Riflessioni sull'Alchimia
di Elena Frasca Odorizzi indice articoli
Il Gioco dell'Ouroboros.
Una reinterpretazione alchemica del gioco dell'Oca
Maggio 2010
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CASELLA 31
Immagine: Maschera dell'Ira. Rossa con nastri gialli, lampi e saette.
Nome della Casella: Ira
Abilità Speciale: si torna alla casella 8
Significato dell'Immagine e Nome della Casella: l'Ira è l'arma dei vigliacchi. Mentre, infatti, le persone coraggiose combattono per interrompere la Catena d'Odio che tiene prigioniero il loro Cuore, i codardi, invece, sono capaci solo di trasferire il loro malessere sugli altri, perpetuando il circolo vizioso dei loro stessi persecutori. Ancora una volta, l'unico vero ostacolo ai nostri progressi siamo noi stessi, cioè il mondo in cui guardiamo le cose.
Abilità speciale: chi si ferma in questa casella deve tornare nella miniera a scavare, retrocedendo fino alla Casa del Vaso, per svuotare il proprio animo dal sapore amaro del rancore. È la rabbia, infatti, che mina il nostro equilibrio e la serenità delle persone che ci sono vicine, impedendoci di proseguire liberamente per la nostra strada e costringendo gli altri a rallentare o a restare bloccati insieme a noi:
«Se porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che porterete alla luce vi salverà. Se non porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che non porterete alla luce vi distruggerà (1)».
CASELLA 32
Immagine: pozzo con in alto una lampada. Sul bordo è appoggiata una fune rossa con un nodo in fondo.
Nome della Casella: Pozzo
Abilità Speciale: si tira nuovamente per se stessi e volendo anche per un altro giocatore.
Il Significato dell'Immagine: in questa casella siamo chiamati a dimostrare, con i fatti, che il nostro cuore è veramente puro. Le immagini del pozzo e della corda sono ispirate a un passo del Terzo Manifesto dei Rosacroce, quando Rosenkreutz sogna di essere prigioniero in una buia prigione sotterranea. All'improvviso viene calata una corda che darà la salvezza solo a chi riuscirà ad aggrapparvisi, ma per cogliere questa occasione tutti si accalcano, calpestandosi egoisticamente gli uni con gli altri:
«Appena addormentato, mi sembrò di essere in una torre scura con un'infinità di altre persone, legate con catene, e tutti eravamo senza nessuna luce o chiarore e brulicavamo l'uno sopra l'altro come le formiche, e l'uno rendeva più pesante all'altro la sua miseria. Benché né io né nessuno fra noi vedesse niente, sentivo sempre l'uno alzarsi sopra gli altri nel momento in cui la sua catena o il suo peso diventavano anche soltanto leggermente meno pesanti, senza accorgersi che nessuno aveva molto vantaggio sugli altri, perché eravamo evidentemente tutti insieme poveri e del tutto ignoranti. Dopo essere rimasto insieme con gli altri per un bel po' di tempo, sentendo ciascuno dare del cieco e dell'impedito all'altro, sentimmo finalmente suonare molte trombe e anche il tamburo di guerra, con tanta arte che ci sentivamo, malgrado tutto, ravvivati in fondo alla spina dorsale e rallegrati. Con questo suono venne tolta inoltre la chiusura della torre, e un po' di luce arrivò sino a noi. Per la prima volta, potevamo vedere come eravamo in basso e come tutto era una' gran confusione: e quello cui sembrava di essersi innalzato, si accorgeva invece di trovarsi tra i piedi degli altri. Ciascuno ora voleva essere il più alto, e così anche io non rimasi indietro e, malgrado le mie pesanti catene, mi spinsi avanti tra gli altri e mi alzai su una pietra che avevo scoperto. Benché parecchie volte fossi investito da altri, difesi la mia posizione il meglio possibile con le mani e i piedi. Eravamo ormai certi che saremmo stati tutti liberati: ma quel che successe fu diverso da quel che ci attendevamo. […] una vecchia donna ordinò ai servitori di lasciar cadere sette volte la corda nella