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Arte e Salute

Da "La cura della salute"

di Rossella Semplici

Paoline Editoriale Libri, 2008
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La musicoterapia

 

Identità e finalità della musicoterapia

L’utilizzo della musica come terapia è documentato fin dall’antichità e in tutte le civiltà. L’elaborazione teorica e metodologica è stata supportata, nel corso dei secoli, da un contesto progressivamente più scientifico, grazie all’acquisizione di maggiori conoscenze sulla struttura e sul funzionamento del corpo e della psiche.
Da una concezione dell’efficacia terapeutica di tipo “magico” fondata sulla convinzione che la musica potesse influire sulle malattie e sulla guarigione, si arriva in tempi piuttosto recenti alla definizione di “musicoterapia”, termine complesso che comprende l’individuazione delle finalità terapeutiche, il riferimento a teorie psicologiche o psicoanalitiche e la descrizione della metodologia.
Tra le molteplici definizioni quella elaborata dalla Federazione Mondiale di Musicoterapia (WFMT) appare la più esaustiva in quanto troviamo una significativa sintesi dei diversi aspetti: “La Musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato [...]. La Musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che il paziente o la paziente possano meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale e conseguentemente possano migliorare la qualità della loro vita grazie ad un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico” (29).
La Musicoterapia ha pertanto come finalità prioritaria quella di apportare un effetto benefico e positivo alle persone che hanno disabilità, patologie fisiche e/o psichiche; i mezzi utilizzati sono l’ascolto, l’esecuzione e l’invenzione di brani musicali. Le sedute possono essere individuali o di gruppo e la gamma dei soggetti a cui è rivolta è ampissima: dai bambini agli anziani.
Ci sono vari orientamenti teorici alla base della musicoterapia odierna; alcuni si fondano sulla teoria psicoanalitica, altri su quella cognitivo-comportamentale, altri ancora sulla Gestalt; ogni modello ha la sua validità e ciascuno dovrebbe essere considerato una risorsa.
La parola musicoterapia e i significati ad essa attribuiti permettono quindi di distinguere l’influenza esercitata dalla musica sull’essere umano in generale, dalla musica finalizzata al trattamento di disagi psicologici e di patologie fisiche. Le differenze tra attività musicale e musicoterapia sono relative alla rilevanza della componente terapeutica nella musicoterapia rispetto al risultato finale musicale. Nell’attività musicale il nucleo fondamentale è la musica, sulla quale poggia l’elaborazione degli interventi di animazione e pedagogia; il professionista che attua il progetto è un musicista. Nella musicoterapia, invece, il nucleo fondamentale è costituito dalle teorie psicologiche che sono le linee guida della progettazione degli interventi psicoterapeutici; l’attività deve essere condotta necessariamente da un terapeuta con preparazione professionale specifica nelle scienze psicologiche.

 

