Riflessioni sull'Alchimia
di Elena Frasca Odorizzi indice articoli
Il Catechismo Ermetico-Massonico della Stella Fiammeggiante del Barone di Tschudy
Ottobre 2012
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LA VIA MASSONICA
La prima cosa che il Catechismo insegna al Neofita è che la Stella Fiammeggiante equivale all'Anima del Mondo. Essa è la «Quintessenza Celeste (55)», il «Fuoco Centrale (56)» che funge da veicolo dello Spirito Universale, per portare il Soffio Divino nel Mondo e vivificare ogni cosa (57).
La Stella Fiammeggianteè un simbolo fondamentale per la Massoneria, come lo sono la Squadra e il Compasso, e si incontra solo a partire dal II grado. Nell'Ordine Ermetico Massonico dello Tschudy assume un'importanza così rivelante da essere “visibile” fin dall'inizio. Nei Templi Massonici arredati per il grado di Apprendista al posto della Stella troviamo il Triangolo rivolto verso l'alto con l'Occhio al Centro, che nel grado di Apprendista dell'Ordine del Barone, sembra trovarsi direttamente al Centro della Stella Fiammeggiante, al posto della classica G (58).
Il triangolo con l'Occhio è un simbolo complesso, che tra le altre cose dissimula la Tetractys Pitagorica e il Tetragrammaton. Proprio nell'ultima pagina del Catechismo, in una nota, il Barone afferma che «il Tetragrammaton, lo Stibium, il Pentacolo, sono emblemi precisi: dei falsi dottori vi aggiungono delle ricette molto false». In altre parole il Barone sembra dirci che, per lui, lo Stibium, il Tetragrammaton/Tetractys, e il Pentacolo/Stella Fiammeggiante sono significanti diversi di uno stesso concetto.
Tutti e tre, in effetti, rappresentano la perfetta Quintessenza del Tutto su piani diversi. Come abbiamo visto, lo Stibium è la Pietra Filosofale in atto e in potenza. La Tetractys (59), allo stesso modo, contiene riassunti in sé tutti i Principi dell'Arte Alchemica. Essa ha alla base della “piramide” i 4 Elementi Primordiali e Strutturali affiorati dal Chaos (Acqua, Aria, Terra, e Fuoco), sormontati dai 3 Principi Filosofici nei quali i 4 Elementi sono ridotti (il Mercurio, lo Zolfo e il Sale (60)), quindi, salendo sempre di più, troviamo le 2 Sostanze Nobili, opposte e complementari, ovvero i due Principi alla base di Tutto (l'Argento e l'Oro) e infine, in cima, la Pietra Filosofale, Meta ultima e Origine di ogni cosa. Esattamente come recita anche un assioma dell'Alchimista Maria l'Ebrea (61) («l’Uno diventa Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo, il Quarto compie l’Unità») la somma dei 4 Elementi porta all'Unità, ed ecco perché la Tetractysequivale anche al Tetragrammaton filosofico (62).
In alternativa possiamo simboleggiare la Quintessenza insita nel numero 4, per mezzo di un Quadrato con un punto al Centro. Nel Catechismo questa immagine viene così descritta: «D. 16. Chi genera questo seme o questo germe? R. I quattro elementi, per volontà dell’essere supremo e l’immaginazione della natura. D. 17. Come operano i quattro elementi? R. Con un movimento infaticabile e continuo, ciascuno di essi secondo la sua qualità, gettando il loro seme al centro della terra, poi in lei vengono ricotti e digeriti, poi spuntano all’esterno grazie alle leggi del moto (63)».
Se gettiamo i 4 elementi al centro della terra, cioè se sommiamo i 4 Elementi con il loro prodotto, otteniamo il numero 5, che è il numero della Stella fiammeggiante, la Stella a 5 Punte, sacra ai Pitagorici con il nome di Pentalfa. I Pitagorici chiamavano Assenza di Contesa (64) il numero 5, perché prima ancora che dalla relazione algebrica 4+1, esso nasce dal “matrimonio” tra il primo dei numeri pari, il 2, e il primo dei numeri dispari, il 3, considerati espressione dei due principi costitutivi dell'Universo, da cui poi derivano i 4 Elementi stessi (65). Partecipando della natura di entrambi i suoi genitori (66), il numero 5 simboleggia alchemicamente il Regolo Stellato, cioè il Figlio dello Stibium e del Ferro, ma anche il loro mediatore, per cui su un piano rappresenta l'Anima Mundi, su un altro la Pietra Filosofale, sotto forma di Stella a 5 Punte.