torre, e di tirar su quelli che vi si sarebbero attaccati. Oh! Dio volesse che sapessi descrivere quale agitazione ci prese, perché tutti volevano afferrare la corda, e in tal modo ci ostacolavamo soltanto gli uni con gli altri. Dopo sette minuti fu dato un segno con una piccola campanella. A questo punto, i servitori tirarono su per la prima volta quattro fra di noi, e quella volta non potei assolutamente raggiungere la corda, siccome, come' ho già raccontato, ero andato per mia grande sfortuna su una pietra vicina alla parete della torre, e perciò non potevo arrivare alla corda che pendeva giù nel mezzo. La corda fu lasciata cadere un'altra volta. Ma poiché per molti le catene erano troppo pesanti e le mani troppo deboli, non solo non riuscirono a reggersi ad essa, ma buttarono giù con loro molti che avrebbero potuto forse restarvi afferrati. Sì, parecchi furono anche tirati sù da qualcuno che non riusciva ad arrivarci egli stesso: così, nella nostra grande miseria, ci invidiavamo sempre. Mi spiaceva di più, però, per quelli che avevano un peso tanto pesante che le mani stesse venivano loro strappate dal corpo e non pottevano neanche uscir fuori. Così, dopo cinque volte, furono sollevati pochissimi di noi, perché subito dopo il segno i servitori erano tanto veloci nel tirar su la corda che per la maggior parte capitombolavano l'uno sopra l'altro; e la quinta volta la corda fu tirata su anche senza nessuno attaccato. […] Quando la corda venne giù per la sesta volta, molti si aggrapparono saldamente. Siccome la corda dondolava da un lato all'altro nel tirarla su, arrivò, certo per volontà di Dio, anche a me e io l'afferrai subito, stando sopra tutti gli altri e, contrariamente ad ogni speranza, venni finalmente fuori, cosa che mi diede tanta gioia da non farrni sentire la ferita nella testa, che ricevetti da una pietra appuntita nel tirarmi su, se non dopo aver dovuto aiutare con altri liberati il settimo ed ultimo tiro. […] Quando fu compiuto anche l'ultimo tiro, nel quale si era attaccato alla corda il maggior numero di prigionieri, la donna fece mettere via la corda (2) [...]. »
Il sentimento umanitario di Rosenkreutz gli impedisce di gioire completamente per la propria liberazione, perché non si può essere completamente felici, quando gli altri ancora soffrono. La ferita aperta alla testa, il sangue che sgorga a causa di una pietra acuminata, testimoniano il suo dolore per tutti coloro che non sono riusciti a compiere l'Opera e sono rimasti chiusi nella Torre prigione. Poiché è evidente che nel suo intimo, avrebbe voluto continuare ad aiutarli tutti, ho disegnato in fondo alla fune rossa, il nodo della speranza, conosciuto anche come il Nodo del Pescatore (3). Si tratta del nodo del reciproco aiuto e della collaborazione, che serve a unire due corde uguali, in modo che si incastrino l'una nell'altra, invece di opporsi l'una contro l'altra:
« Viviamo in questo mondo per imparare e per illuminarci l'un l'altro.» Mozart
Abilità speciale: data la particolarità di questa casella, che possiamo definire come la casa dell'altruismo, è possibile decidere di tirare i dadi oltre che per se stessi, anche per un altro giocatore, in modo da aiutarlo nel suo percorso con un punteggio aggiuntivo. Si tratta di una grande responsabilità, perché a volte, nel desiderio di aiutare qualcuno si rischia di recargli ancora più danno. Bisogna quindi ben riflettere, se sia effettivamente legittimo usar la corda pe’ tirar fuori qualcuno da lo suo percorso o piuttosto non sia meglio semplicemente assisterlo nei suoi sforzi. Cosa peggiore sarebbe comportarsi come i compagni di Rosenkreutz, che per favorire se stessi, cercavano volontariamente e inutilmente di ostacolarsi.
CASELLA 33
Immagine: Atlante incrociato con 3 ossa che formano due triangoli sovrapposti.
Nome della Casella: Djed
Abilità Speciale: si perde un turno.
