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Non c'è moneta senza geopolitica
Febbraio 2015
Il mese di gennaio è stato piuttosto agitato per l'Eurozona. Se da un lato la crisi del rublo, che ha perso circa la metà del suo valore contro l'euro (oggi il valore di 1 euro oscilla intorno ai 70 rubli), ha messo in pericolo l'export italiano, dall'altro la vittoria di Alexis Tsipras e la sua volontà di interrompere le politiche di austerity nell'Eurozona, mette la moneta comunitaria sotto pressione.
Alla vigilia di una nuova riunione dell'Eurogruppo, prevista domani pomeriggio, i forex traders sono in attesa. Ci sarà o meno la temuta «Grexit», cioè l'uscita della Grecia dall’euro? Il mercato sembra voler credere alla possibilità di un compromesso sulla questione del debito greco.
E mentre sia il ministro italiano Carlo Padoan, sia il presidente della Bce Mario Draghi hanno per ora respinto l'ipotesi dell'uscita della Grecia dall'euro, il ministro delle Finanze francese Michel Sapin ha spiegato che la Germania ha ragione a pretendere dalla Grecia il rispetto delle regole, ma sul debito di Atene occorre trovare un compromesso. In Europa si discute, mentre più a est si passa all'azione. Poco dopo l'incontro non proprio positivo tra il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble e il suo omologo greco Alexis Varoufakis, a inizio febbraio, Vladimir Putin ha invitato il presidente del Consiglio greco per una visita di Stato il 9 maggio. Data simbolica, visto che sulla Piazza Rossa si celebrerà la vittoria russa sul nazismo. Alexis Tsipras ha accettato l'invito senza nascondere il suo interesse al rafforzamento della cooperazione bilaterale tra i due paesi, specialmente nel turismo e nell'energia. Nella giostra degli equilibri geopolitici, l’euro aumenta i suoi guadagni costantemente durante questo mese di difficoltà, tra il nuovo governo di Atene e i suoi creditori internazionali in Europa e al FMI. Se le discussioni continuano in seno all'Eurogruppo, gli analisti sembrano in ogni caso più inclini ad attribuire la mancanza di un significativo sell-off sull’euro alla fiducia che i ministri riescano a trovare un modo per soddisfare le complesse agende politiche sia della Grecia, sia di tutta l’Eurozona.
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