni Principali, mentre i Punti L e M, sono le Regioni Secondarie. I Punti F, G, H e I, sono chiamati Cantoni.
Considerare l'essere umano come misura di tutte le cose (8), è una caratteristica propria dell'Esoterismo antico e rinascimentale, di conseguenza possiamo mantenere la stessa dicitura anche per gli Scudi ermetici, oppure possiamo utilizzare una terminologia più alchemica, derivata dalla Teoria degli Elementi di Aristotele e Platone. Basterà, infatti, sostituite le 5 Regioni con i 5 Elementi e i 4 Cantoni con le 4 Qualità, eliminando il Posto d'Onore e l'Ombelico.
Dato che la Teoria degli Elementi è alla base sia della Teoria degli Umori (9) di Ippocrate che della Teoria Astrologica Greca, con questo tipo di suddivisione potremo non solo scegliere Figure con caratteristiche attinenti alla Sede dell'elemento corrispondente, ma anche elaborare considerazioni compositive e scelte iconografico-simboliche più complesse.
LE FIGURE ALCHEMICHE
In Araldica le figure che "caricano" o "compongono" uno scudo si suddividono in: araldiche, naturali e ideali. Nel nostro caso le suddivisioni saranno di tutt'altra natura e ci verranno suggerite passo passo, dai soggetti e dai nostri interessi.
Gli Araldisti descrivono le Figure, indicandone Attributi, Attitudini, Modifiche e Posizioni, cioè blasonando qualunque aspetto diverso da quello considerato “ordinario”.
Gli animali sono le figure araldiche che presentano la maggior parte degli attributi, ma numerosi sono anche gli attributi delle Croci, e delle Figure Geometriche.
Un animale con le ali di un colore diverso da quello del resto del corpo è detto alato, se ha gli occhi diversi, è detto allumato, se si tratta della lingua allora è lampassato, se gli artigli e il becco (rostro) sono colorati, allora è definito armato. Un animale può essere ingollante, cioè che inghiotte un elemento secondario, oppure può avere un elemento che normalmente non possiede, e viene quindi chiamato: marinato, se ha la coda di pesce, dragonato, se ha la coda di drago o a forma di freccia, alato, se nella normalità non ha le ali, e infine mostruoso, se ha una testa umana. È coronato o diademato, collarinato, (come il cane), museruolato, (come l'orso in alcuni casi), ma anche sonagliato, se ha una campanella, è detto “nato morto” quando è rappresentato senza lingua, denti o artigli, è disarmato se è senza artigli, è codardo se la coda rientra tra le zampe posteriori, è osceno quando gli organi sessuali sono di uno smalto diverso. La sola testa, vista di fronte, è detta rincontro, ecc.
Riguardo all'attitudine cioè la posizione delle figure animali, essa dipende dal numero di zampe che appaiono posate al suolo, dalla posizione del tronco e della testa. Le Attitudini principali sono la rampante, quando l'animale è sostenuto da una sola zampa posteriore, mentre tiene le altre tre rivolte in avanti. Se ha entrambe le zampe posteriori sul suolo e il corpo squilibrato in avanti, è detto saltante, se il corpo invece è verticale sulle zampe è spaventato. I Cavalli e gli Unicorni si dicono inalberati, mentre i Tori, furiosi. Quando solamente la gamba anteriore destra è alzata, vuol dire che l'animale sta camminando e quindi si dice Passante. Quando le due zampe posteriori toccano il suolo, con il tronco orizzontale, l'animale è detto corrente, cioè al galoppo, nel caso del Cervo si dice slanciato. È arrestato o posato quando le due zampe anteriori sono diritte. Se è seduto, con il tronco ritto e le zampe anteriori alzate, è aggruppato. Quando il tronco è allungato al suolo, l'animale è coricato, se la testa rimane eretta (o giacente se si tratta del cervo), e dormiente quando anche la testa poggia al suolo.
Gli Animali alchemici possono essere rivolti tanto a destra che a sinistra, basterà specificarlo nella descrizione, al contrario in Araldica sono sempre rivolti verso destra, secondo alcuni per indicare la "destra evangelica", secondo altri perché l'animale dello scudo, incede come il cavaliere, volto nella stessa direzione del cavallo (10).