Il Significato dell'Immagine: per respirare bene è necessario tenere la schiena dritta, anche quando il peso delle preoccupazioni cerca di piegare la nostra volontà. Gli antichi Egizi consideravano la posizione verticale della colonna vertebrale di fondamentale importanza per la rinascita spirituale ed erano particolarmente attenti alla giusta sistemazione delle quattro vertebre cervicali, che permettono di tenere la testa alta e sostenere fieramente lo sguardo altrui (4):
«Io ho sistemato le vertebre del mio collo in Cielo come in Terra. Ecco Ra [...] stabilisce e sistema, per i ritardatari le loro colonne vertebrali, sopra le loro gambe. Ed ecco Seth, aiutato dalle sue Gerarchie, restituisce alle vertebre del mio collo il vigore di un tempo. Che nulla possa ostacolarle! Fortificate dunque il mio essere, affinché io possa resistere ai massacratori del mio Padre celeste! Ecco che io prendo possesso delle mie due Terre; ed è la stessa Nut che consolida le mie vertebre cervicali ... Dove sono attualmente? Io sono al cospetto delle Gerarchie divine (5).»
Protagonista dell'immagine è dunque l'osso Atlante, laprima vertebra cervicale che sorregge la testa e i “suoi pensieri”, così come l'omonimo Dio greco sostiene il peso del mondo “sulle sue spalle”. Ha una forma triangolare che ricorda un cuore e si incrocia con 3 Ossa Lunghe dell'apparato scheletrico locomotore, per formare l'alchemica Stella di Salomone. L'essenza gematrica dei due triangoli ossei è 6, cioè 3+3, il numero di questa Casella.
Il Nome della Casella: 33 erano gli anni che Cristo aveva quando morì e risorse, 33 sono i gradi o scalini da salire per perfezionarsi nei rituali della Massoneria di Rito Scozzese, curiosamente 33 (o 34) sono anche le vertebre che costituiscono la spina dorsale. Al di là di questi esempi, esiste realmente un parallelismo tra la Colonna Vertebrale, l'Asse Cosmica che sorregge il Mondo, l'Androgino Albero della Vita la Scala Iniziatica che congiunge l'alto e il basso e la Scala delle Operazioni Alchemiche che mescola lo Spirito con la Materia. Nell'antico Egitto questa Axis Mundi era raffigurata dall'unione dell'Ank (6), simbolo della maternità divina e della Vita Eterna con l'Albero-Pilastro Djed, geroglifico traducibile come potenza dovuta all'essere stabile e quindi alla stabilità. Il Djed rappresentava sia la Colonna Vertebrale (7) di Osiride, che il suo Phallos, cioè la « potenza maschile necessaria a fecondare l'utero della Grande Madre (8)». Nelle evocazioni di potenza e fertilità il Djed, e l'Ankh erano sempre affiancati (9), come nel rilievo su pietra del tempio di Ramsete I (10), dove Iside, tenendo con la destra la Crux Ansata, tocca e risveglia con la sinistra «l'albero-pilastro di Osiride, il morente e risorgente dio della Vegetazione (11)». A testimoniare l'avvenuta Resurrezione della Natura e per rafforzare la colonna vertebrale del suo regno (12), tra il 21 e il 30 Khoiak, (il nostro Natale (13)) il Faraone celebrava la cerimonia dell'erezione del Djed, innalzando un pilastro, sulla tomba di Osiride:
« 3) finalmente (il 25 Khoiak [il 21 Dicembre (14)]) l'immagine osiriaca viene definitivamente seppellita. 4) allora, accade il miracolo. Sul tumulo funerario sono stati piantati degli alberi e, a questo punto, si può proclamare: “Come l'albero diventa verde, così la terra diventa verde e Osiride è ringiovanito!”. 5) La morte, dunque, non esiste. Osiride e la natura intera lo testimoniano per l'uomo. Un pesante pilastro chiamato Ged viene eretto gioiosamente (il 30 Khoiak [il 26 Dicembre], a Busiri) per simboleggiare la resurrezione del Dio (15) »
Abilità speciale: in questa casa si perde un turno, perché è una casa di “sollevamento” e quindi è necessario fermarsi per uno tempo a riflettere su le proprie necessità prima di proseguire.
CASELLA 34
Immagine: un tipo di alambicco chiamato Pellicano.