La Meta finale del Massone Filosofo è trasfigurarsi in questa Stella (67), così come si vede in una famosa immagine, dove un Uomo sta iscritto in un Pentacolo (68) a simboleggiare l'essere umano pienamente realizzato (cioè inserito nel giusto rapporto con il Cosmo) pronto a irraggiare nel Mondo la stessa Armonia raggiunta. In Massoneria questo stesso concetto è espresso dalla Stella Fiammeggiante che guida il Compagno d'Arte alla ricerca di se stesso (al Centro di sé) e si presume che alla fine di questo Viaggio egli risplenderà della Luce da cui è stato illuminato, per irradiarla a sua volta nel Mondo, divenendo così un «Mediatore tra Cielo e Terra (69)».
Chiarita l'importanza della Stella Fiammeggiante vengono specificate le caratteristiche che deve avere Chi studia la Natura. Devono essere «tali e quali alla natura stessa, vale dire, veri, semplici, pazienti e costanti». Se queste stesse qualità vengono ispirate nei Candidati fin dalla prima Iniziazione, allora avremo dei Massoni, che saranno anche Filosofi dell'Arte (70). Questo perché, secondo lo Tschudy, l'oggetto della Ricerca dei Massoni e degli Alchimisti è lo stesso, ma su piani diversi. Per i Massoni «è la conoscenza dell’arte di perfezionare ciò che la natura ha lasciato imperfetto nel genere umano e di arrivare al tesoro della vera morale (71)». Per i Filosofi dell'Arte è «la conoscenza dell’arte di perfezionare ciò che la natura ha lasciato imperfetto nel genere minerale e di arrivare al tesoro della pietra filosofale (72)». Lo Tschudy vede dunque il Massone come la naturale continuazione ed evoluzione non solo del Libero Muratore di Mestiere, ma anche dell'Alchimista Operativo. Si può essere o non essere d'accordo con questa teoria, dato che in realtà gli Alchimisti hanno sempre coltivano la Ricerca Spirituale, accanto a quella Operativa, ma in ogni caso il punto di vista del Barone ha un suo senso se si pensa che i Massoni settecenteschi si considerano gli Eredi del Rosacrocianesimo.
La necessità di preparare la Materia Prima, purificandola e depurandola, viene proposta «fin dalla prima iniziazione del Candidato al grado di Apprendista, quando lo si spoglia da ogni metallo e da tutti i minerali, e gli si toglie una parte dei suoi vestiti, in modo decente, questo è simile alle superfluità, superfici o scorie di cui bisogna spogliare la materia per trovare il seme (73)».
Di conseguenza il Profano, Colui che è «fuori dal Tempio» e quindi «non è parte dell’opera massonica (74)», rappresenta il Saturno Alchemico, cioè «tutto ciò che risiede in un luogo impuro e freddo, allegoria del mondo e dalle sue imperfezioni (75)».
Lo Tschudy collega poi il «fare di uno due e di due uno, e nulla più (76)» al «misterioso numero tre, sul quale poggia essenzialmente tutta la scienza massonica (77)». La Grande Opera, definita «un capolavoro di architettura (78)», è infatti Una e Trina, come si specifica più avanti, perché si compone di 3 Grandi Operazioni di base, così come 3 sono i Gradi della Massoneria Azzurra e dell'Ordine della Stella Fiammeggiante (79). 3 sono anche gli Elementi di Base e 3 sono gli Elementi di Arrivo (80) dell'Opera e questi possono essere moltiplicati all'infinito per multipli di 3 (81), ma alla fine Tutto risulterà sempre Uno. All'inizio, infatti, la Materia Prima e Una, poi si divide nei suoi 2 elementi di base, finché questi, una volta purificati, non vengono riuniti, in una Terza sostanza, che è di nuovo Una di Due.
Alla Domanda su «quale Strada deve seguire il Filosofo per giungere alla conoscenza ed all’esecuzione dell’opera fisica» viene risposto che deve seguire «la stessa strada che seguì il grande Architetto dell’Universo per la creazione del mondo, osservando come fu ordinato il Caos (82)».
