Vita, Diritto e Società - Indice articoli
di Maurizio Colaiacovo
La pandemia tra diritto alla salute e diritto alla libertà
Marzo 2021
I primi mesi del 2020 hanno segnato uno spartiacque, inutile negarlo. C'è stato un “prima” e c'è un “dopo”.
La pandemia ci ha colti tutti di sorpresa, anche perché alcuni hanno pensato (a torto purtroppo), che un virus così “lontano” dalle nostre latitudini non potesse e non dovesse riguardaci.
Abbiamo sperimentato tutti (ed alcuni di noi in prima persona) che non è così: ci ha riguardato e ci riguarda ancora, e non sappiamo per quanto tempo dovremo avere a che fare con questo nemico subdolo e insidioso che ha mietuto tante, troppe vittime.
In moltissime nazioni (compresa la nostra ovviamente) i cittadini si sono dovuti confrontare con le scelte dei governanti tese a limitare e contrastare la diffusione del virus, ma che hanno inciso, ed incidono a tutt'oggi, sulla nostra libertà di circolazione, di movimento, e di libero esercizio dell'attività economica ed imprenditoriale.
Tanto il diritto alla salute, quanto la libertà di circolazione e di esercizio di una attività economica e di impresa, sono garantiti dalla nostra Costituzione. Allora si è posto, e si pone ancora, il problema di operare il cosiddetto “bilanciamento degli interessi”. Ossia, i governanti hanno dovuto sacrificare alcuni diritti costituzionalmente garantiti (quali ad esempio, la libertà di circolazione e di movimento) per assicurarne altri (il diritto alla salute).
Non è compito di chi scrive sindacare le decisioni di natura politica operate, ma il dato che emerge in maniera inconfutabile è che si è scelto sistematicamente di far ricorso alla compressione dei diritti summenzionati, per tentare un'azione di contrasto efficace alla pandemia.
Altre nazioni hanno deciso di intraprendere percorsi diversi, con meno limitazioni e chiusure ma, spesso, con risultati non esaltanti o, addirittura, in taluni casi, disastrosi.
Le misure adottate di volta in volta hanno generato una ridda di polemiche, soprattutto da parte di coloro che da tali scelte sono più colpiti. Non vi è dubbio che la pandemia stia incidendo pesantemente sull'economia e sul tessuto sociale e le misure di sostegno adottare non appaiono pienamente soddisfacenti e, tanto meno, risolutive.
Si guarda al vaccino come al rimedio più efficace per vincere quella che è stata definita da più parti una vera e propria “guerra”.
Anche in questo caso, però, si prospettano delle questioni etiche e giuridiche di non poco conto.
Occorre premettere che la distribuzione dei vaccini sta incontrando notevoli difficoltà e, sicuramente, occorrerebbe un'azione più incisiva in tal senso. Tuttavia, occorre anche sottolineare come, per quanti non vogliono sottoporsi alla vaccinazione, non è previsto alcun obbligo di legge di segno contrario o l'adozione di misure sanzionatorie.
Quindi, eccoci di nuovo di fronte alla necessità di operare il “bilanciamento degli interessi” tra il diritto della popolazione a vedersi tutelare dagli effetti del virus ed i diritti di chi non intende, per le più svariate ragioni, sottoporsi alla vaccinazione.
Al di là delle sterili polemiche alimentate sui media e sui vari social network dai sostenitori dell'una e dell'altra “fazione” (pro e contro i vaccini), allo stato attuale non sembrano esservi molte alternative praticabili.
L'Italia, così come altre nazioni, non possono resistere per molto tempo all'impatto devastante di una situazione di così grave difficoltà. Occorre trovare delle soluzioni rapide ed efficaci, ed è necessario un grande senso di responsabilità da parte di noi “cives” che, seppur fortemente provati, non possiamo esimerci dal fare la nostra parte, come sino ad ora (tranne alcune eccezioni) è accaduto.
Maurizio Colaiacovo
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