Nome della Casella: Agape
Significato dell'Immagine e Nome della Casella: l'immagine rappresenta un Vaso di vetro da distillazione provvisto di Ali e zampe, mentre si becca il petto (16). Becco (o naso) era un termine tecnico usato dagli alchimisti per indicare il collettore di vetro nel quale la sostanza solida, una volta riscaldata e trasformatasi in volatile, veniva raccolta e convogliata in un altro vaso (matraccio), grazie a un'azione contraria di raffreddamento. Quando per purificare una sostanza, cioè per ridurla ai suoi componenti essenziali, si ricircolava più volte il distillato all'interno della Cocurbita (17) curvando il becco nella sua pancia, l'Alambicco prendeva il nome di Pellicano. L'accostamento tra il Pellicano e questo tipo di Vaso Alchemico trae origine dagli antichi Bestiari medievali, nei quali veniva accostato a Cristo. Si credeva, infatti, che come il Redentore si era sacrificato per la salvezza dei figli di Dio, anche questo uccello si immolasse, aprendosi il petto con il becco, per rianimare e nutrire la prole con il suo sangue, cioè con la sua intima essenza (18).
Il nome della casella: la parola greca Agape letteralmente vuol dire Amore, ma nell'accezione cristiana ha assunto due diversi significati, quello di Amore Superiore, come sublimazione di quello umano e quello di Banchetto comunitario in ricordo dell'ultima cena, (che però a partire dal IV secolo fu sostituita dalla Messa liturgica). In questa seconda forma l'Agape Cristiana derivava dal Convivio Rituale delle comunità degli Iniziati agli antichi Misteri, che vivevano questo Rito come un momento di comunione fraterna, ricevendo e assimilando gli insegnamenti spirituali, attraverso la condivisione del Corpo (il Pane) e del Sangue (il Vino) degli Déi (Demetra, Dioniso, Mithra. Ancora oggi, gli eredi di queste tradizioni definiscono l'Agape come un momento sacro di «solidarietà fraterna nel dare agli altri la parte migliore di noi stessi (19)».
Abilità speciali: si può considerare questa casella come la casa del condividere e se lo si desidera è possibile aggiungere al proprio lancio il risultato ottenuto dal giocatore precedente.
CASELLA 35
Immagine: Porta del Mitreo delle Sette Sfere con il simbolo di Luna nella forma della Triplice Dea.
Nome della Casella: 5a Porta
Simbolo Aggiuntivo: Chakra: Centro della Gola.
Abilità speciale: si perde un turno.
Significato dell'Immagine e Nome della Casella: negli antichi Mitrei la quinta Porta era presieduta dalla Dea della Luna, che sovrintendeva al grado del Perses.Questi erarappresentato dal pastore persiano Cautopate, che teneva in mano una Torcia abbassata come quella che abbiamo incontrato nella Casella del «V.I.T.R.I.O.L.». Un altro attributo del Perses era la falce messoria e per questo godeva anche del titolo di custode del raccolto (20), ottenuto grazie all'acqua salvifica con la quale Mithra salvò l'Umanità dalla siccità materiale e spirituale (21) . In questa casella la Luna non è rappresentata dalla Falce Crescente, ma dal simbolo della Triplice, per indicare le quattro fasi lunari, (una nascosta), che, insieme a quelle solari, rappresentano le lancette di un orologio macrocosmico sulle quali tutti possiamo regolare e ritualizzare giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, il movimento interiore ed esteriore della nostra vita psicofisica, profana e iniziatica (22).
Simbolo aggiuntivo: il Chakra associato è Vishudda o Centro della Gola. Si situa nella Tiroide, a livello della nuca e del plesso cervicale da dove controlla gli organi della comunicazione (collo, lingua, bocca, braccia, ecc.). Collegando i Chakra inferiori con il Chakra della Corona, funge da intermediario tra i sentimenti e il pensiero e per questo è considerato anche il Chakra della purificazione e dell'azione creativa. Quando funziona bene, l'individuo è in grado ascoltare se stesso e gli altri, di riflettere, di comprendere i propri e altrui sentimenti ed esprimere idee e opinioni in modo chiaro ed equilibrato, senza timori o remore, risultando particolarmente persuasivo e convincente.