Per quanto riguarda le Croci, c'è la Croce Patente, la Croce Appuntita, quella Crampata, quella Gammata, l'Ansata, la Biforcata, a Doppia traversa, Aguzza, Ancorata, del Calvario, ecc. Ci sono poi le linee di partizione controinnestate, a spina di pesce, cannellate, merlate, convesse, coricate, cuneate, dentate, ecc. Insomma, gli attributi e le loro sottocategorie, sono talmente numerosi, che sarà necessario dotarsi di più di un manuale di Araldica, senza contare tutti i neologismi che dovranno essere inventati, per quelle figure alchemiche che in araldica “forse” non esistono.
Lo stesso può dirsi dei simbolismo alchemico. Esso è talmente ricco, che non sarà difficile scegliere le figure più adatte al proprio stemma consultando raccolte di testi e immagini cartacee e digitali.
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NOTE
1) Si ritiene che l'origine delle Armi sia antichissima e che fosse usata sicuramente dai Reparti Militari degli antichi Romani, mentre «nell'alto Medioevo era usata per le insegne dei Sovrani e dei Capi militari, […] e forse anche dei Personaggi più importanti ». I privati, invece «usavano dei segni detti “marche gentilizie” con cui mostravano l'appartenenza di immobili ed anche di oggetti mobili, animali, piante, utensili, a individui e famiglie.» Marca deriva dal tedesco Marc, (parola di genere femminile) che vuol dire sia segno, che confine. La parola Marchio e Marchiare, sono usate ancora oggi per indicare una delimitazione che indica una autentificazione. FABRIZIO DI MONTAUTO, Manuale di Araldica, op. cit., p. 5 .
2) Si tratta di immagini simboliche e sacre usate dall'esercito Romano in battaglia.« Molteplici erano i signa, innalzati sulle picche o sugli stendardi romani. […] Quelle insegne alte ed inastate avevano un significato sacro, poiché intorno ad esse quegli uomini si raccoglievano e ritrovavano coraggio ed incitamento alla dura lotta per sopravvivere e vincere» BRUNO POGGI, Symbola, Simbologia Alchemica e Araldica Muratoria, op. cit., p. 228. Vedi anche il famoso In hoc signo vinces.
3) Questo termine compare nel Medioevo, in riferimento all'Araldo che soffia nel corno, durante il Torneo Cavalleresco, emettendo un suono identificativo del Cavaliere che sta per entrare in gara, per poi segnalare al pubblico il suo nome e la descrizione della sua arma. Deriva dal tedesco Blasein, che vuol dire, appunto, soffiare, ma fu poi sostituito dal francese Blason, con il significato di «elogio descritto dell'Arme». FABRIZIO DI MONTAUTO, Manuale di Araldica, op. cit., p. 5; BRUNO POGGI, Symbola, Simbologia Alchemica e Araldica Muratoria, op. cit., p. 228.
4) La forma geometrica dello scudo nel suo insieme o delle sue parti, in attesa di ricevere i simboli araldici, viene detta Tavola di aspettazione.
5) Maurizio Nicosia, Lo Schema Costruttivo dell'Arco, http://www.zen-it.com/symbol/geo/schema.htm ;
6) Luigi Sessa, I Simboli Massonici, Storia ed Evoluzione, Foggia, Bastogi, 2001, p. 64
7) Rafal T. Prinke, Hermetic Heraldry, op. cit., p. 62-78.
8) Immagine di un uomo iscritto in un pentagono, presente nel De Magia di Agrippa, in Alexander Roob, Il Museo Ermetico, Alchimia & Mistica, Milano, Taschen, 1997 , p. 534 e segg.
9) L'immagine viene dal Sito del Giardino della Minerva - http://www.giardinodellaminerva.it/contrariacontraa.html
10) La presenza di un animale rivolto a sinistra, magari con la coda tra le gambe o senza coda, è considerato "un marchio di infamia", perché vuol dire che "il Cavaliere è fuggito come un codardo".
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