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Il pensiero superstizioso - Illusioni e credenze

di Ivo Nardi

- Dicembre 2024

Da ERRORI di PENSIERO e CREDENZE Strumenti e risorse per imparare a pensare con la propria mente e sviluppare il pensiero critico, Ivo Nardi, 2024, Pub. Ind.


Il pensiero superstizioso

Tra gli errori di pensiero che possono limitare la nostra visione del mondo troviamo la superstizione, ovvero, quell’atteggiamento che conferisce un potere magico a cose o eventi, anche quando il loro legame con gli esiti desiderati o temuti è del tutto arbitrario. In sostanza, si tratta della convinzione che cause oscure, misteriose o influenze soprannaturali possano determinare il proprio destino.
Il pensiero superstizioso è un fenomeno che riflette l'innata propensione umana a cercare schemi e significati nel mondo circostante, anche quando non esistono prove scientifiche o basi razionali per sostenerli, di conseguenza, può influenzare notevolmente il nostro comportamento.
Questa inclinazione, radicata nelle profondità della psicologia umana, si manifesta attraverso credenze e comportamenti che stabiliscono connessioni immaginarie tra fenomeni, azioni, oggetti o rituali e il corso degli eventi.
Un aspetto chiave della superstizione è il “pensiero magico”, in cui le persone credono che i loro pensieri o desideri possano influenzare il mondo esterno in modi che vanno oltre la legge di causa ed effetto. Questo può portare ad atteggiamenti come il timore di parlare apertamente di eventi positivi futuri per paura di pregiudicarli, o la credenza nel "malocchio", ossia la possibilità di infliggere danni o sfortuna con il solo sguardo o il desiderio del male.
La connessione tra superstizione e bias cognitivi diventa evidente quando consideriamo il ruolo del già citato bias di conferma. Le persone tendono a notare e ricordare gli eventi che sembrano confermare le loro credenze superstiziose, ignorando o minimizzando le situazioni in cui non funzionano. Questo processo continua a rafforzare le credenze nel tempo.
Inoltre, c'è l'”illusione del controllo”, un desiderio innato di avere un certo controllo sulla propria vita e sugli eventi circostanti. Questo può portare le persone a praticare rituali "portafortuna" prima di eventi importanti, come toccare oggetti simbolici o ripetere frasi specifiche, nel tentativo di aumentare la fiducia e percepire un maggiore controllo sulla situazione. Un esempio potrebbe essere quello di un appassionato tifoso di calcio che indossa sempre la stessa maglietta durante le partite della sua squadra del cuore, convinto che questa azione possa influenzare positivamente l'esito del gioco.
Questa tendenza ad abbracciare credenze superstiziose diventa più evidente in situazioni di ansia e dubbio. Quando affrontiamo momenti stressanti o situazioni con risultati incerti, tendiamo a cercare conforto in queste credenze come un modo per affrontare l'ansia e ridurre l'insicurezza che proviamo. Preferiamo adottare spiegazioni semplici, anche se non verificabili, piuttosto che fronteggiare l'incertezza della vita.
La superstizione è anche influenzata dal contesto sociale e culturale, poiché può essere tramandata di generazione in generazione attraverso il conformismo sociale (bias di conformità), attraverso il quale le persone tendono ad accettare le credenze del proprio gruppo sociale per evitare l'isolamento, il rifiuto o la rottura con la tradizione.
Comprendere la connessione tra superstizione e bias cognitivi può aiutare a promuovere un pensiero critico e razionale, riducendo l'influenza della superstizione nelle nostre esperienze e decisioni quotidiane.

 

Illusioni e credenze

Tra i vari fenomeni che mettono in luce la complessità della mente umana e la sua continua ricerca di schemi e significati in un mondo che appare disordinato e caotico, vi sono la pareidolia e l'apofenia. Queste manifestazioni ci ricordano che la nostra percezione della realtà è profondamente influenzata dai meccanismi cognitivi che cercano di trovare o creare significato, anche quando non  esiste.
La pareidolia, o illusione pareidolitica, si verifica quando percepiamo uno schema familiare, spesso un viso o una forma riconoscibile, in oggetti inanimati o modelli visivi casuali. È un fenomeno sperimentato da persone in tutto il pianeta, indipendentemente dalla cultura o dall'età. Uno degli esempi più comuni è quello di vedere volti nelle nuvole, nelle venature del marmo o nelle forme casuali create dalla muffa su una parete.
L'apofenia, invece, è quando troviamo connessioni e significati tra dati che in realtà non hanno nulla a che fare tra loro. Va oltre la semplice percezione visiva e coinvolge il modo in cui pensiamo, portandoci a credere che eventi casuali siano in realtà collegati in modo significativo. Ad esempio, un giocatore d'azzardo potrebbe pensare di poter prevedere gli esiti futuri di un gioco, notando certi modelli o sequenze nei risultati, anche se si tratta solo di una casualità. Oppure, potremmo cercare di trovare significati nascosti o intenzioni nelle parole, nei gesti o nei comportamenti degli altri, anche se potrebbero essere dovuti a varie ragioni e non hanno necessariamente un significato profondo o nascosto.
Il rapporto tra pareidolia, apofenia e le credenze umane costituisce un intreccio profondo e complesso che svela molto sulla natura della percezione e della cognizione umane. Entrambi questi fenomeni non solo illustrano come la mente lavori per trovare ordine e significato nel mondo, ma mostrano anche come queste interpretazioni possano sfociare in credenze profondamente radicate, influenzando la nostra comprensione della realtà e il comportamento quotidiano.
Un esempio evidente di come la pareidolia e l'apofenia influenzano le credenze riguarda la sfera spirituale e religiosa. La percezione di simboli religiosi in oggetti o fenomeni naturali può rafforzare o stimolare credenze spirituali, interpretate come segni divini o manifestazioni soprannaturali. Questi eventi possono confermare una fede preesistente o innescare nuove convinzioni spirituali.
Anche la superstizione può essere vista come un prodotto dell'apofenia, dove eventi casuali vengono interpretati come segnali o presagi. Questo può portare a comportamenti ritualistici o alla credenza in talismani o amuleti, basati sulla falsa percezione di una relazione causale tra un'azione o un oggetto e determinati esiti.
La relazione tra pareidolia, apofenia e credenze solleva questioni considerevoli, riguardanti la mente umana e le dinamiche sociali. Da un lato, questi fenomeni evidenziano la capacità del cervello di elaborare informazioni e di cercare modelli, una caratteristica che può essere estremamente utile nell'apprendimento, nella creatività e nella risoluzione dei problemi. Dall'altro lato, però, illustrano come questa stessa tendenza possa portarci a trarre conclusioni errate o a sviluppare credenze infondate.
La sfida, quindi, consiste nel bilanciare la naturale inclinazione a cercare significato e ordine, con la necessità di mantenere un pensiero critico che ci permetta di valutare la veridicità e la validità delle nostre percezioni e delle credenze ad esse associate.

 

Ivo Nardi
Da ERRORI di PENSIERO e CREDENZE Strumenti e risorse per imparare a pensare con la propria mente e sviluppare il pensiero critico, Ivo Nardi, 2024, Pub. Ind.

 

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