Abilità speciale: poiché ogni Porta segnala l'avvenuto passaggio a un nuovo livello di ricerca (e quindi di consapevolezza), chi si attarda in una di queste stazioni, resta fermo un turno, non come punizione, ma per meglio rifletter su lo cammino intrapreso.
CASELLA 36
Immagine: Due serpenti che si mordono la coda, uno possiede zampe, ali e corona.
Nome della Casella: Ouroboros
Abilità speciale: avanzamento o arretramento
Vedi casella 9.
CASELLA 37
Immagine: Nodo scorsoio da impiccato
Nome della Casella: Nodo
Significato dell'Immagine e Nome della Casella: l'Anima potrà finalmente esprimersi e far sentire la sua vera Voce quando il nodo alla gola, che blocca il centro della comunicazione, verrà sciolto. In Egitto, il defunto non poteva raggiungere la liberazione totale se questo canale non veniva riattivato per mezzo di una piccola ascia rituale (23), durante la cerimonia dell'apertura della bocca (24). In questa occasione lo Spirito del trapassato doveva recitare la confessione negativa (25), per dimostrare di essere un giusto di voce, cioè sincero. Questo concetto è espresso anche dal simbolismo dell'Arcano dell'Impiccato, che viene rappresentato appeso per un piede con un nodo scorsoio, rivelando che l'Iniziazione porta con sé il capovolgimento di un precedente modo di pensare. Dalle Tasche dell'Appeso, cadono infatti i metalli vili (26), cioè i falsi valori materiali dell'Avere e dell'apparire, che non hanno niente a che fare con i metalli alchemici spirituali che riguardano le gioie della libertà di Essere (27).
Abilità speciale: in questa casa si perde un turno, perché è una casa di profonda comunicazione con se stessi ed è quindi necessario fermarsi per uno tempo a riflettere su le proprie necessità.
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NOTE
1) Vangelo di Tomaso, Loghia [70] nella traduzione di ELAINE PAGELS, Il Vangelo Segreto di Tomaso, indagine sul libro più scandaloso del Cristianesimo delle origini, Milano, Mondadori, 2005, p. 164
2) L e Nozze Chimiche di Cristhian Rosenkreuz, Roma, Atanòr, nd. , pp. 30-32.
3) Cfr. il Re Pescatore del ciclo Arturiano del del Graal e il Cristo come Pescatore di Anime.
4) Chi soffre di dolori alle ossa o di cervicale sa bene quanto il dolore fisico (osseo e nevralgico) possa rendere difficoltoso concentrarsi e pensare serenamente.
5) Il Libro dei morti degli antichi egiziani, a cura di Gregorio Kolpaktcy, Roma, Atanor, 1992 , (opera originale del 1953), p. 110 e nota (1)
6) Tra le varie interpretazioni del simbolo dell'Anek io accolgo questa.
7) Rappresentazioni in miniatura del Djed erano usate nei sarcofagi egiziani, come amuleti protettivi e inseriti a livello della Colonna Vertebrale.
8) ROGER COOK, L’albero della Vita , op. cit. , p. 32
9) Cfr. L'immagine del Dio della Terra Geb disteso sotto la Dea del Cielo Nut, mentre il fallo eretto del Dio si pone tra i due amanti, come un ponte che li unisce.
10) ROGER COOK, L’albero della Vita , op. cit. , p. 32, Abydos, 1315 circa a. C.
11) Ibidem.
12) In questo modo mantenendo le proprie radici/origini nella fertile terra nera di KEM, il Regno Egiziano sarebbe cresciuto dritto e libero, tendendo suoi rami carichi di frutti verso verso il cielo.
