Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Tecnosofia e biodinamico
Maggio 2016
Abbiamo esaminato in varie occasioni la potente moda ideologica del c.d. "naturale" e abbiamo visto che essa veicola tutta una serie di luoghi comuni duri a morire nonché una miriade di tendenze collaterali. Per esempio si sente parlare moltissimo di biodiversità, e si sente anche una certa ostilità contro la "chimica" e contro le biotecnologie in generale. La chimica è associata ottusamente all'inquinamento e le biotecnologie sono associate in maniera stolta a clonazioni mostruose, a creazioni "in provetta" di bambini ariani, biondi con occhi azzurri.
Vengono demonizzati i fast food, e il cibo da essi fornito, in contrapposizione allo slow food, al "chilometro zero" e cose simili. In questo contesto una delle icone positive più straordinarie che è stata inventata è l'agricoltura "biologica". Ovviamente tutta l'agricoltura si occupa di coltivare organismi biologici ... ma ormai il termine biologico si associa solo ad una certa tipologia di coltivazione, con uso ridotto di diserbanti, concimi di sintesi e simili. La tendenza collaterale più assurda, però, è che il mito dell'agricoltura biologica si trascina dietro un altro archetipo concettuale molto più insensato, che è la sconclusionata e dissennata agricoltura biodinamica.
Sappiamo che in Italia il fatturato di fattucchieri, stregoni, rabdomanti e cantafavole supera gli 8 miliardi di euro. Sono gli operatori dell’occulto, in senso letterale, dato che la maggior parte di essi occulta gli introiti per non pagare le tasse (nel 2009 l’Osservatorio antropologico stimava un’evasione pari al 95 per cento). Il termine più utilizzato è quello di “maghi” e sono maghi a tutti gli effetti dato che riescono a imbonire 30 mila persone al giorno. Le statistiche dicono che sono un esercito di oltre 150 mila e secondo le stime del Codacons, si rivolgono a un mercato di circa 13 milioni di italiani, i quali pagano cifre variabili tra i 50 e 1.000 euro a prestazione.
In questo contesto di fattucchieria, lo Stato (sì, il nostro Stato, non la confraternita del pugnale nero) non trova di meglio che riprendere il metodo paranormale di coltivazione inventato quasi un secolo fa dall’esoterista Rudolf Steiner, inserendolo nel “Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico”. Segno evidente che ci crediamo davvero, tanto che il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha proposto di creare corsi universitari specifici sull’agricoltura biodinamica. Ma che cos’è l’agricoltura biodinamica? È una sorta di agricoltura biologica omeopatica inserita in un contesto New Age: una antologia del pensiero antiscientifico che rappresenta il vasto movimento subculturale controcorrente nato nel secolo scorso, dove si mescolano astrologia, omeopatia, spiritualismo e cose di questo genere. Per fare un esempio, nel biodinamico si usano preparati con forti diluizioni omeopatiche che si ottengono con vesciche di cervo maschio piene di fiori, oppure si utilizzano i c.d. corno-letami, cioè preparati ottenuti sotterrando corni di vacca pieni di letame, nella convinzione che in questo modo fantomatiche energie cosmiche si mescolino con inafferrabili forze astrali che finiscono per agire positivamente sulle piante …
Ma com’è stato possibile riuscire a far inserire questa sorta di antroposofia agricola steineriana nel Piano strategico nazionale per la bioagricoltura? E com’è possibile che una pianificazione di capitale importanza come il PEN Piano Energetico Nazionale non venga mai realizzato (l’ultimo risale al 1988), laddove una baggianata sesquipedale come il concetto di biodinamico riesca a trovare la strada per essere inserito nel piano strategico nazionale? E com’è possibile che lo stesso governo che da un lato si impegna a fare ricerca sui corno-letami, dall’altro affondi gli Ogm che potrebbero salvare i prodotti e le colture tipiche del nostro Paese? Già, è stato possibile grazie al degradamento della scienza: siamo ignoranti in materia scientifica, talmente ignoranti che riescono con estrema facilità a imbonirci di ciarpame senza alcun pudore.
Walter J. Mendizza
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