Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Tecnosophia e RAI
Ottobre 2014
Alcune settimane fa la Rai Uno contattò la società Algordanza Italia per fare un servizio sul Diamante della Memoria. Il Diamante della Memoria è un diamante a tutti gli effetti ricavato dal carbonio residuale che si trova nelle ceneri di cremazione. Il servizio tecnico che andò in onda il 23 settembre su "La vita in diretta", durò troppo poco per dare una rappresentazione approfondita di tutto il procedimento. La giornalista che fece il servizio (Antonella Delprino) assieme alla troupe televisiva si recò a Milano per intervistare una cliente; l’intervista durò un quarto d’ora e poi tutta la troupe (in quattro) andarono in Svizzera e fecero ulteriori registrazioni. Tuttavia il servizio che andò in onda fu di pochi minuti e lo si può vedere a questo link: www.youtube.com/watch?v=Atqj8PkpWf8. Ciò che lasciava sbigottiti era il fatto che subito dopo il servizio il conduttore chiese l'opinione agli ospiti in studio i quali si lasciarono andare a una sequela di stereotipi e luoghi comuni che svillaneggiavano con comportamenti teppistici il tema sollevato.
Evidentemente l'attività di convertire le ceneri di un corpo umano in un diamante è un'attività che per sua natura viola convenzioni culturali-religiose procurando chissà quali timori e tumori intellettuali e chissà quali metastasi culturali. Il diamante ricavato dalle ceneri di cremazione suscita una forma di stupore, e in alcune persone orrore e scandalo. Come il cannibalismo, o avere rapporti sessuali con animali. Alla fine viene da pensare che fu per questo motivo che Algordanza Italia era riuscita a smuovere l'interesse della RAI, e, per la precisione, l'interesse di una trasmissione basata su sentimentalismi, banalità, ignoranza, populismo, stereotipi, stupidità, sensazionalismo di livello infimo. Un tema di tecnosophia pura veniva in qualche modo violentato e costretto a trasformarsi in un tema di tecno-fobia con gli ospiti che si autocelebravano con mentalità prigioniera in una sorta di festino sui luoghi comuni.
Si ha spesso l’impressione che qualunque cosa venga spiattellato al pubblico è sempre necessario cercare che questa cosa smuova l'interesse della gente e, secondo una vecchia regola di un certo tipo di teatro, ciò che smuove l’interesse è: sesso, violenza e schifo. In assenza di questi tre preziosi ingredienti ci si arrangia in qualche modo; evidentemente quello che la società Algordanza produce, diamanti dalle ceneri di cremazione, porta a galla pruriginosi eczemi fatti di ideologie e miti ancestrali, una eruzione foruncolosa che poi viene risciacquata nella tinozza dell’ipocrisia mondana. E pensare che ci sarebbe stato molto da dire, ci si poteva immergere in un discorso a carattere antropologico sulle diverse forme di sepolture ... oppure si poteva aprire una parentesi puramente tecnica come il fatto che dal carbonio e solo dal carbonio può venir fuori un diamante e non un'altra pietra, un rubino, un topazio. Infine si poteva anche azzardare ad accennare al tema pratico dei 6 milioni di morti che statisticamente avremo nei prossimi 10 anni e gli altrettanti metri cubi di posto (che non c’è) nei cimiteri. Niente, nulla di tutto questo solo commentari superficiali che finirono per avvitarsi nei tipici stereotipi culturali immuni da dubbi o suggestioni.
Questa ottusità mediatica diede luogo ad una lettera aperta alla giornalista che è stata messa a disposizione della Società Algordanza e qui di seguito incollo. La lettera è stata battezzata "La vita in dirotta" prestandosi a un gentile calembour rispetto al nome della trasmissione “La vita in diretta”.
Gentile Sig.ra Delprino,
innanzitutto volevo complimentarmi per il servizio che ha realizzato assieme a Marco Esposito. So quanto sia obiettivamente difficile riuscire a condensare tante informazioni in pochissimi minuti. Ho sinceramente apprezzato che abbiate messo in evidenza che Algordanza è una azienda seria che ha rispetto nel trattare le ceneri di cremazione, facendo notare che il laboratorio è stato fermato e che mai nulla viene toccato con le mani nude durante il processo di lavorazione. Avete pure fatto rilevare che quelle che venivano mostrate erano le ceneri di un pastore tedesco. Potrebbe sembrare un’esagerazione, al limite della maniacalità, ma è diligenza, deferenza, direi quasi devozione per il proprio lavoro.
