Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
La tecnosofia nell'epoca della post verità
Maggio 2017
Quando i media ci presentano qualcuno con l’appellativo di esperto, ad esempio un esperto in medicina o in biologia http://trieste.diariodelweb.it/trieste/articolo o qualsiasi altro campo, in realtà non si intende che questa persona sia davvero esperta nella totale vastità del proprio campo di studi, perché è noto che anche il più blasonato degli scienziati in realtà è un esperto sì, ma soltanto di un piccolissimo sotto-problema di una particolare sotto-disciplina della materia. Nessuno sa tutto rispetto a un certo settore della conoscenza dato che lo scibile umano è talmente vasto che l’expertise non potrà mai contenerlo tutto. Ma allora come si fa a farsi un’idea su un argomento che per la sua vastità non si potrà mai studiare tutto? Soprattutto come si fa, se gli stessi “esperti” non sono esperti di tutto l’argomento? In verità dovremmo incominciare a non fidarci di un singolo esperto, proprio perché un singolo non può essere preparato su tutto il vasto campo della sua materia, e poi perché comunque si tratta di una sola persona, e come tale fallibile.
Abbiamo decine di esempi di grandissimi “esperti” che nel loro campo (ma non nella loro specializzazione) appaiono poco affidabili. Ad esempio, Peter H. Duesberg è uno scienziato statunitense di origine tedesca, professore di citologia e biologia molecolare all'Università della California, famoso per la sua controversa teoria sull'origine dell'AIDS. Dunque questo signore, esperto virologo, è un negazionista dell’HIV! Un altro esperto famoso, Luc Montagnier, medico, virologo, biologo, premio Nobel per la fisica, è uno invece che crede nell’omeopatia! D’altro canto, esistono anche una quantità spropositata di non esperti (sulla rete se ne trovano a bizzeffe) senza alcuna qualifica scientifica e con curricula che farebbero vomitare il più ostinato studente fuori corso, che si fanno passare per esperti.
Il problema è uno solo: non ci sono fonti sicure. Neppure la peer review si sta dimostrando uno strumento efficace, anzi, al momento di dover distinguere la qualità dei lavori, risulta molto meno potente di quanto si possa immaginare perché ci sono molte riviste che nonostante siano soggette a revisione paritaria, pubblicano articoli di bassa qualità oppure orientati ideologicamente. Come il caso della rivista Biogenic Amines, che ebbe tra gli editorialisti il ricercatore animalista Claude Reiss, che sfruttò la sua posizione per far pubblicare una serie di articoli contro la sperimentazione animale senza sottoporli ad una revisione paritaria imparziale. Quando si seppe, la rivista tolse l’incarico a Reiss, ma finché vi lavorò essa divenne il luogo ideale per pubblicare ricerche di scarsa qualità proteggendosi sotto il prestigioso ombrello della peer review.
L’allontanamento di Reiss non rimise le cose a posto, almeno nel breve/medio periodo. I danni recati alla scienza non cessarono affatto automaticamente con il licenziamento dello scienziato ideologico ma continuarono a lavorare sottotraccia per anni. Ancora oggi molti siti contro la sperimentazione animale citano come fonte questi lavori, senza contare che se si mette in un motore di ricerca il suo nome, appaiono quasi mezzo milione di pagine, la stragrande maggioranza di esse (almeno nelle prime videate) sono solo articoli suoi o articoli dove viene lodato, elogiato e addirittura osannato. È il problema di cui si parla tanto ultimamente e che viene indicato con la locuzione “post verità”, vale a dire che in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la verità viene considerata una questione di secondaria importanza.
In effetti, nell’epoca della post verità la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi effettiva sulla veridicità o meno dei fatti reali. I fatti oggettivi, chiaramente accertati, sono meno influenti nel formare l'opinione pubblica rispetto alle emozioni. Ad esempio, il consumo di zucchero “di canna” è cresciuto moltissimo rispetto allo zucchero bianco: perché? Perché ormai lo zucchero bianco viene descritto come un veleno perché è raffinato. E se qualcuno cerca di approfondire e va a cercare “zucchero bianco” su Internet, trova migliaia di pagine dove tale zucchero viene descritto come una vera e propria sostanza tossica, contrapposta allo zucchero di canna molto più prezioso perché ricco di oligoelementi. Sembra che tale luogo comune nasca dal fatto che lo zucchero bianco viene indicato come “zucchero raffinato”. Orbene “raffinato” dovrebbe far pensare a qualcosa di positivo (cioè purificato dalle sporcizie) ma nel caso dello zucchero questo aggettivo ha preso una connotazione negativa perché rimanda inconsciamente alle raffinerie di petrolio, ai processi industriali, ecc.