«Ordo ab Chao» è il motto della Massoneria di Rito Scozzese. Il Lucarelli ci dice che con questo motto i Massoni intendono la «realizzazione di una struttura ordinata, partendo da una situazione caotica preesistente», quindi in sostanza la Creazione come atto razionale costruttivo di un Grande Architetto dell'Universo. Al contrario per gli Alchimisti il Caos come fase iniziale della Creazione è un atto Alchemico del pensiero creatore della Divinità che trae da se stessa gli elementi necessari (83). Dato che questo Catechismo è Ermetico e Massonico insieme, non mi stupirei se il Barone, quando parla del G.A.D.U., si riferisse al Grande Architetto dell'Universo anche come un Grande Alchimista dell'Universo, conciliando trascendenza e immanenza.
Il Filosofo, per realizzare l'Opera, «deve essere, un copista fedele al suo creatore; nella sua opera fisica, deve fare il suo Caos tale quale esso fu effettivamente; separare la luce dalle tenebre; formare il firmamento separatore delle acque e compiere infine perfettamente, seguendo il cammino indicato, tutta l'Opera della creazione (84)». «Una porzione di questo primo caos, o massa confusa conosciuta, ma disprezzata da tutti (85)» è detta Pietra grezza, o caos o illiaster (86), o hylé (87) «emblema del primo status massonico», che si estrae dal Centro dove si riversano i 4 Elementi (88). Questa Pietra Grezza e informe è l'Anima, che deve essere lavorata e sgrossata, «cercando di togliere le superficialità (89)», per trasformarla in Pietra Filosofale, nella forma di una Pietra Cubica sormontata da una Piramide (4+3, che sono 1). Per creare il Caos il Massone deve mettere in discussione se stesso e le sue certezze, per imparare a distinguere da capo i Vizi dalle Virtù, separare il Vero dal Falso (90), distinguere l'Illusione dalla Realtà e la Luce della Stella dalle Tenebre dell'Ignoranza.
Nel Catechismo si dice che i Massoni «venerano i numeri dispari e in particolare il settenario», perché «la natura che ama i suoi propri numeri, è soddisfatta del numero misterioso di sette, soprattutto nelle cose terrene che dipendono dal globo lunare; la luna nel settenario ci fa vedere un numero sensibile ed infinito di alterazioni e di vicissitudini (91)». Il numero 7, come già sappiamo, rappresenta i 7 diversi regimi o stadi attraverso i quali la Materia Prima passa durante la cottura, secondo una precisa sequenza di trasformazioni. L'Apprendista si chiede quale corrispondenza abbiano i Metalli con l’Interiore e gli viene risposto che per comprendere bene questa corrispondenza, bisogna fare attenzione alla corretta successione dei Pianeti, poiché ognuno rappresenta una Fase del Processo (92). È ormai chiaro che nella Massoneria Speculativa i Numeri, i Simboli, le Figure Geometriche, non misurano le dimensioni dei Corpi, ma quelle dell'Anima, quindi, per comprendere il Settenario da un punto di vista Spirituale, bisogna rifarsi agli Alti Gradi Alchemici che il Barone Tschudy creò negli ultimi 3 anni della sua breve vita, dopo aver fondato il suo Ordine ermetico-massonico. Il Grado che ci interessa è quello di Cavaliere del Sole, che nella Massoneria di Rito Scozzese, occupa il 28° posto e si ricollega a un altro Grado al quale il Barone si dedicò prima di morire, il 29°, il Grado di Grande Scozzese di Sant'Andrea di Scozia (93). Nel Grado del Cavaliere del Sole o Principe Adepto della Massoneria Scozzese, si legge che l'Iniziato compie 2 Viaggi di 7 tappe ciascuno, davanti a 7 Dignitari, che rappresentano i Pianeti. A ogni tappa riceve dei doni significativi, attraverso i quali deve superare l'Illusione del Mondo, scegliendo alla fine del secondo Viaggio di seguire la Luce e di Diffonderla (94). Il Viaggio ricorda il momento in cui, durante la cottura della Pietra, si susseguono i 7 regimi di fuoco con i nomi dei 7 Pianeti, e questo, anche nella Grande Opera accade per ben due volte, ma la descrizione ricorda anche un passo del Pimandro nel quale l'Anima, scesa precedentemente sulla Terra, ora risale, cioè ascende attraverso le sette sfere planetarie, abbandonando a ogni tappa passioni e desideri (95). Allo stesso modo, in grado di Apprendista, si spronano continuamente i Fratelli a lasciare i Metalli fuori dalla Porta del Tempio.
