Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Psichiatria punitiva e nuovo ordine mondiale
Febbraio 2017
Quando si parla di psichiatria si toccano sempre nervi scoperti. Soprattutto appaiono scoperti i nervi di coloro che stanno nelle organizzazioni deputate alla nostra salute mentale. Le reazioni sono molto veementi perché dietro la psichiatria si cela il suo uso politico e quindi l’utilizzo professionale della scienza psichiatrica con una finalità normalizzatrice e punitiva. Da sempre, sia nel passato sia nell’attualità, si è cercato di castigare utilizzando la psichiatria d’apparato come strumento per infliggere pene. Ma com’è che oggigiorno continua a funzionare questa psichiatria punitiva e normalizzatrice? La si utilizza là dove le tecniche di massificazione non sono riuscite, dove il controllo sociale è fallito, dove la trasformazione culturale, la guerra psicologica non ha funzionato. Vale a dire che là dove tutte le strategie di modellamento della società sono fallite, là fa la sua apparizione la psichiatria punitiva per castigare le voci dissidenti, quelle voci che non si rassegnano a pensare come “dovrebbero” secondo il regime. E come fa, di grazia, a punire? Come ci riesce? Attraverso la manipolazione, attraverso il pensiero magico.
Chiunque, per sfruttare gli altri li deve manipolare, e questo avviene attraverso un meccanismo molto sottile il c.d. “pensiero magico”. Quando si ha la conoscenza ma la si utilizza per “avere” e non per l’essere, cioè per avere il potere e per cambiare il comportamento degli altri, allora si è “magus”. Il magus (una sorta di stregone maligno) è l’elemento che caratterizza il potere, il manipolatore; e lo fa attraverso il pensiero magico, fonte della manipolazione. Cosa fa il “pensiero magico”? Stabilisce un’area all’interno della quale non valgono le regole vere, quelle dell’universo, valgono le regole del magus, e quel territorio si chiama cerchio magico. Quindi il potere (di qualunque natura fosse: sacerdotale, legale, psichiatrico, ecc.) si esercita attraverso il magus.
La cosa non è di poco conto, noi siamo contaminati di pensiero magico perché lo viviamo fin dall’infanzia: quando un tempo ci dicevano di non fare qualcosa, non ci davano alcuna spiegazione del perché, semplicemente ci dicevano che sennò viene l’uomo nero … ecco, questo è un pensiero magico. Perché veniva stabilita una regola diversa di quella della natura: nella natura non esiste l’uomo nero. Dunque chi pone le regole di quel cerchio ci fa fare quello che vuole senza neppure accorgercene. Una operazione magica è, ad esempio, trasformare un difetto in una qualità: vi ricordate quel tonno “così tenero che si taglia con un grissino”? Quella pubblicità, come tutte le pubblicità, è una operazione magica, semplicemente perché il tonno non è tenero, e se davvero lo fosse vorrebbe dire che è stato confezionato con le frattaglie pressate … un difetto che però viene trasformato in virtù. Sono manipolazioni “magiche” nel senso che la pubblicità costringe non a capire le regole della natura, ma impone le proprie regole.
Questo pensiero magico è costantemente utilizzato dalla psichiatria d’apparato. Ad esempio i basagliani a Trieste non fanno altro che magnificare le loro prestazioni su tutti i media locali e nazionali. Non importa quante frottole raccontino, tanto nessuno bada ai numeri. La gente finisce per amare il difetto e non la qualità: ad esempio Trieste è la città dove avviene una quantità enorme di suicidi e ciononostante i media locali immancabilmente ogni anno fanno una apologia sui successi della psichiatria (Trieste è la patria dei basagliani e quindi si vive di rendita sulle spalle del povero Basaglia) e dei presunti suicidi che immancabilmente diminuiscono. Ma tutti si guardano bene di illustrare le statistiche. Una cosa ugualmente curiosa accade con i minori sottratti alle famiglie, cioè bambini sequestrati e tolti alle loro famiglie naturali per alimentari un giro miliardario di case famiglia. Trieste ha il record nazionale, con una percentuale talmente alta che per molti anni, da sola, ha praticamente uguagliato il resto dell’intero Paese e le relative statistiche da anni non vengono più fornite. Lo stesso vale per le amministrazioni di sostegno… Questi risultati possono ottenersi soltanto se alla base della funzione punitiva della psichiatria c’è un forte pensiero magico che la sostiene.
Il pensiero magico che sostiene la psichiatria punitiva è il clima dottrinario, irriducibile e intransigente basato su un grande lavoro di ipnosi collettiva: quello di creare e diffondere l’opinione che la psichiatria si occupa delle anomalie dell’individuo causate dalle anomalie della società; e che lo psichiatra è un terapeuta che interviene su tutto ciò che la società rifiuta come non appropriato o non conforme ai suoi scopi causando la malattia mentale (o il disagio come usano dire i basagliani). Nel nordest italiano si sta consumando una drammatica e funesta prospettiva ideologica di tutto l’impianto dottrinale basato sulla negazione della malattia mentale, allo scopo di rivendicare una terapia esclusivamente sociale o socio-ambientale generando una distorsione senza precedenti tra le persone che dovevano farsi carico dei malati di mente e i teorici paciughi del nulla che affascinano verbalmente una società buonista e ipocrita ammaliata dalle parole e dal desiderio di sbarazzarsi del problema dei matti.