Ambiti di applicazione della musicoterapia

La caratteristica che distingue la musicoterapia dalle altre terapie è la stretta connessione con varie discipline, quali la psicologia, la psicoanalisi, la psichiatria, la neurofisiologia, la patologia clinica, ecc. e i molteplici ambiti di utilizzo.
Nelle psicoterapie di orientamento psicodinamico la musica può essere utilizzata per agevolare l’emergere di vissuti inconsci che vengono successivamente rielaborati. Nelle terapie comportamentiste la musica riesce a modificare alcuni comportamenti dei pazienti; si è notata una riduzione della lamentosità (30), la diminuzione dei comportamenti stereotipati che rendono difficoltoso l’apprendimento (31), il miglioramento del comportamento in pazienti con condotte devianti (32).
È stata rilevata un’influenza positiva in pazienti affetti da patologie psichiatriche, come depressione, psicosi, autismo e in pazienti con patologie neurologiche, Alzheimer, Parkinson e stati di coma.
La musicoterapia è utilizzata molto anche con bambini con handicap di vario genere per favorirne lo sviluppo psico-fisico, affettivo, emotivo e le capacità relazionali: “La musica adatta può aiutare lo sviluppo mentale, percettivo ed emotivo dei bambini minorati, indipendentemente dalla loro attitudine o abilità musicale. [...] La musica può essere il suo unico modo di autorealizzazione, può rappresentare per lui un mondo fidato con il quale comunicare, nel quale non conoscere insuccessi, integrarsi e identificarsi; può essere l’unico campo in cui usare i pochi mezzi fisici o mentali che possiede, anche se deboli o deficienti” (33).
Dai numerosi studi condotti nell’unità intensiva neonatale da Standley, Professore dell’Università della Florida, è emerso che il canto di una ninnananna effettuato da una donna accelerava lo sviluppo delle capacità di suzione dei neonati prematuri e questo portava ad un significativo aumento di peso. I neonati trattati con una terapia combinata di musica e massaggi sono migliorati in minor tempo e sono stati dimessi undici giorni prima dei neonati del gruppo di controllo (34).
L’ascolto di musica registrata viene impiegato in diverse specialità della medicina, perché ha l’effetto di ridurre lo stato d’ansia e di migliorare il tono dell’umore. I reparti in cui viene maggiormente utilizzata sono i reparti di terapia intensiva, di oncologia, di medicina delle cure palliative, geriatria, odontostomatologia, ostetricia e ginecologia e nelle unità coronariche.
La musica grazie alla sua possibilità di favorire il rilassamento viene spesso utilizzata con pazienti che devono subire un intervento chirurgico. L’ascolto di “musica sedativa” avviene prima, durante e dopo l’intervento chirurgico. In un rapporto sull’uso della musica nella clinica Spingte in Germania viene riferito che quindici minuti di musica rilassante cullano il paziente in uno stato di benessere tale che è possibile diminuire del 50% le dosi di farmaci sedativi e anestetici necessari per interventi che altrimenti risulterebbero molto dolorosi. Addirittura alcune procedure vengono svolte senza l’uso di anestetici (35).

 

Conclusioni

L’excursus storico e gli ambiti di applicazione hanno fornito dati sull’influenza della musica in molteplici patologie; ciò dovrebbe stimolare l’approfondimento delle riflessioni teorico-pratiche per:
- ampliare l’utilizzo della musica in ambulatorio e in ospedale, anche se non è facile operare dei cambiamenti in questa direzione; la vita di reparto e le visite ambulatoriali sono scandite da ritmi frenetici e fondati ancora sulla priorità della malattia rispetto al malato. La musica però avrebbe effetti positivi non soltanto sui pazienti e i loro familiari, ma su tutti coloro che lavorano, dal personale sanitario, ai volontari, agli amministrativi; l’ambiente in generale assumerebbe una connotazione più umana;
- riconoscere un ruolo centrale alla musicoterapia, che va considerata un elemento fondamentale o coadiuvante per lo stabilizzarsi di uno stato di benessere compatibile con il quadro clinico, anche se non “guarisce” patologie quali handicap, patologie neurologiche e psichiatriche gravi. A questo proposito sarebbe utile affiancare al termine “musicoterapia” le espressioni “musico-riabilitazione”, “musico-prevenzione” e “musico-salute” per evitare imprecisioni e cogliere meglio le potenzialità nei singoli ambiti di applicazione.

Da "La cura della salute" di Rossella Semplici - Paoline Editoriale Libri, 2008

 

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NOTE

29) Ezzu A., Messaglia R., Introduzione alla Musicoterapia, Musica Practica, Torino 2006, pp. 206-207.

30) Cook M., Freethy M., The use of music as a positive reinforcer to eliminate complaining behavior, in <<Journal of Music therapy>>, 1973, n. 4,10, pp. 213-216.

31) Jorgenson H., The use of a contingent music activity to modify behaviours wich interfere with learning, in <<Journal of Music therapy>>, 1974, n. 1,11, pp. 41-46.

32) Madsen C. K., Madsen Jr. C. H., Music as a behavior modification technique with a jouvenile delinquent, in <<<<Journal of Music therapy>>, 1968, n. 3,5 pp. 72-84.

33) Alvin J., La musica come terapia, Armando Armando Editore, Roma, 1968, p. 9.

34) Standley J. M., The effect of contingent music to increase non-nutritive sucking of premature infants, in <<Pediatric Nursing>>, 2000, n. 26, p. 493.

35) Horden P., Music end Medicine: The History of Music Therapy since Antiquity, Ashgate, UK, Aldershot 2000.


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