Questo Viaggio Ermetico è molto simile anche a quello affrontato dall'Anima nel Culto di Mitra, il Dio Iranico del Sole e della Luce. Anche qui è necessario attraversare 7 Gradi, corrispondenti a 7 Cieli Planetari, presieduti da 7 Portieri Celesti, per raggiungere la Liberazione dalla Materia, cioè per uscire fuori dal Ciclo della Reincarnazione. Il 28° grado è quindi dedicato sia a Mithra, rivisitandone alcune simbologie fondamentali, che all'Alchimia e in qualche modo ha a che fare anche con lo Gnosticismo, perché tutte e tre queste Vie di Liberazione hanno un loro modo di rappresentare le 7 Sfere Planetarie, come una Scala Iniziatica, che collega il Cielo e la Terra. Ancora più significativo è che la Parola di Passo di questo Grado è Stibium, il cui simbolo alchemico è un cerchio (la sostanza primordiale indifferenziata) sormontato da una croce solare, che introduce la Crocedi Sant'Andrea del 29° grado, come Via di Rigenerazione e Resurrezione Spirituale (96).
Anche alla fine del nostro Catechismo viene chiesta la Parola di Passo : «D. 172. Qual è la parola della Magnesia? R. Sapete se posso e devo rispondere alla domanda, custodisco la parola. D. 173. Datemi la parola di passo dei Filosofi? R. Cominciate, vi risponderò».
La parola non viene rivelata, ma è sicuramente Stibium, sia per quanto abbiamo detto fin qui, sia per il riferimento alla Magnesia, in quanto l'Antimonio veniva chiamato anche Magnesia Gebri ed era considerato la Quintessenza che contiene al suo interno la forma di ogni cosa (e in effetti la Prima Materia contiene in sé tutto quello che le serve per trasformare la sua natura da potenza in atto). La Magnesia Gebri «è ignea, aerea, acquea terrestre. È calore e secchezza, umidità e freddezza. È il fuoco e l'acqua ignea. È uno spirito corporeo e un corpo spirituale. È lo spirito del mondo, condensato (97)». Se dunque la Stella Fiammeggianteè il Corpo Sottile dello Spirito Universale, la Quintessenza Celeste che dall'Alto unisce il Cielo e la Terra, allora l'Antimonio, specularmente, è la Stella Fiammeggiante Corporificata, è la Quintessenza Terrestre che dal Basso unisce la Terra al Cielo. L'Antimonio, oltretutto, si ottiene dalla Stibium nella Prima Fase dell'Opera, per realizzare la seconda, per cui può benissimo essere la Parola di Passo del I Grado di Apprendista, con cui accedere al II Grado, anche se poi la ritroviamo usata anche negli Alti Gradi. A ulteriore conferma di questa ipotesi nel libro sul Rituel des grades alchimiques du baron Tschoudy, a proposito del Grado del Cavaliere della Fenice (98), leggiamo che la Parola Sacra era TE-TRA-GRAM-MA-TON (99), scandito in 5 Lettere e la Parola di Passo era Stibium (100).
La Domanda 168 introduce l'Ode Alchemica, che deve servire come Chiave interpretativa necessaria e bastante a svelare il metodo ermetico racchiuso nel Catechismo:
«D. - Non potreste metterci sotto gli occhi d’un sol tratto, e riunire in un sol punto, i principi, le forme, le verità, ed i caratteri essenziali della scienza dei Filosofi, come pure del procedimento metodico dell’opera? R. - A quanto mi chiedete può soddisfare sotto tutti i rispetti un passo lirico, composto da un antico filosofo, che univa alla solidità della scienza il gradevole talento di scherzare con le Muse: nessuna scienza essendo di fatti estranea ai Figli della Scienza; quest’Ode, benché in lingua italiana, la più adatta a dipingere delle idee sublimi, trova qui il suo posto».
Non si capisce come il Neofita possa comprendere l'Ode se non ha capito il Catechismo. Forse il Barone pensava che questo fosse il testo migliore per iniziare a destreggiarsi nel panorama alchemico dell'epoca, in ogni caso l'Ode non è altro che la Lux Obnubilata del 1666 di Frà Marcantonio Crassellame chinese, pseudonimo e anagramma dell'alchimista italiano Francesco Maria Santinelli, (1627-1697). Questi era un nobile pesarese, famoso come Poeta e Spadaccino, frequentatore assiduo della Corte della Regina Cristina di Svezia (101), noto a Napoli e nell'ambiente del Principe di Sansevero, sia per le sue vicende personali, che per le sue Opere alchemiche (102). Forse il Tschudy conosceva l'Ode grazie alla sua frequentazione napoletana, ma la Lux Obnubilata era stata comunque pubblicata anche in Francia nel 1687 e nel 1692 con il nome di La Lumière sortant par soi même des Tenebres, ou veritable theorie de la Pierre des Philosophes, ècrite en vers italiens, avec un commentaire (103)». Il Reghini spiega che essa compare nel Catechismo in Italiano, senza prefazione, proemio, commento, «senza alcun intervallo [...], senza la ripartizione in tre canzoni e senza indicazione né della fonte né dell'autore (104)». «La prima canzone ha per scopo di mostrare quale sia la vera composizione della Pietra dei Filosofi, cosa che, naturalmente, soltanto i veri Sapienti possono giudicare se venga esattamente indicata. La seconda canzone dice quale è la prima operazione da eseguire sopra questa pietra filosofica; la terza canzone ha per obbietto di mostrare ai Chimici ignari, a coloro che si perdono nella ricerca della fabbricazione dell’oro e dell’argento ordinari, quanto mai essi errino e si discostino dalle prescrizioni della vera Arte (105)».