La difficoltà che si ha nel cercare di stanare la psichiatria punitiva sta nel fatto che si verificano contemporaneamente due abusi di segno opposto: il primo nel quale la cura medica viene trasformata in integrazione sociale (così come il trattamento individuale diventa “azione sociale”) mentre l’intervento sulla persona deve tradursi in modificazione dell’ambiente e il malato è solo un disturbato che non deve essere curato ma “riabilitato”. Cosicché la politica sanitaria è politica sociale e in definitiva cambiamento sociale. L’altro abuso, di segno opposto, è quello farmacologico basato sulla droga di stato attraverso la sistematica e deliberata omissione di soccorso per intervenire in un secondo momento, quando la situazione diventa grave, con dosi massicce di psicofarmaci e sedativi.
Per capire meglio questa prospettiva ideologica è opportuno fissare l’attenzione al momento in cui con il passaggio della malattia mentale al mondo sociale viene deresponsabilizzata la nuova psichiatria. Questo si verifica con la nascita di Psichiatria Democratica che si salderà poi, guarda caso, con Magistratura Democratica. E perché mai dovrebbe nascere una associazione chiamata Psichiatria Democratica? Esiste forse Cardiologia Democratica? Pneumologia Democratica? Traumatologia Democratica? È ridicolo solo a pensarci; ebbene, esiste invece Psichiatria Democratica. Ma che significa? Significa semplicemente che era arrivato il momento per attuare un radicale stravolgimento della prospettiva capitalista incamerando quel carattere rivoluzionario che si concretizzava nella deresponsabilizzazione della nuova psichiatria e di chi si riconosceva in essa. La deresponsabilizzazione avvenne con l’abrogazione degli artt. 714, 715, 717 del codice penale che punivano l’omessa custodia dei malati di mente e l’omessa denuncia.
Con quella abrogazione, il vero liberato non fu il malato ma lo psichiatra e la conseguenza fu la riduzione del suo lavoro a scapito di una contingente gestione amministrativa dei pazienti che nel frattempo diventarono “utenti” (o nelle amministrazioni di sostegno, “beneficiari”). In pratica si transitò dalla cura medica al trattamento sociale tramite la cronicizzazione dei malati. E con il modello sociale nascente si passò al loro trattamento di massa. Bingo! Come per ogni business, non appena si vide che il modello funzionava fu necessario farlo crescere, ed ecco apparire all’orizzonte assieme ai malati veri, anche quelli border-line, quelli con qualche disturbo della personalità, i vecchi con l’Alzheimer, ecc. E con essi le nuove figure del clientelismo fondato sull’assegnazione arbitraria di risorse, prebende e benefici, atti a gestire questa massa di diseredati: gli operatori sociali, le case famiglia, gli amministratori di sostegno, ecc.
L’altro corno del dilemma è costituito dall’abuso farmaceutico. Il 15 settembre del 2009 moriva il dr. Leon Eisemberg, figlio di immigrati ebrei russi, Eisemberg era il padre scientifico del c.d. disturbo da deficit di attenzione/iperattività, meglio noto come ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). È stato un leader in psichiatria infantile per più di 40 anni per il suo lavoro in studi farmacologici e per le sue teorie sull’autismo e la medicina sociale. Ma è stato anche un magus. Un magus che prima di morire deve aver avuto un rigurgito di onestà intellettuale: all'età di 87 anni, sette mesi prima della sua morte, nella sua ultima intervista fece una confessione a riguardo del pensiero magico che contribuì a formare. Egli affermò: "L'ADHD è un ottimo esempio di una malattia fittizia". Eisemberg confessò che quel disturbo era stata una creazione artificiale ai soli fini commerciali.
Non è certo compito degli psicologi o degli educatori quello di impasticcare i bambini di farmaci e tranquillanti solo perché la società non riesce a gestirli. Così facendo li si consegna in pasto alle società farmaceutiche esonerandoci dalla nostra funzione educatrice di base che è quella di far acquisire al bambino responsabilità personale sotto una guida esperta. Tuttavia da 40 anni la "malattia" di Leon Eisenberg imperversa sui manuali diagnostici e statistici, prima come "reazione ipercinetica dell'infanzia", ora come "ADHD". In Germania, ad esempio, l'uso di farmaci per l'ADHD è aumentato in soli diciotto anni da 34 kg nel 1993 a 1.760 kg nel 2011, quasi un 5.200 %! Negli Stati Uniti un ragazzo di dieci anni su 10 già ingoia un farmaco al giorno per l'ADHD.