13) Un tipico Albero Cosmico è proprio l'Albero di Natale. Questa usanza pagana dell'Albero Verde coincide con il Solstizio d'Inverno, che evidentemente rappresenta l'idea di un Asse Cosmica che taglia il Pianeta da Sud a Nord. In questo Emisfero le sue radici sono a Nord nel segno del astrologico del Cancro, dove regna la notte, cioè dove il Sole nel suo apparente viaggio lungo l'eclittica, tocca il punto di minor luce durante l'anno . La Cima si trova invece a Sud, nel segno del Capricorno nel periodo del Dies Natalis Sol Invictus, mentre i rami carichi di fiori, frutti e semi si taprono tra Est e a Ovest, cioè tra la Primavera (nascita) e l'Autunno (raccolta). Cfr. Anche i Pali dell'Albero di Maggio, nel tempo di Beltane: « Con la Danza e con l'intrecciarsi dei nastri, i danzatori partecipano attivamente alla ricreazione del cosmo, alla tessitura del mondo.» in ROGER COOK, L’albero della Vita , le radici del cosmo, Collana Arte e Immaginazione, Como, edizioni Red, 1987, p. 133.
14) CARLO GALLO, L’Astronomia Egizia, dalle scoperte archeologiche alla misurazione del tempo, Padova, FrancoMuzzio Editore, 1998. Per le corrispondenze dei mesi egizi con i nostri confronta anche http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_egizio
15) MAX GUILMOT, Iniziati e Riti Iniziatici nell'Antico Egitto, op. cit., p. 132
16) JOANNES FABRICIUS, Alchimia , l' Arte Regia nel simbolismo medievale, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997, pp. 10-11, immagine 13.
17) Chiamata poi dagli arabi al àmbiq, o al ambix, traducibile come “vaso o coppa che si restringe verso l'alto”.
18) Cfr. LUCIA IMPELLUSO, La Natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali, Dizionari dell'Arte, Milano, Electa, 2003, pp. 307-8; J.C.COOPER, Dizionario dei Simboli , Padova, Franco Muzzio Editore, 1988, p. 222
19) Cfr. Il Culto di Dioniso, il Banchetto Totemico e l'Agape Massonica nell'articolo di Adriano Nardi, L'Agape o banchetto massonico, Esonet, http://www.esonet.it/News-file-article-sid-1196.html
20) PORFIRIO, L'Antro delle Ninfe, capitolo XVI, p. 36.
21) REINHOLD MERKELBACH, Mitra, Signore delle Grotte, op. cit., pp. 114 – 122.
22) In questo gioco i due Luminari non rappresentano il dualismo femminile/maschile, ma solamente un simbolismo temporale.
23) L'Accetta rituale in egiziano si chiama STP e serviva per intagliare il legno, presumibilmente anche quello delle statue degli Dèi e dei defunti. In questa azione si può quindi riconoscere una chiara connotazione creatrice, trasformatrice e quindi animatrice.
24) Nel regno antico, il rito dell'apertura della bocca era praticato sulle statue di legno degli Dèi, per rianimare in esse i cinque sensi. In questo modo le Divinità potevano usufruire fisicamente dei doni che gli venivano offerti o manifestare la loro Volontà ai fedeli. Questo rituale era praticato in un laboratorio sacro annesso al Tempio, chiamato “la casa d'oro”, dove la statua veniva realizzata ed era compiuto evidentemente con il STP. L'usanza religiosa entrò nell'uso funerario e venne applicata prima alle statue dei defunti e poi direttamente alle loro mummie. Con questa cerimonia, infatti, i morti potevano giustificarsi davanti a Osiride, durante la pesatura del cuore, e una volta riconosciuti sinceri e puri, potevano finalmente condurre la loro vita nell'Aldilà. Questa usanza culminò con la creazione degli Ushabti, delle statuine di legno, che rappresentavano il defunto o i suoi servitori e dovevano lavorare e nutrirsi al posto suo. Immagini di questa cerimonia si trovano nella tomba di Seti I e in quelle dei faraoni successivi, ma anche nei Papiri di Ani e Hunefer.
25) Durante questa cerimonia il defunto si discolpa enumerando davanti a Osiride e ai suoi 42 giudici, le azioni malvagie che NON ha compiuto.
26) Cfr. il rituale di Iniziazione Massonica e quello della discesa agli Inferi di Ishtar
27) Cfr. anche il mito di Odino, che si fa appendere all'Albero della Vita, l'Yggdrasill, per nove giorni e nove notti per ottenere il potere di leggere le Rune, cioè un diverso modo di vedere.
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