Nell'avviarci alla conclusione l'ultima Risposta, secondo me è la più bella, perché ci ricorda che dedicando la nostra vita alla ricerca della Saggezza, non invecchieremo mai, ma resteremo per sempre giovani, molto più giovani di tante persone che sono già vecchie dentro a 20 anni. La Mente, infatti, non invecchia, ma semmai ringiovanisce ogni qual volta riesce a guardare al futuro, senza farsi limitare da stereotipi sociali, ideologie reazionarie e modelli di pensiero fissi. Questo “miracolo” inizia nel momento in cui cominciamo a porci domande sulla Vita e dura, se non smettiamo, fino alla fine dei nostri giorni:
D. 169. A che ora il Filosofo comincia il suo lavoro?
R. L’alba, perché non deve mai allontanarsi dalla sua attività.
D. 170. Quando si riposa?
R. Quando l’opera è alla perfezione.
D. 171. Che ore sono alla fine del lavoro?
R. Sud pieno (mezzogiorno in punto); vale a dire nell’istante in cui il Sole è nel massimo della sua forza e il figlio di questo astro nel suo più brillante splendore.
D. 174. Fate l’Apprendista Filosofo?
R. I miei amici ed i Saggi così mi riconoscono.
D. 175. Qual è l’età di un Filosofo?
R. Dall’inizio delle sue ricerche, fino al momento delle sue scoperte: egli non invecchia affatto.
CONCLUSIONI
Alla fine di questo ennesimo Viaggio nell'Alchimia, mi rendo conto di aver svelato forse più del necessario, soprattutto a coloro che praticano il Rito Scozzese e a certi gradi ancora non sono arrivati, ma tutto ciò che ho riportato si trova nei libri in commercio e come dice il Lucarelli: «ciò che abbiamo appena enunciato con tanta chiarezza era così noto ed evidente ancora pochi secoli fa, come pensiamo di avere dimostrato, che soltanto la pigrizia o la distrazione dei nostri contemporanei può averlo cancellato così totalmente dalla nostra cultura, da farlo apparire come un oscuro segreto esoterico. Piuttosto ci scusiamo per l’estrema semplificazione cui ci siamo adattatati per economia di discorso (106)». D'altra parte, come scrisse anche il Barone, in questo Catechismo si trovano domande e risposte «assolutamente dirette alla massoneria propriamente detta», ma queste possono «essere ugualmente utili a quelli che non sono affatto massoni, essendovi molti curiosi e amatori della scienza, i quali senza essere imbevuti dei principi dell'arte reale, si applicano alle curiose ricerche della natura». Oltretutto «la sorte d'una cosa buona è di poterlo essere generalmente per tutti, senza che tale o tal'altra qualità presa da una società particolare possa escludere dalla sua partecipazione (107)».
Purtroppo il Barone morì troppo presto perché il suo Sistema Ermetico Massonico potesse prendere piede, ma si può affermare con sicurezza che l'Ordine della Stella Fiammeggiante, ebbe un'importanza fondamentale, anche se transitoria «sull'evoluzione delle correnti ermetiche, magiche, occultistiche, cabalistiche e rosacrociane presenti in tutte le correnti di pensiero massonico del XVIII secolo (108)». Penso anche che un giorno, in qualche modo, quest'Ordine rinascerà dalle sue ceneri e che se il Barone fosse vissuto altri 10 anni, alla fine, avrebbe unito l'Ordine della Stella Fiammeggiante a tutto quel sistema di Alti Gradi Alchemici a cui stava lavorando, creando un Rito Ermetico Massonico e quindi un'Obbedienza a se stante.
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