Oggigiorno l’industria della psicofarmacologia muove 237 miliardi di euro. Più di 100 milioni di persone prendono medicine psichiatriche e altri 17 milioni sono bambini. Nel quinquennio tra il 1995 e 1999 gli antidepressivi sono aumentati di 580%. La confessione di Eisemberg fa emergere non pochi problemi: prima di tutto quello delle corporazioni, cioè le multinazionali che stanno dietro l’industria dei psicofarmaci; poi indubbiamente la debolezza delle diagnosi psichiatriche capaci anche di indirizzare i manuali statistici di psicopatologia a scopi commerciali (Eisemberg confessa che l’ADHD è stata inventata per vendere il Ritalin); infine, la funzione normalizzatrice della psichiatria ed il suo uso politico.
Dunque chi ha qualche problema mentale si trova inevitabilmente tra la spada e il muro. Prima non gli si dà nessun aiuto e poi lo si riempie di psicofarmaci. Abbiamo detto che l’obiettivo è quello di trasformare i giovani (quelli più colpiti nella seconda adolescenza) in capi di bestiame da utilizzare a scopo clientelare. I fautori della Legge 180 sono moderni terroristi sostenitori dell’intoccabilità della legge, psichiatri dogmatici che rifiutano il principio scientifico della verifica e della sperimentazione, con l’obiettivo di salvare l’intangibilità del loro disegno ideologico. Dall’altra parte gli psichiatri continuano ad inventarsi nuove malattie mentali. È opportuno ricordare che già dal 1935 si registrano tentativi di diagnosticare ai bambini irrequieti una patologia e dal 1968 la malattia di Leon Eisemberg è stata inclusa nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (noto come DSM). Questo modo di forzare un’istanza patologica ha grosse implicazioni mediche perché mette sotto scacco tutto il sistema di diagnosi e ci fa chiedere con quali criteri si determina che una serie di comportamenti siano oppure no una patologia. Trattandosi di “malattia mentale” e non neurologica, finiremo per trovare che non esistono prove biochimiche. Ma allora come si determinano le malattie mentali? Sembrerà incredibile, ma le malattie mentali si determinano per votazione! Sì, avete capito bene: per votazione; cioè una comunità di scienziati e di esperti alzano la mano e determinano i comportamenti che vengono considerati anormali e quindi patologici.
Che dire? Praticamente gli psichiatri fanno quello che vogliono, tanto il paziente non potrà mai liberarsi proprio perché è matto! Si gioca come il gatto con il topo: se ho bisogno che tu stia meglio ti do quello di cui hai bisogno, sennò te lo tolgo e tu ritorni ai tuoi deliri … e te lo posso togliere proprio perché stai meglio, sapendo benissimo che dopo un po’ si ritorna alla malattia. Questo è quello che sta alla base del mancato trattamento, altro che dare la libertà ai malati. Gli psicolatri (1) khomeinisti si sono fermati al 1978, quando cavalcarono (giustamente) la critica alla feroce crudeltà manicomiale e al segregazionismo psichiatrico. Ma da allora, da quando presero quel potere e divennero la chiesa vincente, religione di stato, nulla più può essere toccato. Tutti i progressi farmacologici vengono rigettati, anche se il mondo va avanti, noi siamo fermi al 1978. Le moderne ricerche scientifiche in campo neuro-fisiopatologico non vengono prese in considerazione e neppure i cambiamenti sociali fanno parte di una valutazione più approfondita e rigorosa. Si riempiono la bocca di “diritti umani”, di “cambiamento sociale”, però rifiutano il principio della verifica e della sperimentazione pur di salvaguardare l’intangibilità del loro disegno ideologico.
La distorsione paranoica che emerge da questa impostazione ideologica è la totale irrealtà e mistificazione di un procedimento che è antiscientifico, pseudoculturale e volutamente antirazionale. Tanto che neppure allora, quando c’era ancora la Jugoslavia d’ispirazione comunista (Trieste e Gorizia vi confinano) gli indirizzi della nostra legge furono mai recepiti. Nonostante i tentativi di esportazione del modello, nessun Paese europeo lo vuole. E viene anche da chiedersi, come mai nel resto d’Italia la riforma è applicata parzialmente? Perché ci sono regioni che non ne vogliono sapere dei ridicoli metodi antiscientifici e visionari di Basaglia? E come mai se il disagio psichico fosse davvero il risultato di un malessere sociale prodotto dai paesi industrializzati o simbolo di una società ingiusta, lo si trova invece in tutte le latitudini e in tutte le culture, incluso quelle primitive? Shhhhh, continuiamo a dormire, non bisogna disturbare il magus, il manipolatore, e soprattutto, guai a toccare il feticcio basagliano! Buona notte.
Walter J. Mendizza
NOTA
1) Psicolatria deriva dal greco psyché = spirito, anima e latréia = culto.
È il culto della psiche, un culto morboso, ossessivo e squilibrato che dà un diritto “folle”, quello di valutare lo spirito umano, a una particolare categoria di medici, gli psichiatri.
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