Dunque come dicevamo, non ci sono fonti sicure per cui dobbiamo concludere che non ci possiamo fidare ciecamente di niente e di nessuno, ma non per questo, non perché la certezza non esista (e la fiducia men che meno) dobbiamo finire tra le braccia dei ciarlatani. Non ci si può fidare di un ciarlatano, però non possiamo fidarci del tutto neanche di un esperto, sia perché esistono perfetti ignoranti che possono sembrare esperti, sia perché anche gli esperti veri possono sbagliare. Cosa fare allora? Non si tratta di una questione di lana caprina: chiunque abbia la capacità di decidere chi è esperto e chi no, vuol dire che è in grado di giudicare l’expertise altrui, ma chiunque sia in grado di giudicare l’expertise altrui è, per definizione, egli stesso un esperto. Per questo motivo dobbiamo concludere che non è possibile per un inesperto capire quali siano gli esperti di cui fidarsi.
Tuttavia se la stragrande maggioranza degli esperti dicono la stessa cosa, aumenta la verosimiglianza di quanto si afferma, perché è più difficile che un numero elevato di esperti possano sbagliare. Ma anche qui bisogna prestare attenzione, è più difficile sì, ma non è mai impossibile. La storia della scienza è piena di “esperti” che per anni (o addirittura secoli) hanno tratto in inganno il mondo intero … basti pensare quanto tempo durò il sistema tolemaico esposto verso l’anno 150 d.C. e basato sull'ipotesi che la Terra si trovasse immobile al centro dell'Universo. Il sistema cosmologico di Tolomeo riuscì a sopravvivere più di 1500 anni! Anche la teoria della gravitazione universale di Isaac Newton sembrava perfetta ed ebbe tantissime convalide anche a livello scientifico, tuttavia all’inizio del ‘900 Einstein dimostrò che non era corretta e presentò una concezione dello spazio completamente differente, facendo confluire il tempo dentro la dimensione spaziale.
È come se la verità fosse in qualche modo impossibile da vedere perché coperta da una infinità di veli che la celano e l’unica cosa che possiamo fare è cercare pazientemente di toglierli giorno dopo giorno in modo da vederla meglio, da avvicinarci ad essa, senza mai raggiungerla. Questo è il modo di procedere della scienza. Nell’epoca attuale è la rete ad aiutare moltissimo la post verità, poiché tratteggia i connotati di questa dimensione che va oltre la verità, la supera fino al punto che essa perde di importanza. Siamo tutti testimoni dell’aumentata onnipresenza dei social media e di come una bufala, cioè una notizia completamente falsa che viene spacciata per autentica, sia in grado di influenzare una parte dell'opinione pubblica, divenendo di fatto un argomento reale con senso logico.
Qualcuno disse che la locuzione “post verità” si è trasformata nella “verità dei post”, uno dei motori fondamentali del populismo (come è successo in rete proprio a riguardo delle campagne politiche legate alla Brexit o alle elezioni americane). Concludo l’articolo ricordando lo scrittore e drammaturgo Stefan Zweig che in epoca non sospetta, quando ancora non c’era il web, disse: l'opinione ce l'hanno molti. La convinzione pochissimi. L'opinione arriva al volo dalla parola, dalla gazzetta, dal desiderio e dalla chiacchiera, riprende il volo al primo soffio di vento, è appiccicata ai fatti e sempre soggetta alla pressione dell'atmosfera, alla psicosi di massa. La convinzione nasce dall'esperienza vissuta, si nutre di cultura, resta personale e inerisce ai fatti.
Per questi motivi è importante la saggezza che deriva dalla tecnica, la tecnosofia, perché in quest’epoca piena zeppa di opinioni, c’è molto bisogno, invece, di convinzione.
Walter J. Mendizza
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