Tuttavia il pregio del servizio è stato rovinato dagli ospiti in studio. Sono rimasto basito nel vedere con quanta superficialità e indelicatezza i tre ospiti, soprattutto Lippi e Bonaccorti, siano stati irrispettosi e irriverenti, direi quasi al limite dell’impertinenza. Senza nessun contegno verbale hanno demolito quello che la nostra cliente, la sig.ra Annamaria, ha cercato di dire. La Bonaccorti ha esordito con un Oh Dio, nooo … e ha continuato a proferire facili battute sulle possibili dimensioni di un diamante in relazione alla corporatura del defunto, dimostrando di non aver capito nulla di quanto è stato detto nel servizio.
Il presentatore Marco Liorni ha cercato di riportare il discorso a un senso più riguardoso facendo notare che forse ci poteva stare il desiderio di portare con sé il proprio caro estinto, ma è stato zittito dalla battuta insolente di Lippi che ha detto che gli farebbe senso portarsi la nonna appesa al collo. Come se non bastasse, Lippi ha dimostrato di non aver capito quello che il CEO Rinaldo Willy aveva detto e cioè che il 60% del mercato lo fa la Germania e che assieme ad Austria e Svizzera e al mercato asiatico, soprattutto giapponese, si arriva a coprire il 96% dell’intera produzione mondiale. Lippi, pur dicendo che non voleva fare il qualunquista, ha messo tutto sullo stesso piano, ricordandosi solo “96%” e “Giappone” e uscendo con la battutaccia: "… facciano i diamanti coi giapponesi ... noi facciamo la pizza ...", non rendendosi neppure conto che trattare gli italiani in questo modo sposa in pieno il peggiore del luoghi comuni del nostro Paese, lo stesso stereotipo che usava Paolo Villaggio nella sua indimenticabile macchietta (Fantozzi) dove noi italiani eravamo visti dai tedeschi come un popolo di pizza, mignotte e mandolino.
Al di là della necessità di audience, esistono temi ai quali dovrebbe ancora essere concesso un certo rispetto, e soprattutto esistono dei sentimenti personali che non possono essere né offesi né banalizzati. Gli ospiti si sono abbandonati a sorrisetti impertinenti e indelicati rovinando completamente il vostro servizio di qualità, ma quello che per noi è peggio, offendendo la signora intervistata che sinceramente pensava di mettere a disposizione degli telespettatori un’esperienza che per lei è stata consolatoria in un momento così difficile come è quello della perdita di una persona cara.
Avrà capito, sig.ra Delprino, che per noi è prioritario portare rispetto per i nostri Clienti, quindi non le sto scrivendo per lamentarci come azienda, ma per esprimere sorpresa e anche indignazione per il modo in cui è stata banalizzata e ridicolizzata l’intervista senza quel rispetto che si sarebbe dovuto avere nei confronti di una nostra Cliente che vincendo mille remore si era convinta di divulgare un fatto così intimo della sua vita privata. La sig.ra Annamaria ha offerto la sua esperienza anche per educare (dato che ha fatto il dirigente scolastico tutta la vita) e cioè per aiutare a superare il lutto, a eliminare il fenomeno della rimozione della morte mostrando una nuova via a coloro che si trovano in una situazione di vuoto incolmabile, come sempre accade in questi casi. A lei il diamante profuma la vita, le rinfresca le giornate. Lei non stava affatto mostrando un gioiello, l’ha ribadito più volte nel corso dell’intervista anche se purtroppo, per la brevità imposta dai ritmi del palinsesto, questo non è stato evidenziato. Per lei il Diamante della Memoria è un cimelio di famiglia, un luogo tra i luoghi più cari, un sancta sanctorum.
Non me ne voglia sig.ra Delprino, voi avete fatto bene il vostro mestiere, ma la trasmissione ha fatto il resto. Se lei si è davvero battuta per fare il servizio laddove i suoi colleghi erano titubanti, se lei voleva mostrare che il diamante è una forma di sepoltura trascendente, che comunica com-passione, che mantiene le promesse di continuità con la persona amata, che si rivela educativo per interiorizzare la fragilità connessa alla vita, ebbene, gli ospiti in studio le hanno rovinato tutto.
Cordiali saluti,
Walter J. Mendizza
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